ERETICO DI SIENA

Almeno ad un punto siamo giunti: la verità giudiziaria sulla morte di David Rossi (6 marzo 2013) è stata scritta, e vagliata da un Giudice terzo.

Sappiamo che la famiglia non crede a questa versione, così come altri: saremo lieti di presentare anche la versione familiare, se ce ne sarà la possibilità.

Divideremo questo approfondimento in due parti (la prossima – salvo problemi – martedì prossimo): oggi scriviamo di molti particolari quasi inediti (nel senso che pochissimi ne hanno scritto), nonostante la straordinaria importanza probatoria dei fatti. La prossima puntata, sarà incentrata invece sull’interrogatorio che la dottoressa Carla Ciani ha sostenuto davanti alla Procura, in merito al colloquio che ebbe, per motivi professionali, con il Rossi stesso poco prima del suicidio.

Suicidio, appunto: perché per la Procura – Pm Marini – non esistono dubbi di sorta. “Il risultato investigativo ha portato ad escludere, senza dubbio alcuno, che per la morte di Rossi David ricorrano responsabilità di terze persone, nella veste di istigatori”.

Si è molto letto della “cavolata” di cui avrebbe scritto Rossi prima del suicidio; i tre foglietti ritrovati, indirizzati alla moglie, “alcuni dei quali strappati e gettati nel cestino”, sono questi:

“Ciao Toni (la moglie, Antonella Tognazzi, Ndr), mi dispiace ma l’ultima cazzata che ho fatto è troppo grossa. Nelle ultime settimane ho perso”;

“Ciao Toni, Amore, l’ultima cazzata fatta è troppo grossa per poterla sopportare. Hai ragione, sono fuori di testa da settimane”;

“Amore mio, ti chiedo scusa ma non posso più sopportare questa angoscia. In questi giorni ho fatto una cazzata immotivata, davvero troppo grossa. E non ce la faccio più. Credimi è meglio così”.

La grafia – opportuno sottolinearlo – è stata riconosciuta dalla moglie stessa come autentica, ed il “sicuro contenuto suicidiario” dei tre biglietti sembra davvero fuori di dubbio (su cosa possa essere la “cazzata” cui fa riferimento l’allora responsabile dell’Area Comunicazione di banca Mps, invece, il campo è ovviamente molto, molto, molto più aperto…).

Il secondo elemento poco noto è questo: poco prima del suicidio, Rossi compì gesti di autolesionismo ai polsi, evidentemente prodromici a ciò che stava per succedere.

“Nell’ufficio venivano altresì rinvenuti fazzolettini sporchi di sangue e carta protettiva per cerotto da automedicazione, la cui compatibilità con le lesività cutanee constatate su entrambi i polsi sin dal primo sopralluogo veniva definitivamente riscontrata” dal medico legale.

Che scrive, a sua volta: “lesioni da tagli agli avambracci ed ai polsi, di modesta entità…prodotte poco prima della precipitazione per un meccanismo autolesivo”.

In fase investigativa, risultano essere stati interrogati: Bernardo Mingrone, Gian Carlo Filippone, Lorenza Bondi, Profumo Alessandro, Fabrizio Viola, Chiara Galgani, Carla Ciani (ne scriveremo la settimana prossima, come detto), Ilaria Dalla Riva, più i familiari più stretti. Fra i giornalisti, Domenico Mugnaini (Ansa e Repubblica), Davide Vecchi (Il Fatto) e Tommaso Strambi (caporedattore della Nazione): curiosamente, non è stato escusso Stefano Bisi, che, pure, Rossi lo conosceva molto bene.

Ancora più curioso, il non ascolto dell’ex Presidente Mussàri Giuseppe: il quale, senza dubbio, qualcosa da dire su Rossi  l’avrebbe avuto…

Ps  Non c’era neanche bisogno di scriverlo o dirlo o ripeterlo, comunque: nelle pagine della Procura un legame fra l’attività dei blogger (e dello scrivente in particolare) ed il suicidio del Rossi non è nemmeno accennata di striscio. Anche questo è curioso, dato che la stampa nazionale, in quei giorni, puntava il dito su questo ed altri blog: chi ha suggerito la pista dei blogger ai giornalisti nazionali?