Zibaldone: “I segreti di Osage County”, Carlo Magno (e Pio II)…
Lo scorso 27 gennaio, Repubblica ha intervistato il grande storico francese Jacques Le Goff; l’occasione non era la Giornata della Memoria dedicata alla Shoah, bensì il milleduecentesimo anniversario della morte, ad Acquisgrana, di Carlo Magno. Intervista (a cura di Fabio Gambaro) molto densa di spunti, fra i quali uno in particolare ha colpito lo scrivente, in quanto sottolinea un qualcosa di straordinaria importanza dal punto di vista storico-culturale. Ascoltiamo Le Goff in questo passaggio:
“Personalmente, considero capitale una questione che di solito è lasciata in secondo piano dagli storici. Prima di diventare imperatore, in occasione del Concilio di Nicea (787 d.C., da non confondere con quello del 325 che sconfisse l’Arianesimo, Ndr), egli difese e praticamente impose al cattolicesimo l’USO DELLE IMMAGINI, contrapponendosi agli iconoclasti che in quel periodo dominavano l’impero bizantino. Spingendo il cristianesimo ad autorizzare la creazione e la diffusione delle immagini, compresa quella di dio, Carlo Magno ha dato alla cristianità, vale a dire all’epoca all’Europa, un mezzo d’espressione di grandissimo valore”.
In buona sostanza, senza il re dei Franchi non esisterebbe l’Arte figurativa europea, per secoli devozionale: stando a noi, senza Carlo chissà cosa avrebbero dipinto Duccio di Buoninsegna o Simone Martini o il Sodoma…se l’iconoclastia bizantina non fosse stata sconfitta a Nicea, le chiese cattoliche sarebbero come le moschee o le sinagoghe.
Questo aspetto del grande franco, in effetti, è misconosciuto, o quantomeno sottovalutato; anche perché prevale spesso – maxime in Francia – l’immagine di Carlo grande conquistatore e combattente (contro i Longobardi, Sassoni ed Avari): chi abbia visitato Notre-Dame, per esempio, non può non avere notato – appena all’esterno, di fianco alla facciata – un Carlo Magno bronzeo, a cavallo, più guerriero che mai; a terra, due guerrieri agitano una mazza ferrata ed un’ascia. Non proprio un’immagine irenica…
La statua, opera di C. e L. Rochet, è del 1882: tipico esempio di revanchismo post-Sedan. La Francia che si tuffa nelle gloria del passato remoto per esorcizzare la sconfitta di dodici anni prima.
Visto (ed usato) spesso come antesignano dell’idea di Europa (secondo Le Goff, soprattutto nel secondo dopoguerra: da Schuman, Adenauer e dallo stesso De Gasperi), questa statua può viceversa ricondurre più ad una visione ben più nazionalistica del franco.
E qui arriva la (lieta) sorpresa: Le Goff smonta parzialmente (e forse in modo troppo drastico) la visione di Carlo Magno anticipatore dell’idea di Europa; ma soprattutto, sapete chi propone, il grande storico francese, come antesignano della moderna idea d’Europa?
Il “nostro” Pio II! Proprio al Papa-umanista senese, Le Goff riconosce la nascita dell’ideale europeo; in particolare con il trattato (ovviamente in latino) “De Europa”: “nelle cui pagine – dice lo storico – l’Europa si impone come un’idea presente e un avvenire auspicabile”.
“I segreti di Osage County” è un piccolo capolavoro: dalla pièce di Tracy Letts (premiata con il Pulitzer), la sceneggiatura e la recitazione sono i due punti fortissimi del film. Monumentale Meryl Streep (la madre), intensissima Julia Roberts, una delle tre figlie; in 119 minuti, nell’afa dell’Oklahoma, si consuma un drammone famigliare alla Tennessee Williams, innescato dal suicidio del pater familias, docente universitario e scrittore con il vizio del buon whisky (per par condicio, la moglie è dipendente, e di brutto, da psicofarmaci).
La famiglia, dopo tanto tempo riunita, con un crescendo di geometrica potenza drammatica, fa venire a galla i segreti del passato remoto e di quello prossimo dei vari componenti.
L’unica figura che conservi una sua innocenza di fondo è proprio quella di Julia Roberts: e non per caso, è lei la sconfitta, più ancora della madre (la Streep: questo ruolo sarebbe stato perfetto per Bette Davis, qualche decennio or sono). La Roberts è bellissima nella sua regale maturità, e questo è l’unico difetto – se così si può dire – del film: il regista John Wells vorrebbe darci una donna sull’orlo di una crisi di nervi, con il volto trasfigurato dall’ansia e dal dolore. Il problema, è che Julia Roberts è davvero troppo bella: non c’è ansia familiare che tenga…
Lasciata dal marito, con una figlia in età difficile che si schiera con il padre, con una mamma impossibile dotata di accessi di pura crudeltà interfamiliare, Julia parte, nel finale, per non si sa dove.
L’unico punto fermo, scappare da Osage County, e dai suoi segreti.
Bravo, Raf! Sempre acuto, ma non hai bisogno di sentirtelo dire.
In tutto per dovere professionale devo ridimensionare il Carlo Magno di Le Goff (mentre sono da sempre sulla sua linea del lungo Medioevo, che vale per l’Italia e per Siena in particolare): ma è un idolo nazionale che spiega bene l’apologia.
In realtà è stato il Papato ben prima che lui divenisse suo braccio armato a ribellarsi all’imposizione bizantina, che era anche rafforzare la propria identità di capo della Chiesa occidentale e la fisionomia di quello che verrà chiamato ‘dominio temporale’: l’accordo fu concluso riconoscendo il colpo di Stato di Pipino a metà 700; i ragazzi non le studiano più queste cose?
Caro Eretico
Concordo sul fatto che Pio II avesse havuto per primo una vera concezione europeista, basta guardare quello che ha lasciato, un vero papa amante delle arti e dei muratari. Insieme a lui vorrei ricordare fra Luca Pacioli. E noi li dobbiamo fare santi. Veri santi e Santi per l’uomo. Poi venne la controriforma, l’oscurantismo e la chiesa fece altri Santi quelli che a noi non interessano. Anche noi caro Eretico possiamo fare i nostri santi, San Pio II, San Luca Pacioli, San Galileo Galilei martire ecc.
Galileo Galilei santo sarebbe il colmo!
Uno scienziato viene ricordato per le sue scoperte, non ha certo bisogno di essere santificato!
Cari Francesco
Galileo era un Cristiano e come tutti i Cristiani dovrebbero cercare e dire la verita’. Aveva detto la verita’ecome il suo maestro Gesu fu condannato, pertanto e’Santo.
Perdona l’OT, ma…
“I Maestri massoni del Grande Oriente d’Italia (GOI) hanno votato ieri per eleggere il nuovo Gran Maestro al posto di Gustavo Raffi. I primi risultati ufficiosi e parziali indicvano al primo posto Stefano Bisi, direttore del Corriere di Siena e appoggiato da Raffi, con 3.173 voti pari al 45,2%”
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No problem about it!
L’eretico