L’incontro con Ceccuzzi (e le Strade bianche)
Secondo post quasi di fila, e sempre su un evento senese, come anticipato: l’incontro con Franco Ceccuzzi di venerdì sera; per tutto il resto, in particolare la scoppiettante Politica estera (Ucraina, Gaza, di nuovo purtroppo Siria, questione del riarmo europeo), ci si aggiorna di gran carriera sabato prossimo, al termine di una settimana, la quale – su tutti e quattro i succitati i fronti, esteri ma con inevitabili ripercussioni italiane – si preannuncia a dir poco cruciale. Calma e gesso, dunque…
L’EVENTO (POSITIVO)
Al glorioso Circolo Arci dei Due Ponti (non è notazione ironica, sia chiaro: le lapidi dei partigiani, poste all’ingresso, parlano chiaro), si è dunque tenuto – nella serata di venerdì – l’atteso confronto fra lo scrivente e Franco Ceccuzzi, moderato ed introdotto per Siena Post (ed adesso disponibile su Youtube) dalla giornalista Cristiana Mastacchi.
Prima di entrare un minimo nel dettaglio, va detto che il tutto si è rivelato senz’altro, nel complesso, positivo: un’occasione per discutere – ognuno dal proprio punto di vista – di alcuni cruciali passaggi della storia della città (Antonveneta su tutti, ma non solo).
E va dato atto a Franco Ceccuzzi – da qualche anno, Presidente di una cooperativa di logistica, con sede a Firenze – di essere stato ad oggi il solo ad avere preso la parola per dire la sua sulla fine del “groviglio armonioso” (il pur pluriassolto Mussari – e non solo lui – se ne guardano assai bene).
Il pubblico presente dal vivo – come prevedibile, numeroso – ha ascoltato, di certo con grande attenzione, tanto la “difesa” quanto la “accusa”: come ho detto in loco, se qualche incontro di questo tipo, con un bel contraddittorio (in un contesto mediatico generale diverso, meno pompato e dopato dal tandem Monte-politica) ci fosse stato in quegli anni – senza richiudere nei fondoscala persone come me e non solo -, sarebbe stato assai meglio per tutti: per la collettività senese, di certo; magari – quantomeno nel medio periodo – anche per lo stesso Ceccuzzi e per tutti gli altri i quali, illo tempore, il contraddittorio lo rifiutano a prescindere…
LA DIFESA CECCUZZIANA
La mission del rientro politico-mediatico di Franco Ceccuzzi, dopo la assoluzione piena nel Processo di Salerno, era ed è evidente un po’ a tutti: dimostrare che, all’interno del Pd, lui c’è stato sin dall’inizio (ex della Fgci, come ha rivendicato con orgoglio), e ci sarà fino all’ultimo dei suoi giorni (è stato lui stesso a chiamare in causa il Padreterno…). Con lui, quel gruppo – minoritario, certo – di persone che gli è rimasto vicino in questi lunghi anni.
Gli obiettivi polemici personali dell’odierno Ceccuzzi – li riporto per dovere di cronaca, senza volere entrare in diatribe interne che non seguo più nel dettaglio da anni – sono Franceschelli e Valentini (il quale ha rilasciato una polemica intervista sul Corriere di Siena contro di lui), più altri diciamo più defilati (Sandro Vannini, Anna Carli), o sui quali ha fatto solo velate insinuazioni (chi vuole, si ascolti il dibattito, su Youtube). La sala dell’evento era piena, ma non c’era né la Segretaria Comunale Salluce, né quello Provinciale Valenti: si fa per dire, eh…
La difesa ceccuzziana del proprio operato parte da una autocritica personale (credo sincera, altrettanto, però, un po’ generica); su Mps, l’ex Sindaco dice di avere avviato un processo di cambiamento, dal 2011, prendendo le distanze per tempo rispetto a Mussari (in banca, nel maggio 2012 – giorno della Guardia di Finanza a Piazza Salimbeni, in Fondazione ed anche in Comune – c’erano in effetti Viola e Profumo).
Ha poi buon gioco – e glielo abbiamo sempre riconosciuto – nell’affermare in primis che si dimise da Deputato appena eletto Sindaco (non era certo obbligato), e che soprattutto rinunciò ad una corsa a Sindaco – probabilmente da perdente – nel febbraio del 2013, appena raggiunto dal famigerato avviso di garanzia salernitano che lo avrebbe portato a Processo, nonché alla recente assoluzione: su questo – visto anche ciò che accade oggi, a partire dal Governo, purtroppo -, tanto di cappello…
LE PRECISAZIONI
Per il tempo a mia disposizione (giustamente inferiore al suo: la serata aveva il focus su di lui, ergo era giusto che così fosse), oltre a portare il discorso sulla mancanza di pluralismo informativo, mi sono concentrato su due aspetti: il rapporto di Ceccuzzi con l’allora Deputato Paolo Del Mese (rapporto che – se non andiamo errati – non era mai emerso dalle interviste pregresse di questi ultimi giorni), e sulla versione bifronte data – in merito alla notizia dell’acquisizione di Antonveneta – da Franco Ceccuzzi.
Il rapporto con Del Mese aveva la sua ratio soprattutto nella Legge Salva Contrade (l’andreottiano dell’Udeur, era allora il Presidente della Commissione Finanze), ma è stato un errore politico-relazionale non da poco: la famosa cena, insieme a Mussari, nella villa degli Amato (settembre 2006), presente anche Vincenzo De Luca (allora Sindaco di Salerno), era sic et simpliciter da evitare. L’assoluzione lo ha mondato giudiziariamente, ma l’errore resta.
Un deputato – non certo del territorio in questione – che va con un Presidente di banca a fare visita ad una famiglia strapiena di debiti, dai: non è proprio cosa, si direbbe da quelle parti (Pontecagnano Faiano, località nella quale andai per fare il reportage giornalistico alla base del mio libro “Le mani in pasta”). E quel legame, fra le altre cose, portò a nomine assai opinabili – si procede per sottrazione -, come quella del (lui, condannato in seguito in Cassazione) Antonio Anastasio, approdato, a furor di Del Mese, a Consumit.
Quanto alla notizia della scellerata acquisizione di Antonveneta (novembre 2007), Ceccuzzi disse – davanti al suo pubblico, nella Saletta dei mutilati – di averlo saputo dai giornali (detto coram populo – e c’era anche lo scrivente – a fine gennaio 2013, in piena corsa per tornare a fare il Sindaco, prima del successivo ritiro); peccato che, solo quattro mesi prima (ottobre 2012), ai PM Nastasi e Natalini avesse detto un’ altra cosa, vale a dire che di Antonveneta aveva saputo da Paolo Del Mese. Ceccuzzi, l’altra sera, ha detto che, in fin dei conti, la sostanza è la medesima; come dire? Forse che sì, forse che no…
Ps 1 Bruno Pizzul ci ha lasciati, a 86 anni; dopo Nando Martellini (Mundial 1982), ha commentato la Nazionale di calcio per 16 anni, purtroppo con ben poche vittorie. Non urlava, non era mai sopra le righe: ogni tanto, gli partiva, certo, qualche “paperetta” (chiamò, per un intero tempo, “Jacobelli” il povero Spillo Altobelli), ma ciò non faceva altro che renderlo ancora più simpatico. Ci mancherà, davvero…
Ps 2 Strade bianche: dal punto di vista della gara di sabato, è stata credo la più bella degli ultimi anni (anche perché prima non la guardavamo per niente, eh). La caduta (lui si è dato la colpa, ci può entrare anche la qualità dell’asfalto, di grazia?) e, poi, la subitanea resurrezione del marziano Pogacar è stata strepitosa, la sua salita trionfale – con sorriso annesso – in Via Santa Caterina da ricordare. Chapeau.
Ps 3 Siena e le Strade bianche: come sempre, la comunità si è divisa, fra chi apprezza (non solo chi ovviamente ci guadagna), e chi lamenta i forti disagi. Da par nostro (e senza guadagnarci niente, sic), crediamo che il Buono sopravanzi largamente i pur esistenti problemi. Resta il problema di fondo: le Strade Bianche sono un’altra modalità di pubblicizzazione di una terra tanto bellissima, quanto piccola e parecchio fragile. Il problema dell’overtourism è e sarà sempre più cogente: che la vendemmiata di questo fine settimana non ce lo faccia dimenticare, anche perché le migliaia di ciclisti (come di podisti, sia chiaro), insieme ai milioni di altri turisti, fanno salire i costi degli immobili (non parliamo degli affitti, per chi ancora affitta per più di qualche notte), e questo è un qualcosa che davvero snatura i centri urbani. La vendemmiata – come detto – non ce lo faccia mai dimenticare…
Fra 20 anni il palio si correrà in bicicletta
Un so’ stati capaci a condannare il mussari potevano con il ceccuzzi?!?
Serviva un pogacar togato..
Visti risultati & tempi rimane evidente la necessità di una riforma della giustizia.
Se non altro per una valutazione seria delle performance.
Alla fine cosa resta davvero?
Resta la responsabilità storica, morale del partito che governava e della comunità senese che non ha agito con la diligenza del “buon padre di famiglia”, che ha assistito passivamente (ed in alcuni casi partecipato attivamente) al sacco della città.
Sarebbero comunque maturi i tempi per provare a guardare oltre.
Certo se il modello di sviluppo si basa solo sui sussidi da Roma sarà un lungo & triste stillicidio.
C’è da decidere se Siena sia patrimonio UNESCO o patrimonio INPS.
Siena è come una persona viziata e un po’ spocchiosa che dopo che il genitore ricco, la Banca, la assecondava in tutti i suoi capricci e non si è mai preoccupata di quello che le succedeva intorno cullata nel suo benessere. Le cose ultimamente sono cambiate la Banca è rimasta senese solo di nome e la Città si ritrova isolata ed in piena crisi economica e sociale, ma essendo abituata ad avere la madia bassa, è in netta difficoltà ad affrontare la realtà. Si balocca su questioni paliesche, importanti ma non decisive, ed affronta gli altri problemi dell’isolamento, delle crisi delle poche realtà industriali, della poca cura dell’accoglienza turistica, maggiore fonte di reddito futuro. Uno degli esempi è quello della condizione disastrosa della Stazione in continuo restauro con la ciliegina della torta di quelle tre fontane -siamo buoni a chiamarle ancora così- pessimo benvenuti per i turisti che scendono dal treno dopo un viaggio troppo lungo. L’unico pregio è che, venendo da Empoli, nel tratto in salita dalle Badesse a Siena, si possono fare tranquillamente tante foto al panorama senza la paura che vengano mosse, data la lentezza del treno. Bella l’iniziativa delle “Strade Bianche” ed il suo indotto, ma si dovrebbe curare di più l’assistenza ed assistenza e non deludere chi viene in visita. Abbiamo ormai poche frecce nel nostro arco; la più efficace è rimasta il turismo.
…curare di più l’assistenza e l’accoglienza….
…..vado a memoria, ma credo di non sbagliare nel ricordare che gran parte della campagna elettorale ceccuzziana nella corsa a sindaco fu giocata sulla necessità da parte della Fondazione di mantenere il 51% della Banca, cosa che finì per seccare definitivamente il patrimonio della Fondazione. Errori per errori, anche questo – ripeto, se ricordo bene – non mi sembrerebbe del tutto veniale.
Fausto
Caro Fausto,
la memoria non ti tradisce affatto: nel mio post non l’ho sottolineato – come altre cose, per mancanza di spazio e tempo -, ma nell’incontro lo ho fatto ben presente. Ceccuzzi faceva campagna elettorale sbandierando il fatto che la maggioranza assoluta delle azioni della banca dovesse restare in mano alla Fondazione: si è visto poi come è andata…
Il video dell’incontro è su Youtube: lo dico come suggerimento per i lettori interessati, ovviamente…
L’eretico