Eretico di SienaCalenzano, Napoli, Siria (e 4 Ps) - Eretico di Siena

Calenzano, Napoli, Siria (e 4 Ps)

Eccoci al consueto appuntamento settimanale con il blog (oggi si pubblica il lunedì mattina, con leggero ritardo, suvvia): il menù prevede due argomenti di interesse nazionale (uno solo drammatico, l’altro fra il serio ed il farsesco), ed uno – davvero inevitabile, trattandosi della Siria – di ampio respiro internazionale.

Il tutto, poi, guarnito da 4 Ps – variegati e multiformi come sempre -, senesi e non solo…

 

CALENZANO: UNA STRAGE IPERANNUNCIATA

Nella piana di Calenzano si è consumata – come tutti purtroppo ben sanno – una autentica strage del lavoro: 5 morti, una trentina di feriti (alcuni dei quali gravissimi); e sia ben chiaro tutti, essendo questa una delle pochissime certezze granitiche: poteva andare ben peggio, se per esempio fossero stati aggrediti dall’esplosione gli enormi silos, strapieni di materiale iperinfiammabile.

In attesa che la Magistratura (Procura di Prato, PM Tescaroli) faccia un po’ di chiarezza (non è escluso affatto l’errore umano di qualcuno delle stesse vittime), e offerta la scontata, ma sincera, solidarietà alle famiglie, resta da esternare una considerazione, amarissima, di fondo. In calce di una strage che definire annunciata è dire poco (la domanda, semmai, è come mai non sia accaduta prima).

La amarissima considerazione è la seguente: non solo in Italia (in Toscana), non si fa più prevenzione (per il territorio, come per la localizzazione dei siti industriali), ma anche, ormai, si può essere piuttosto tranquilli che i familiari delle vittime non avranno mai concreta Giustizia. I processi sul lavoro che uccide, infatti, ormai spesso non vanno neanche più prescritti: proprio tendono a non partire neppure…

Ce lo conferma una assoluta auctoritas del settore, l’ex Procuratore (ora pensionato) Raffaele Guariniello, uno che ha speso la sua vita professionale a cercare di dare giustizia alle vittime del lavoro. In un’intervista al Qn (pagina 7, a cura di Viviana Ponchia) di venerdì, lo dice nel modo più apodittico che sia possibile:

“Da qualche anno, direi una decina, la giustizia penale non fa più paura a nessuno (riferito alle imprese, Ndr). Giro spesso l’Italia e mi capita di vedere che oggi i processi penali per infortuni sul lavoro proprio non cominciano. Un Pm di una Regione, che non svelo, mi ha detto: “Cosa vuole, non abbiamo tempo, siamo indietro con l’arretrato delle rapine”. Altrove si fanno, ma con una tale lentezza e superficialità che spesso finiscono con la prescrizione o l’assoluzione…è per questo che fra le imprese si è diffuso un senso di impunità”.

Ci pare, in tutta franchezza, non ci sia moltissimo da aggiungere…

 

NAPOLI VUOLE I BORBONE? CHE SE LI PRENDA PURE…

Filippo VI – il borbonico monarca spagnolo – ci pare avere dimostrato fino ad oggi una gravitas degna del suo nome e della sua casata (anche Juan Carlos, peraltro, era partito benissimo, per poi deragliare di bruttissimo in seguito…): lo ha per esempio dimostrato in occasione della recente alluvione, in cui non si è fatto fermare dalle contestazioni e dal fango. Così si fa.

In visita ufficiale in Italia, giovedì il monarca ha assistito ad un suo trionfo personale in quel di Napoli; era a Partenope per una laurea honoris causa (diamola per buona, senza entrare nel merito) alla Federico II: transeat. Ciò che ha più colpito, sono state le manifestazioni di affetto: tanto popolari, quanto di pressoché tutta la crema della società partenopea (ci pare di non sbagliare, scrivendo che davvero non mancava una singola autorità locale, con tanto di presenza presidenzial-mattarelliana).

L’antropologo Marino Niola (Repubblica di venerdì) giustamente ricorda come una parte di Napoli abbia sempre tenuto ben vivo un legame sentimentale con la sua ultima dinastia presabauda (fino al 1860, per capirsi), invitando correttamente a ricordare che la questione, per molti altri napoletani, è pura accademia; possiamo comunque dire, da par nostra, che la effusione di sentimenti filoborbonici – pur conoscendo bene il milieu culturale della libellistica nostalgica, da Pino Aprile in giù – un pochino ci ha stupiti?

In ogni caso, senza girarci tanto intorno: se la maggioranza dei napoletani – come pare essere – ama, in modo così sfacciato e viscerale, i borbonici e la Spagna, perché non indire un referendum sul suo destino futuro (in Italia, fra l’altro, non c’è neanche più il reddito di cittadinanza, suvvia)? Se la maggioranza, poi, sarà quella filoborbonica, ne prenderemo democraticamente atto.

La Spagna possiede già Ceuta e Melilla (geograficamente, in terra di Marocco): tutto al più, si potrebbe aggiungere Napoli, all’insegna del non c’è due senza tre…

 

SIRIA: PER 5 MINUTI (E BASTA), POSSIAMO GIOIRE?

Domenica scorsa 8 dicembre, per la Siria, è stata una giornata davvero storica: la fine della dinastia degli Assad – dei macellai Assad! – segna uno spartiacque fra il prima ed il dopo, in quel cruciale Stato del Medio Oriente.

Siamo tutti – e figuriamoci se non lo è lo scrivente – pieni di dubbi e di angoscianti interrogativi sul futuro della Siria, non appena l’attenzione politico-mediatica mondiale si sarà allentata; ed è pleonastico dire che se vivessimo in loco – e se magari fossimo alawiti (come il clan Assad), o magari curdi (pensando al cruciale ruolo della Turchia in questo snodo geopolitico), oppure semplicemente donne – lo saremmo ancora di più, molto di più.

Il nuovo Governo guidato da Al Jolani (sul quale pendeva una taglia di qualche milioncino di dollari, in quanto considerato un pericoloso terrorista per i suoi precedenti) ha promesso elezioni, ma senza indicare neanche vagamente date; ha garantito il rispetto per le donne, vedendo però bene di non inserirne neanche mezza nella nuova compagine governativa, e si potrebbe continuare a lungo con ambiguità di ogni genere e, per l’appunto, dubbi.

Ciò scritto, però, fateci comunque scrivere una cosina: sarà possibile che, domenica scorsa, per molti non sia stato possibile gioire neanche per 5 singoli minuti, rispetto alla caduta (e vigliacca fuga) di un macellaio come Assad? 5 minuti, non di più: neanche quelli, invece. Arrivavano le scene raccapriccianti di fosse comuni, della prigione-lager di Sednaya (roba da autentici nazisti, sia chiaro a tutti), ma per molti non si poteva gioire, neanche per una manciata di minuti. C’era solo da fare emergere contraddizioni, presunti doppiopesismi e via discorrendo.

Non sarà mica che la vittoria dei tagliagole (che per noi tali restano, fino a prova del contrario) antiAssad ha dato un pochino di fastidio, avendo questi umiliato militarmente – oltre che il macellaio Assad – sia l’Iran che la Russia putiniana, principali sponsor politici, e non solo, del succitato Assad?

A pensare male – diceva il sempiterno Giulio – si fa peccato, ma spesso ci si azzecca: anche la Rivoluzione francese, all’inizio, portò la gente in piazza a festeggiare, poi dopo arrivarono la ghigliottina ed il Terrore. Almeno, allora, si poteva gioire per la liberazione della Bastiglia: oggi, in Siria, neanche per la liberazione di Sednaya: potenza della propaganda putiniana, chapeau…

 

Ps 1 In settimana scorsa, purtroppo, fumata nera (nerissima) sulla questione Beko; a questo punto, c’è chi sussurra che l’unica pista percorribile potrebbe essere quella diplomatica con la Turchia, magari tramite il nostro Cardinale: speriamo non sia una boutade natalizia…

Ps 2 Lo scrittore-filosofo (magari non proprio il redivivo Aristotile, ma ormai la qualifica è piuttosto estensiva) Leonardo Caffo è stato condannato a 4 anni (I grado) per lesioni e maltrattamenti nei confronti della sua ex: curioso notare che il medesimo Caffo sia stato per anni uno della cerchia della scrittrice-santona Michela Murgia; e che, lo stesso Caffo, sia stato invitato da Chiara Valerio (vicinissima alla Schlein), in pendenza di giudizio, ad un festival letterario dedicato alla memoria di Giulia Cecchettin (invito saltato solo dopo una valanga di critiche arrivate alla Valerio stessa).  C’è qualcosa di stonato in tutto ciò…

Ps 3 Bar in pieno centro di Sienina, giovedì mattina alle ore 8,06 (assai vicino ad una scuola superiore): un ragazzetto, sostenendo di essere maggiorenne, chiede alla barista una vodka; la barista, non gliela serve, a prescindere dal valutare se lo sbarbatello abbia o meno la maggiore età. In questo campo, ormai l’unica salvezza sono la dignità, la serietà, lo scrupolo degli adulti: i quali, purtroppo, non sono tutti come questa barista…

Ps 4 Questo pomeriggio, evento importante in Sala storica, con Mario Prignano (Caporedattore del Tg1, fra l’altro) che presenta il suo libro sugli Antipapi (nel Medio evo): argomento a dir poco stimolante; mercoledì, poi, sempre alle 17,30, avremo ospite il professor Riccardo Castellana, a presentare la sua ultimissima fatica (sulle amnesie letterarie); salta invece l’evento presidenziale, previsto per giovedì, sulla biografia leopardiana di Rai 1: per il semplice motivo che la fiction diretta da Sergio Rubini doveva andare in onda stasera e domani, ed invece è stata posticipata a gennaio: lo scrivente ne discetterà, dunque, il 9 gennaio. Ma è storia dell’anno prossimo, e ci sarà modo e tempo di tornarci, tranquilli…

8 Commenti su Calenzano, Napoli, Siria (e 4 Ps)

  1. Anonimo scrive:

    ….con la caduta di Assad il principale sconfitto, oltre alla Russia, è il regime Iraniano, che proprio grazie alla Siria era arrivato via terra in Libano e nel Mediterraneo.
    Se a ciò aggiungiamo la quasi distruzione – a costo di migliaia di vite umane – di Hamas e di Hezbollah da parte di Israele, forse la mossa tragica del 7 ottobre all’Iran non è tanto convenuta.

    Caffo: salvo che non mi sia sfuggito, non ho letto sul caso che ha coinvolto un esponente di primo piano e spessore della sinistra radical shic dichiarazioni di Schlein e Boldrini…..

    Fausto

    • Eretico scrive:

      Caro Fausto,
      ciò che scrivi sull’Iran è sacrosanto: proprio un gran bel guadagno, il suo.
      Quanto alla Russia – guardando quello che dovrebbe essere il suo punto di vista – che cosa ha guadagnato, in quasi tre anni di guerra di aggressione? Peer ora, non si schioda dal 20% circa di Ucraina conquistata ferro ignique; nel contempo, ha fatto rinascere la Nato (“cerebralmente morta”, diceva Macron prima del 2022), ed ha fatto in modo che Finlandia e Svezia ne entrassero a fare parte; vede la forte svalutazione del suo rublo (sanzioni in larga parte fallimentari, quelle occidentali: ma la svalutazione della moneta c’è); se non trova un accordo con Al Jolani, ha perdute le sue cruciali basi militari sul Mediterraneo (in Siria), ed infine – per quanto a Putin non importi un accidenti – ha fatto morire più di mezzo milione di suoi sudditi (fonte, certo non antiputiniana: The Donald). Chapeau.

      Concordo poi al 100% con l’analisi, pur sul filo del paradosso, su “Napoli, Italia” fornita da Cecco.

      L’eretico

    • Roberto scrive:

      Premesso che tale Leonardo Caffo sia per me un perfetto sconosciuto, mi chiedo come mai nessuno di voi della destra garantista abbia preso le sue difese, valendo il principio da sempre spiattellato da voi che si è colpevoli solo alla fine del terzo grado di giudizio?

      • Eretico scrive:

        Caro Roberto,
        va da sé che il tutto rientri nella logica da curva calcistica in auge in Italia: quando le “brutte storie” riguardano quelli di sinistra, l’ultragarantismo dell’altra fazione – e che si addice, con facile automatismo, ai propri (fino a fare diventare acqua fresca il patteggiamento di un ex Presidente della Regione Liguria, per dire) – si dirada senza troppi problemi.

        Ciò detto, qui la cosa giornalisticamente più notevole è che questo Caffo fosse uno del clan-Murgia, punto di riferimento della cultura woke e giù di lì: predicare benissimo, e poi razzolare in modo ben diverso (fino al I grado di giudizio, si capisce).

        L’eretico

  2. Roberto scrive:

    Chi Caffo è?

  3. Cecco scrive:

    La provocazione di Napoli è semplicemente l’ennesima preso d’atto del fallimento, anche in epoca repubblicana, della atavica questione meridionale. Il Sud visto prima come terra di conquista dai sabaudi e successivamente come serbatoio di voti (con relative clientele) e di manodopera per le industrie del Nord dai governi democristiani, perfino il centralismo fascista si è dovuto fermare nell’Agro Pontino non riuscendo a scalfire un mondo fatto di baronie e latifondi, vero erede della cultura paternalistica dei governi borbonici. Ed ecco che Napoli reclama proprio quella cultura che, citando Gramsci, ha impedito nei fatti lo sviluppo di una borghesia imprenditoriale che avrebbe permesso al Sud di colmare il divario con il Nord, che invece si è sviluppata dove ha dominato la civiltà comunale. Ma quello che Napoli non sa è che oggi Napoli e l’Italia ormai sono una cosa sola, non sarebbe possibile immaginare l’una senza l’altra, il “chiagni e fotti” ormai non è più solo una locuzione verbale partenopea ma direi potremmo usarla come nuovo motto della moderna imprenditoria italiana su scala nazionale (e perfino internazionale) dalla Fiat alla più piccola delle imprese dedite al subappalto ed al deposito di denaro su conti esteri per evadere il fisco, onore a chi ancora resiste e vuole fare le cose perbene in questo sistema malato, nei fatti i borbonici stanno trionfando.

  4. Roberto scrive:

    Ma avete visto la norma anti Renzi? Allora, parlamentari e presidenti di regioni non possono prendere soldi dall’estero (sintetizzo per comodità).
    I ministri si. Quindi un ministro può prendere tranquillamente denaro da una entità estera.Non è che già qualcuno li sta prendendo ? Niente da dire nemmeno su questo?

  5. Gp scrive:

    5 minuti di onanismo geopolitico non si negano a nessuno… però do credo che avremo un’altro Iraq/Libia/Libano.

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