Eretico di SienaRavacciano, bello e possibile (e 3 Ps di politica estera) - Eretico di Siena

Ravacciano, bello e possibile (e 3 Ps di politica estera)

Eccoci al consueto appuntamento sabbatico con il blog:  davvero difficile, il selezionare i tre argomenti canonici da trattare, fra politica estera (relegata purtroppo ai 3 Ps, compreso quello sul non italiano Sinner) e casi di cronaca tristemente nerissima, i quali avrebbero ben meritato un minimo approfondimento (la devastante strage familiare di Nuoro; ancora di più, il 17enne che massacra la 42enne, giusto per “vedere che effetto fa uccidere una persona”).

Alla fine, però, non si può non scrivere qualche cosina su un libro – presentato lo scorso mercoledì pomeriggio in Sala storica, con grande partecipazione di pubblico (la registrazione è sul sito della Comunale, per chi volesse ascoltare) – dedicato al quartiere senese di Ravacciano, davvero degno di nota, e per tanti motivi: “C’era una volta… Ravacciano – Immagini e ricordi di un luogo ormai lontano”: a cura di Andrea Biasion, Betti editore.

 

RAVACCIANO NELLA STORIA

Fascismo, Comunismo, Concilio Vaticano II: in quel di Ravacciano – è proprio il caso di dire – non si sono mai fatti mancare alcunché…

Un quartiere nato – insieme al “gemello” Valli – nel cuore del Ventennio fascista (agli inizi dei Trenta), per dare uno sbocco abitativo ai tanti residenti in Salicotto, allora interessato dal meritorio risanamento gestito dal Podestà Fabio Bargagli Petrucci; il quale – invece di starsene ad amministrare i suoi beni pro domo sua, fregandosene dell’interesse pubblico – fu un esempio di iperattivismo amministrativo: Luca Luchini, in Sala storica, ha snocciolato l’impressionante sequenza di opere – grandi, medie, piccole – da lui portate a compimento nel suo decennio podestarile.

In Sala Storica, facendo ricorso alla classicità greca, mi sono permesso di citare quello che omericamente era il massimo del massimo, cui un eroe greco potesse ambire: l’essere ad un tempo “kalòs” ed “agatòs”.

“Kalòs”, in quanto bello: perché i palazzi della Ravacciano storica tali erano e sono (purtroppo – fateci caso – non tutto ciò che viene dopo il 1945, a Siena, è necessariamente brutto – qualche volta decisamente sì! -, ma di certo è meno cesellato architettonicamente del pre 1945: come se i senesi, progressivamente, avessero perso quell’instancabile gusto per il bello, di plurisecolare durata).

“Agatòs”, poi, perché il progetto di risanare Salicotto – al contempo creando Ravacciano e Valli -, voleva dire cercare di dare una vita assai migliore, dal punto di vista igienico-sanitario, rispetto a dove queste famiglie avevano vissuto prima: molte parti del centro storico senese – sempre bene ricordarlo – vantavano tassi di tubercolosi fra i più alti d’Italia. Salicotto, per l’appunto, ma anche Ovile, Pallacorda, Malborghetto ed altri ancora, costituivano la autentica “Matera senese”: l’avere aggredito – e risolto, in larga parte – questa vergogna, è un merito davvero straordinario.

Non a caso, sempre ammesso anche dalla Sinistra, però spesso minimizzandolo e relativizzandolo all’ennesima potenza: forse, oggi, sarebbe giusto che non ci fosse più alcuna remora, nel lodare apertis verbis l’azione amministrativa dell’ex nazionalista, poi ovviamente fascista, Fabio Bargagli Petrucci; a partire, proprio, dal suo attivismo su Ravacciano…

 

L’ALBERINO (ED IL CEDRO)

Beata, davvero fortunata la collettività che sa ancora un po’ avere memoria di sé: ditemi voi dove si trovi – in questo contesto malato di eterno, sfacciato presente – il tempo ed il modo di ricordare un albero. Un grande cedro, in questo specifico caso. Come, con una apposita targa, hanno fatto a Ravacciano, per ricordare il grande cedro – quello che si trovava davanti all’ingresso della chiesa dell’Alberino (che poi sarebbe dell’Immacolata) – buttato giù, da un vento birbone, nel luglio del 2022.

Eh sì: questo oratorio è stato davvero un punto di riferimento per tanti, in pienissimo spirito post Concilio Vaticano II, grazie all’attivismo di un sacerdote davvero illuminato come don Francesco, supportato ovviamente da altri. All’Alberino si giocava a calcio, come in tutti gli oratori (ma con un attivismo, un’acribia infaticabile: la polvere primaverile-estiva ed il fango autunnal-invernale erano di continuo testati, da calciatori di ogni età); ma si cantava anche (anche co0n una sorta di Festival, disputato financo in piena austerity, nel 1973: quando, alle 22,30 in punto, bisognava spegnere tutte le luci), e ad un certo punto spuntò anche il cinema, che richiamava spettatori da ogni parte della città.

In Sala storica, mercoledì, il curatore del libro Andrea Biasion – nel suo intenso intervento – ha ricordato che a tirare tardi al “bar del 31” (di Via Duccio di Boninsegna), non ci si limitava a bere: si parlava di tante cose, anche di politica (il Vietnam, per esempio); e poi, magari, ci si metteva ad osservare un gatto che cercava di stanare un topolino: “ricordi di un luogo ormai lontano”, recita il sottotitolo, no?

A vedere i (tantissimi, peraltro) presenti in Biblioteca l’altra sera, però, Ravacciano ed il suo mood hanno lasciato un non so che, che ancora resta, che ancora persiste.

D’altra parte, accanto al bar di cui sopra, c’era – e c’è ancora – anche l’attivo circolo dell’Arci, lungo la “main street” Via Duccio di Boninsegna: oggi, a dirla tutta, l’oratorio ed il circolo sono rimasti le uniche attività sempre aperte ed attive, se si escludono la farmacia (alla fine del ponte: edificato nel 1939, poi bombardato nel 1944) ed un giornalaio, il quale però – mi si dice – fa orari un po’ strani.

A fronte della oggettiva semi desertificazione commerciale, comunque, Ravacciano – anche a farci una veloce passeggiata o corsetta, come è capitato, in settimana, allo scrivente – comunica ancora un’idea di quartiere autenticamente vissuto: i giardinetti, per esempio, sono ancora, sul fare della sera, piuttosto pieni di bambini. Nei Trenta, saranno stati pullulanti di fanciulli, oggi accontentiamoci di ciò che passa il convento: in tempi di “inverno demografico”, non è davvero cosa da poco…

Una considerazione contradaiola, infine: la quale potrebbe fare riflettere financo sull’oggi, pensate un po’; la Torre, per molti anni, pretendeva che all’interno del suo Seggio – lo ha ricordato Luca Luchini – ci fosse sempre una rappresentanza di torraioli di Ravacciano (e di Valli): a sancire, in modo potremmo dire istituzionale, il legame inscindibile con i due quartieri dell’immediata periferia e la Contrada. Il Priore Massimo Bianchi, da par suo, mi conferma al telefono che un “delegato” da queste due zone c’è stato, in Contrada, addirittura fino al 1984.

Dedicato – i lettori più reattivi lo avranno già capito – a tutti coloro, i quali brandiscono senza posa la granitica intangibilità del Bando di Violante, eh…

 

UN RICORDO PERSONALE

Per il bambino, poi ragazzino, che ero, Ravacciano era una entità quasi metafisica, nel senso etimologico del termine: sapevo certo che esisteva, che aveva una sua concreta fisicità, che ci abitava tanta gente, ma era al contempo “meta”, vale a dire oltre.

Noi del centro storico – Terzo di Città, per la precisione -, eravamo davvero a compartimenti stagni: dal “nostro” Costone – per dirne una -, già Fontebranda (Fontebranda!) era al di là del limes, ed i tristi vagiti delle ultime bestie al macello facevano da tristissima colonna sonora.

Fino a prima media, credo seriamente di non essere mai stato a Ravacciano, di non averci letteralmente mai messo mezzo piede: eppure – per mera contingenza familiare -, a quell’epoca ero già stato in Francia, Spagna, Svizzera, Stati Uniti ed altro (ero uno dei pochissimi, in classe, ad avere viaggiato in aereo, bene ricordo): a Ravacciano, però, non avevo ancora messo piede….

Anche in prima media, peraltro, ci andai solo per merito di un prolungamento di quell’angusto microcosmo da centro storico in cui io ed i miei amici si viveva: il grande Beppe Tornesi, tolti i panni da postino, andava giustappunto, illo tempore, ad allenare una squadra dell’Alberino, e in simultanea faceva venire al campino, in mezzo alla polvere del campetto oratoriale, qualche virgultino selvaiolo, per preparare al meglio il torneo dedicato a Nirvano Fossi, che si svolgeva all’allora campino di San Prospero, oggi croce e delizia del dibattito sui pullman dei turisti stranieri di cui tanto si parla.

Io, il cedro dell’Alberino lo vidi allora, per la primissima volta…

 

Ps 1 Ciò che lo scrivente pensa del modus operandi del Governo Netanyahu, lo ha scritto non si sa più quante volte (al contempo, per la morte di Nasrallah, domani non ci vestiamo certo di nero, anzi); vorrei comunque fare riflettere i lettori soprattutto su un elemento (che magari sarà ribaltato fra due o tre ore, eh): a fronte di tutto ciò che fa Israele manu militari (“Strage collaterale”, titola, in modo amaramente corretto, Il Manifesto), l’Islam sunnita si limita alla polemica (in qualche caso, neanche quella, incredibile a dirsi), e quello sciita – leggasi Teheran, ovviamente – minaccia Israele a più non posso (senza però agire: è dai primi di agosto, che si attende la risposta iraniana), chiamando a raccolta, contro Gerusalemme, tutto l’Islam. Non è che magari – come detto fra gli altri da Gilles Kepel – anche alla grande maggioranza del variegato mondo islamico (compreso quello libanese!) la israeliana “piazza pulita” di Hamas e Hezbollah fa, tutto sommato, piacere?

Ps 2 Incontro Trump-Zelensky, ieri, a New York City (alla Trump tower, per la precisione): The Donald è grande amico del Presidente ucraino (nel 2019, in effetti, era stato davvero entusiasta della sua elezione: due uomini di spettacolo al potere, wow!), ma – come ribadito da lui stesso – è anche grande e sincero amico di Vladimir Putin. Zelensky, ma anche Putin: Veltroni, da par suo, ha fatto scuola anche al di là dell’Atlantico, con ogni evidenza…

Ps 3 Ultimo Ps di politica (sportiva) estera: il numero uno del mondo tennistico (il sudtirolese-monegasco Sinner), almeno per il momento, non può cantare vittoria (a farlo, c’è già il 95% dei media italiani): la Wada ha fatto ricorso, per la ormai nota – benché solo da agosto – questione del doping. Per quanto ci riguarda, rispetto a ciò che pensiamo del boccoluto straniero che si dichiara italiano (quando gli fa comodo, però), se anche fosse condannato (ad un anno o due di sospensione dall’attività), cambierebbe ben poco: basta ed avanza ciò che è già emerso su di lui (Olimpiadi comprese), per considerarlo come lo consideriamo. Che venga pure assolto, quando sarà: almeno ci verrà risparmiato l’insostenibile canto vittimistico del giornalismo sportivo italiota; che il buon Yannik venga assolto, dunque: per carità di Patria ( pur non sua), e financo nostra…

 

19 Commenti su Ravacciano, bello e possibile (e 3 Ps di politica estera)

  1. Ics scrive:

    Eradicare i terroristi, imporre una nuova dirigenza certificata, rieducare la popolazione.
    Il Libano potrà tornare ad essere la Svizzera del medio oriente.

    Israele ed Ucraina sono “una promessa e una speranza” per l’occidente.
    Di fronte alle orde non ci si piega (a 90).

    Il figliolo che uccide la famiglia, la figliola che seppellisce feti nel giardino, il minorenne che uccide per sapere cosa si prova.
    Qualche dubbio sul modello educativo di matrice sessantottina comincia a sorgere.

    Al podestà Bargagli Petrucci preferisco di gran lunga il sindaco Cenni da Ravacciano.

    La gestione covid della Svezia fu certificazione
    di popolo strutturato, analitico, serio.
    L’augurio è che i nuovi proprietari della Robur abbiano le stesse qualità

    • Eretico scrive:

      Caro Ics,
      interessanti le tue considerazioni, compresa quella. pur off topic, sugli svedesi neoproprietari della Robur: speriamo tutti nel meglio, specie dopo quello che si è veduto con l’ottimo Montanari.

      Mi permetto solo di chiederti: la tua considerazione sul Cenni meglio del Bargagli Petrucci è ironica, o lo pensi davvero? Ovviamente, va bene ogni risposta, ci mancherebbe altro: lo chiedo giusto per una curiosità da lunedì mattina…

      L’eretico, augurante buona settimana!

      • Ics scrive:

        “In particolar modo mi colpì la commozione di Yasser Arafat, affranto per la scomparsa del grande leader del Pci”
        Lo confesso, mi sono commosso al ricordo del compagno Yasser.

        “Insieme a Bruno Valentini fondammo il circolo della Figc”
        Quando gli storici studieranno la peste piddina potrebbero individuare in questo momento il salto di specie

  2. VEDO SEMPRE PIU' NERO scrive:

    Commento su Sinner, italiano quando conviene; invece monegaci se si tratta di tasse da pagare. Considerato il suo comportamento in genere, completato da quello in occasione delle passate Olimpiadi, se venisse assolto o condannato il mio commento sarebbe quello finale del Conte Mascetti in “Amici miei”, quando viene interpellato e non vuol rispondere, allora enuncia le famose supercazzole, terminando sempre con un insieme di parole contratte, ma comprensibili: m’importas..a.

  3. Marco Burroni scrive:

    Non è la prima volta che parli di Ravacciano in questi termini e mi incuriosisce questa tua fascinazione per un quartiere che, ti assicuro, non è molto diverso dagli altri fuori le mura.
    Vero che è nato per ospitare ceti umili e popolari ma nel corso dei decenni, è di fatto diventato un normale quartiere borghese. Lo era già tanti anni fa, se avessi visto gli appartamenti post-45 negli anni ‘70, quando andavo a giocare dai miei amichetti, ti saresti ricreduto sulla loro “cesellatura”; stanze ampie e luminose illuminate dal sole che filtrava attraverso le tende, pavimenti in marmo tirati a lucido (le pattine erano quasi d’obbligo…) e mobili in stile barocco o Luigi XVI secondo l’idea di eleganza degli anni ‘50-60 ( le sedie rigorosamente coperte di cellophane per non rovinarle…), orgoglio delle padrone di casa e simbolo di un benessere finalmente raggiunto.
    Non avevano nulla da invidiare a quelle di quartieri più altolocati come Scacciapensieri o San Prospero, perché queste non erano piu le case popolari che il “volgo” di Salicotto aveva ottenuto grazie alla benevolenza del regime, queste erano case che la gente si comprava con i proprio soldi. Ci si dimentica troppo spesso infatti che nell’arco di una generazione il nostro paese è passato dal terzo mondo ad essere uno dei più ricchi del mondo, durante la tanto vituperata prima repubblica… e questo 40-45 anni fa, oggi il quartiere,complice anche la vicinanza con il centro storico, e’ completamente gentrificato e non ha piu’ fascino del Petriccio o dell’Acquacalda.

    • Eretico scrive:

      Caro Marco,
      vedo con piacere che ti ricordi di un pezzo di qualche anno or sono, sempre dedicato a Ravacciano: e ti confermo che, in effetti, una sua fascinazione per me Ravacciano (la Ravacciano storica, nonché quella dei Settanta, soprattutto) ce l’ha; ergo, converrai che – con un libro uscito ad hoc, nonché presentato in Sala storica – l’occasione era davvero troppo ghiotta.

      E difatti, se non subentreranno malefici impegni last minute, il 23 ottobre sarò anche a presenziare alla presentazione che verrà fatta al circolo Arci di Ravacciano: con cena inclusa, giacché tutti i salmi finiscono in gloria…

      L’eretico

  4. Giuseppe Pallini scrive:

    Legge sull’aborto: L’aborto in Italia è legale ed è regolamentato dalla legge m. 194 del 22 Maggio 1978 che consente alla donna, nei casi previsti, di poter ricorrere alla IVG in una struttura pubblica (ospedale o altro) entro i primi novanta giorni di gravidanza.

    L’aborto

    Quella mamma ha ammazzato due figlioli
    che a fine nove mesi erano nati,
    fossero stati di tre mesi soli,
    ossia da meno tempo generati,

    li poteva ammazzare legalmente
    dentro l’utero, stando in ospedale,
    come oggi lo fa parecchia gente,
    quasi nessuno lo trova immorale.

    In ambo i casi sono vite umane
    mi pare solo questione d’età,
    fin a circa tredici settimane

    si possan dentro l’utero ammazzà ?
    Io non ci trovo alcuna differenza.
    Non la pensate come me? Pazienza !

    2 Ottobre 2024

    • Eretico scrive:

      Caro Beppe,
      pur nella diversità di vedute, sono sempre assai lieto quando scrivi qualcosa nel mio blog: è un valore aggiunto, come scritto plurime volte.
      Peraltro, stiamo assistendo in questi ultimi mesi ad un posizionamento papale che sta facendo impazzire i tanti progressisti, o comunque i laicissimi come lo scrivente: da Pontefice aperto alla modernità e ai diritti civili, ad un Papa che usa termini (tipo “frociaggine”, qualcuno ricorderà) da autentico oscurantista.
      Per chiarire ancora meglio: Francesco fa ovviamente benissimo, dal suo punto di vista, a condannare con durezza la pratica dell’aborto; usare il termine di “assassini” per i medici che lo praticano, però, non è per niente corretto: né verso le donne che optano per questa scelta, né soprattutto – in questo caso – verso i medici che non si nascondono dietro la spesso furbesca obiezione di coscienza.

      L’eretico

  5. Roberto scrive:

    Ma come mai stiamo vendendo le nostre infrastrutture agli americani? Dopo la rete telecom (penso unico caso al mondo occidentale) ora una parte della ferrovie, e vediamo poi il 20% di Poste in mano a chi finirà. Tutto ciò nel silenzio delle opposizione che si scannano su Conte e Renzi, mentre i sovranità-nazionalisti-patrioti vendono….

    • Daria gentili scrive:

      …..purtroppo la coperta è corta, ma prima di privatizzare le infrastrutture come lei ha evidenziato, io opterei, anche se oborto collo, su una forma di patrimoniale, misura che non è più tabù anche per un governo di destra come quello francese…..ma siamo in Italia, dove neppure le opposizioni hanno le p…e per sostenerla….

      • Roberto scrive:

        Basterebbe anche solo far pagare le tasse a chi non le paga. Bravo questo governo a inasprire le pene per i furti nelle metro, ma un po’ di sana galera a chi ruba non pagando le tasse mai? Il nostro codice prevede da 6 mesi a 3 anni a chi ruba una mela al supermercato, e nulla(grazie agli innumerevoli condoni) a chi ruba evadendo decine di migliaia di euro.

  6. Roberto scrive:

    Salvini ministro dei trasporti: non avrei mai pensato di rimpiangere Tononelli.

  7. VEDO SEMPRE PIU' NERO scrive:

    https://www.youtube.com/watch?v=2o_nYIvW3rY
    Leggendo il libro delle origini del Petriccio e Ravacciano penso a come è cambiata in peggio Siena. Guardate il collegamento sopra e vedrete come sarà la nostra Città e l’Italia, se continuiamo a fare venire e non bloccare l’arrivo dei migranti. Intanto nel piccolo pensate a come stanno nella zona di San Marco, in particolare vicino al parcheggio grazie all’accoglienza senza freni dei pakistani; ringraziamo anche le autorità ecclesiastiche che accolgono persone che odiano la nostra religione. Fatevi un giro per il centro e sentirete parlare più lingue straniere che l’italiano. Pensare che un tempo ci si lamentava per i troppi studenti meridionali e il loro accento non toscano, ma almeno erano sempre italiani mentre questi possono dire tutto di noi e non capiremo mai nulla. Questo Governo mi delude pensavo che ci fosse stata una stretta agli arrivi, troppo buonista, invece pensano ad autorizzare un flusso di migranti regolari che poi passato il tempo del permesso di soggiorno non ritorneranno mai alle loro case, ma resteranno qui da clandestini a fare danni. Nella periferia già abbiamo i primi segni delle baby gang di migranti di seconda generazione; fatevi un giretto a San Rocco a Pilli, uno dei luoghi della periferia senese. Povera Siena, povera Italia.

    • Eretico scrive:

      Caro Vedo nero,
      in questo fine settimana scriverò anche dello scottante problema degli immigrati pakistani in Sienina: il problema – che vale in primis per chi, come lo scrivente, per l’appunto scrive – è come risolvere, sul serio, la questione: e qui casca l’asino, sic…

      L’eretico

    • Anonimo scrive:

      Il bello è che gli attuali amministratori cittadini – votati proprio da chi pensava di trovare in loro un argine al fenomeno – sollecitati a proposito, anche, per quanto ne so con raccolte di firme che proponevano qualche soluzione, dicono che hanno le mani legate e non possono fare nulla….
      …allora dico io se non si può fare nulla per diminuire gli arrivi in città, che si provveda quanto meno ad apposite sistemazioni, per impedire che luoghi pubblici diventino dormitori e latrine a cielo aperto

      • VEDO SEMPRE PIU' NERO scrive:

        Mani legate? Non sono d’accordo. Appena uno di questi ospiti non desiderati commette qualche grave reato, un foglio di via, un bel rimpatrio ed addio. A Siena c’è una quantità esagerata di extracomunitari che porterà molti problemi di convivenza. Dato che tutto questo deriva anche dalla mania dell’omino in bianco di parlare continuamente dei migranti, se li porti nei vasti parchi del Vaticano, vende una delle tanti e li campa. Tornando a noi, la Caritas chiede soldi perché non ce la fa più a gestire la massa di pakistani, facilmente verrà a battere cassa nelle varie parrocchie, ma personalmente non caccerò una lira. Siena è una città in crisi, i nostri giovani vanno via perché ci sono sempre meno sbocchi di lavoro e con questi che arrivano che prendono e non danno nulla, conoscono solo i diritti e mai i doveri, la situazione sarà sempre peggio. Lo stesso vale per l’Italia in genere; l’evoluta Svezia, la Germania, l’Inghilterra, la Francia ed altre nazioni europee, stanno iniziando delle politiche restrittive per i migranti e noi che facciamo ce li prendiamo noi queste mine vaganti? Questo governo mi delude meno buonismo e più realismo.

    • Roberto scrive:

      Questo governo di cattivisti alla fine non riesce a fare quello che prometteva di fare. Quindi alla fine ridurre la questione a buonismo o cattivismo non risolve un bel niente.

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.