Trump, Silvione, Dna (e Renzi)
Settimana santa densa di eventi davvero stimolanti: sperando che Putin aspetti ancora qualche settimana prima di dare inizio all’Olocausto nucleare (se saremo ancora integri, sarà gustoso vedere gli italici putiniani che daranno la colpa a chi lo ha provocato, povero Vladimir), ed essendoci poco da commentare sulle Regionali in Friuli (con Fedriga, il quale più che doppia il candidato di Schlein e Conte), ci dedichiamo dunque a Trump – buon amico del succitato Vladimir, peraltro -, poi al Silvio nazionale, infine ad un caso che – fra politica, privacy e pecoreccio – è deflagrato sulle auguste colonne del Corriere della sera di ieri.
IL CASO TRUMP (E WALLACE)
Il 4 aprile 2023 entrerà nella American history, al pari di quel 4 aprile 1968 in cui Martin Luther King fu ucciso al Lorraine hotel di Memphis: da due giorni, Donald Trump è, infatti, il primo ex Presidente degli States ad essere stato incriminato (prima udienza, il 4 dicembre). En passant, segnaliamo la meravigliosa vignetta di Emilio Giannelli sul Corrsera odierno (“Il Presidente che ha lasciato un’impronta”…).
Dal punto di vista giuridico-processuale, sarà un iter a grande rischio per l’accusa, stante la relativa tenuità dei fatti contestati, soprattutto rispetto a ciò che altri Tribunali (vedasi Georgia) pare stiano per fare venire fuori; che poi la vicenda lo possa avvantaggiare politicamente (ed anche finanziariamente, con i vari milioncini di donazioni accumulate), è un aspetto altro: un Giudice – sebbene eletto, come è di norma negli States – non dovrebbe mai pensare alle conseguenze politiche delle sue azioni.
Anyway – come direbbero dalle parti di Trump -, se tutti siamo interessati, nell’hic et nunc, a sapere cosa farà Melania con l’illustre maritino, quello che in prospettiva storica più interessa è invece questo: gli States hanno sempre avuto (almeno) due anime, fra loro del tutto inconciliabili.
Con Trump, l’America antisistema ha finalmente trovato una voce della quale era orfana da circa 50 anni, da quando per la terza volta George Wallace, storico Governatore dell’Alabama, si presentò alle Primarie presidenziali. Allora, ci pensò uno squilibrato, tale Arthur Bremer, il quale il 13 gennaio 1972 gli sparò 5 colpi, uno dei quali colpì il midollo spinale del politico, il quale finì i suoi giorni in sedia a rotelle.
Ah, un dettaglio: George Wallace, era quello che si faceva scrivere i discorsi da un ghost writer del Ku Klux Klan; era l’uomo, il quale usava lo slogan “Segregazione oggi, segregazione domani, segregazione sempre”; era colui che nel 1965 aveva mandato la polizia a bloccare, con fruste e cani, una marcia per i diritti umani; ed era l’uomo che si rendeva scudo umano, pur di non fare entrare gli studenti di colore nelle università: ebbene, questo signore così clamorosamente divisivo, era del Partito democratico, storicamente non a caso nato dalla costola più razzista del Gop (repubblicano). Quando si dice la complessità, eh…
SILVIONE AL SAN RAFFAELE
Stavolta, si teme davvero per la sorte del Silvio nazionale: l’inaspettato ricovero al San Raffaele, con questa forma di leucemia con interessamento polmonare, non è certo cosa da poco, tantomeno da pochissimo. Ed ovviamente, gli 86 anni non aiutano più di tanto (senectus ipsa, morbus est, dicevano i nostri predecessori).
Davvero molto italiano, come Berlusconi sia diventato – data la difficile situazione – una sorta di Pater Patriae, perdendo ogni carica divisiva e delegittimante, che lo avevano per decenni contraddistinto: un processo di rimozione già iniziato da qualche anno, ma in queste ore divenuto inarrestabile.
Vi ricordate quei XXV Aprile che celebravano l’antiberlusconismo militante, a partire da quello – che fu partecipatissimo – del 1994, poco dopo le Elezioni marzoline? La pietas dovrebbe senz’altro essere di tutti, la rimozione di nessuno (quantomeno, fra i commentatori seri).
C’è solo da sperare che il buon Silvio passi anche questa, e che – una volta ripresosi al meglio (il suo medico Scapagnini – poi passato lui, a miglior vita, non il paziente – usava dire che il suo più illustre paziente sarebbe arrivato a 120 anni), abbia modo di riprendere in mano la stampa di questi giorni, per poi dire, con la sua caratteristica parlata lombardo-manageriale:
“Beh, ma tutti quelli che mi chiamavano il Caimano e che scrivevano che ero “unfit to lead Italy”, ora dove sono finiti, cribbio?”…
LA DEPUTATA, IL TEST DEL DNA, LA PRIVACY
La lettera della deputata di Fratelli d’Italia (entrata in Parlamento nel 2018 con i 5 Stelle, da cassiera che era) Rachele Silvestri, sul Corriere della sera di ieri, ha destato un certo scalpore, aprendo una discussione sull’invadenza dei media e sul maschilismo imperanti, in Italia ed in particolare nel Parlamento.
La deputata meloniana sostiene di essere stata nei fatti costretta a ricorrere al test del Dna, per certificare che il suo delizioso pargoletto, di tre soli mesi, è figlio del compagno ufficiale della donna e non di altri, smentendo così le voci – a suo dire calunniose, e noi le diamo ragione a prescindere – di una sua relazione con un deputatone di Fratelli d’Italia (che Il Fatto oggi “sparava” in prima pagina, con tanto di foto…).
Solidarietà di tutto l’emiciclo alla deputata ascolana, ovviamente: i sepolcri imbiancati, sotto Pasqua, sono ancora più imbiancati, nevvero?
Nella redazione del blog, però, serpeggia anche questo dubbio: così facendo, questa antipaticissima storiaccia da buco della serratura, è stata portata a conoscenza dell’opinione pubblica di una intera Nazione. E tra l’altro – sia consentito dire una cosa del tutto generale, di metodo – è del tutto evidente come il succitato test non neghi in alcun modo una relazione adulterina (non fateci spiegare il perché, essendo questo un blog letto da adulti, moltissimi dei quali ben attempati): relazione adulterina che, nel caso della Silvestri, NON c’è assolutamente, ma – lo ribadiamo – il nostro è un discorso di puro metodo.
“…adesso mi sento proprio bene: come liberata, dopo mesi di tritacarne”, ha detto la deputata a Claudio Bozza (Corrierone odierno, pag. 10); da vedere se lo sarà anche il figlio, da adulto, quando andrà a leggersi la lettera della madre…
Ps Matteo Renzi – reduce dalla maratona di Milano, in cui per la prima volta è sceso sotto le 4 ore (dice lui) -, aveva annunciato un passo indietro rispetto alla prima linea: due giorni dopo, infatti, è arrivata la notizia che il senatore di Rignano sarà anche il Direttore editoriale de Il Riformista (di cui è proprietario Alfredo Romeo: digitare su Google per i rapporti con il padre del succitato rignanese).
Il giornale, da par suo, aveva già una spiccatissima attitudine ipergarantista, sotto Piero Sansonetti: nel senso che i Giudici sono dei puzzoni che hanno sempre torto; da domani, Renzi dirigente, le Procure (si immagina quella di Firenze in particolare) saranno bersagliate un giorno sì e l’altro pure. “Manco a dirlo, la linea sarà: sparare sui pm”, scrive Giacomo Amadori sulla odierna Verità. Aspettiamoci fuochi pirotecnici sul Caso Rossi, fra l’altro…
Per quanto concerne Trump, a mio parere l’aspetto politologico più interessante è che the Donald tiene ostaggio il Partito repubblicano: il Gop perderà giustamente le prossime elezioni per questo motivo, e ben gli sta!
Il problema è che se viene rieletto un democratico saranno guai. Salvo le eccezioni BUsh, padre e figlio, tutti i democratici gli ultimi Clinton, Obama, Biden, hanno sempre alimentato guerre in tutto il mondo con la scusa di esportare la democrazia (a proprio vantaggio). Rimbambiden ha fatto scoppiare più guerre nel suo mandato ancora parziale che in quello intero di Trump; quest’ultimo era riuscito a trovare una tregua con la Corea del Sud, la Cina e la Russia. Se poi Trump è uno sciocco per certi suoi atteggiamenti morali e istrionici, saranno problemi con la sua consorte che penso che gliela abbia fatta pagare tante volte. Rimbambiden rischia di alimentare una guerra mondiale. Ricordiamo che gli USA sono sospettati del sabotaggio del Nord Stream 2 causando un danno enorme a noi alleati europei.
“Eccezioni” Bush padre e figlio?
Hahahaha!
Ma mi faccia il piacere…direbbe Toto’
…con la Corea del Sud…
…..iiii Renzi può ben bacchettare i giudici, tanto, male che vada, gode dell’immunita Parlamentare, mica strullo!
Veramente spettacolare la preoccupazione per lo stato di salute del Silvione nazionale da parte dei giornali che lo avevano attaccato nel corso degli anni…
Essere impero comporta costi e sacrifici, Trump raccoglie il malessere conseguente. La popolazione americana dovrà decidere nei prossimi anni se continuare a sostenere il ruolo USA nel mondo o ripiegare.
Nessuna simpatia per il cav politico ma bisogna riconoscere che se il monte avesse avuto più clienti come Berlusconi e meno come De Benedetti le cose sarebbero andate diversamente.
Relativamente al secondo capoverso, pollice alzato!!
È un grosso off-topic ma lo riproporrò fino allo sfinimento:
a mio parere sarebbe incredibilmente interessante e giusto da un punto di vista “morale” che i blogger (ex compresi) che nella scorsa tornata elettorale compattamente si sono schierati in pubblica conferenza per la svolta demossiana, si ripresentassero per dirci 5 anni dopo come sono andate a loro parere le cose e cosa consiglino di fare per la prossima tornata. Ne sento il bisogno, dato che tra acrobatici endorsement, clamorose abiure, ridondanti candidature e l’incredibile media di un candidato in consiglio ogni 80 abitanti, ho seriamente necessità di sapere come la pensi chi ci capisce più di me.
Caro Holden,
il tuo in effetti è proprio un “grosso off-topic”, ma così sia…
Come sempre, ho difficoltà a parlare per me stesso, figuriamoci a nome degli altri bloggers, o ex tali: quindi qualcosina, con la dovuta calma istituzionale, certamente la si dirà, sulle elezioni senesi.
Per iniziare, di certo il fatto che ci siano circa 700 candidati alla carica di Consigliere comunale, non mi pare proprio un esempio di democrazia partecipata, bensì altro: ogni cittadino-votante, in questo mese abbondante che ci separa dalle elezioni (dal Primo turno, peraltro), avrà il piacere di ricevere una media di 5,6 richieste di voto, da parte di amici-conoscenti-parenti. Non tutte richieste – si lascia immaginare – basate sulle idee ed i programmi…
L’eretico
Qualcuno tra i blogger è un pezzo che critica la amministrazione.
Bisognerebbe invece, per dignità, che i partiti che ci hanno governato insieme, dicessero che siccome alle elezioni hanno preso una barca di voti e ora sono al governo, i compromessi che prima gli stavan bene ora non sono più disposti a ingollarli.
Prima il Bellandi gli andava bene e sulle nomine non hanno mai dissentito, perché erano meno forti e per governare gli conveniva far così. Ora sono il primo partito d’Italia e vogliono far per conto loro.
Però bisognerebbe dirlo, perché se fai la parte dello smemorato di Collegno davanti ai cittadini poi qualcuno magari te lo fa anche notare.
Qualcuno tra i blogger potrebbe chiedere scusa…
I bloggers hanno avuto l innegabile merito di aver contribuito a sconfiggere un regime monolitico, che aveva occupato tutti i gangli di potere, con i risultati drammatici degli ultimi anni, che sono sotto gli occhi di tutti.
Adesso dopo cinque anni di amministrazione Demossiana, i cittadini saranno liberi di valutare se questa ha fatto bene oppure no e raffrontarla con quelle precedenti, in nome di quella che si chiama democrazia dell alternanza.
Solo per questo andrebbero ringraziati, e basta!
Io ringrazio chiunque si prenda la briga di garantire degli spazi di confronto e indubbiamente se le cose fossero andate come scrive non avrei potuto far altro che ringraziarli per l’invito (da me accolto) che caldamente ci fecero in conferenza congiunta qualche anno fa. Ma le cose non sono andate così, perché quella che abbiamo vissuto in questo mandato non è stata una democrazia dell’alternanza, quanto piuttosto l’ennesima volta in cui i centri del potere di piccolo cabotaggio nostrano hanno avuto modo di continuare sotto mentite spoglie a gestire il groviglio cittadino, sempre più piccolo ma sempre più stretto. Non è stato un bello spettacolo e la prossima stagione tratrale non si preannuncia diversa.
Certo siamo proprio uno strano paese, abbiamo sempre bisogno di dividerci in fazioni contrapposte ovvero in Guelfi e Ghibellini per intendersi, adesso per forza in putiniani e antiputiniani, ma le posizioni intermedie non hanno diritto di asilo? Se per esempio uno critica l’agire interessato degli Usa è per forza putiniano? Se uno giudica il continuo invio di armi all’Ucraina una follia è putiniano? Perchè francamente questo non mi sembra un modo corretto di imbastire una discussione. Personalmente credo che quella di Putin sia una follia, che il personaggio sia vittima di se stesso e di un sistema di potere che non essendo più democratico deve continuamente essere autoincensato da azioni che ne giustifichino l’indispensabilità e la guerra appare lo strumento più efficace. Detto questo però bisogna fare anche altre considerazioni ovvero che gli Stati Uniti hanno da subito considerato la guerra alla Russia l’unica opzione possibile e trovando in questa numerosi vantaggi sia geopolitici (espansione della Nato e allontanamento dell’Europa dalla dipendenza energetica Russa) che economici (produzione di armamenti e commercio di materie prime) non hanno valuato altre opzioni possibili. Siamo così giunti in un vicolo cieco dove non sembrano esistere altre possibilità che non quella di continuare la guerra all’infinito. Come uscirne non lo so, speriamo non con l’utilizzo di armi nucleari, però mi viene un dubbio legato proprio a Trump (magari sono in errore): ma siamo sicuri che se il presidente Usa fosse stato Trump si sarebbe arrivati a questo casino e non si sarebbe invece tentata prima una mediazione diplomatica, magari tramite un contingente internazionale messo a protezione del Donbass (come in Libano per intendersi) senza bisogno di scatenare una guerra? Purtroppo non lo sapremo mai.
In effetti sappiamo bene cosa ha fatto Trump in Ucraina durante il suo mandato e quindi le sue responsabilità (indirette) sull’attuale situazione.
La guerra in Donbass va avanti ormai dal 2014 e nel corso dell’inchiesta sull’Ucrainagate il 3 dicembre 2019, il Comitato di intelligence della Camera ha pubblicato un rapporto di 300 pagine in cui si specificava che “l’indagine sull’impeachment ha rilevato che il presidente Trump, personalmente e operando attraverso agenti all’interno e all’esterno del governo degli Stati Uniti, ha sollecitato l’interferenza di un governo straniero, l’Ucraina, a beneficio della sua rielezione. A sostegno di questo schema, il presidente Trump ha trattenuto gli aiuti militari USA per combattere la guerra del Donbass contro la popolazione di lingua russa nell’Ucraina orientale.”
400 milioni di dollari di aiuti militari bloccati, per spingere gentilmente Zelensky a far partire indagini sul… figlio di Biden, aiutando quindi se stesso nelle elezioni che di lì a poco avrebbe perso. In caso di rielezione di Trump, diversi analisti ritenevano (secondo me a ragione) che probabilmente avrebbe fatto pagare a Kiev il pur educato rifiuto di partecipare ai suoi regolamenti di conti con Biden…
Non dico che Trump non sia uno pronto a fare qualsiasi scelleratezza pur di mantenere il potere, per esempio l’attacco al congresso credo rappresenti il punto più basso della democrazia americana, detto questo però bisogna anche fare un’analisi basata sulla storia degli USA. In politica estera ci sono periodi in cui si ergono a paladini del mondo (non ho mai capito in base a quale presunto principio di superiorità morale) ed altri in cui si richiudono in se stessi e si occupano principalmente dei loro problemi interni. L’amministrazione Biden è in linea con questo principio di intervento diretto esterno, ma è anche sostenuta da un presidente che più volte ha dato segnali di poca lucidità, e per di più sta coinvolgendo pesantemente gli alleati in un’ avventura il cui esito finale è perlomeno incerto ed in cui apparentemente sono escluse possibilità di trattativa, anzi, forse l’unico con volontà di trattare è proprio il presidente ucraino al quale però, sia da parte USA e che da parte russa vengono continuamente posti degli impedimenti, ma questa è solo una mia opinione personale e quindi non ha valore.
Il parallelo Trump/Wallace mi pare ingeneroso. Probabilmente negli anni 50 e 60 le ferite sociali della guerra civile, conclusa da un centinaio di anni, erano ancora aperte in alcuni stati (a livello nazionale Wallace non ha mai vinto neanche le primarie); d’altronde anche da noi gli strscichi della guerra civile sono ben presenti dopo 80 anni.
Non mi pare che il mandato di Trump abbia rappresentato un rischio oer le libertà e i diritti degli americani; con tutti i difetti che gli riconosco (sopratutto la personalizzazione del ruolo,vstile berlusconi o Renzi e le relative conseguenze, tipo Capital Hill) a me pare che sia stato il presidente più pacifista della storia usa.
Fra i ‘difetti’ ideologici temo molto dj più i progressisti ipocriti della calcel culture, del finto ‘green’, del pensiero unico su guerra, diritti, lgbt, immigrazione, vaccini ecc…
Poi va a finire che magari buttiamo fuori dalla Ue l’Ungheria, dove un parlamento democraticamente eletto ha votato una legge contro l’esposizione ai minori di contenuti che promuovono l’omosessualità, e tiriamo dentro l’Ucraina che perseguita da 9 anni le minoranze e le opposizioni politiche.
Comunque questo ‘progressismo’ sta raccogliendo batoste elettorali in tutta europa (olanda, finlandia, montenegro, italia + friuli)
Interessante lettura sull’innocua e pacifista presidenza Trump oltre che su Capitol Hill conseguenza folcloristica di una personalizzazione renziana del suo mandato nient’affatto pericolosa per la democrazia. Un paio di domande ad anonimo:
1. L’attuale instabilità non potrebbe paradossalmente essere conseguenza del disimpegno politico-militare trumpiano su alcuni fronti (medio oriente in primis) e dall’impegno economico-commerciale su altri (asia orientale)?
2. Ha un pusher locale o ricorre a spedizioni da paesi antiproibizionisti?
Due fatti… 1) Trump (che non mi piace e che di cui non intendo assumere le difese) è stato l’unico presidente Usa a non aver iniziato guerre; 2) i ‘progressisti’ guerrafondai stanno perdendo elezioni ovunque in occidente.
3) mi pare che le piadine della festa dell’unità annebbino parecchio la vista, meglio un pusher onesto
Ha risposto solo alla mia domanda stupida (con la banalità del piddì), mentre ha tralasciato quella importante. La realtà è che nel suo intervento ripropina le solite banalità della vulgata anti imperialista americana, con Trump santo e pacifista e il mondo succube del dominio americano. Nessuno però si chiede mai quali possano essere le origini di questo dominio. Nessuno si interroga sul fatto che l’egemonia americana possa trarre origine non da una volontà nazionalistica di dominio sugli altri, ma dall’origine dell’esperimento USA. Gli Stati Uniti sono fatti da pezzi di tutto il pianeta: il mondo anglosassone, tutti i popoli europei (noi compresi abbondantemente), la Cina, l’Africa, il mondo musulmano e quello ebraico. Sono tutti noi e la realtà è che tutti noi ce ne siamo sentiti parte e per questo ne abbiamo accettato il ruolo internazionale. Questo fino ai nostri giorni, alquanto bui, nei quali i rigurgiti isolazionisti che hanno sempre attraversato la storia statunitense spinti dalla componente bianca e cristiana, oggi ben rappresentati da Trump hanno minato l’esperimento sul fronte atlantico, mentre nel nostro occidente declinante è diventato di moda il rifiuto del patto che ci ha dato democrazia, benessere e pace, alla ricerca di una libertà che ci sta portando alla povertà, alla guerra e al dispotismo.
Ora mi vado a fare una piadina va…
Però non mi torna una cosa, ovvero, come mai il partito di destra più a destra e più votato della maggioranza politica italiana spalleggia il progressista/guerrafondaio Biden senza se e senza ma?
Perché abbiamo 100 atomiche americane e chiunque governerà l’Italia finché saremo militarmente occupati sarà filo americano
E noi toscani una grossa base militare americana l’abbiamo nell’estesa pineta di Tirrenia tra Pisa e Livorno. Insomma l’ex Tombolo covo di contrabbando, mercato nero ed altro di locali e soldati americani nel periodo successivo alla liberazione degli Alleati ed altri anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ora le varie attrezzature militari le hanno messe all’interno della pineta, ma fino a pochi anni fa accanto alla strada che porta a Tirrenia si vedevano schierate file lunghissime di camionette, cannoncini ed aerei bombardieri. Se ci proviamo a fare qualcosa loro sono già qui a calmarci i bollenti spiriti.
Sono d’accordo anche se qualche mangiatore di piadina è di tutt’altra opinione, ma siamo in democrazia, più o meno, quindi…..liberi tutti.
Ma i ripetuti avvistamenti a Siena e dintorni di Francus chianinus diabolikus e consorte dipendono soltanto dall’arrivo della primavera?
Di fronte a Putin e a quello che rappresenta in termini di rischio, vista la personalità che lo caratterizza, non mi riesce prendere in seria considerazione niente, neanche Siena…
Renzi, meno che mai. A meno che, sopravvissuti e integri, non abbiamo la possibilità di procurarci una fionda o una cerbottana che spari bombette di carta puzzolenti…aiuto…
Fuori argomento, ma interessante perché tra poco a Siena si vota. Ho notato trai vari manifesti, quelli della sinistra intatti quelli del centro destra e principalmente quelli con l’immagine della Meloni strappati. Si pone quindi una domanda per i sinistrorsi, buonisti, paladini della democrazia e della libertà di opinione: come li definiamo questi gesti fascismo od altro?
Ma perché si candida a sindaco pure la Meloni?
Un’affermazione del genere non meriterebbe nemmeno una risposta. Ma farei notare che lo sfregiare qualunque manifesto di argomento politico è gesto di intolleranza. Ogni manifesto ha una scadenza e ci pensa il Comune a toglierlo di torno. La condizione dei manifesti strappati era ottima e segno che erano di recente esposizione e quindi il termine della rimozione lontana. Ho parlato anche troppo, fascismo di sinistra.
Trattavasi di innocente battuta per sottolineare il vuoto politico locale che costringe a ricorrere ad espedienti per ravanare qualche voto. Prego astenersi da imbiancature di sepolcri e da lezioni di morale da un pulpito dal quale negli anni di intolleranza politica ma soprattutto razziale ne abbiamo lette di ogni.
Ma se qualcuno vuole essere superiore non deve abbassarsi a chi considera inferiore. Criticare il fascismo è giusto, ma è sbagliato poi comportarsi nello stesso modo con chi la pensa diversamente. Tornando, per esempio, ai fatti di Firenze, quei ragazzi di destra che facevano volantinaggio davanti alla scuola dovevano essere ignorati invece sono stati pestati, poi altri stupidi della parte avversa sono arrivati vendicandosi stupidamente. Una stupida rissa tra stupidi ragazzi, la violenza o rossa o nera è sempre sbagliata.
Fuori argomento, mi piacerebbe un tuo commento sul libro di Tommaso Strambi: Siena, la sua banca è una scomoda
verità. A me è parsa una rigorosa ricostruzione degli eventi che hanno coinvolto la banca e purtroppo la fine del povero Rossi.
Caro Michele, non ho ancora avuto modo di leggerlo, solo di sfogliarlo: ne ho da fare troppe, sic…
Quanto a Strambi, conosceva certo assai bene David Rossi, ed in Commissione parlamentare – lo scrivo per chi non lo sapesse, o facesse finta di non saperlo – ha espresso, in modo chiaro, la sua convinzione suicidaria.
L’eretico