Eretico di SienaPadre Georg, Vialli, Piccini - Eretico di Siena

Padre Georg, Vialli, Piccini

Settimana parecchio intensa, la prima del 2023: parleremo delle turbolenze vaticane, prima e dopo il funerale di Benedetto XVI; in seguito, della morte, purtroppo prematura, di Gianluca Vialli, lo “Stradivialli” di Gianni Brera; infine, tocca tornare sulla Biblioteca comunale, divenuta piatto ricco per le polemiche di alcuni, noti politici locali: questa settimana tocca a Pierluigi Piccini, ma siamo già pronti anche ad un secondo tempo con Bruno Valentini, che immaginiamo fremente di dire la sua. Non avendo alcunché né da nascondere, né di cui vergognarsi (anzi: molto di cui andare davvero orgogliosi), noi ci siamo: avanti il prossimo, dunque…

 

I FUNERALI DI RATZINGER, L’INTERVISTA DI GANSWEIN

E così, per non farci mancare alcunché, ci siamo visti (pochi minuti, peraltro) anche i funerali del Papa emerito, officiati – solo in parte – dal Papa regnante: con buona partecipazione di fedeli (molti meno che per Giovanni Paolo II, ovviamente, e meno anche che per Pelé, se non sembra blasfema la cosa), con annesso contorno di polemiche.

Probabilmente l’editorialista del Corriere della sera Massimo Franco ha ragione: la scomparsa di Ratzinger – il quale non voleva lo scontro personale con il suo successore – scatenerà, invece che mettere a tacere, quel variegato mondo tradizionalista per il quale Benedetto XVI era di fatto sempre regnante, in qualche modo; e certo, va detto che le dichiarazioni rilasciate a vari media – fra i quali Repubblica – da Padre Georg Ganswein, sono autentiche bottiglie molotov contro il magistero e la figura di Papa Francesco.

Dice, il Georg ormai 66enne, che il Papa argentino non si fidava dell’emerito tedesco (!); aggiunge che il documento del 2021 contro la Messa in Latino, voluto da Francesco (“Traditionis custodes”), abbia fatto soffrire assai l’ormai declinante Ratzinger; evoca il Maligno, ovviamente orientato dai bergogliani contro il bavarese, ci mancherebbe; fa soprattutto capire come il buen retiro vaticano del tandem Ganswein-Ratzinger, il monastero Mater ecclesiae, fosse divenuto, dal 2013 in avanti, una sorta di Casa d’accoglienza: non per migranti, ma per tutti i critici, e potenzialmente scismatici, delusi dalla svolta progressista, peraltro scontata, di Bergoglio. Come dire: sono dichiarazioni a dir poco incendiarie, tirate fuori dal principale collaboratore di Ratzinger (da lui creato Arcivescovo), financo prima del funerale di giovedì mattina.

Cosa succederà nel futuro del papato bergogliano, ad oggi è impossibile a dirsi: gli uomini che fanno la Historia, neanche loro sanno che storia fanno, ed in Vaticano vale all’ennesimo grado l’aurea riflessione di uno che la sapeva lunga.

Da osservatori ben esterni, ci permettiamo di fare notare che sembra di assistere al comportamento dei quattro manzoniani capponi che Renzo porta all’Azzeccagarbugli: i quali sono lì, a beccarsi l’uno con l’altro (“s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente fra compagni di sventura”), invece di darsi una mano, visto il contesto; in Vaticano, abbiamo uno scisma di fatto fra due concezioni diverse di Chiesa, ma entrambe le parti sono destinate ad una sempre maggiore irrilevanza nella quotidianità delle persone, specie dei giovani.

Cosa che – visto che non è certo il migliore Illuminismo a vincere, bensì il Dio del consumismo avaloriale -, ci amareggia ed inquieta ad un tempo…

 

LA MORTE DI VIALLI

Ha suscitato grande partecipazione, la prematura scomparsa di Gianluca Vialli (classe 1964): giocatore totemico per tutte le squadre in cui ha giocato (Cremonese, poi Sampdoria – con cui vinse uno straordinario, scoppiettante, scudetto -, la Juventus ipervincente di Marcello Lippi, infine il Chelsea, di cui per un periodo fu allenatore e giocatore ad un tempo). Persona garbata, dai modi gentili, uno dei pochi calciatori proveniente dall’alta borghesia (pare arrivasse agli allenamenti con l’autista, da ragazzo), ma al contempo dedito ad allenamenti duri e rigorosi, con una etica del lavoro da calvinista del pallone.

La sua dipartita, anche per questione generazionale, ci addolora assai; ci piace ricordarlo in un momento particolare, senz’altro difficile per lui, ma in cui seppe comunque distinguersi, pur restando a mezza strada.

Processo contro la Juventus per la questione doping, principali imputati Giraudo ed il medico sociale dottor Agricola; Vialli era già stato sentito – dal famoso PM Guariniello -, ma clamorosamente, dopo la sua deposizione, in un’intervista radiofonica aveva fatto intendere che, insomma, il grande accusatore Zeman qualche ragione ce l’aveva (alla fine, dopo una condanna in primo grado ed una assoluzione in Appello, il medico Agricola si salvò per prescrizione, ma fu accertato l’abuso di farmaci).

Vialli fu dunque richiamato in Tribunale: lo potete vedere su Youtube, da “Un giorno in pretura”. Una presenza davvero strana, la sua: mentre gli altri juventini procedevano solo a colpi di “non ricordo”, o tiravano fuori cose incommentabili (anche il nostro idolo Angelone Peruzzi, straordinario portiere, sic), Vialli era come Eracle davanti al famoso bivio: si capisce benissimo che avrebbe voluto parlare, ma che non poteva.

Da una parte, faceva capire – partendo dalla succitata intervista – che la questione del doping c’era (tirando fuori la questione del doping consapevole e di quello inconsapevole), eccome se c’era, nell’ambiente; dall’altra, minimizzando (un po’ di Voltaren se uno ha male alla caviglia, per giocare comunque, sarà pur normale, no?), e guardandosi bene dall’andare oltre. Non fece come Eracle, prese la strada più facile, alla fine: ma lui, quantomeno, un passo verso la direzione più difficile ed ardua lo fece. Per quel mondo, non fu poco: non si trattò certo di un atto di coraggio, tantomeno eroico, ma un barlume di desiderio di verità, negli altri assente, in lui c’era. Era come se il Superego e l’Es facessero a cazzotti, dandosele di santa ragione, buscandone un po’ per uno.

Nessuno può dire se il cancro al pancreas possa essere stato cagionato da quel periodo, e semmai possono azzardare congetture i medici; a noi, insieme ai tanti bei goals (che univano potenza e tecnica), Stradivialli piace ricordarlo così: a modo suo, con tutti gli umani tentennamenti, capace comunque di distinguersi dagli altri, anche rischiando di mettersi nei guai…

 

L’ATTACCO DI PIERLUIGI PICCINI

Era da un po’ di tempo che Pierluigi Piccini non attaccava lo scrivente, ergo è con vivo piacere che si è letto il pezzo che ha vergato sul suo blog a proposito della Comunale, per meglio dire contro lo scrivente; e il piacere è ancora più grande – inutile nasconderlo -, dal momento in cui – nella foga dell’attacco – l’ex Sindaco è caduto in una serie di inesattezze niente male (la prossima volta, consigliamo migliore verifica della documentazione: si fa per chiacchierare, eh).

Ad essere pignoli, già a partire dal titolo (“Ma siamo sicuri che il Presidente Ascheri conosce lo Statuto e il Regolamento della Biblioteca comunale”) si potrebbe eccepire sull’uso dell’indicativo invece che del congiuntivo: rilievo bagatellario, certo, ma è pur sempre il titolo del pezzo, e poi, da uno che ha 3 o 4 lauree e che è esperto di tutto l’umano scibile, si può pretendere questo ed altro, suvvia.

Nel concreto, poi, non si capisce proprio perché quello intercorso fra lo scrivente ed il Segretario comunale, dottor Caridi, sarebbe da considerarsi un “discutibile contatto personale”? Significa forse che un Presidente di una istituzione comunale non può parlare con il Segretario comunale (del medesimo Comune), di grazia? Se è così, allora me ne scuso, e financo mi pento e mi dolgo (di essere caduto in tentazione anche con il precedente Segretario, fra l’altro): se Piccini ce l’ha con il dottor Caridi, cose sue, ma qui si accusa il Presidente. Il quale, fra l’altro, esattamente una dozzina di secondi dopo quella “scandalosa” telefonata intercorsa con il Segretario Caridi, ha immantinente chiamato la Direttrice Annalisa Pezzo per varie cose, fra le quali la comunicazione sul non rinnovo della P.O. da parte del Comune; una volta, si diceva “ambasciator non porta pena”: non per Piccini, evidentemente…

Best has yet to come, anyway: “una brutta vicenda”, per Piccini, quella della “partecipazione del presidente Ascheri all’incontro con il personale” del 13 dicembre scorso. Giustamente, Piccini aggiunge che “il Presidente non dispone di alcuna competenza in ordine alla gestione del personale”: questa l’ha detta giusta, toh, ed infatti è proprio il motivo per il quale chi vuole mettere di mezzo il Cda da me presieduto per i problemi con i sindacati (e non solo), commette un errore madornale. L’avevo già scritto io, e a caratteri cubitali, nel precedente articolo del mio blog, in risposta ai rilievi mossi nel sito di Luciano Peccianti (articolo che Piccini dovrebbe avere letto, visto che lo cita all’inizio del suo pezzo: oppure, forse, opera una lettura selettiva, boh).

In ogni caso, si era presenti, quella mattina in Comunale, solo in quanto era assente per malattia la Direttrice (da ottobre), e – come possono testimoniare tutti i dipendenti presenti – il Presidente ha subito detto, e a chiarissime lettere, di essere in loco solo perché la Direttrice era assente, e che si sarebbe limitato a salutare i due esponenti comunali presenti, per fisiologica correttezza istituzionale (tra l’altro, il dottor Caridi era la prima volta che lo vedevo, a dirla tutta).

Gran finale: “Direttore che risulta assente e non avvertito” (in merito all’incontro di cui sopra), scrive, scandalizzato, Pierluigi Piccini; peccato che, non appena dagli uffici del Sindaco mi arrivò la comunicazione che ci sarebbe stato questo incontro del 13 dicembre, io abbia immediatamente avvertito la dottoressa Pezzo, la quale infatti lo seppe da me, prima ancora che arrivasse la comunicazione ufficiale negli uffici della Comunale. Guarda un po’.

Ergo: la Direttrice non c’era, quella mattina, semplicemente perché in malattia da circa due mesi; in secondo luogo, la “non avvertita” era del tutto informata, avvertita, dell’evento, addirittura in tempo reale; in terzo luogo, era stata avvertita, prima che da altri, proprio da chi scrive.

Si fa per chiacchierare, ovviamente, ci mancherebbe…

 

Ps (domenicale) Speravo di scrivere anche qualcosa di culturale, questa domenica, ma non ne ho proprio il tempo materiale; ne approfitto, comunque, per segnalare (è anche sulla Nazione odierna) che è uscito il programma di gennaio degli incontri nella Sala storica della Comunale (migliore risposta a chi critica senza conoscere, nonché dimostrazione che l’attività della biblioteca va avanti, a differenza di ciò che certi interventi farebbe pensare): si parte mercoledì, alle 17,30, con un incontro sulla figura di Luciano Bianciardi, con la sua “vita agra” fra Letteratura (di cui dirò io) e Cinema, sul quale discetterà l’ottimo Vincenzino Coli. Appuntamento di qualità, per ricordare una figura davvero significativa del panorama culturale italiano del Novecento.

 

 

 

5 Commenti su Padre Georg, Vialli, Piccini

  1. Ics scrive:

    Il calcio, come il Palio, è una metafora della vita. Il risultato, spesso imprevedibile, di talento, strategia e fortuna.
    A Vialli va riconosciuto il merito, sempre più raro di questi tempi, di averla affrontata con intelligenza e tenacia.

    Un si capisce come mai in Italia sul tema personale nel pubblico è sempre sottodimensionato e nel privato so’ sempre necessari tagli…

    Certo una volta ci si fogava per i 9 miliardi di Antonveneta… Quasi completa la trasformazione di Siena nella Gran San Gimignano

  2. Eretico scrive:

    Caro Ics,
    non male la definizione di Siena come la “Gran San Gimignano” (a proposito, qualcuno sa che fine abbia fatto uno dei nostri riferimenti politici dei bei tempi, Gabriellone Mancini?)…

    Al buon Cacaccia, invece, ho censurato il commento: c’è una parolina abbinata all’ottimo Pierluigi Piccini che potrebbe farti avere guai, ergo riformula premettendo altro (“ex Sindaco”, per farla breve; ovvero, e meglio ancora, “plurilaureato esperto di ogni anfratto dello umano scibile”: un po’ lunga, ma calzante)…

    L’eretico

  3. Una collega (in pensione) scrive:

    Certo che questa senese è una politica strana: il Presidente Ascheri dal 2018 (a parte la parentesi Covid) ha saputo offrire decine e decine di eventi di livello culturale, qualcuno davvero altissimo, ero presente e lo dico a tutti. In sala storica ed in Fortezza medicea.
    Da quel che mi risulta, ha fatto e sta facendo tutto per puro spirito di civismo, senza averci guadagnato un euro o prebende pagate: con tutta la simpatia per l’Assessore alla Cultura attuale, io credo che Raffaele sarebbe stato perfetto per il ruolo. Dopodiché, per una cosa che riguarda, da quello che ho capito, un duro contrasto fra il Comune e la Direttrice (che non conosco), si va a tirare di mezzo lui.
    Conoscendoti,caro Raffaele, so già la risposta, ma la domanda me la permetto lo stesso: ma chi te lo fa fare? Pensi valga la pena di controbattere ai non argomenti dell’ex Sindaco Piccini?

    • Eretico scrive:

      Cara collega-pensionata,
      che dirti? Qualche volta, in effetti, viene anche voglia di gettare la spugna (anche perché i giramenti di palline al lavoro, beh quelli sono fisiologicamente inevitabili, però pagati, poco o tanto), ma poi la soddisfazione, per esempio, di vedere la gente che partecipa ad eventi – effettivamente quasi sempre di alto profilo – ripaga di tutti i succitati giramenti.
      Gente che arriva curiosa, ed esce di solito – per quello che si intuisce – gratificata, perché la dantesca “canoscenza” libera endorfine e dopamina (ormai lo dicono anche i neurologi, eh).
      Diciamo che c’è tanta gente – ben più lodevole dello scrivente, e lo dico sul serio – che dedica ore della propria giornata ai bisognosi ed ai malati, mentre io mi occupo di volontariato culturale.
      Certo, di solito i volontari sono (giustamente) sacri, protetti dal loro ruolo: l’avete mai sentita una polemica con i volontari? Si vede che, invece, quelli culturali, lo sono meno, quantomeno per i Piccini della situazione…
      fossero questi i problemi, comunque: tra l’altro, a me polemizzare – come noto – diverte anche, specie quando non è poi così difficile fare emergere le inesattezze dell’aggressore (in senso bloggeristico, eh)…

      L’eretico (qui,soprattutto, Presidente)

  4. m.c. scrive:

    Intervista Gänswein-
    C’è questa intervista di Ezio Mauro del 5 gennaio su RaiTre (registrata prima di Natale) a mons.Gänswein. Interessanti alcune affermazioni che mi sono appuntata.
    La prima è che “immediatamente prima del Conclave (nel 2005)” Ratzinger denuncia “..la sporcizia che c’è dentro la chiesa”.Dunque, già in tempi non sospetti, era forse consapevole delle vicende e dei vizi che poi sarebbero trapelate qualche anno dopo con il vatileaks (cui durante il pontificato pensava di porre rimedio solo con una “sterzata di carattere dottrinale”).
    La seconda cosa interessante è la sua prima omelia a inizio pontificato in cui chiede ai fedeli ” pregate perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. Anche questa è un’affermazione bella pesante che, forse, stabilisce proprio un nesso causale con la prima.
    La terza, è la sua promessa solenne di “incondizionata reverenza ed obbedienza” al suo successore. Affermazione cui il Gänswein stesso darà sostegno nella sua conclusiva risposta negli ultimi 5 minuti di intervista con Ezio Mauro :” ..anche se si chiama ‘papa emerito’ Benedetto XVI, è uno solo il papa regnante e questo è Francesco”. E conclude di nuovo dicendo ” non c’è nessun dubbio che c’è un solo papa e si chiama Francesco”.

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