L’Aquila, La Russa, Fontana
Settimana assai intensa dal punto di vista politologico, con un’accelerazione in questi ultimi due giorni, in attesa del Governo che verrà: elezioni dei Presidenti del Senato e della Camera, non proprio della Tuberosa (con il massimo rispetto per il luogo cult di selvaiola memoria); ma è con un altro argomento, che non si può non partire…
L’AQUILA: UNA SENTENZA VERGOGNOSA
La sentenza civile del Tribunale aquilano che alleggerisce sensibilmente – del 30% – i risarcimenti dovuti alle famiglie degli studenti morti in quel maledetto 6 aprile 2009, merita almeno una riflessione di fondo.
La riflessione: in linea di principio, non vi è dubbio che anche una vittima possa essere del tutto corresponsabile di una tragedia (lo diciamo, perché – leggendo alcuni commentatori da chat – pare che così non dovrebbe mai essere); vale per ciò che succede, per fare solo l’esempio più scontato, sulle strade: uno muore, ma può essere benissimo che ci sia una sua responsabilità, o almeno corresponsabilità, nel cagionare il drammatico sinistro. Elementare, Watson: non per tutti, però, e questo fa capire come ormai si tenda a scrivere autentiche idiozie sui social, senza nemmeno curarsi di azionare vagamente i neuroni prima della digitazione.
Nella città abruzzese, però, non è certo andata così: dopo uno sciame sismico preterremoto che si era dilatato per settimane e settimane, erano state proprio le autorità preposte (con fior di sismologi che, infatti, andarono a loro volta sotto processo per questo: assolti in Appello, certo) a rassicurare la popolazione, fino a quello stesso 6 aprile. Lo sciame sismico – a sentire loro – serviva per scaricare l’energia: bisognava essene contenti, insomma.
Ergo, che cosa avrebbero dovuto fare gli studenti? Oggi viene fuori – grazie al Messaggero – che c’è un’altra sentenza (sempre civile), di un anno fa e sempre inerente al crollo della stessa palazzina: la quale va in senso diametralmente opposto rispetto a quella di cui sopra; ancora una volta, ai tanti che criticano il Penale, ci sentiamo di ribadire che la primissima urgenza della Giustizia italiana è il Civile…
LA RUSSA PRESIDENTE: PACIFICAZIONE?
Sono possibili (almeno) due letture, riguardo all’elezione di Ignazio La Russa (secondo nome, pare, Benito…) alla seconda carica dello Stato: quella pessimistica e quella ottimistica.
Sulla prima, c’è poco di nuovo da dire: La Russa viene dalla Destra missina, chi conosce la politica italiana lo sa sin dai Settanta, quando era ben presente nella Milano dell’epoca, attivo come militante e poi anche come avvocato (Caso Ramelli, per esempio); non c’è bisogno di sapere se – e nel caso, quanti – ci siano busti del Gran mascellone in casa sua, per trarne le dovute conclusioni.
Seconda lettura, assai diversa: esattamente come Giorgia Meloni, La Russa è una figura che ha soprattutto ansia di legittimazione personale, nonché una gran voglia di essere colui che – insieme alla succitata – chiude da Destra la interminabile fase del post 1945; le sue parole di ieri – ovviamente da contestualizzare – allo scrivente sono parse, almeno in parte, sincere, e quando è andato dalla senatrice a vita Liliana Segre a fare dono dei fiori, colui che pure per anni ha ricordato allo scrivente Mefistofele (come facies, eh), sembrava commosso sul serio.
La fase della pacificazione post 1945, peraltro, l’avevano voluta figure, certo non sospettabili di filofascismo, della Sinistra pidiessina (Luciano Violante, nel 1994, con le sue aperture anche verso i giovani di Salò: e sono passati quasi 30 anni!); se la pacificazione arrivasse oggi, questa redazione – con tutti i distinguo del caso, ci mancherebbe – ne sarebbe lieta.
La “vigilanza antifascista” – come si diceva nei “gloriosi” Settanta – sia sempre attivissima, h 24: ma se anche si guarda un po’ avanti – senza dimenticare alcunché del pregresso -, non c’è che da guadagnare. Per la Destra, per la Sinistra, per i mezzingoli: per la povera Italia, tanto per capirsi…
FONTANA, L’UOMO SBAGLIATO AL POSTO SBAGLIATO
L’elezione alla presidenza della Camera dei deputati del leghista veronese Lorenzo Fontana, invece, a nostro modestissimo parere, è un qualcosa di profondamente sbagliato: dispiace dirlo, ma proprio per la persona in sé. All’interno della stessa Lega c’erano altre figure che avrebbero potuto rivestire il ruolo istituzionale di Fontana – il terzo dello Stato – con un profilo, uno standing come si usa dire oggi, ben diverso.
Non vogliamo neanche andare a tirare fuori il suo filoputinismo: lasciamo perdere, visto che adesso lui stesso lo metterà in soffitta (W Paragone e gli altri, che non nascondono le loro simpatie!); il suo atteggiamento da rigorista cattolico, però, resta francamente intollerabile, per un incarico istituzionale di questo livello. Se ne vuole fare l’anti-Boldrini? Vorrebbe dire rincorrere l’errore altrui: di male in peggio.
E mentre ieri La Russa proponeva di inserire nel Pantheon delle date italiane (in aggiunta al 1 maggio, al 2 giugno, ed anche al XXV aprile) quella dell’insediamento del primo Parlamento italiano, ecco che oggi il neoPresidente della Camera legittima una “autonomia” che è la versione rivestita di ben altro.
Stamattina spiegavo ai ragazzi la Terza Guerra d’Indipendenza (1866): quella con la quale il Regno d’Italia fece diventare finalmente italiano il Veneto (grazie alla Prussia, peraltro). La Historia, in questo 2022, si diverte davvero a fare – ed a farci fare – dei giri a dir poco strani…
Ottime scelte! Onore! Ci siamo ripresi quello che ci appartiene da sempre! Dio Patria Famiglia! Arde la Fiamma Tricolore!
Ancora ti illudi?
Ma cosa vi siete ripresi che vi apparteneva? e poi, chi siete?
La Meloni vi sistema per bene.
Ma chi se ne frega di quello che pensi! Si comanda noi! Punto!
“Noi” . Svegliati dal tuo sogno, o sei nel novero di chi conta, o continui a comandare come hai comandato fino ad oggi.
Secondo me tanti figli, nipoti e pronipoti di patrioti nazionalisti costretti ad abbandonare il sacro suolo italico nel dopo guerra avrebbero il grandissimo desiderio di tornare in Italia per fare nuovamente il bene del paese. Il viaggio inverso lo auguro a gente come Roberto. La ruota gira caro Roberto… e bella ciao ciao ciao…
Per Pierpaolo
non so a chi ti riferisci, ma penso che quelli che sono andati via so tutti morti, e i figli e nipoti si so fatti una vita e non ci pensano proprio a tornare. Ma tu, invece di buttare la palla in calcio d’angolo, ancora non hai risposto alle mie domande.
Caro Raffaele,
è indubitabile che la “ducetta”, come la chiama Dagospia, abbia voluto dare una prima prova muscolare.
Ne ha fatto le spese il Banana (ancora by Dagospia), che, come ha argutamente commentato Alessandro Sallusti, al suo ritorno dall’esilio, come Napoleone, ha incontrato la sua Waterloo.
Così sono stati eletti due presidenti certamente di parte.
Personalmente preferisco sempre gente nettamente schierata a soggetti (giornalisti o Presidenti della Repubblica che siano) apparentemente equanimi, che poi – alla prova dei fatti – si rivelano i più faziosi in assoluto.
Insomma, ben venga il superamento della palude felpata di stampo post-democristiano nella quale – alla fine – sono stati fagocitati pure i loro originari arcinemici rossi.
Come sempre, quindi, aspetterei la prova dei fatti, perché, se si è intellettualmente onesti, chi è decisamente di parte riesce a diventare anche assolutamente istituzionale.
Un esempio pratico: Sandro Pertini.
Un clamoroso insuccesso: Laura Boldrini.
I due neopresidenti in parola hanno fatto anche esperienza come ministri e non mi risulterebbe che abbiano inanellato disastri come Azzolina o Speranza …
Quindi, per favore, accantoniamo un attimo i pregiudizi e vediamo come si muoveranno.
Come dicevano per le lavatrici (quando le producevano ancora in Italia): fatti non parole.
Quindi, da cinici (in senso filosofico …), sospendiamo il giudizio, anzi il pregiudizio.
È triste rallegrarsi o riempirsi di orgoglio per disastri non fatti, e non per cose memorabili fatte.
Caro Roberto, orgoglio, rallegramenti, cose memorabili (quali?), ma cosa c’entrano?
Res non verba.
Condivido in toto le riflessioni dell’Eretico, infatti mentre di La Russa ho apprezzato il tentativo di rifarsi al discorso della Segre seppure con qualche difficoltà, come per esempio quando è stato fatto riferimento all’assassinio di Matteotti (la destra nostrana ha ancora qualche problemino non risolto con il passato), comunque via, a parte un po’ di imbarazzo e qualche ambiguità, si percepisce che il presidente La Russa è un politico di lungo corso capace di navigare anche in acque difficili. Su Fontana invece la situazione appare meno limpida, rappresenta una minoranza della popolazione italiana, sono certo che non solo a sinistra, ma anche a destra molti sono lontani dal suo modo di ragionare da ultrà cattolico, è veramente un nome divisivo e penso difficilmente difendibile anche dai suoi: ma veramente la Lega non aveva un nome meno caratterizzato ideologicamente per la terza carica dello stato? Sulla sentenza sui risarcimenti che dire: delle volte la magistratura offre più che validi assist a chi è interassato a screditarla. Buon pomeriggio.
Posso essere d’accordo che poteva essere scelto persona meno integralista di Fontana, ma dopo anni di Boldrini, di Zan ecc. può effettivamente aver prevalso – è un errore dice l’Eretico – il sentiment opposto.
Non sono invece d’accordo che sulla famiglia naturale e movimento lgbt rappresenti una minoranza degli italiani…..ma, forse, più una maggioranza “ silenziosa”.
Caro Eretico, mi associo a Cecco e ti faccio i miei complimenti: hai scritto cose che mi sento di appoggiare e di condividere al 100%.
All’avvocato Panzieri dico che è logico che bisogna aspettare i fatti, però se La Russa – un po’ furbescamente, un po’ sinceramente – i suoi conti con il passato sembra averli fatti, la terza carica dello Stato non mi pare abbia ripudiato assolutamente niente di ciò che dal 2018 sostiene, né che abbia nessuna intenzione di farlo. Invece di dire che a lui piace Ratzinger o magari Pio X, ha tirato fuori dal cilindro Papa Francesco, brand per tutti: grande furbata, ma niente più di quella.
https://www.ilgiornale.it/news/cronache/mancava-ciliegina-vauro-getta-sterco-sul-presidente-fontana-2076030.html
Sinceramente questa storia delle patenti e delle pregiudiziali mi pare assurda e antistorica.
Comunque, visto che produce buoni frutti (oltre anche a qualche querela, immagino), seguitiamo pure: FdI è primo partito (32%) anche a S. Anna di Stazzema …
Mica sarà venuta finalmente l’ora di occuparsi di problemi reali?
Caro avvocato, lei esorta ad occuparsi di “problemi reali”: specie in tempi come questi, come si fa a non darle piena ragione? Quindi lasciamo stare tutta la questione dei diritti civili (che poi, se toccano qualcuno sulla sua pelle, mi pare siano reali parecchio), e veniamo al punto: Fontana ha sempre mostrato simpatia per Putin e per il suo modo di gestire il potere a casa sua. Questo rientra fra i problemi reali, o anche questa è una cosa da radical chic?
Caro Mazinga Z (anche se io, senza offesa, preferivo il vecchio Goldrake),
“i diritti” (espressione politicamente abusata e quindi purtroppo come tale svalutata) in Italia – ti assicuro – sono garantiti (speriamo soltanto di poterceli permettere in futuro perché costano) e Putin per fortuna governa in Russia.
Se dovessimo, però, fare la lista degli amici di Putin quello che è rimasto in panne col bus elettrico (!) se la vedrebbe col Banana per la prima posizione.
Ognuno di noi, poi, ha le sue convinzioni (né Fontana né Boldrini hanno opinioni affini alle mie), ma quando diventa rappresentante delle istituzioni dovrebbe lasciare la propria casacca.
Vediamo se costui (io non so neanche bene chi sia …) ci riuscirà.
Mi ripeto: Pertini c’è riuscito ed ha unito una nazione, Boldrini no e non è neanche riuscita a dividerla.
La cosa da radical chic è – perdonami – soltanto il pregiudizio spocchioso.
L’Eretico, che ormai è internazionale, scrive spesso: wait and see.
Perfino Mao si sedeva in riva la fiume ed aspettava.
I cinici nell’antica grecia sospendevano il giudizio.
E tu vorresti essere da meno?
Alabarda spaziale!