L’eretico a giro (I): Torino, fra Lombroso e chiusure (più Dugin)…
Un paio di pezzi, per la settimanina di vacanze estive; stasera scrivo dalla Francia, da Chambéry in particolare (domenica guardo di rendicontare anche la parta savoiarda della trasfertona, se possibile), ma in questo pezzo si inserisce qualche impressione sulla prima parte della vacanza, quella torinese…
IL MUSEO LOMBROSO: DA NON MANCARE
Non ero mai stato al Museo di Antropologia criminale di Torino, di fatto il Museo dedicato a Cesare Lombroso (gestito dall’Università): una visita la consiglio toto corde a tutti i lettori, perché in poche sale la struttura condensa bene l’ampliezza dei campi di interesse lombrosiani. Io ci sono andato per un motivo specifico (Lombroso si è occupato anche di Giacomo Leopardi, stranamente mai citato in modo diretto all’interno delle didascalie museali), ma ci ho trovato tematiche di enorme interesse: dalla lotta alla pellagra, alla questione dell’atavismo, con le sue idee financo sui tatuaggi (smentite anche queste dall’oggi, peraltro).
Lombroso era un positivista, ma un positivista che non aveva un approccio fideistico con la Scienza, a differenza di ciò che si pensa spesso; aveva avuto le sue sbandate (financo lo spiritismo, pensate un pochino!), ma le seppe ammettere. Le sue teorie sulla fisiognomica sono ormai destituite, e da tempo, di ogni valore prettamente scientifico, e la sua idea sulla fossetta cranica del brigante (che poi era un ladro, niente più) Villella ha fatto scuola: in senso negativo, però.
Ciò detto, quei due o tre medici legali che ho avuto la ventura, in tempi diversi, di frequentare, mi hanno sempre detto più o meno questo, in modo non troppo dissimile da ciò che sosteneva don Benedetto Croce sulle superstizioni (vale a dire che lui ovviamente non ci credeva, però quando vedeva un gatto nero passava dall’altra parte della strada): “Ah, le teorie di Lombroso sono antiscientifiche, superate, crudeli, ci mancherebbe; però, a pensarci bene…”.
UNA CAPITALE (EX) DESERTA
Come tutti i lettori sanno (speriamolo, almeno…), Torino è stata la prima Capitale del Regno di Italia, prima del capolavoro sabaudo di prendere per il sederino Napoleone III, spostandola a Firenze, dopo la Convenzione di settembre (1864); in più, è una città da circa un milioncino di abitanti: non è Carpineto-Barontoli, insomma.
Inoltre, da anni le metropoli del fu triangolo industriale ci vengono dipinte dai media come “non più come una volta, deserte ad agosto”: figuriamoci con il noto combinato disposto Covid-guerra contro l’Ucraina. Lo scrivente si immaginava dunque una Torino strapiena, con tutto aperto, con gomitate da fare anche solo per camminare.
Stando a Torino fra domenica e martedì scorsi, invece – ergo, a Ferragosto ben alle spalle -, si può ben dire che il vecchio adagio da anni Sessanta funzioni invece ancora: gente per strada, poca o pochissima (turisti esclusi); la gentile cameriera del locale ove ho cenato due sere di fila, candidamente, dice che “con questo caldo sono andati tutti al mare” (quale sarebbe la località in cui si regalano soggiorni, di grazia?).
Non pochi negozi, sono chiusi per tutto agosto, come ai tempi della società affluente in cui si andava al mare “a mostrar le chiappe chiare”: fra tutti, si prenda la nota “cremeria” Ghigo, sotto i portici, quasi in Piazza Vittorio Veneto: chiusa dal 25 luglio al 25 agosto. Beati loro, eh.
Unici posti pieni o quasi – fra torinesi e turisti -, quelli in cui si mangia e si “sprizza” ben bene: o ci si fa un aperitivo prima del Gran casino autunnale – tipo Titanic -, oppure la situazione è meno tragica di quello che potrebbe sembrare (magari grazie ai risparmi pregressi, sempre più a rischio?).
In ogni caso, beati i pasticceri che ci fanno tornare ragazzini: non solo per ciò che producono ed offrono, ma anche per il quantitativo di ferie che fanno…
L’ORDINE PUBBLICO
Ero albergato in un hotel incastonato fra la splendida Torre palatina (il più importante esempio della Torino romana, conservata in modo esemplare) e la Cattedrale di San Giovanni (la quale ha, davanti a sé, un grigio palazzone – Ufficio tecnico del Comune -, ascrivibile ai Sessanta: come se la Camera di Commercio, a Sienina, fosse stata edificata in Piazza del Duomo), divisi dai giardini del Parco archeologico; Piazza Castello, a pochi metri, Piazza San Carlo a 5 minuti di distanza, pedibus calcantibus.
Già i succitati giardini, nottetempo e non solo, erano “abitati” da senzatetto, uno dei quali ho visto che, con grande sagacia, la mattina presto appallottolava le sue cose, e le buttava tra i rami di un albero; ma è camminando solo poche, ulteriori decine di metri che si arriva a Corso Regina Margherita: allora lo spettacolo diventa quello che, rispetto all’ultima volta che c’ero stato (qualche anno fa, certo), non osavo immaginare.
A fronte di una struttura che resta ovviamente la stessa (i bei palazzi, il tram – quello che a Sienina non esiste, ma vallo a fare capire – che corre in parallelo alle macchine, i platani in perfetto stile franco-sabaudo), è cambiato tutto dal punto di vista prettamente antropologico, però: bivacchi in ogni luogo, i negozi che hanno avuto un turn over non equilibrato (italiani che hanno ceduto a stranieri: succede da tutte le parti, da New York in giù, ma dipende tutto dal background pregresso).
Lo disse financo Veltroni, all’atto fondativo del Pd nell’estate del 2007: la sicurezza non è né di destra, né di sinistra. Prima che diventasse un inguardabile guardia spalle di Trump, Rudy Giuliani, da Sindaco della Grande mela, la strada l’aveva segnata da par suo: non si può tollerare neanche il vetro rotto o la scritta sui muri, perché si comunica un senso di illegalità per tutto il resto. Inutile girarci tanto intorno: una donna, specie se anziana, da sola da quelle parti gira poco e male; è verosimile che non venga aggredita, ma quando una persona ha paura anche solo a camminare per le strade di casa, vuol dire che la battaglia è ormai (quasi) perduta. I cittadini, però, una cosa la possono (e dovrebbero) fare: non abbandonare mai i luoghi della loro socialità pregressa, finché almeno tutto ciò sia possibile. Non è cosa facile.
Rintanarsi in casa è più agevole, certo, ma alla lunga non paga mai: quanto ai lock down, abbiamo già avuto il Covid, il quale basta ed avanza per un paio di generazioni…
Ps Della campagna elettorale si tornerà a scrivere, dunque, in settimana prossima, tuffandoci nel pieno della campagna elettorale, in vista del 25 settembre; nei giorni scorsi – tutto si tiene – è stata ammazzata la figlia del filosofo russo – da alcuni considerato uno degli ideologi del Cremlino – Dugin. Chiunque sia stato – al netto della humana pietas che è dovuta a tutti, specie se giovani -, ha commesso un qualcosa che nelle guerre – specie se provocate da altri – è del tutto lecito fare, in modo particolare con chi esorta ed incita quotidianamente ad annientare un altro popolo (non è difficile reperire cosa diceva la 30enne sull’invasione putiniana dell’Ucraina). Non vale tirare fuori la libertà di espressione, per chi dica certe cose, in pieno contesto bellico: cosa fareste voi, se davanti a casa vi si piazzasse qualcuno che esorta altri a bruciarvi il luogo in cui vivete? Sempre stato così, insomma: basta non invadere altre Nazioni, non ammazzare migliaia di civili, e magari non accade.
Come dicevano – e magari torneranno a breve a dire – dalle parti in cui mi trovo adesso: à la guerre comme à la guerre…
Ordine pubblico: mutatis mutandis, la situazione mi sembra la stessa dei bivacchi denunciati a Siena a Porta San Marco, Stazione, fortezza. Ebbene, metti il caso che i sindaci decidano di affrontare di petto questi fatti, apriti cielo, spalancati terra. Dal razzista al fascista, non mancherebbe nulla.
Ne è proprio esempio la recente ordinanza del sindaco di Siena relativa ai sopra citati bivacchi, che, pur essendo tutt’altro che repressiva, è stata attaccata da tutta la galassia dei bravi, buoni e giusti.
Poiché è innegabile che il fenomeno del “bivacchismo ” è legato a quello dell’immigrazione incontrollata, direi che non solo l’ordine pubblico non dovrebbe essere ne di destra né di sinistra, ma anche il controllo e regolamento del fenomeno migratorio non dovrebbe essere ne di destra né di sinistra (Minniti aveva provato, ma è stato stranamente dimenticato )
Sarà che sono anziano e sono abituato ad un altra Siena…..ma, anche io, vedo nero
Caro Eretico,
frequento Torino più volte all’anno, andando a trovare mia figlia. Il suo assetto urbanistico nei secoli non è mai stato affidato al caso e il risultato sono piazze, palazzi, viali che dalle mie parti (vivo a Firenze) mancano davvero. Senza scomodare i fasti passati (troppo facile), cito il quartiere Liberty Cit Turin, il suggestivo villaggio Leumann, e che dire della Torre Littoria in piazza Castello ?. Firenze è costellata di capolavori, ma in quanto a urbanistica….
Purtroppo la delinquenza è dilagata negli anni. Proprio davanti al tuo Hotel mi hanno rubato una bici nel corso di una visita di due ore alle cucine reali. Consiglio una giratina (senza portafoglio) alla Barriera di Milano, fin a Corso Giulio Cesare.
I collegamenti sono davvero apprezzabili e riescono in buona misura a far dimenticare che si è in periferia.
Colpisce anche la vivacità della circolazione delle idee: cultura, ma anche tecnologia e start up che nulla hanno più a che fare con il mondo dell’auto.
Ah! le Biblioteche che organizzano eventi:
https://bct.comune.torino.it/eventi-attivita?cerca=&tipologia=All&sede=&target=All&dal=&al=&programma=&page=1
Sono sicuro che ti piacerà il Circolo dei Lettori:
https://circololettori.it/progetti/circolo-dei-lettori-a-torino/
Buon proseguimento
Caro Casmar,
ti ringrazio molto della tua testimonianza di conoscitore di Torino (in modo più sistemico di me, per i motivi familiari che hai specificato),testimonianza che ha il dono della complessità: in loco, ci sono luci ed ombre, come quasi sempre nelle umane cose.
Quanto alla circolazione delle idee, posso solo dire una cosa che non ho avuto tempo e modo di scrivere nel pezzo (al pari di molte altre): Augusta taurinorum è in effetti una città ipermuseificata, ci sono musei su tutto lo scibile. Accanto al Museo di Antropologia criminale – giacché ho parlato di quello -, c’è per esempio l’universitario Museo della Frutta…
Ma della comparazione, a livello di fruizione culturale e non solo, fra le due Capitali della potenza sabauda – Torino e Chambéry – scriverò domani, a Zeus piacendo…
L’eretico
Come al solito trovo molto stimolante il pezzo di viaggio dell’Eretico, al punto che non saprei da dove iniziare a commentarlo. Mi butto sull’attualità: il gas batte ogni record (di prezzi), l’inflazione galoppa come negli Ottanta dell’Italia da bere (e c’è chi propone la flat tax al 15% anche per i dipendenti pubblici), lo scenario nucleare incombe, con ucraini che assumono preventivamente pasticche di iodio.
Veniamo alla Torino e a Sienina, come dice l’Eretico: bar e ristoranti strapieni, Contrade frequentate, a pago, come non mai. Sarà l’effetto del post lock down, oppure siamo a ballare sul Titanic?
Con rispetto, la tua ‘semplificazione’ sull’omicidio della Dugina non mi piace e tende a giustificare atti esecrabili. Se avessero fatto saltare in aria giornalisti… ‘atlantisti’ tipo Riotta o Rampini, perché favorevoli ai nostri bombardamenti sulla Serbia, sull’Afghanistan o sull’Iraq? O se i ‘no vax’ avessero fatto fuori Giuliano Cazzola che chiedeva al governo di sparare alle loro manifestazioni? Ha fatto bene Israele ad uccidere la giornalista ‘scomoda’ di al jazeera Abu Akleh?
Se ‘la guerra è guerra’ allora si può arrivare a giustificare l’uso di armi chimiche, biologiche, atomiche perché siamo i ‘buoni’?
Caro Gp,
finalmente qualcuno che interviene sulla Dugina, per Zeus!
Ti rispondo molto volentieri, in questo modo: partendo dai “fondamentali”. Era giusto che i partigiani, nella Praga del 1942, uccidessero Heydrich? Per me, assolutamente sì (e a Praga sono ancora considerati eroi, coloro che lo hanno fatto); virtual history: sarebbe stato giusto uccidere Goebbels (come peraltro sarebbe accaduto a Norimberga, se non ci avesse pensato da sé – con famigliola annessa . nel bunker)? Per me, assolutamente sì.
Tutti quelli che hai giustamente citati, sono giornalisti ed opinionisti; la Dugina era qualcosa di più: era una attivista, una Goebbels del 2022, il cui ruolo – in una guerra ibrida – era nello specifico quello di compattare un’opinione pubblica sulla necessità di massacrare in modo sistemico i civili nemici, senza alcuna pietà (in Ucraina, sono i militari, le vittime collaterali)…
L’eretico