Il Palio degli amiconi
Abbiamo ricevuto molte sollecitazioni a scrivere qualcosa su questo Palio; fatti i doverosi complimenti al Drago triumphans (Emilio Giannelli, in pieno conflitto di interessi, ci ha rubato la battuta concernente Drago-Draghi, sul Corriere della sera di ieri: ubi major, minor cessat), non abbiamo scritto fino al 5 luglio per due motivi, uno più cogente dell’altro: per lasciare sedimentare bene ciò che c’era da scrivere (non avendo gli obblighi di tempistica di un quotidiano), ed anche perché il mio pregresso Pc ha cessato di vivere (era coevo di Queen Elizabeth II, insomma ci poteva anche stare), e con il fine settimana paliesco di mezzo, immaginatevi voi…
IL PALIO DEL SINDACO
Quello del 2 luglio 2022 è stato senza alcuna ombra di dubbio il Palio più difficile ed arroventato, per il Sindaco Luigi De Mossi: su questo, non piove (peraltro, non piove più tout court, ma questo è un altro problema di cui parleremo); il devastante sondaggio del Sole 24 ore sul gradimento dei Sindaci – pubblicato ieri -, poi, si commenta da solo: ed è ovvio che siano in tanti a gongolare – in primissima fila, ovviamente, i due ex Piccini e Valentini: fa parte del gioco della politica, ove si prendono e si danno, come sui blog -, mentre a chi scrive, a livello amicale e personale, non fa alcun piacere.
Del Palio parlando, va da sé che gli errori ci sono stati: se questo doveva essere l’evento post Covid per eccellenza, possiamo dire che “non tutto è andato bene”; basta sapere vagamente come funzioni la complessa macchina paliesca, per aggiungere che – pur essendo le responsabilità soprattutto di altri, come vedremo – il Primo cittadino, dominus dell’organizzazione della Festa, non può sottrarsi alle critiche. In mala o buona fede che esse siano.
In particolare – in attesa, ovviamente, di ciò che il Sindaco dirà nella importante conferenza stampa di questo pomeriggio – le dichiarazione del 2 luglio, a caldo, sarebbero state certo da evitare. Nella nota diffusa ieri, intanto, si è corretto giustamente il tiro: La Nazione ha titolato sulla “rigirata” del Sindaco, cogliendo bene il senso del momento.
IL PALIO DEL MOSSIERE
Non essendo adusi frequentare né corse negli ippodromi, né a giro nel Senese, né altrove (lo diciamo, ancora: se fossero meno frequentati, questi luoghi, sarebbe un gran bene per tutti; se poi siete contenti di giovani che conoscono la pista di Mociano o quella di Bientina, ma non hanno mai messo piede in Pinacoteca, allora discorso chiuso ab origine), siamo fra i pochissimi – a quanto sembra – a non conoscere in nessun modo il mossiere Renato Bircolotti (non sappiamo se si debba premettere il “dottore”, che in Italia non si nega ormai ad alcuno…).
Al di là degli errori del Mossiere (senz’altro, l’abbassamento tardivo che ha cagionato l’infortunio al fantino del Bruco: errore tecnico, che non lascia spazio, questo, a discussioni di nessun genere), resta l’aspetto più censurabile – il quale, fra l’altro, ci porta dritti dritti al paragrafo successivo -, quello cioè dei rapporti amicali fra lui ed alcuni fantini.
Il punto più basso del 2 luglio, a nostro modo di vedere, è stato quello in cui alcuni fantini hanno iniziato a rivolgersi a Bircolotti (dottore?), chiamandolo per nome: quel “Renato” – con tutti gli evidenti annessi e connessi – è il punto più tristemente basso del drammatico (paliescamente parlando) pomeriggio dal quale siamo reduci.
La forma era sostanza, anche in questo complesso contesto paliesco: non così, il 2 luglio 2022. Non più.
IL PALIO DEGLI AMICONI (FANTINI, PROPRIETARI,CAPITANI)
Eccoci dunque al punto cruciale: il “Palio degli amiconi”; chi legge il blog, sa che se ne scrive da anni, e – come spesso ci è accaduto – l’unica soddisfazione è il “noi l’avevamo ben detto (anzi, scritto)”.
Dirigenti che si vantano di essere grandi amici dei fantini (e viceversa, ovviamente), con cene-pranzi-merende a go go; cavallai che sono a loro volta fantini (figura ibrida dell’allenatore, sic), nonché – dispiace dirlo – giornalisti che continuano a chiamare i fantini per nome, non facendo mai mezza domanda scomoda: questo, ladies and gentleman, è il verminaio relazionale che ha portato al 2 luglio 2022. Inutile girarci intorno: non ci sono più quegli steccati che rendevano quantomeno più difficili certi passaggi. Tutti amiconi, adesso.
Due esempi, ora, per capire la gravità della situazione; il primo: durante il suo veemente J’accuse del 3 luglio, Franco Masoni – fra i vari temi toccati – ad un certo punto ha parlato di “omertà”; alzi la mano chi, in 45 anni di programmi televisivi, glielo aveva mai sentito dire. Secondo: durante la consueta “intervista” post carriera, qualche cronista ha chiesto al Tittia – autore di una eccellente prestazione, complimenti – cosa pensasse della questione degli 8 cavalli esordienti: “qualcosa è successo”, ha detto due volte, per poi silenziarsi (con nessuno che ovviamente gli abbia chiesto cosa mai intendesse).
Allora, visto che si parla di “omertà” – da parte di chi non ne aveva mai parlato prima -, visto che si dice che “qualcosa è successo”, arriviamo al dunque, alla domanda delle cento pistole: qualche dirigenza si è attivata per fare in modo che i tre cavalli considerati migliori, e di certo con più esperienza, non venissero presentati? Chi di dovere, parli: altrimenti che nessuno osi lamentarsi, né adesso, né dal 16 agosto in poi.
Il Palio è evento in cui la corruzione è parte integrante (lo ha ricordato Sergino Profeti sulla Nazione in questi giorni): ma il flusso del denaro deve essere fra contradaioli (paganti, troppo) e fantini (riscossori, troppo), per tramite delle dirigenze. Figure ibride, gente che gestisce nell’ombra, non ce ne dovrebbe essere. Sempre accaduto? Sì e no, e di certo mai come oggi, altrimenti non avremmo visto lo scempio del 2 luglio. Quando si esagera – perfino in Italia, perfino a Sienina – poi arrivano Mani pulite.
Il Palio non finirà di certo (c’è anche da onorare il contratto con La7, eh), ma ricordiamoci tutti questo: la Festa, deve avere più paura – molta più paura – degli “amiconi” al suo interno, che non degli animalisti conta-nerbate al suo esterno…
Caro Raffaele,
non sono in grado di valutare la pericolosità intrinseca di cotesti “amiconi”, ma non sottovaluterei affatto, però, nemmeno gli ambientalisti scatenati.
Il Palio come tradizione secolare, originale ed identitaria di un (piccolo) popolo è un po’ come dinosauro di un’altra era, sempre più a rischio di estinzione nel mare magnum della globalizzazione e della standardizzazione delle quattro idee dominanti (non ce ne sono di più) nel pensiero unico imperante.
Una di queste, ovviamente, è l’ecologia estremista, con specializzazione in animalismo integralista.
In un mondo dove se si stronca un fantino chi se ne frega, ma se si sbuccia un ginocchio un cavallino succede un pandemonio, in un mondo in cui si bandisce il frustino, noi si seguita con il nerbo, occorre essere molto, molto accorti.
Quindi, parecchio, ma parecchio meglio correre in sei che correre il rischio di innescare una specie di macelleria equina con la prospettiva magari di non correre mai più …
La Repubblica di Siena (purtoppo) non esiste più e non siamo affatto legibus soluti.
I grandi (bischeri) della terra mangiano vegano e anche a noi qualche piccolo sacrificio (tipo contare anche le nerbate …) prima o poi forse toccherà farlo.
Perché come si diceva un tempo: primum vivere deinde philosophari.
Carissimo Eretico, ancora una volta ti ringrazio, perché in questo blog ho trovato parole, frasi, concetti che sulla stampa senese non si possono trovare, visto che i giornalisti hanno da sempre fatto a gara a chiamare “Gigi” il Bruschelli, inginocchiandosi per avere un’intervista.
Questo blog ha sempre avuto una sua linea, sul Palio, sulle dirigenze e sui fantini, lo leggo dal 2015 e lo posso testimoniare. Ancora una volta grazie, anche perchè è evidente che queste prese di posizione sono quelle che, in modo per me incredibile, fanno assegnare il Mangia d’oro ad una atleta conosciuta solo dagli addetti ai lavori, invece che a chi se lo strameriterebbe per il lavoro di verità, da 15 anni a questa parte, offerto ai suoi concittadini.
Mi associo totalmente all’elogio per l’Eretico, meritevole, più di tanti premiati nel passato, del Mangia d’Oro.
Tutto dovrebbe ripartire da una nostra autocritica sull’incapacità di invertire la rotta. Non basta dire che le contrade sono rette da arrampicatori sociali e impera il classismo, che i fantini hanno portato alle stelle i costi del giochino, che pur di raccattare quei soldi siamo diventati “cucinocontrade”, che a forza di appeasement verso i nemici del palio si farà la fine di chi l’appeasement l’ha inventato negli anni 30 ecc. Perché col tempo, la determinazione, l’unione e la volontà, le cose si potrebbero cambiare. A partire dai dirigenti che votiamo.
Se si pensa di recuperare ciò che si è perso delegando al magistrato delle contrade o al consorzio un s’è davvero capito nulla. Del comune non parlo nemmeno perché mi pare si sia capito che a palazzo non giocano per la nostra squadra.
Inoltre, Ricollegandomi al discorso aperto qualche tempo fa dall’eretico, io che comunque ancora per poco sono nei 30s sicché non mi si può chiamare boomer come usa oggi per qualche sciabordito, sono schifato dalla mancanza di indignazione tra i più giovani e quanto facilmente si facciano scivolare le cose addosso.
D’altronde per molti di loro se l’istituzione contradaiola sparisce è un po’come se chiudesse una discoteca, poco male, si farà baldoria da un’altra parte. E forse se dei valori della contrada non gli importa più una sega è anche colpa nostra che abbiamo fallito a trasmetterli.
Due o tre cosine si potrebbe provare a farle però… che ci fa una contrada coi proventi di due settimane di ‘festa dell’unità’? In fondo dove vanno questi soldi?
Con l’aria che tira ha senso sovraesporre mediaticamente la festa per qualche decina di mila euro a palio?
Per me meno soldi girano meglio è per tutti. Anzi no, per QUASI tutti.
Ottima analisi, coincisa e chiarissima. E, principalmente, veritiera.
Non so come fare per rispondere a Riccardo Pagni ed approfitto di questo spazio con la speranza che lo legga:
Ciao Riccardo … ti bacerei
Caro Albertone,
invece di promettere un osculum all’avvocato Pagni, potresti sintetizzare il suo intervento: così facendo, faresti un servizio alla comunità del blog, che te ne sarebbe eternamente (vale a dire per tre giorni al massimo) grata…
Ne approfitto per ricordare ai lettori che domani – giovedì 7 luglio – in Fortezza alle 18, insieme a Riccardo Gambelli, rievocheremo a modo nostro il Mundial del 1982.
Ad majora semper, l’eretico
Sintesi basta il titolo:
Fuori dal Palio mascalzoni e giocolieri
Immaginate questo circolo vizioso: 1a fase: Siena-abitanti confinati nei paesi vicini- centro storico sempre più spopolato-città isolata dal mondo per mancanza di strade e ferrovie. 2a fase:perdita graduale di molte realtà economiche e fonti di lavoro (Sapori, Sclavo, Università)-Monte dei Paschi ultima ricca e sicura fonte di reddito senese-soldi a palate dalla Fondazione-spese inutili e di parte con pochi benefici alla Città. 3a fase siamo al passato più recente:arriva la BMPS Spa con entrata di investitori/speculatori-i partiti non smettono di influire sulla Banca-gestione sempre più intraprendente ed imprudente della Banca con elementi sempre meno senesi. 4 fase, il presente:arriva la mazzata Antonveneta-peggioramento della situazione della Banca ed appropriazione da parte del Ministero del Tesoro-la crisi della Banca incide sulla mancanza di lavoro per i giovani che iniziano a vivere lontano da Siena-minore presenza nell’anno dei ragazzi in Contrada, arrivano i quattrogiornisti con graduale ed irreversibile annacquamento del sentimento contradaiolo-il Palio diventa sempre più influenzato dai fantini e meno dalle Contrade-con gli esodi forzati la Banca viene definitivamente desenesizzata con prospettive molto fosche-manca poco alla perdita definitiva della Banca. Arrivati a questo punto, avremo in futuro un temporaneo benessere nel tessuto cittadino causato dal fiume di soldi per i prepensionati e poi la crisi finale: Siena, un tempo Città viva e fiera del passato, diverrà un immenso ospizio, lontana da tutte le principali comunicazioni. I giovani, ormai accasati in altri luoghi lontani, sfrutteranno i soldi dei nonni e padri pensionati per migliorare la loro vita, ma non a Siena. Il Palio non morirà, ma si trasformerà in una festa paesana dove nei giorni canonici ritorneranno i senesi extramoenia e sembrerà in quel periodo che non sia cambiato nulla. Lo spirito del Palio sarà estinto e potremmo addirittura ipotizzare una Lotteria Nazionale senza che nessun senese pensi di protestare, anzi a molti piacerà perché sarebbe un’ulteriore fonte di guadagno. Insomma la fine.
Solo una postilla a questo circolo vizioso: dal periodo d’oro della Fondazione ricca, i senesi illusi dai soldi facili non hanno avuto nemmeno più gli attributi per cambiare il corso degli eventi, anzi, qualcuno ne ha tratto certi benefici personali in soldi ed in carriera politica ed ora addirittura ha il coraggio di lamentarsi.
In geopolitica si tende a sottolineare come i destini le traiettorie di un popolo, di una nazione dipendano prevalentemente dalle capacità, dalla volontà, dalla predisposizione al sacrificio della collettività.
Siena, date le sue profonde unicità, ha dato palese dimostrazione (dal sacco del monte alla gestione palio) di un problema strutturale.
Re Sergio dice che bisogna governare i cambiamenti climatici…Direi che a Siena ci si potrebbe realisticamente accontentare di governare il giochino.
L’uscita del De Mossi su Siena Repubblica avrà forse esaltato qualche senesone distratto. Tanto distratto da dimenticare quando tre anni fa si è appellato pubblicamente al questore della Repubblica italiana per far daspare un noto contradaiolo dopo un gesto deplorevole.
Con buona pace della Repubblica senese e dell’autogestione del palio.
Caro Chicchero,
come ho già scritto al Cacaccia (che ringrazio per il suo secondo intervento), così scrivo a te: potresti essere più chiaro, per i lettori nonché per il sottoscritto stesso, il quale non ha presente la vicenda in questione?
Grazie in anticipo, credo anche a nome dei lettori!
L’eretico
Mi riferivo alle dichiarazioni del De Mossi nella conferenza stampa “riparatrice” di ieri l’altro in cui ha espresso il concetto che Siena è una “repubblica” e non ci si fa dettare le regole da fuori. Sicché ricordando il caso in cui lo stesso De Mossi di cui sopra, aveva pubblicamente chiesto al questore di emettere un daspo da piazza verso il Forzoni, per il famigerato lancio della bottiglietta, mi chiedevo se sono io l’unico a notare una dissonanza tra le belle dichiarazioni e l’episodio in questione.
sintetica considerazione alla sintesi del Cacaccia:solo dal Palio devono stare fuori mascalzoni e giocolieri?
Sempre accaduto? No! Accadde da tempo? Assolutamente si, suvvia và, son tegamate, foraggiamenti che stanno toccando il punto più vergognoso della storia di questo giochino…giochino che, son anni che lo dico, non sà più di nulla!!
L’avvocato Pagni ha certo ragione: fuori dal Palio mascalzoni e giocolieri. Il problema è che bisogna chiamarli per nome e cognome, sennò è davvero troppo facile fare il Barbicone della situazione.
Concordo che l’ ultimo Palio corso dia il la ad un momento di riflessione e di confronto per verificare se vi sono aspetti da migliorare, ma il polverone di critiche che si sono levate a destra e a manca mi sembra francamente eccessivo. Cosi facendo alla fine rischiamo di buttare via il bambino con l’acqua sporca, non godendoci più questo “ giochino “ che, in fondo – e dico fortunatamente visti i tempi che corrono in cui si prendono a calci le tradizioni culturali – fa parte della nostra vita.
Allego un articolo interessante di un senese estra moenia che mi ha fatto emozionare ed invito alla sua lettura
https://sienapost.it/voci-dal-territorio/palio-e-calcio-visti-da-petroio/
Il bambinello e relativa acqua sono stati buttati via moltooo tempo fà, altrochè riflessioni sull’ultima carriera, l’ultima è stato il tocco del fondo, ma si può sempre grattare eh. Vede è con “forma mentis” legate a un conservatorismo sbagliato che questo giochino è diventato una parodia slegata dalla stessa tradizione, ma si consoli che è in buona compagnia (purtroppo), anche illustri ex fantinoni suggeriscono soluzioni che sono tutto un programma….ad maiora!