Referendum, Conte, Monteleone (e 2 Ps)
Pezzo infrasettimanale dedicato naturaliter alle Elezioni amministrative di domenica – in cui ovviamente il dato locale, e le conseguenti liste civiche, giocano un ruolo tale, da rendere difficili i confronti con le Politiche -, nonché ai 5 Referendum sulla Giustizia. Con, infine, una notizia sul format David Rossi, la quale notizia speriamo – ed anche fermamente crediamo – sia solo la prima, di una lunga serie…
LA CAPORETTO REFERENDARIA
Adesso, tutti a dire che era scontato: magari che non si arrivasse al quorum, quello sì; ma alzi la mano, chi poteva pensare che i votanti si sarebbero arenati al 20%. Un dato, che è il più basso di sempre, dal 1946 ad oggi: hegelianamente, abbiamo visto passare la Storia davanti ai nostri occhi…
Si pensi ad un dato comparativo, fra i tanti: 2016, Referendum sulle trivelle ( non si dica che era meno tecnico di questo, eh); ebbene, andarono a votare circa il 10% in più di cittadini, rispetto a domenica scorsa. Ci si rende conto?
Altra sorpresa: sia il quesito sulla Legge Severino che quello sulla custodia cautelare – vale a dire gli unici comprensibili dal cittadino pensante, la maggioranza degli italiani essendo ormai incapace di leggere un qualunque testo di media difficoltà -, alla fine della fiera non hanno visto tutto questo trionfale successo che i promotori del Sì – Lega e Radicali, a livello politico – si aspettavano: strano, eh?!? Forse che quella minoritaria parte di italiani pensanti, abbia magari capito che questa tornata referendaria era solo un attacco della politica contro il potere giudiziario?
Abbassare la soglia del quorum? Potrebbe essere una idea, ma la cosa fondamentale sarebbe capire che la promozione di quesiti iper tecnici, redatti in modo astruso, magari – come detto – per regolare i conti fra poteri dello Stato, rappresenta il suicidio, anche male assistito, dell’idea referendaria stessa. Forse, però, è cosa troppo complicata, per i parlamentari odierni (ma non generalizziamo, eh: c’è anche gente come l’onorevole Luca Migliorino, per Zeus: basta fare di tutta l’erba un fascio…).
LO PSICODRAMMA DI CONTE
I due casi politico-umani di questa tornata elettorale sono senz’altro quelli di Matteo Salvini – il neofrancescano, folgorato sulla via di Mosca -, e di Giuseppe Conte; parlando di quest’ultimo, crediamo di doverci scappellare, perché dopo una scoppola come quella rimediata – invece di tornare ad infoltire il suo Cv con le prestigiose docenze stars and stripes – che cosa ha fatto? Una chiara, decisa, financo solenne autocritica: dando tutta la colpa al suo stesso Partito, però.
Ovviamente, la linea è quella di Travaglio nell’editoriale del Fatto di ieri: Conte avrebbe una popolarità ancora immensa, quando va a Palermo la gente si sgomita per baciarlo, però il Movimento-Partito non è in grado di recepire e di capitalizzare questo dono di Dio (perché i grillini sono “divisi, disorganizzati, dilaniati”). Tesi molto ardua da sostenere (anche se con il tandem Travaglio-Casalino tutto è possibile), ma smentita da un fatto (con la “f” minuscola, eh) non opinabile: a Rieti, ove Conte aveva provato ad iperpersonalizzare la lista (“ConTe”), non siamo andati oltre all’1,1%.
E qui, per concludere, oltre al problema personale di Conte (chi va a dirgli che è ANCHE lui, il problema dei 5stelle?), ve ne è uno – fra i tanti – di qualità della democrazia: qui, per un annetto – salvo sorprese, si capisce – si andrà avanti con un Parlamento che ha come primissimo Partito, un “qualcosa” che, a livello di favore elettorale è risibile. Cosa – a nostra memoria -, mai accaduta in precedenza.
Nel frattempo, oggi stesso il Tribunale di Napoli ha stabilito che il succitato statista può essere il leader del Movimento di 5stelle, superando – almeno per ora – uno dei tanti ricorsi promossi dagli ex; resta, per l’appunto, quell’altro piccolo dettaglio: bisognerebbe trovare però i voti. Per Travaglio, comunque, Conte recupererà di sicuro alle Politiche, ove conta di più il voto di opinione: solo che molti “opinionisti” che il Movimento lo hanno pur votato in passato, oggi non lo voterebbero neanche se obbligati…
CONDANNATO MONTELEONE, IL MAESTRO DEL GIORNALISMO D’INCHIESTA
Il maestro dei giornalisti di inchiesta italiani (di certe inchieste) Antonino Monteleone – colui che ha creato il format sul Caso Rossi alle Iene, con la collaborazione di Antonella Tognazzi e di Carolina Orlandi, financo in versione “riconoscitrice di magistrati alle orge” – è stato condannato per diffamazione aggravata, proprio a cagione di un suo passaggio in uno dei servizi del format in questione, in questo caso legato all’avvocato Michele Briamonte.
Uno dei tentativi di contronarrazione del Caso Rossi, dal 2017 in avanti, è stato quello di riproporre un aggiornato Caso Calvi (il 18 giugno, fra l’altro, ricorrono i 40 anni, da quello che, certo, fu un falso suicidio, a differenza di quello di Rossi): lo Ior, il Vaticano, trame oscure, i servizi. Suggestione ed audience assicurata, peccato che con il dramma del manager MPS non ci azzecchino un piffero.
Noi – che bravi come Monteleone non siamo di certo -, per intanto, annunciamo per la settimana prossima un pezzo che avrà soprattutto un difetto: l’essere molto ben documentato (tutta roba in atti, eh, tranquilli), dunque tale da portare un tassello in più – pur non essendocene alcun bisogno, se non per i terrapiattisti – alla dimostrazione di come siano andate le cose quel 6 marzo 2013.
Ovviamente, a fronte di questa condanna, la carta giocata a caldo dal giornalista calabrese è quella del buon, sano, vecchio vittimismo: a fronte di tutto ciò che è successo (il suicidio più annunciato degli ultimi anni, Ndr), “un primo responsabile è stato individuato: sono io!”. Che autentico martire del giornalismo di inchiesta, per Zeus: siamo tutti con te, Antonino!
Concordiamo infatti in modo pieno con Monteleone, a questo giro: non è davvero giusto che paghi solo lui, in questa vicenda c’è tutta una compagnia di giro che merita anch’essa di non restare a bocca asciutta.
Ciò detto, a questo punto il problema diventa anche prettamente politico: tutti i membri della Commissione parlamentare – più l’ottimo Renzi, anche sabato scorso a Siena – hanno sempre lodato l’operato delle Iene sulla vicenda Rossi, dicendo in tutte le salse che era proprio grazie a quel giornalismo che la Commissione era nata (infatti quasi nessuno aveva letto gli atti, ma avevano guardato un po’ di Italia 1 e di Youtube, per documentarsi).
A questo punto, i fan delle Iene in Commissione che fanno? Non hanno più niente da dire, di grazia? Fanno bellamente finta di niente? Pensano di avere guadagnata ulteriore credibilità, da ieri? Ne riparleremo, tranquilli…
Ps 1 Ha buon gioco, quel birbante di Maurizio Belpietro, a titolare l’apertura del suo quotidiano così, stamattina: “Un altro putiniano per la lista – Si chiama Francesco e fa il Papa”; le parole di Papa Francesco ai gesuiti, sono autentico miele per le orecchie di Putin e di Medvedev.
Verosimile che ci sia stato un combinato disposto di due fattori: l’antiamericanismo, tipico di buona parte del cattolicesimo “bolivarista” latinoamericano, combinato con la volontà di accreditarsi come interlocutore credibile nei colloqui sotto traccia con i russi. In ogni caso, viene quasi da rimpiangere Pio XII: il quale, almeno, stava ben zitto…
Ps 2 La pubblicazione del programma degli eventi culturali di giugno in Fortezza (si rimanda al pezzo di domenica, per i dettagli) è stato pubblicato, ufficialmente, prima con un curioso copia-incolla; dopodiché, sistemata questa amenità, è stato ripubblicato, ma con uno strafalcione relativo alla commedia aristofanea Lisistrata.
Pur non entrandoci, ovviamente, alcunché, sia lo scrivente che l’Assessorato alla Cultura si scusano per gli evitandissimi errori.
Cavolo, stando a quanto scrivono i media, per l’accusa registrava di nascosto e poi assemblava ad arte? Un gigante del giornalismo..
Mi sa che anche sui festini ci sarà, non per tutti, da ridere …ma il Mossad non l’hanno ancora citato? Diamine! Facciano uno sforzo di fantasia..
Oggi la Commissione decide se tornare a Siena. Noi tifiamo tutti per il loro ritorno, così magari l’onorevole Migliorino saprà fare da cicerone, perché lui oltre che fiuto da detective, dice che abbia una grande conoscenza della città e della sua storia. “Sopralluogo con cicerone”…
Domandiamoci anche quante volte la volontà popolare espressa dal referendum è stata tradita ( eclatante quella sul sistema maggioritario è quella sull’acqua bene comune), se poi ci si mette la disaffezione – specie dei giovani – alla politica, gli esiti sono questi. E a mio avviso sarà sempre peggio…..governerà in pratica la maggioranza, di una minoranza.
Salvini, come leader, ultimamente non ne ha azzeccata una…..
I5 stelle, come partito, non ne hanno azzeccata una,……
Giustamente puniti.
Come previdi diverso tempo fa il Movimento 5 Stelle si è disciolto come neve al sole, cavalcava solo il qualunquismo ed il malcontento senza nessun serio programma politico. Peccato perché all’inizio anch’io ci speravo ad un vero cambiamento, invece anche loro dopo avere ottenuto la poltrona hanno solo pensato a tenerla stretta con i relativi privilegi tanto criticati prima di averli. Salvini? Si era montato la testa si sentiva onnipotente, ma non ha capito che se non procede d’accordo con le altre parti del centrodestra andrà poco lontano. E poi basta coi referendum, non servono a nulla perché non sono mai stati rispettati.L’unico sistema per cambiare qualcosa è andare alle elezioni e cercare di scegliere con giudizio, cosa molto difficile di questi tempi.
Insomma, non ci dite che la narrazione delle orge e delle troie (o del “trojo”, come diceva l’Eretico) è fuorviante, perché ci casca un mito!
Anche l’amico fraterno del Rossi smonta in modo netto questa teoria, dice esplicitamente che il povero Rossi degli arzigogoli finanziari della banca che, ben pagato, difendeva, non sapeva poi molto (allora perché ammazzarlo?).
Più si ascoltano le persone che lo frequentavano sul serio,che lo conoscevano da anni, più si capisce che lui non era più lo stesso, come confermato dallo stesso Taddei.
Però la Commissione a settembre sarà di nuovo a Siena: io credo che si dovrebbero vergognare. Facciamo una proposta: viene la Commissione per l’ennesima volta? Che la trasferta se la paghino, di tasca loro.
Ho appena letto che Di Battista detto Dibba nelle prossime ore partirà per un viaggio in Russia, con il consueto imperdibile reportage di contorno. Lo leggeremo con il massimo interesse. Nel frattempo, la domanda sorge spontanea, come diceva Lubrano: se ci va Salvini, è emergenza nazionale, se ci va quello che era considerato il numero due dei 5stelle invece è un bene per la Nazione?
La differenza è che il primo si è fatto pagare il biglietto dai russi, accampando scuse infantili, il secondo se l’è pagato da solo facendo passare il,primo per quello che è: un bambino bugiardo seriale
La fine del M5S è cominciata quando si sono alleati col PD.
Salvini a Mosca alla fine non c’è andato.
Almeno si è risparmiato un’altra probabile figura barbina come quella polacca.
Vedremo se adesso ci andrà il prode Dibba, detto anche il Che Guevara de Roma Nord, e cosa compiccerà …
Di certo il trio lescano, le sorelle bandiera, i tre moschettieri (il quarto doveva essere il povero, quasi ignorato, premier Romeno …) di frau Blucher, detta Ursula, alla fine a Kiev ci sono andati sul serio.
In realtà pare l’incipit di una vecchia barzelletta su di un treno c’erano un francese, un tedesco ed un italiano …
A cosa si servito Dio solo lo sa.
Il grande risultato ottenuto, però, è che Vlad l’impalatore (di allocchi) ha chiuso mezzo rubinetto del gas a tutti e tre i prodi barzellettieri.
E l’economia europea balla di brutto …
La benzina, anche col modesto sconto sulle accise, costa oltre due euro.
Quest’anno perfino la transumanza stagionale a Follonica costerà una cifra agli omini degli orti ed alle donnine della coppe evoluti.
E meno male che le sanzioni dovevano mettere la Russia sul lastrico, innescare un “regime change” e risolvere in favore degli ucraini la partita.
Ed invece adesso, non so se ve ne siete accorti, è Vlad ad applicarci le sanzioni.
E sul campo di battaglia.
Nella guerra che da sempre i russi prediligono con l’artiglieria che spazza tutto e centinaia di persone spendibili, che ogni giono crepano, ma conquistano un palmo di steppa, piano piano Vlad inesorabilmente purtroppo si avvicina alla vittoria.
Quindi, più si aspetta ad andare a Mosca, mi sa, e peggio è.
Francesco a scanso di equivoci ha marcato ancora visita e tra carrozzella e papa mobile a mala pena riesce ad andare a Castel S.Angelo.
Biden ormai è stato scaricato persino dai suoi ed è il secondo (dopo Vlad) di tutto il casino, quindi è bene stia a casa a dare spettacolo.
Quindi, forse i i fafantastici tre hanno davvero sbagliato destinazione o comunque avrebbero dovuto proseguire e completare il grand tour.
Il rubinetto mezzo chiuso sembra un segale molto eloquente.
Vlad si aspetta (pretende) dall’Europa, che bene o male dipende dal suo gas e dal suo petrolio, e non si può permettere economicamente questa guerra, una mediazione per uscire dal ginepraio nel quale stupidamente si è cacciato pensando di farsi una passeggiata a Kiev come al tempo a Budapest o a Praga.
Quindi per evitare altre inutili migliaia di morti, altri fallimenti, altra miseria, una probabile carestia in Nord Africa con milioni di disperati pronti ancora ad invaderci, qualcuno vada presto al posto di Salvini o di Dibba a Mosca a vedere cosa si può fare.
Chi ha detto Draghi?
Mi sa che invece di perculare i due generosi sciagurati qualcono dovrebbe cominciare a dirglielo.
Sennò che Super Mario è?
Peace and love.
Mi dispiace, ma ogni tanto continuo a domandarmi dove ci avrebbe portato tutta questa sagacia nel 1938, a partire dall’anschluss in poi. La gran parte delle contestazioni ideologiche che oggi vanno tanto di moda su finanza, imperialismo, colonialismo, dominio del capitale (ovviamente capeggiato dalla lobby giudaico-massonica), si potevano applicare paro paro alle potenze occidentali dell’epoca, praticamente le stesse. Forse avremmo avuto un mondo con più valori, più ordine, più purezza razziale, meno complicato. Qualche adunata, un po’ di obblighi, magari con qualche nostro amico scomparso dalla circolazione insieme a qualche altra milionata di esseri impuri. Una solida società basata su patria, famiglia e magari pure un po’ di chiesa. E ovviamente pace e idrocarburi per tutti i meritevoli. Dai riproviamoci, ce la possiamo ancora fare, magari Putin può riuscire dove ha fallito il povero Hitler.
Ma cosa c’entra mai il 1938?
Deve essere – scusami – una specie di ossessione …
Putin non è nemmeno il cugino di Hitler, ma semmai potrebbe essere il nipote di Stalin …
Quindi, semmai la Finlandia del 1940 forse sarebbe più appropriata come termine di pargone.
Come andò a finire nella fattispecie lo sappiamo: gli eroici Finlandesi evitarono il peggio, ma dovettero cedere in ogni caso alcuni pezzi significativi del loro territorio nazionale.
E comunque andò loro di lusso.
Noi siamo nell’anno del Signore 2022. …
L’orso russo ha ancora le bombe atomiche sovietiche e noi europei dipendiamo – piaccia o no – da lui per una cosina essenziale che si chiama energia, per la quale adesso è lui che applica le sanzioni (le nostre devono essere state davvero terribilmente efficaci …) a noi.
Potrebbe andare, quindi, molto, ma molto peggio del ’40 sotto ogni profilo..
Magari converrebbe ragionarci un attimo sopra prima di dichiarare inutili guerre sante, che peraltro in questo momento, essendo colti ancora una volta del tutto impreparati, non siamo in grado minimamente di sostenere … che dici?
Non parlo di ideologie – ovviamente – ma di buon senso, di quella che un tempo si chiamava “real politik” e che alla fine dette risultati strabilianti con il crollo del muro e della stessa URSS.
Nell’immediato, però, ha purtroppo ragione Montanari (non avrei mai creduto …), questa guerra la stiamo alimentiando soltanto noi dando apparentemente gratis le armi agli ucraini ed i rubli ai russi in cambio del loro gas, del quale non possiamo proprio fare a meno.
I Finlandesi, però, guarda caso si, perché si erano preparati costruendo le loro centrali nucleari di ultimissima generazione.
Qualcuno si vede che impara dalla storia.
Per qualcun’altro invece è solo un altro (ennesimo ed inutile) feticcio.
Peace and Love again.
Sarà che io amo i romanzi distopici e per questo me n’è rimasto impresso uno per me molto bello, fatherland di Harris, che tra i primi ha prospettato dove si può arrivare con scelte di comodo e compromessi al ribasso. È per questo che mi sono detto dispiaciuto. Rimane però la mia impressione. Intanto non sono affatto d’accordo con il paragone tra Putin e Stalin. Si tratta delle basi, non si possono confondere nazionalismo e internazionalismo o integralismo ortodosso con ateismo. Putin è erede diretto dello zarismo e di un dispotismo che non ha nulla a che vedere con la tragica deriva dell’utopia comunista rappresentata da Stalin. Per me rimane ben più calzante il paragone con la deriva revanscista della Germania post Versailles. Chamberlain e Daladier erano pieni di buon senso, non ho alcuna remora nell’affermarlo. Peccato però che il buon senso di fronte ad un giocatore di poker privo di scrupoli, tanto da sacrificare senza problemi la vita di migliaia di connazionali e vicini si casa, lasci il tempo che trova. È stato sempre così e così sarà per sempre, con una nuova posta sulla quale rilanciare e poi ancora un’altra. Le soluzioni diplomatiche sono sempre state trovate, soprattutto dagli Stati Uniti; ricordo per dirne una tra mille la soluzione alla crisi cubana, con un accordo sottobanco ad un passo dalla guerra atomica. Non scherziamo, perché non è che tutto d’un botto le democrazie occidentali sono diventate la fonte di destabilizzazione del pianeta. Affermarlo mentre emergono le spinte espansionistiche di forze chiaramente antidemocratiche come la Russia o la Cina, offende la nostra intelligenza e la storia di nazioni che comunque negli ultimi decenni hanno permesso loro di uscire da una povertà da terzo mondo a forza di tassi di crescita a doppia cifra.