Due domande a Sua Eminenza Zuppi
Settimana intensa per molti aspetti: la rievocazione della strage di Capaci (23 maggio 1992), con annessa coda di polemiche, nonché di interventi giudiziari (perquisizione a casa di Paolo Mondani, dopo l’ultima puntata di Report); la guerra che arriva a quota tre mesi di combattimenti, e tutto ciò che ad essa si connette (oggi si parla più di grano che di gas, avrete notato); e non si può tacere sul Caso Rossi, sul quale si tornerà a breve, con alcune cosette sfiziose (nel frattempo, invito a leggere alcuni commenti, davvero stimolanti ed illuminanti, in coda al mio ultimo pezzo sull’argomento).
Oggi, però, parliamo di altro: dell’elezione, a Presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), del cardinale Matteo Zuppi.
LA VITTORIA DI MATTEO ZUPPI
Che Matteo Zuppi (66 anni) sia un uomo che interpreta al meglio la Chiesa bergogliana, nessun dubbio al proposito, e non a caso il Papa argentino lo ha fortemente voluto; come risaputo, è un bergogliano Docg anche il “nostro” Paolo Lojudice, 57 anni, Arcivescovo di Siena: alla fine, l’Arcivescovo di Bologna ha raccattato 108 voti, quello senese 41, ergo il responso delle urne è stato del tutto chiaro e netto.
A questo punto, Bergoglio non è più – a 9 anni dall’elezione – una cosiddetta “lame duck”, un’anatra zoppa: non solo è Papa, ma ha un suo fedelissimo – senza se e senza ma – alla guida dei Vescovi italiani. La sua posizione si rafforza, e non di poco: staremo a vedere come si concretizzerà questo idem sentire fra Papa e Presidente della Cei.
Zuppi è stato visto, da parte di molti, come più diplomatico di Lojudice; di certo, ha dietro una autentica corazzata politico-mediatica (a differenza di Lojudice): quella Comunità di Sant’Egidio, il cui demiurgo, Andrea Riccardi, era stato anche presentato (dal tandem Bettini-Conte, peraltro: ci si astiene dall’aggettivare, visto il contesto ecclesiastico in cui ci troviamo) come papabile per il Quirinale, lo scorso gennaio. A Bologna, ha legato con Prodi (poteva forse essere altrimenti?), e c’è chi lo ha considerato vicino alle Sardine (ormai relegate – come ampiamente previsto – ad un fatto puramente emilian-piddino).
Secondo Stefano Graziosi (La Verità di ieri, pag. 17), Zuppi sarebbe assai ben visto anche dai cinesi, che hanno un rapporto assai complesso e dialettico, Bergoglio regnante, con il Vaticano. Che tipo di Ostpolitik avremo, dunque? Non ci resta che attendere…
STRANIERI DORMIENTI, CHE FARE?
A questo punto, ci permettiamo di fare una domanda – da pecorella smarrita – al neo Presidente Zuppi, che ha sempre come punto di riferimento gli ultimi, come è sacrosanto che sia, giacché il Vangelo più o meno questo dovrebbe insegnare, fra le altre cose.
Un esempio, che più concreto e pratico non si potrebbe: nel piazzale fuori Porta San Marco, specie con l’arrivo della bella stagione, dormono da tempo – accanto alle panchine, o all’interno dei giochi per bambini – degli stranieri, i quali, poi, sono quelli che vanno la mattina seguente nell’ufficio ad hoc sito in Via delle Sperandie.
Lo scrivente soppesa da una parte l’elemento di oggettiva criticità della situazione (al pari di tanti altri fenomeni, si capisce: anche le deiezioni gastriche di tanti giovani, italianissimi, che si vedono la mattina presto in giro, per esempio); dall’altra, entra in scena la virgiliana (da pagano impenitente) pietas verso persone, le quali – si ha l’ardire di credere – se avessero un buon letto, lì dormirebbero, invece che in un sacco a pelo fuori porta.
Sbalestrato fra queste due pulsioni, lo scrivente non può che chiedere a chi di dovere: per la Chiesa, come ci si dovrebbe comportare? Dal punto di vista normativo (laico, comunale), le norme ci sono, come evidentemente le difficoltà a farle rispettare; sentiamo dunque la Chiesa, con il suo magistero, cosa ci possa dire…
FURTO AL SUPERMERCATO, CHE FARE?
L’altro giorno, noto che il cliente che mi precedeva – sulla settantina abbondante, vestito con ordinaria sobrietà – ha nascosto un paio di prodotti di prima necessità sotto una borsa, all’interno del carrello; passa alla cassa, ed il giovanotto – verosimilmente con un contratto a termine, se non in prova – non si accorge di alcunché, tutto preso nel battere i prodotti che si trova davanti.
Lo scrivente “guarda e passa”, pensando ad un probabile stato di necessità (si era reduci dalla conferenza su Pio II – della quale parleremo -, in cui l’augusto padre si era dilungato sulla spiegazione giuridica dello stato di necessità, sin dal Medio evo): se financo illo tempore si giustificava anche la prostituzione, se la madre non aveva di che sfamare i figli, qualche motivo ci sarà pur stato, no?
Certo, magari il signore non era in un così cogente stato di necessità, ed in secondo luogo, così facendo, avrebbe in potenza potuto mettere in difficoltà il giovane cassiere, se qualche superiore si fosse accorto del fatto (il taccheggio, in una certa quota, pare peraltro sia messo nel conto, dai gestori dei supermercati).
Insomma, Presidente Zuppi (capace di donare ai poveri i proventi della azienda Faac, lasciata in eredità alla Curia felsinea anni fa): che si deve fare, in casi come questi? Il prosciutto ce lo mettiamo davanti agli occhi noi, per fare in modo che resti sotto le buste altrui?
Ho sentito su radio radicale gli sterili interventi dei ministri della giustizia e dell’interno in occasione del trentennale della morte di Falcone.
Lamorgese per due volte ha definito la strage ‘eccidio di via Capaci’… non ho parole (scusate se posto il link ma non credevo alle mie orecchie)
https://m.youtube.com/watch?v=ODBQ8UiRgnY
Dopo tanta, inutile melassa, la solita, che ci viene propinata praticamente ogni giorno, sarebbe bene ogni tanto rifarsi le orecchie, ascoltando chi più di tutti aveva titolo di parlare di Giovanni Falcone, ovvero il suo grande amico Paolo Borsellino.
Questa la sua ultima intervista ad un giovanissimo Lamberto Sposini: https://www.youtube.com/watch?v=NL0trFpyxOA
Questo il suo ultimo discorso pubblico: https://www.youtube.com/watch?v=CzPV0Ggmh-o
Singolare ed affascinante il modo di costruire il proprio discorso, come se lo dettasse in presa diretta ed assai netti i contenuti.
Ascoltando il suo ultimo discorso, poi, si capisce che non lo avrebbero potuto lasciare vivo.
Infatti, Paolo Borsellino indica chiaramente come colpevoli della morte del suo amico lo stato e la magistratura stessa.
Singolare che si tratti proprio di quesi soggetti che oggi perlopiù stancamente ed ipocritamente, un po’ come fanno i coccodrilli, lo celebrano in pompa magna.
Caro eretico
Come comunità pastorale sono 4 anni che in relazione al disagio diretto e indiretto dei richiedenti asilo nella zona sperandie/San Marco, abbiamo suggerito alle istituzioni delle proposte: dallo spostamento degli uffici immigrazioni alla stazione,all’utilizzo di locali dimessi dellex collegio San Marco…ma né l’illuminato alcalde Luis Ramone, ne il questore Mendoza , tantomeno il prefetto si sono degnati di una risposta o di un’ azione .
E che dire dei vari assessori a ordine pubblico e decoro, capaci solo ad inviare scagnozzi con telecamera a denunciare quello che avrebbero potuto prevenire ( ma occorre lungimiranza e buon senso..non solo nozionismo e nappe dargento) o correggere.
La chiesa ha fatto il suo, come sempre, in silenzio e carità, fornendo con i suoi adepti ristoro e calore, pregando x quelle anime digraziate che sperano in un futuro migliore di quello che il destino ha riservato loro, li, nella onomautopeutica strada delle “spera in Dio”.
Ieri erano 100 anni dalla nascita di Berlinguer.
Due righe sarebbero state apprezzate
Caro Alberto,
sei proprio un gran birbone, ipercritico all’ennesima potenza come sempre: va da sè che, nel pezzo domenicale, ci sarà ampio spazio sul centenario cui tu fai riferimento. Non ti va mai bene niente, briccone…
Quanto a Via delle Sperandie, sì: visto che è già frutto di un trasferimento – da Piazza Jacopo della Quercia -, forse un ulteriore spostamento alla Stazione sarebbe auspicabile.
L’eretico
Dai, Eretico, non è andata così male: lo sappiamo che a te il Buoncristiani e l’Acampa stavano particolarmente simpatici, ma che il buon Lojudice resti in tutti i sensi ben piantato a Siena non può dispiacere a nessuno di sincero spirito cristiano (anche ad un pagano di buona volontà come te).
Ero un ammiratore di Berlinguer – non del cugino – perchè era un vero uomo di sinistra come lo era PPP come non lo era Moravia – anche se aveva la sua Dacia.
Non era un comunista e lo dimostrò quando cercò di allontanare l’affratellamento del PCI dalla Russia; quando cercò di creare l’eurocomunismo, quando provò a creare con Moro il compromesso storico.
Le sue idee innovative lo portarono a scontrarsi con i “capi” di allora, Cossutta, Pertini e soprattutto Napolitano, che non volevano certo rinunciare ai rubli che piovevano da Mosca.
Spero tu dia a Berlinguer il ricordo che merita.
In quanto al vocabolo “comunista” ti vorrei chiarire che ho conosciuto pochi comunisti “veri”, quelli che credevano negli ideali; un paio di anni fa ho fatto presentare e leggere un libro, a La Lunga Gioventù, di un vero comunista, Aristeo Biancolini.
Ranuccio Bianchi Bandinelli è stato un vero comunista.
E così via potrei fare altri nomi di persone che avevano nel sangue la passione per la fede comunista.
Non mi viene in mente alcun nome che dia una speranza oggi alla sinistra.
E non parliamo dei sindaci di Siena o di “creature” come Baffino e sodali.
se non mi sbaglio era un lontano parente di Cossiga.
Riguardo alla commemorazione della strage di Capaci. Quando vedo alla tele tutti quei coccodrilli ipocriti partecipare all’annuale celebrazione-ricordo, spengo sempre perché mi fanno vomitare. Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino e, purtroppo, molti altri, furono lasciati soli dallo Stato e dai colleghi magistrati, quelli che ora ci riempiono di parole retoriche e false.