Caso Rossi: consulenze, Dalla Riva, Meloni
Pezzo inevitabilmente dedicato al Caso-Rossi, di nuovo deflagrato ieri, per vari motivi: i quali, in estrema sintesi, cerchiamo di analizzare in queste righe. Nell’occasione, come sempre, pur sapendo che nessuno accetta, si rinnova per l’ennesima – ma non ultima – volta l’invito a qualsivoglia rappresentante della famiglia, per un confronto pubblico e polifonico con lo scrivente sui fatti del 6 marzo 2013: più facile scappare verso i giornalisti amici, lo capiamo sin troppo bene, però provar si deve…
LA CONSULENZA DEL PROFESSOR INTRONA: IL FEGATO SPAPPOLATO
Grande scalpore mediatico (soprattutto nel solito trenino: Iene, giornali vicini – dai quali è lodevolmente uscito Il Fatto, meglio tardi che mai -, tam tam “socialista” e via dicendo) ha destato la doppia consulenza di cui ha dato notizia l’avvocato di Antonella Tognazzi, Miceli: due consulenze nelle quali – udite udite! – si conferma, passo dopo passo, ciò che la famiglia sostiene dalla svolta del 2017.
Rapido commento, in attesa di vedere cosa la Giustizia in concreto se ne farà (essendo consulenze di parte, non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro: si chiamano “di parte” non a caso); in quella definita “fisico-balistica”, affidata al professor Francesco Gelardi (Università di Palermo), si chiarirebbe l’esatta dinamica della caduta. Che dire? Da parte nostra, per ora massima solidarietà all’ingegner Luca Scarselli, pur avendolo bonariamente ripreso in “Cronaca di un suicidio (annunciato)”: in questa perizia, sembra esserci ciò che Scarselli ha sostenuto per anni, ma adesso lui pare messo da parte. Recuperiamo l’ingegner Scarselli, please!
Ben più intrigante, comunque, ciò che si capisce della consulenza medico-legale del professor Francesco Introna, Ordinario di Medicina legale dell’Università di Bari; il quale – lo diciamo subito – per questo blog diventa il number one, da subito e a priori: non ha visto, ovviamente, il cadavere del povero Rossi, né subito, né al momento della riesumazione (2016); eppure, con un occhio clinico per l’appunto da autentico fuoriclasse fra i medici legali (al fuoriclasse bastano e avanzano le foto, si capisce), è riuscito laddove il professor Mario Gabbrielli (Ordinario di Medicina legale anch’egli, ma di Siena: vale senz’altro di meno di Bari), né colei che era considerata – fino a ieri, adesso è al massimo la numero due – la numero uno in Italia, la dottoressa Cattaneo, avevano saputo vedere, bontà loro: un triplice ematoma, che si può spiegare solo, solamente e soltanto con una feroce colluttazione avvenuta all’interno della stanza dell’allora manager montepaschino. Introna dixit, e per noi questo è il Verbo.
Talmente dura e violenta, questa colluttazione, da avvenire con il silenziatore, giacché nessuno – all’interno di un luogo di lavoro tutt’altro che vuoto – ha sentito niente di niente: né durante la spietata violenza, né durante lo spenzolamento fuor di finestra prima di lasciare cadere senza pietà l’assassinato; il più silenzioso ed asettico degli omicidi (neanche un libro spostato, una carta fuori posto, una slabbratura sul tappeto), insomma.
A proposito di carte, ci sarebbero le famose tre lettere suicidarie, vergate da David Rossi prima di essere massacrato: scritte durante la scazzottata, fra un calcio al fegato e l’altro? In effetti, triplici le lettere, e triplici anche i colpi inferti al fegato. Lo ripetiamo: per noi, il professor Francesco Introna è l’autentico number one, e ci dispiace per gli altri. Che se ne facciano una ragione…
RENZI E MELONI SALGONO SUL CARRO DELLE CONSULENZE
Di Matteo Renzi e della sua “simpatia” per il PM Nastasi, si è già scritto più volte (rimanderei al pezzo dicembrino sul “Patto del ricciarello”, per i cultori del rapporto fra Giustizia e attuale classe politica); ieri, poi, è salita sul carro delle consulenze propagandate dalla Iene financo Giorgia Meloni, con un appassionato Tweet tutto schierato a favore della tesi omicidiaria e della famiglia.
Il 12 giugno – Referendum di fatto contro la Magistratura – si avvicina, ergo una bella randellata contro dei PM che hanno solo fatto ciò che dovevano (come riconosciuto da 3 Giudici terzi) ci sta sempre bene, da destra e anche da quella che, almeno sino al 2019, era considerata la sinistra riformista.
L’abbiamo già detto tante volte, ma il contrasto è davvero troppo stridente, ed i 30 anni dalla morte di Giovanni Falcone (del quale lo scrivente, con Giulia Maestrini, parlerà in Biblioteca comunale lunedì 23, ci piace ricordare) aiutano: nei primi Novanta, questo Paese aveva preso una sbornia per la Magistratura, la quale più dura era, più applausi raccattava; se il potere politico provava ad attaccarla, si scendeva in piazza (chi è ultra-maggiorenne, ricorderà l’estate del 1993, con gli accaldati PM milanesi a protestare a favore di telecamere).
Oggi Matteo Renzi presenta il suo libro (“Il mostro”), e attacca ad personam i PM che hanno indagato su di lui (tra cui il prima citato Nastasi, imputandogli proprio la sua presunta non liceità dell’essere sul luogo del suicidio quel 6 marzo).
Oggi, insomma, escono due libri al giorno contro i Magistrati, vengono fuori le fiction con Raoul Bova sugli errori giudiziari, un magistrato, nelle migliore delle ipotesi, è a priori un incapace (ma spesso è ben peggio): veritas filia temporis. 30 anni fa, alcuni PM si macchiarono senz’altro di eccessi (ma i ladri c’erano, di grazia?); oggi, si può tranquillamente dire che i giudici sono dei cessi, e giù applausi, anche in ambienti paludati: una bella valanga di like è garantita, in automatico. E l’Italia, anche da questo punto di vista, si avvia ad essere sempre migliore… anche perché – come risaputo – la corruzione non esiste più, la criminalità organizzata è stata sgominata, per farla breve “è andato tutto bene”…
UNA AUDIZIONE FONDAMENTALE: ILARIA DALLA RIVA
Eccoci all’autentico pezzo forte di ieri; con l’audizione del 19 maggio della ex Top manager MPS Ilaria Dalla Riva, come mai prima, si è chiarito il movente: non dell’inesistente omicidio, ma di certi atteggiamenti della vedova, con figlia al seguito. Testimonianza che vale doppia, se non tripla, dal momento che la Dalla Riva era anche diventata amica della moglie, condividendo fra l’altro con lei la passione per i cani: dopo l’episodio di cui si scrive alla fine, i rapporti si sono però interrotti. Esattamente come con tutti gli amici del marito che non condividevano le sua strategie: con la Tognazzi, o sei con lei fino in fondo, oppure si chiude bottega…
Per intanto, la audita ha detto e ridetto che Rossi era “entrato in un loop” devastante, che aveva paura di essere licenziato (e poi ha aggiunto che, in quello specifico momento, non sarebbe stato assolutamente facile trovare un nuovo lavoro, soprattutto di pari livello, smentendo la famiglia in modo totale anche sul punto); in più, Rossi era “ossessionata dalla paura di essere arrestato”: la Dalla Riva per esempio riferisce la circostanza di un fine settimana fra il 19 febbraio – data della impattante perquisizione – ed il 6 marzo, in cui inizialmente il manager voleva andare nella sua casa sull’Amiata, poi saltato perché voleva restare a casa, pronto per l’arresto (circostanza della quale accenna anche la moglie, in un verbale, dicendo che il marito era sicuro di venire arrestato nel fine settimana, a Borse chiuse). La Dalla Riva ha parlato anche degli atti di autolesionismo del collega, su cui poi ha chiesto, per carità di Patria, il segretato (ma i Commissari avranno sentito, o si saranno tappate le orecchie?).
Ha aggiunto che il Rossi aveva preso molto sul personale gli attacchi contro di lui dei blogger, mentre lei – pure colpita: ha citato la frase “meglio la D’Amico della Della Riva”, visto che veniva da Sky -, riusciva a spersonalizzare il tutto; il manager senese, invece, se ne era fatto un autentico cruccio, perché il padre (morto nel novembre del 2012) i blog li leggeva, e lui lo sapeva.
La manager – in MPS dal 2012 al 2019, adesso in Unicredit – ha poi raccontato ciò che solo i più attenti conoscitori della vicenda sapevano (nel mio libro, ovviamente, c’è tutto), vale a dire il cruciale passaggio in cui l’avvocato Goracci – che rappresentava Antonella Tognazzi -, inopinatamente chiamato “Gregoracci” dalla Dalla Riva, fece vedere le mail fra Rossi e Viola, davanti alla stessa manager ed ai vertici del Legale.
La vedova, rifiutata l’assunzione che le era stata offerta, voleva gli stessi soldi di buonuscita dati all’ex Dg Antonio Vigni quando lasciò la banca, e quelli offerti dall’istituto di credito – approssimati generosamente – non le andavano bene. La Commissione, almeno a questo punto, avrebbe una autostrada aperta, per sapere tutto: audire l’avvocato Lepri – il quale seguiva la famiglia a caldo -, e poi il succitato legare Goracci; questi sono tasselli cruciali, mentre l’audizione del Procuratore Gratteri davvero non si capisce cosa ci azzecchi, con il massimo rispetto per la figura. Il Manzoni ci insegna che spesso è meglio scavare vicino, che non cercare troppo lontano.
La Dalla Riva si è detta ieri “allibita” ed anche “schifata”, dal comportamento mostrato dal legale che rappresentava Antonella Tognazzi; e si era nel 2013, allora: dunque, solo all’inizio…
Come noto, secondo il vecchio adagio americano, i giornalisti si dividono in due categorie: 1) gathering news; 2)popping into news.
Alla prima categoria appartengono quelli che trovano notizie andando direttamente alle fonti e verificano.
Nella seconda categoria si arruolano i pigri che si fanno infilare in bocca le notizie
dal primo che passa senza alcuna verifica.
Nel caso Rossi, la seconda categoria domina la scena. Non a caso l’audizione di Dalla Riva è stata opportunamente oscurata, salvo lodevoli eccezioni di giornalisti della prima categoria: agenziaimpress e Siena tv.
Caro Pino,
grazie davvero del tuo intervento da (maturo) insider del giornalismo (quello del gathering news), così come ringrazio Camilla Conti che ha twittato il mio pezzo, e altri che mi hanno fatto i complimenti senza volere apparire.
A ciò che hai scritto, mi permetto di aggiungere che sul luminare professor Introna – il luminare del fegato spappolato, su cui torneremo – c’è tanto materiale on line, che io non ho avuto per ora tempo di inserire, avendo già scritto una bella pappardella, fra le consulenze e, per l’appunto, la fondamentale, cruciale audizione della Dalla Riva.
Certo, ad andare avanti a sostenere l’omicidio, ci vuole un gran bel coraggio: anche una bella faccia, direi. Cosa può dire – dopo averlo già detto sotto giuramento in un’aula di Tribunale, ricordiamolo – una persona, per delineare un quadro presuicidario più chiaro di quello di David Rossi? Questi, anche se il povero Rossi fosse uscito da casa con un cartello con su scritto “STASERA MI SUICIDO”, continuerebbero a dire certe cose…
The show must go on, conveniamo tutti: speriamo solo che qualcuno, invece che riscuotere, un giorno paghi, per tutto questo…
L’eretico
Caro Raffaele,
questa nuova perizia, ritengo, tesa a riprire nuovamente le indagini, a prescindere dal contenuto tecnico, che non conosciamo e che sarà senz’altro di assoluto pregio scientifico, a occhio sembrerebbe un tantino tardiva e presumibilmente inidonea allo scopo.
Infatti, occorrebbero semmai temi nuovi d’indagine (qui di nuovo purtroppo non ci può essere per forza nulla …) e soprattutto, finalmente un potenziale assassino.
Senza un presunto colpevole non ci può essere evidentemente processo.
Caro Raf,
la questione ben si addice a un vecchio adagio: “se non leggi i giornali non sei informato, se li leggi sei disinformato”, Mark Twain.
Nel caso specifico, abbiamo un medico legale, che non ha fatto alcuna autopsia, il quale sembra sostenere una tesi in contrasto con le conclusioni di altri due medici legali che invece hanno fatto l’autopsia. Buona regola è riportare, in modo esaustivo, entrambe le conclusioni. Se invece si riportano solo le conclusioni del primo, il lavoro che si fa non è quello del giornalista, ma del portavoce.
L’audizione della Dalla Riva non è stata oscurata… ha anche detto cose; siate precisi.
Non creso sia solo una questione di convenienza, siate rispettosi;
quelle ferite non possono essere state autoprodotte, inutile insistere o cercare di delegittimare gli esperti come fanno i no-vax.
Forse nessuno ha sentito davvero, o tace; magari il tappeto è stato rimesso a posto, come la giacca, invece cravatta ed occhiali dove sono finiti?
Siate affamati di verità, non saziatevi con vecchie archiviazioni documentali; siate folli perché potrebbe essere andata in un modo alquanto inaspettato rispetto ai retroscena politico-complottisti fin qui presunti; un abbraccio… e non per i polsi.
Caro Maurizio,
credo che – senza ovviamente sapere del tuo intervento – l’avvocato Panzieri ed il giornalista (serio, lasciamelo dire) Pino Mencaroni ti abbiano risposto.
Qui siamo tutti insaziabili di verità, stai pure tranquillo; sono ben altri ad essere insaziabili, ma di altre cose: e quelli come te, in buona fede, gli tengono in qualche modo su la baracca (non so ancora per quanto), giacché lo show che deve andare avanti. Se ne riparla ad assassino (anzi, assassini) finalmente trovati, vai…
L’eretico
Faccio sommessamente una domanda a Montigiani e all’Eretico a proposito della battuta sui polsi. Mi chiedo: perché mai gli assassini avrebbero dovuto tenere in bilico nel vuoto il povero Rossi per i polsi, come abilmente suggerito da Introna nella nuova perizia di parte? La scena mi rievoca scene da film con richieste tipo: “dimmi dove hai nascosto la refurtiva o ti butto di sotto” oppure “dimmi dove si nasconde il contabile di Capone o ti mollo”. Insomma, cose così. Quindi noi abbiamo dei presunti assassini che prima hanno picchiato brutalmente Rossi, poi gli hanno fatto scrivere 3 lettere suicidiarie non di loro gusto e infine invece di defenestrarlo si sono divertiti a farlo penzolare per i polsi. Non c’è dubbio, tocca essere cinefili e parecchio, parecchio folli…
Riguarda la ricostruzione: non l’ha (uno!) tenuto sospeso ma l’ha calato dopo tramortito, per inscenare il suicidio, lasciando prima il polso destro e poi il sinistro forse in contemporanea alla rottura del cinturino. I bigliettini sono di un paio di giorni prima è stato spiegato, infatti in fondo al cestino che non svuotavano tutti i giorni.
Caro Maurizio,
per intanto ti ringrazio dei tuoi interventi, per almeno due motivi:
1) danno la concreta idea del punto cui siamo ormai arrivati, raschiando il barile della decenza (“i bigliettini sono di un paio di giorni prima” diventerà un cult): te la giochi con Ranieri Rossi, e non era facile;
2) il numero dei contatti del blog sta schizzando, ed è certo merito soprattutto tuo.
Ti ho censurato l’altro commento, perché del buon Bonaccorsi ho già scritto in abbondanza nel mio libro – che ti invito a leggere meglio -, mentre per l’altra informazione siamo border line con problemi giudiziari da affrontare (non vorrei dovere scrivere letterine pietose come la tua alla dottoressa Bondi, per capirsi). Ti rinnovo l’invito ad andare in Procura: non per le questioni dei soldi, ma per quella della dinamica della morte.
A Vedo nero: la perizia nuova, NON è stata fatta su nessun cadavere, bensì è basata su foto, dalle quali l’occhio straordinario del prof. Introna ha capito cose che erano sfuggite a due medici legali che avevano – loro sì – analizzato il cadavere nel 2013, o ciò che ne restava nel 2016.
L’eretico
Sinceramente ancora no.
La baracca non la tengo su io, in nessun senso.
Assassino dal pugno forte e tipico di chi ha fatto sport di contatto; uno solo, come mostrano eloquentemente le foto:
https://www.dagospia.com/i-dubbi-sul-presunto-suicidio-di-david-rossi-iniziano-a-diventare-certezze-due-perizie-bomba-310705
chi cerca 4099009 su Google… trova!
Con tutto il rispetto per i no-vax, io di dosi ne ho fatte tre..
Quando scrivo oscurata intendo dire che se si segue un caso si riporta tutto. Facendo un pó di surfing sul web è facile rilevare che l’audizione della signora Dalla Riva è stata oscurata da molti, non tutti, dei media che avevano, qualche giorno prima, scritto di questa nuova perizia che avrebbe rilevato ecchimosi (10x 7 cm) finora mai viste.
Non saranno mica quelle giá esaminate, anni e anni prima, dai medici legali Gabrielli e Cattaneo?
“Le caratteristiche delle escoriazioni non paiono invece tipiche di una ecchimosi prodotta da corpi contundenti o, come ipotizzato dagli opponenti, da un calcio diretto alla zona genitale”
Sulle ecchimosi 10×7..
“Analoghe considerazioni possono essere estese alle lesioni collocate sull’addome, una in prossimità del fianco destro, verosimilmente ecchimotica (area violacea, di forma irregolare, delle dimensioni di cm 10×7…) e l’altra in regione paraombelicale sinistra, di forma irregolare delle dimensioni di cm 10×7, alla quale si sovrappone una sottile stria escoriativa longitudinale”.
La cosa incredibile è che i sostenitori della tesi omicidiaria non si sforzino minimamente di dare una parvenza di plausibilità alla loro tesi.
Voglio dire, anche ammesso che Rossi sia stato pestato e buttato dalla finestra, come si spiega che nessuno abbia sentito nulla? Come si spiega che degli uomini sconosciuti siano entrati in Rocca e siano usciti senza essere notati? E come si spiegano i biglietti d’addio? E i cerotti? E i tagli sui polsi dei giorni prima?
Via, se gli indizi a favore del suicidio sono 100 quelli che portano all’omicidio sono 2. In qualsiasi procedimento penale o civile non ci sarebbe storia, e infatti non c’è stata. Giusto le Iene potevano montare un caso simile. Ma per fortuna i processi si fanno – ancora- nelle aule di tribunale. E qualche magistrato buono c’è ancora.
La verità la sa solo Iddio ma noi qui sulla terra dobbiamo sforzarci di riconoscere le frescacce dalle tesi plausibili.
Caro Giorgio Firenze,
rispondo a te, anche per darti il benvenuto, quantomeno fra i commentatori.
Quanto alla risposta, che dire? Mi sembri persona razionale, intelligente, che pondera i pro e i contro, allora ti do un consiglio, di cuore (e di fegato): lascia perdere, con i terrapiattisti non ce la puoi fare. Io ormai vado avanti perché finalmente – nonostante il circo Barnum che si è incistato sul Caso – finalmente certi passaggi si stanno dipanando, and best has jet to come (ma insomma, anche la Dalla Riva una bella mano di coppale l’ha data, da par suo, quantomeno sulla nobiltà di certe battaglie).
All’ottimo Maurizio Montigiani – il quale lo scorso 5 ottobre ha già dovuto scrivere una pietosa (nel senso latino) lettera di rettifica e di scuse alla dottoressa Bondi, per ciò che lui aveva detto in pubblico, nonché per farsi rimettere una querela sacrosanta -, invece, dico solo questo (e glielo ho scritto anche privatamente): invece di inondare gente come me con le tue tesi omicidiarie (francamente deliranti, mi spiace dirlo), di cui avresti chiara tutta la dinamica esatta, perché non vai in Procura e ti fai ascoltare?
L’eretico
Ai responsabili de “Le Iene” dovrebbe essere fatta una diffida a continuare a speculare sul caso Rossi. Siamo arrivati all’assurdo. Sono state fatte perizie a salma ancora integra con parere per il suicidio; ora si ritira fuori la povera salma – sorvoliamo in che condizioni dopo tutto questo tempo – e si spara la tesi dell’omicidio. In parallelo alle perizie sul cadavere, esami del luogo del fatto, poca roba mossa e tre lettere sulla scrivania; se ci fosse stata colluttazione ci sarebbe stato un minimo di rumore e disordine. Insomma sia fatta finita con l’accanimento mediatico, basta alla speculazione de”Le Iene” di farsi pubblicità ed ascolti alla tele, in questo modo stanno perdendo credibilità. Lasciamo in pace il povero Rossi, travolto da una vicenda che gli si è trasformata da Paradiso ad Inferno.
…diffida a non continuare…
Mi ero promesso si non scrivere più ma a tutto c’è un limite.
Signor Ascheri, per quale arcano motivo la Famiglia Rossi dovrebbe avere un incontro con Lei? E con che piglio lo dice, le posso rispondere io? Se lei suscita gli stessi sentimenti che suscita a me ,e io ero sono solo un conoscente di David ( sono altresì amico di un fratello) credo che sia una richiesta assurda e per me provocatoria.
Cosa si aspetta lei? Perché continua,( glielo chiederò sempre e alla prima occasione glielo chiederò di persona) ad accanirsi?
Glielo ho ridetto, David aveva talento, David ha fatto un percorso che lo ha portato in alto esclusivamente per un talento cristallino, capisco che susciti invidia, ma suvvia lo diceva anche il grande Umberto Eco, non ci inventiamo rabbia in questo caso perché oramai David è morto da anni.Quale è il suo problema?
Non faccia finta di non aver capito, ma mi creda lasci stare questa Famiglia perché la cosa comincia a far rabbia, è chiaro a chiunque che lei ha un qualcosa che gli dà noia, ma ripeto non è la strada giusta, non è giustificabile, sta andando oltre ogni buon gusto.
Noto poi la sfacciataggine nel cercare di darsi i consensi..mi dica oltre lei ed altri 4 quanti realmente pensano alla sua tesi?
Legga, viva, esca.., è l’esatto contrario e lo vede da mille fonti, l’opinione pubblica è completamente dalla parta della Famiglia, ok , in democrazia è giusto sentire anche parti distanti e dargli lo stesso peso, ma stona, e glielo sottolineremo sempre il suo accanimento, il piglio che usa, i toni che usa.
” Devono fare un incontro con lei” ..io non lo farei, l’ultima volta mi disse se avevo letto il suo libro..NO e francamente non lo leggerei mai, mi è bastato ascoltarla e vederla sul video della commissione di inchiesta ( e vedere i commenti che ha suscitato) anche lì rivangare il suo libro..
Abbia pazienza io non lo leggo il suo libro, perché a lei non la sfiora nulla, lei ha un preconcetto punto.
Dimostri il talento come faceva David…leggo che è venuto nella mia zona ove abito…
Vede, io sono della Lupa, prima di sposarmi non abitavo in Val d’ Arbia,ma ad 1 minuto dalle mura, noto che in quella zona gli ha dato noia la torre dei pomodori, ma mentre con la giunta Valentini lei spulciava tutto, strano gli sia sfuggito il tutor modificato per euro 80000 a costo del contribuente per proteggere i Tassi e le Nutrie visto che inizia e finisce prima del centro abitato di Malamerenda..ove gli abitanti rivedono sfrecciare le auto..
Non ci credo non l’abbia notato ( prima spulciava tutto) ah già ora il blog non può giudicare o inveire su una giunta che pensi..fa apparire persino la precedente come titanica a confronto.
Difficile trovare nella storia di Siena una giunta di tal ” consistenza”.
Pensi mi firmo con nome e cognome e gli dico pure dove sto, dovessi incontrarla? Farei carte false per evitarla mi creda, ma al netto gli chiederò queste cose di persona alla prima occasione.
Saluti
Caro Massimo Pucci,
partiamo dalla fine; mi sembra che Lei non sappia neanche leggere ciò che viene pubblicato sul blog: sulla cosiddetta “torre dei pomodori” ho pubblicato qualche passaggio nel penultimo pezzo, dicendo che è un retaggio di archeologia industriale, il quale a modo suo potrebbe avere ormai un suo fascino…ma non è certo questo il punto della questione, si converrà.
Veniamo al Caso Rossi: la cui professionalità non è mai stata messa in dubbio, almeno qui (e neanche nel libro: liberissimo di non leggerlo, come fa chiunque abbia paura a confrontarsi con chi gli documenta di avere creduto in cose che non stanno né in cielo, né in terra); quanto al “talento” sarebbe un’altra cosa, da maneggiare con cura, ma anche questo ci porterebbe lontano.
La famiglia dovrebbe confrontarsi con lo scrivente per una regola base del pluralismo informativo, inesistente non a caso in ogni dittatura: la polifonia dei punti di vista; capisco che sia ben più facile farsi ascoltare sempre da giornalisti compiacenti, che remano dalla stessa parte, mentre è ben più difficile confrontarsi con chi può documentare come siano stati LORO, a cambiare idea – rectius: versioni – su passaggi fondamentali dell’inchiesta. Visto che così amico, glielo chieda Lei, visto che a me non riesce: magari avrà più fortuna.
“L’opinione pubblica è completamente dalla parte della famiglia”, scrive Lei (forse adesso un po’ meno che qualche tempo fa, ma gliela do per buona): e allora? Io scrivo di cose che credo di conoscere, avendone documentata contezza, non certo per raccattare qualche like o cose simili. A proposito, cosa vorrebbe dire: “la cosa comincia a far rabbia”? Se ne è lucidamente in grado, me lo potrebbe spiegare in concreto?
Lei – che farebbe “carte false per evitare” di incontrarmi -, e la famiglia di David Rossi, fate parte di un ben nutrito gruppo umano: quello cioè che ha paura, terrore, del confronto polifonico, ergo scappa. Non c’è molto da aggiungere…
Saluti
Gentile Massimo, io sarei uno dei 4, e nonostante ciò, da buon italico familista amorale, sono sempre comletamente dalla parte della famiglia (anche se ho il sospetto che non proceda in modo compatto). Le dirò di più, non sono neanche per niente appassionato all’ipotesi del confronto tra l’Eretico e un qualsivoglia familiare, mentre troverei più centrati dei contraddittori tra lui e qualcuno degli innumerevoli scrittori che hanno pubblicato libri a favore della tesi omicidiaria (ops, mi sa che qualche parente fa parte della schiera). Comunque l’essere o meno a favore della famiglia non sposta il problema: per perseguire un reato ci vogliono prove, moventi e sospettati. Ci dica lei se dopo tutti questi anni, libri, indagini e commissioni ci si sia soltanto avvicinati a qualcosa di plausibile.
Purtroppo gli applausi con le emoticon non passano. . Ribadisco i miei applausi.
Ribadisco la mia posizione agnostica sul caso Rossi.
Rilevo soltanto per inciso che se fosse davvero stato un omicidio perpetrato dai Servizi o comunque da sicari armati, da chi evidentemente non voleva che la mattina dopo David andasse in Procura a vuotare il sacco, ci sarebbero per forza un presupposto e un dato di fatto.
Il presupposto sarebbe che ci fosse effettivamente nel sacco ci fosse un contenuto così rilevante da valere la sua vita.
Ma soprattutto il dato di fatto non potrebbe che essere stato ordito un complotto che abbia coinvolto praticamente tutti i soggetti a vario titolo interessati.
Una operazione condotta in modo sbrigativo, lasciando sul terreno tutti gli elementi indiziari valorizzati in questi anni come incompatibili con il suicidio, a causa dell’urgenza dell’intervento.
In un simile contesto, però, sarebbe assai difficile (per non dire impossibile) trovare gli autori materiali di un tale omicidio su commissione.
Probabilmente un po’ meno complicato (ed interessante) provare a trovare i mandanti.
A patto di smettere di baloccarsi con gli elementi di contorno (tipo festini e perizie postume varie) e cominciare ad affrontare il cuore del problema: il movente.
La domanda delle cento pistole, infatti, è e resta una sola: perché David sarebbe dovuto morire?
Una operazione – mi rendo conto – probabilmente pericolosa e forse dolorosa, ma inevitabile qualora davvero non si accetti l’ipotesi del suicidio e si voglia veramente indagare la verità.
Caro Paolo,
nel finale affronti davvero uno dei punti nevralgici della vexata quaestio: se si è sicuri dell’omicidio (contro ogni evidenza fattuale, ma siamo fra terrapiattisti, dunque va bene tutto), allora bisogna anche spiegare chi, e soprattutto perché, un manager come il Rossi doveva morire, quel 6 marzo 2013.
Questi, invece, sono riusciti nel capolavoro: grazie a giornalisti che sappiamo, da una parte hanno fatto passare – a livello soprattutto nazionale, perché a Sienina ormai qualcuno gli occhi li ha finalmente aperti -l’idea assurda dell’omicidio; dall’altra, però, c’è stata la “ripulitura” dell’immagine del morto, che sarebbe – fra le altre cose – colui che difendeva e pubblicizzava l’operazione Antonveneta.
Un autentico capolavoro mistificatorio, di cui dare atto alla famiglia e agli altri cointeressati…
L’eretico
David Rossi professionista con i fiocchi? Sono assolutamente d’accordo: uno che ha fatto bere al popolino ed anche agli esperti che l’Antonveneta era un affarone non è stato solo un professionista, è stato un genio. Punto e basta.
… comunque continuo a darmi ragione da solo; se ben ricordi Eretico fin dai primi commenti sul caso avevo semplicemente detto che sul caso appunto v’era una cappa di nebbia fitta fitta che, almeno personalmente, nemmeno la lettura del libro ha diradato e che tutte le ultime vicissitudini (dalle audizioni in commissione con le esternazioni di cotali personaggi alle nuove perizie ed esternazioni varie) hanno semmai rinfoltito
come giustamente osserva qualche lettore e commentatore solo a immaginare che qualcuno possa essere entrato di soppiatto in Rocca, pestato a sangue David Rossi, buttato giù dalla finestra (da ultimo anche col particolare che è stato tenuto appeso per un solo braccio) e poi, come se nulla fosse, ritornato sui suoi passi magari a prendere un corroborante caffe al conca d’oro (non voglio nemmeno pensare alla circostanza che il tutto l’abbiano commesso dei colleghi quindi già presenti in Rocca; decisamente più fantascientifica della prima) ci vuole un grosso sforzo di fantasia e su questo sono completamente d’accordo
allo stesso modo però (e sempre secondo il mio ininfluente parere) liquidare tutte le “stranezze” di questo caso cosi, come dire con una semplice alzata di spalle ci vuole “coraggio” ….. a partire da quelle foto della scena del crimine fortemente manomessa, le foto dell’autopsia con l’impronta delle dita sotto una delle ascelle e le lesioni sul polso del braccio opposto li dove aveva l’orologio, la lesione al fegato corrispondente all’ematoma che aveva sull’addome per finire al grave che casca poco dopo sono ancora li che attendono una “spiegazione plausibile” e che secondo me alimentano tutti i dubbi legittimi o meno, in buona fede o meno che taluni ancora hanno (il chiacchiericcio dei festini nemmeno lo prendo in considerazione)
sulla famiglia e le sue rimostranze non mi esprimo …. vero è che hanno cambiato versione varie volte ma, che diamine, le stranezze di cui sopra le hanno viste e sviscerate anche loro coi loro legali e consulenti (gli ultimi due non mi sembrano proprio di quart’ordine) e poi, limite mio per carità, non mi riesce proprio di capire cosa possa venirne alla famiglia il portare avanti sta storia ne riesco a capire cosa ne deriverebbe (sempre a loro) qualora per assurdo si accertasse inequivocabilmente che si tratti di omicidio (forse in quest’ultimo caso, in qualche modo, si può attribuire la responsabilità se non penale almeno civile alla banca?)
Un saluto all’Eretico e a tutti i lettori