La domenica del villaggio: analfabeti, Battiato, Borromeo
Eccoci giunti alla consueta puntata domenical-culturale del blog, in questa giornata di tragedia nazionale (funivia di Stresa), in cui si celebra – nella consueta orgia di retorica – l’anniversario di Capaci; si parte con il parlare di libri e di analfabetismo (anche di ritorno): tema di enorme importanza e cogenza; dipoi, un più meritato ricordo di Franco Battiato, scomparso, in settimana, a 76 anni; poi, la rubrichetta manzoniana d’ordinanza: siamo ormai giunti, zitti zitti, al Capitolo XXII, quello pressoché monografico sul Cardinal Borromeo.
L’ITALIA? UNA PATRIA COLTA, DI UN POPOLO ANALFABETA
Davvero illuminante, la recensione del grande modernista Massimo Firpo (Domenicale del Sole 24 ore, 16 maggio, pagina 6), a proposito del libro di Marina Roggero “Le vie dei libri. Letture, lingue e pubblico nell’Italia moderna” (per Il Mulino, pagg. 294, euro 26). Come sarebbe bello, se questo densissimo saggio lo leggessero – primi inter pares – tutti coloro i quali, dall’asilo all’Università, sono preposti (nonché pagati) ad insegnare qualcosa – almeno a leggere e scrivere, sic – ai giovani virgulti italiani.
Forse, si renderebbero conto della tragedia cui stiamo assistendo: una generazione di futuri adulti, con un vocabolario neuronale da scuole elementari o poco più, che prenderà il posto di una generazione di attuali adulti, il 70% dei quali non è in grado di capire bene un testo di media difficolta; con prospettiva diacronica, quantomeno, la Roggero ci insegna che, in fin dei conti, è da una storia di profondissima, inveterata, ignoranza, che proveniamo. Un dato comparativo su tutti: nel 1850, in Italia (come in Spagna, non a caso) il tasso di analfabetismo viaggiava sull’80% (peggio di noi e degli iberici, solo i russi, con il 90%!); nello stesso anno, Svezia, Prussia e Scozia (Paesi a solidissima tradizione protestante), viaggiavano esattamente al contrario: l’80%, infatti, era la percentuale degli alfabetizzati. In questo caso, davvero il Concilio di Trento – con annesso Index dei libri proibiti – ha scavato un solco invalicabile fra noi cattolici e loro, protestanti abituati a leggere davvero i testi sacri, Bibbia in primissimo luogo. Il Latino – con tutto il suo perdurante fascino, e detto da uno che non potrebbe vivere senza -, certamente è stato, in modo paradossale, più che un modo per elevare culturalmente il popolo, un autentico freno al processo di acculturazione dello stesso: duole scriverlo, ma così è.
Quindi, siamo tristemente una Nazione di straordinaria ricchezza culturale, con un patrimonio storico-artistico che nessun altro può vantare, abitata però da persone in maggioranza profondamente ignoranti (anche in materia religiosa, cosa incredibile, nella terra del Patrimonium Sancti Petri); una autentica Patria colta, abitata da un popolo incolto, ignorante come pochi altri. Il libro della Roggero, quantomeno ci dice che non è assolutamente una novità: chi si contenta, gode…
FRANCO BATTIATO, GRANDE EVOCATORE DI ATMOSFERE
Cercava un centro di gravità permanente, chissà se post mortem Franco Battiato l’avrà trovato o meno; l’aspetto misticheggiante del personaggio – con l’idea della reincarnazione, ovvero anche le polemiche insulse tipo quella contro Darwin (“ha scritto sciocchezze. Ha mai visto una scimmia diventare uomo?”) – ci hanno sempre lasciati, a dir poco, tiepidissimi.
Di Battiato ci piace invece, e non poco, ricordare la sua grande, carismatica, capacità evocativa: tra l’altro, di luoghi, città, sapori, insomma culture, di solito trascurate dalla nostra tradizione musicale, che inevitabilmente guarda più ad Ovest (domani sono gli ottanta del grandissimo Bob Dylan, tra parentesi). Battiato invece aveva il Medio Oriente, aveva la San Pietroburgo della “Prospettiva Nevsky”, cantava di sufismo ad un popolo che confondeva i mistici islamici con i giovanottoni che sfidano le onde oceaniche; nel 1981, con “La voce del padrone”, fece crollare l’invalicabile muro fra “il cantautorato più impegnato ed intellettualistico”, ed il “nazionalpopolare più spiccio” (cito Matteo Cruccu, Corriere della sera del 19 maggio, pag. 21); capace di passare senza soluzione di continuità da Pippo Baudo – catanese come lui – ai “gesuiti euclidei”, Battiato. Fonde musica etnica con l’elettronica, che vuol dire il diavolo e l’acqua santa; l’opera lirica ed il rock progressivo (idem come sopra).
Pare che Eugenio Finardi, un giorno, gli avesse detto che aveva cercato sull’atlante qualche nome esotico di città, da mettere nelle sue canzoni; ma si era accorto che Battiato glieli aveva esauriti tutti: lode dunque a Battiato, che ha saputo sprovincializzare (o almeno provare a) il panorama della musica, alta e bassa, italiana. Sì, speriamo davvero che il suo centro di gravità l’abbia trovato: quello davvero permanente, per capirci…
“PROMESSI SPOSI 4.0, CAPITOLO XXII: IL CARDINALE BORROMEO
Dopo l’intensissimo, indimenticabile Capitolo pregresso – in particolare per la notte della conversione dell’Innominato -, il Capitolo XXII segna una digressione, tutta o quasi dedicata a ripercorrere la biografia del Cardinale Federigo Borromeo (1564-1631, creato Arcivescovo di Milano nel 1595).
Arriviamo subito al nocciolo della questione, al “sugo” come direbbe il Manzoni stesso: a nostro parere, questo è forse il Capitolo più criticabile, più intrinsecamente debole del capolavoro manzoniano (uno su 38, si può anche sbagliare, no?); non certo per vetero anticlericalismo (sempre da lodare, peraltro), lo diciamo, quanto piuttosto per un fatto che è difficilmente contestabile (e che non è ravvisabile negli altri Capitoli in cui lo storico prevale sul romanziere, che si discetti di carestia, di guerra o di pestilenza): più che una biografia, quella che ci viene sciorinata del Cardinale-Arcivescovo è una autentica agiografia. Senza se e senza ma. Quando viene fuori qualcosa di censurabile sull’agiografato (per esempio, pare che credesse alle streghe e agli indemoniati), non a caso si accenna appena, per poi glissare in modo immediato.
Giovanni Getto ha comparato due biografie precedenti presenti nel romanzo (Lodovico-frate Cristoforo, e quella di Gertrude-monaca di Monza), a questa del Cardinale e Arcivescovo di Milano (nonché fondatore della meravigliosa biblioteca Ambrosiana, va detto), concludendo che le prime due sono dinamiche ed avventurose, mentre questa è statica e documentaria, da “ritratto in posa”. Chapeau, davvero: a Getto, però….
Ps Terminata la “guerra di maggio” fra Israele ed Hamas; come al solito, tutti e due gli schieramenti cantano vittoria (la differenza con il passato, è che Hamas non ha mai avuto così tanti fans negli USA). Certo è che si tratta di una guerra non solo per procura (Iran e Qatar, tramite Hamas, versus Israele), ma anche capace di allontanare i moderati dagli estremisti, i falchi dalle colombe: sia all’interno di Israele, che del fronte palestinese (Hamas stesso, versus Fatah, cioé la Cisgiordania). Insomma, salvo che Israele abbia compiuto in modo completo il suo lavoro di distruzione di tutto l’arsenale militare di Hamas (cosa che non pare), a breve si rincomincia, tranquilli…
Battiato è stato un Grande. Un musicista che ha spaziato in tutti i generi musicali. Un grande innovativo e la sua musica non morirà mai. Anche un po’ furbo perché ha sempre scelto dei validi collaboratori a partire dal musicista, Giusto Pio, Camisasca per finire col poeta Sgalambro. I testi delle sue canzoni, sono degne di apparire nelle antologie scolastiche. Sono certe volte ermetiche, ma degne di rispetto. Accompagnate dalla musica celestiale di Battiato sono un piacere per la mente e l’anima. Pensate a “E ti vengo a cercare” oppure a “La cura” e molte altre e confrontatele con le attuali canzoni, definizione pietosa, e sarà come mettere il sole con la notte cupa. Ha avuto qualche uscita strana che qualcuno non ha condiviso, ma si riscatta con quello che disse insieme alle sue dimissioni dalla giunta regionale della Sicilia esprimendo l’esatta definizione della bassezza morale ed intelletuale della nostra classe politica sia siciliana che italiana. Insomma a me la musica di Battiato è sempre piaciuta. Pensate alle chitarrine degli anni ’70 con le contemporanee prime sperimentazioni elettroniche di Battiato, un gradino più alto, aria nuova.
Battiato è stato anche un discreto regista in un non eccelso film, Musikanten, in cui ho recitato.
Lo incontrai nella saletta del bar dove girava il film, ai Rinnovati, e scambiai con lui due parole, stringendogli la mano lo salutai dicendogli: “E’ un piacere salutare un genio della musica.
Sono d’accordo sul Ps: questa guerra di maggio non può portare la pace, perché non è credibile che l’Iran cessi di fornire le armi ai terroristi di Hamas. E se Israele non fosse stata sicura di stravincere, non avrebbe dovuto muovere guerra, rischiando di rafforzare politicamente Hamas, contro Fatah. Vedremo entro l’estate, ma non si può che essere pessimisti.
Non mi pareva che fosse stata Israele a “muovere guerra”, neanche stavolta.
A ben vedere anche la guerra dei 6 giorni del ’67, l’unica che ha visto Israele aall’offensiva, fu in realtà un’azione preventiva rispetto all’attacco che stavano per sferrare Egitto e Siria.
Israele si difende ed applica la antica legge del taglione: occhio per occhio dente per dente.
Questo è il suo limite, ma, se vogliamo, anche la sua forza.
Ciò posto, la sensazione diffusa è che Hamas abbia voluto soltanto fare uno stress test al sistema missilistico Iron Dome, oltre a dare un segno di esistenza ai propri supporters.
Certo che non è finita qui purtroppo.
non mi ero accorto che era sparito il mio nome, comunque quell’anonimo di cui sopra sono io
A conferma di quello che scrivi, ho letto che alcuni anni fa l’Accademia della Crusca ha condotto una ricerca a livello universitario registrando anche tra coloro che erano giunti al massimo grado di istruzione un analfabetismo generalizzato
Se si vuole una rinascita dell’Italia, che si debba mettere le mani a una riforma generalizzata a 360 gradi della scuola, dopo i disastri combinati negli ultimi anni, mi sembra improrogabile…….
Speriamo per i ns nipoti
e ti c’ aspettavo su’ questo capitolo
se le nventava belle i sor manzoni
fagni l applauso vai a i tu’ farsario
fagnene te e i citti pinchelloni
a lui e a santi di su’ calendario
codesto borromeo l era nipote
d un nominato e noto sanguinario
che a voi sanesi con le zucche vote
vi fece pe’ davvero un be’ servizio
poco converso le gesta sua son note
ai deboli lui non gni dava ospizio
piuttosto li scapava a centinaia
di fa’ le stragi mai lui perse i vizio
l urtima ve la fece qui a capraia
sopr’ una rupe n faccia ai fiume merse
tutti scapati a corpi di mannaia
ma i tu manzoni le scrive diverse
nelle su’ storie pe’ rimbischeriti
parla di conversioni e anime perse
da’ santi cardinali convertiti
capovolgendo la rearta’ de fatti
a pro’ de’ citti doddi e sciaborditi
Ai discendenti strulli e mezzi matti
con poca roba dentro i cervellino
di quei che massacrati e poi disfatti
furon da i marignano i medeghino
che regalo’ alla chiesa un santo e un papa
che sigillo’ i concilio tridentino.
ripassati la storia , quella vera, invece di seguitare a ammannire le puttanate di quel verme di manzoni, che poi se fuori d italia non se lo ncula nessuno, chiediti il perche’.
Nini i concilio che tu’ rammenti, lo chiuse il papa che divenne tale, in quanto fratello d un tagliagole , lo stesso tagliagole fatto duca( di marignano),che mando’ la su’ sorella sposa a un borromeo e che da quell unione partori’ i tu san carlone.
Ma quel troiaio di Manzoni ovviamente di queste robe tace e,capovolgendo la realta’ s inventa san carlo che converte un inesistente innominato .
Vada nculo la scuola italiana fabbrica di deficenti ,resi tali grazie a gentucole come il Manzoni assurte a pilastri della vostra cultura da pecoroni inebetiti ,creduloni e gnoranti come i ciuchi bianchi dell asinara.
Probabilmente Falcone è morto anche per il carcere duro ai mafiosi. Provo ribrezzo leggere commenti retorici di politici ed istituzioni sulla sua morte mentre ciò per cui ha lavorato ed è morto viene smantellato nel silenzio:
https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/82880-liberta-condizionale-ai-boss-il-governo-cede-sull-ergastolo.html
La ‘strage di capaci’ forse è un avvertimento letterale… meglio essere incapaci, ma vivi…
Caro Gp,
ovviamente concordo in toto: con una mano, si celebra il santino (che non avrebbe voluto essere tale); con l’altra, si smantella uno dei caposaldi per cui Falcone si era battuto. Siamo in Italia, no? E si alimenta la sfiducia verso la Magistratura, come se tutti fossero dei lottizzati all’ennesima potenza, incapaci di giudicare: chi è che si giova della caduta di autorevolezza dell’istituzione giudiziaria, pensiamoci un pochino, su. La Patria (povera, avrebbe cantato Battiato) dei sepolcri imbiancati…
L’eretico
Un povero untorello
Sento che un certo Dante da Maiano,
così si firma, io non so chi sia,
ce l’ha coll’Alessandro da Milano,
voglio dire il Manzoni. A idea mia
costui si ostina a predicare invano,
è un povero untorello, ha antipatia
per il grande scrittore e mano mano
conferma sempre questa sua mania.
L’Eretico però non se ne cura,
prosegue sempre nella sua rassegna,
che per me è una piacevole lettura
ed il contrario del “Dante” c’insegna.
Quello va compatito, amici cari,
il fieno non è fatto pei somari.
se senti quando leggi usando l occhi
fai confusion con organi e funzioni
e bischero l’e’ i meno che ti tocchi
bischero e strullo come voi cittoni
che neanche conoscete vostra storia
e fate omaggio al meneghin manzoni
senza sapere usar vostra memoria
il fieno di manzoni alle vaccine
di siena riempie ben la mangiatoia
s ingollano le mucche ghibelline
di santi falsita’ e di provvidenza
mugghiando n coro come le beghine
poi ruminan Durante di fiorenza
senza capicci nemmanco una segaccia
e fanno sfoggio di quello che son senza
e’ ovvio che a lor manzoni piaccia
popol di bovi castrati di cervello
che giudican la frutta dalla buccia
Bellina la poesia. Ora arriverà di sicuro la risposta avvelenata di Dante da Maiano.
l’e’ gia arrivata bove cecato e orbo
ricca d argomenti e descrizioni
di genti vane e di cervello torbo
che par ci tengan a rimaner coglioni
pascendosi della vieta omerta’
di quel beghin converso di manzoni
che narra di ghigone la bonta’
e del pentito e bravo innominato
mischiando fantasia con verita’
evita un borromeo che santo e’ stato
nipote a un papa e ad un assassino
il papa che l indice ha creato
e un assassino ovvero il medeghino
che storia narra non si sia convertito
manzoni evita lo scomodo cugino
e narra nvece al lettor stordito
una storiella bellina e zuccherosa
che la sua ipocrisia ha concepito
rifletti vedo nero su’ una cosa
ai citti doddi che chiedono la poccia
l amara verita’ par velenosa
Vai argomentata come sempre, al contrario der tu’ beppino doddo,che a mette insieme ragionamento e fatti srorici, nemmeno ci si prova, nun e’ il su’ campo.
Gni manca la base….l artezza e l ipote..musa