Ciao Giorgio, uomo di sport (e di olio)
Ci ha lasciati Giorgio Brenci (classe 1936), figura davvero notevole dello sport senese; sì, perché ovviamente Giorgino è stato anche altro (il lavoro, al Monte; la Contrada, la Selva, di cui è stato illo tempore Vicario), ma crediamo debba essere salutato, a livello pubblico, soprattutto come un uomo di sport: di basket, certo, ma non solo, come stiamo per vedere…
L’ALLENATORE DI PALLACANESTRO (ANCHE TELECRONISTA, “A UN CERTO PUNTO”)
Allenatore di scuola costonianissima – investito del ruolo da un certo don Vittorio Bonci: i due sono morti nello stesso giorno, come ricordato da Roberto Rosa sulla odierna Nazione -, in continua, fraterna, tenzone con Ezio Cardaioli; demiurgo di una squadra, fatta di virgulti parrocchiali, che seppe arrivare in serie C, a metà anni Sessanta (Boccini, Bernini, Sani, Governi, Ghezzi, Morrocchi et alii), poi la Mens sana. Negli Ottanta, ha allenato la prima squadra del Costone: chi scrive, se lo ricorda con particolare nostalgia, perché di quella squadra (Giorgino allenatore dalla panchina, Alberto Ceccherini in campo) era un giovanissimo radiocronista.
Da non più giovane, Giorgino approdò di nuovo alla Mens sana – all’apice del suo fulgore, oggi davvero non ci interessa per merito e colpa di chi -, come allenatore di tanti giovani, ed è stato anche commentatore televisivo. Autentico tic linguistico, nell’intercalare, il suo “a un certo punto”, che ripeteva in continuazione, commentando ogni più o meno funambolica azione.
Tutte storie note, a livello cittadino; financo notissime, per chi abbia bazzicato il basket senese dell’ultimo mezzo secolo. Ma si potevano forse non ripetere, quest’oggi?
IL PALIO DEL 1965
Mi è capitato fra le mani il numero unico edito dalla Selva in occasione della cena del Piatto seguita alla vittoria del 17 agosto 2015; mi ricordavo che Giorgino aveva scritto qualcosa, e – guardate un po’ il caso, visto l’anniversario in corso, di cui molto scriveremo sul blog – lui ricordava proprio la vittoria dell’agosto 1965: anniversario dantesco anch’esso (i 700 dalla nascita del Sommo poeta, in quel caso). Arianna, montata da Bazza; dirigenza, ancora strettamente da antico regime (Capitano, Vittoria Bonelli Zondadari Barabino; Priore, Francesco Bindi Sergardi).
“Fu l’ultimo Palio da “ragazzo”, non avevo compiuto trent’anni, non ero sposato, non c’erano ancora figli in vista (Lorenzo e Fabrizia sarebbero arrivati dopo non molto, Ndr)…quell’anno, le serate e le nottate nella Selva erano ancora quelle della piena gioventù”.
In seguito, non più ragazzo, Giorgio Brenci sarebbe divenuto Vicario, ma certo tutto era, fuorchè un affamato di poltrone contradaiole; gli piaceva – credo di potere dire – il vivere la Contrada con leggerezza, senza quel quid pluris di ansia dato dalla responsabilità della carica. Forse, la carica agonistica, l’adrenalina, le scaricava tutte nello sport. Almeno, così mi piace pensare.
L’ALTRO GIORGIO: L’ATLETA OLIOSO
C’è poi, ed infine, un altro Giorgino Brenci, meno conosciuto: sempre uomo di sport, ma non più di basket; è il Giorgio del Campo scuola, frequentato con clamorosa metodicità per anni ed anni (era già pronto a ripartire con la Primavera, mi ha detto Lorenzo), con un sol prolungato periodo di forzata assenza, per quella maledetta frattura al bacino di una manciata di anni or sono.
Giorgino aveva due caratteristiche che lo rendevano davvero unico, all’interno della variegatissima fauna antropologica di questo particolare luogo senese: l’assoluta metodicità dell’allenamento (se fosse caduto un meteorite sul posto, salvo che lo avesse trafitto, non avrebbe fatta una piega, per non allentare o variare il ritmo); e poi, l’olio: ebbene sì, l’olio.
Iniziava a cospargersi in casa (quantomeno così si narrava), poi completava il tutto negli spogliatoi; l’unica differenza con gli atleti dell’antica Grecia, era che non si allenava nudo, quello sì. Non ho mai visto un “ariballos”, come i Greci chiamavano il contenitore dell’olio, né lo “strigile”, lo strumento per detergersi dal tandem olio e sudore. Sull’olio, però, posso ampiamente testimoniare, come d’altra parte tutti gli abituali frequentatori del Campo scuola.
In ogni caso, a 70 anni anni ampiamente suonati, Giorgio continuava ad inanellare fior di allenamenti, ed a mostrare un fisico che molti trentenni se lo sognerebbero. Non è un’iperbole dettata dal momento. Spesso, prima di andare a fare la doccia, restavo qualche secondo a seguirlo, mentre faceva i suoi esercizi, talvolta arzigogolati, sotto il sole – che dico: la canicola – implacabile. Con Giorgio c’era, e ci sarà ancora, una “corrispondenza di muscolari sensi”: il buon Foscolo perdonerà questa storpiatura,”a un certo punto”…
Caro Eretico, mi aspettavo un tuo pezzo su Giorgio Brenci, e mi pare che in queste tue parole Giorgio ci sia tutto, dalla A alla Z. Compreso in effetti la affascinante suggestione olearia, che ai tempi della piaggia ancora non gli apparteneva. So che è retorica, e soprattutto che è una cosa abbastanza scontata, ma con Giorgio Brenci si perde un altro tassello di quella Siena che intendeva le sue cose peculiarie (il basket, la Contrada, l’amicizia) in modo diverso. Per me che sono un anziano, in modo migliore, ma saranno solo le tante primavere che mi porto addosso…
I primi allenamenti in serie A furono seguiti molto da vicino ma me, Giorgio e mio fratello Adriano, tutti e tre grandi appassionati di pallacanestro.
Cosmelli che smistava la palla ai due 210 centimetri era uno spettacolo.
Io fui dedicato ad allenare Bovone sui tiri liberi – fissazione (giusta) di Ezio.
Adriano si dedicò alla traduzione dall’inglese delle riviste americane di basket e
Giorgio mise le basi per diventare vice-allenatore di Ezio.
P.S. complimenti per il bel ricordo di Giorgio
Da antico tifoso della Mens Sana dei campioni senesi di Ezio Cardaioli e Giorgio Brenci, piuttosto che di quella degli invitti mercenari di Ferdinando Minucci (o forse più propriamente dell’innominabile), questo bel ricordo del tempo che fu mi ha particolarmente toccato.
Sentite condoglianze alla famiglia
Un ricordo bellissimo, emozionante, toccante: posso dire che mi è sgorgata la famosa lacrimuccia? Un aneurisma maledetto (si muore soprattutto di altro, come ricorda spesso l’Eretico) ci ha portato via Giorgione (fatemelo chiamare così) Brenci.
Con una domanda, rivolta a tutti i lettori: non è che Siena ha perso la sua anima (che vuol dire anche i suoi difetti, però genuini), quando sono arrivati troppi soldi? So già la risposta, affermativa. Però ora che ne girano parecchi meno (con il Covidde, poi), non mi pare che i senesi la stiano riacquistando…
Voglio confermare il racconto dell’Er etico su Giorgio all’interno del Campo scuola di viale Avignone. Il Brenci è stato una colonna del campo, perchè senza parlare tanto come altri, lui faceva molto, e così dava l’esempio, sia ai più giovani che ai vecchiarelli come me, che mi trovo a scrivere in questo blog per la prima volta.
Ciao Giorgio, e grazie all’Eretico per il bellissimo ricordo e anche per l’ospitalità
Una persona fantastica… che riusciva sempre a coinvolgere tutti!
Intervengo di nuovo solo per ringraziare l’Eretico anche a nome di un gruppo di vecchiarelli del Campo scuola, tutti amici da decenni per la pelle del grande Giorgino.
Grazie anche per dare voce a quel piccolo, grande, mondo del Campo scuola (anche se senza potersi fare le docce, è sempre campo scuola!).
Anche io sono stato per un periodo della vita camposcuolista giornaliero dalle 13.30 alle 15.00 e ho frequentato il Brenci nella mezzaluna in tartan davanti agli spogliatoi..
sport, facendo quattro chiacchiere o quattro chiacchiere, facendo sport.
Bella persona.
Il marito di Daria
Ho avuto il privilegio di averlo come istruttore nei primi anni di minibasket al Costone. Ci siamo incrociati tantissime volte nei campi di basket ma anche in occasioni contradaiole e il sorriso con cui ogni volta mi ha salutato rendeva unici quei momenti. Una persona davvero speciale.