Palio, Liberazione, turismo
Tre argomenti davvero forti, per il pezzo odierno: si parte con il Palio (che non c’è, come qualcuno probabilmente saprà); si continua, poi, con la rievocazione della Liberazione di Siena (anticipata in Fortezza ieri pomeriggio, con Gabriele Maccianti e Riccardo Bardotti), per concludere con l’attualità economica, in particolare sul turismo: c’è chi gioca pesante, come ampiamente prevedibile e dallo scrivente previsto.
LA GIORNATA DEL NON PALIO
Un 2 luglio certo differente dal solito, su questo nessun dubbio al proposito: è stato scritto e detto da tutti, ma certo che in questo caso c’è poco da fare gli originaloni. Così è, per quanto resti la consapevolezza che altre strade da percorrere non c’erano: già il Palio, negli ultimi trenta anni, è stato cloroformizzato ed irregimentato a sufficienza, oggi far svolgere una carriera non avrebbe avuto senso.
I due modelli possibili – perchè davvero tertium non datur – erano entrambi impraticabili: il modello “partenopeo” dopo il successo in Coppa Italia, con festeggiamenti di popolo come se niente fosse (o fosse stato), distanziamento sociale definitivamente ridicolizzato e via dicendo; oppure il modello “Palio-igienizzato”, con festeggiamenti a mezza cottura: un po’ sì ed un po’ no, sudore sì, saliva no.
Insomma, per essere chiari, è stata presa la strada giusta; e per chi voglia elaborare il lutto da un punto di vista prettamente storico e culturale, l’appuntamento è in Fortezza alle 18, stasera: con Fabio Mugnaini, Duccio Balestracci e lo scrivente a coordinare. Meglio che niente…
UNA LIBERAZIONE DA FARE CONOSCERE
Ieri pomeriggio, nello splendido scenario del bastione San Domenico della medicea Fortezza, si è tenuto un incontro polifonico su un evento tanto importante, anzi cruciale, per la Storia della Siena novecentesca, quanto misconosciuto, nella sua dimensione analitica, dalla gran parte dei senesi stessi (non solo dei giovanotti, nativi digitali e dunque autorizzati a non conoscere bene alcunchè): quest’anno – con una città orfana del suo Palio, che naturaliter monopolizza ogni attenzione in queste ore – è (sarebbe stata?) l’occasione per farlo conoscere al meglio; è bene, invece, dirlo subito, per togliersi immantinente il dentino: il pomeriggio è stato da una parte del tutto riuscito (accuratezza degli interventi dei relatori, numero e qualità degli interventi finali da parte dei presenti), ma il pubblico era – pur più che decoroso – inferiore a quello dei due precedenti happenings culturali svoltisi in Fortezza, e questo non può e non deve fare riflettere.
Il buon Gabriele Maccianti ha, fra le altre cose, tratteggiato, in senso diacronico, come si è arrivati a quel 3 luglio 1944, che in effetti – a parte la fiammata del “Viva Maria” del giugno 1799 – ha visto il ritorno ad una guerra guerreggiata sul suolo del Senese dopo l’epopea della Guerra di Siena nel cuore del XVI secolo; timing, per Gabriele, quasi perfetto, dunque chapeau (unica pecca, piuttosto grave peraltro: non ha portato allo scrivente i suoi promessi pomodori, dicendo che sono ancora verdi, vediamo…). Riccardo Bardotti – autore del libro fotografico “Attenti a dove sparate La liberazione di Siena raccontata dai fotoreporter dell’esercito francese” (Betti, con prefazione dello stesso Maccianti) – ha squadernato il contesto militare in cui è maturato l’evento in questione, con varie aggiunte anche stimolate dal pubblico (la importante battaglia di Monticchiello del 6 aprile 1944, per esempio, oppure la delicatissima questione delle “marocchinate” dei goumiers).
Lo scrivente, invece, ha delineato una rapida sintesi dei rapporti fra Italia e Francia fra Otto e Novecento, dal Risorgimento alla Seconda guerra mondiale, per poi concentrarsi – su di una scala del tutto locale – sulle pagine vergate dall’allora Arcivescovo senese Mario Toccabelli (tale dal 1935 al 1961!), pubblicate da Achille Mirizio nel suo stimolante “Nulla die sine linea Diario di guerra (1944-1946) di Mario Toccabelli arcivescovo di Siena” (edito dall’Istituto storico diocesano); pagine in cui il continuatore apostolico senese, a partire da quel 3 luglio, si riferisce alle truppe Alleate scrivendo sic et simpliciter che sono “occupanti”: detto questo, detto tutto, no?
UN ESEMPIO DI TURISMO COMPARATIVO: LA CALABRIA
Nell’intervista al Corriere fiorentino dello scorso aprile, qualcuno (almeno lo spero) ricorderà come avessi previsto, ed in parte auspicato, una pubblicità comparativa per il post lockdown, in vista di un darwinismo sociale applicato al settore turistico-ricettivo. Ebbene, dopo tante Regioni e località che hanno fatto e stanno facendo in queste settimane una pubblicità implicitamente comparativa (il Trentino, per esempio), ecco che la Calabria, nella fattispecie la Locride, ha esplicitato brutalmente il tutto:
“Venite in vacanza da noi, il Nord è inquinato e a rischio Covid. Politiche ambientali e sanitarie suicide, orientate al business, hanno distrutto la sanità e consentito all’inquinamento di esplodere e causato migliaia di morti”.
Nel contesto di una campagna – portata avanti da figure come Pino Aprile – di revanscismo meridionalista, se non di autentica vendetta del Sud contro il Nord, era prevedibile che si potesse arrivare anche a ciò, peraltro con frasi che – se ci dimentichiamo il pulpito dalle quali escono – sono anche, almeno in buona parte, condivisibili.
Senza arrivare a denigrare in modo così brutale la Lombardia o altri, direi – anzi, ribadirei – che, però, la strada giusta sia questa: fare emergere che un territorio – in questo caso, il Senese – è di fatto Covid free, configura un gran bel biglietto da visita; ma deve essere un biglietto da usare bene, per capirci…
ma cosa significa COVID FREE ? come si fa a dire COVID FREE, l’aria è una per tutto il mondo e la gente girella ormai liberamente ….e noi senesi non siamo poi così evidentemente diversi dai napoletani dopo la coppa italia….la storia della trave e la pagliuzza diciamo che descrive pienamente l’italica penisola. Se poi uno straniero avesse acceso la tv e intercettato la processione del cero di ieri, non sarebbe stato poi pienamente incuriosito nel venire a Siena, tutti mascherati, già all’aperto. Insomma io vedo correre parallelamente due realtà in questo momento a Siena e a questo punto non capisco nemmeno più quale sia il progetto o la prevenzione o la cura…..
Caro Eretico, Caro Manunta,
ho visto il saporito filmato sul Romitorio. Come Manunta sa, ho vagato da quelle parti a piedi e in bici. Il bosco attorno al Romitorio appare al viandante come questi si aspetta possa essere una selva della val di Merse. Eppure, nel febbraio del lontano ’19, andai in giro per i Castellieri del Poggio di Siena Vecchia e lì il bosco era stato affidato alle amorevoli cure di una banda di Montenegrini, cosicché non era neppure possibile trovare il sentiero. I Castellieri erano testimoni di una devastazione che gli specialisti avranno di certo chiamato cura boschiva. Mi auguro di essere capitato lì proprio in una domenica particolare, tanto che, di certo, il giorno dopo avranno ripristinato anche la segnaletica.
Mah, conoscendo i nostri amministratori, quel territorio rischia:
Piano urbanistico con villette a schiera
Opere di urbanizzazione
Realizzazione di ampia carreggiata a servizio di imprecisata attività estrattiva
Però l’attività estrattiva potrebbe impiegare due persone con contratto a tempo determinato con il contributo della Regione Toscana
Siena vecchia o vecchia siena?
Sono due poggi diversi, il primo e’ sopra torri ,il secondo che alcuni chiamano poggio del palio e’ tra il castello di tocchi e iesa , nel bacino
dell ornate.
Visto che parli dei castellieri credo che ti riferisci a quello sopra torri.
I montenegrini /kossovari/bosniaci, non hanno responsabilita’, sono solo la manodopera, sono i proprietari a decidere i tagli, previa presentazione dei
piani, piani che non sempre vengono rispettati.
Il bosco intorno al romitorio, e’ , come in altre zone della val di merse,
molto particolare, vi si possono trovare tutte le specie di quercia, castagni,ciavardelli,sorbi,ornielli,agrifogli di dimensioni da record, e ginepri secolari, un amministrazione seria, non dovrebbe consentire durante le operazioni di taglio, che piante di pregio(sorbi ciavardelli, e farnie)o addirittura protette( agrifogli e ginepri), vengano tirate giu’ come normale legna da ardere.
Ma ora come ora, nessuno piu’ controlla il rispetto dei piani di taglio,
poi, sarebbe fantascienza pretendere che un troglodita balcanico , sappia riconoscere le piante di pregio da risparmiare.
Molti proprietari e molti intermediari hanno tratto lauti guadagni da quando venti trenta anni fa’ ,sono arrivati i balcanici.
I tagli da allora sono tornati una fonte di guadagno.
Amen
Ps. Comunque i tagli nella zona sopra torri ,hanno per la maggior parte interessato i punti dove la forestale e le amministrazioni locali, negli anni 60 avevano impiantato i pini, fu’ una “geniale” idea, che snaturo’
i boschi sui crinali sommitali,rendendoli oltretutto piu’ vulnerabili agli incendi.
Complimenti per l’interessante iniziativa culturale al Bastione San Domenico in Fortezza. Continuare così, accendere la materia grigia della gente, farla ragionare col cervello, vacciniamola dai vari tablet, telefonini e arnesi simili. Ovviamente io c’ero. Chissà se c’era il grande sapiente.
Modello Napoli, come se niente fosse. Nell’imprudenza manifestata, potrebbe essere un bel banco di prova sullo sviluppo attuale del contagio. Sono passati oltre 15 gg dalla finale di coppa Italia e sarei curiosa di sapere da quell’ammasso di gente quanti contagiati risultano.
Caro Professore,
esco dagli argomenti di questi giorni,interessantissimi e stimolanti come sempre, per un commento sulla recente legge toscana sull’aborto, da un punto di vista medico e, soprattutto, umano. Grazie dell’ospitalità.
Dai giornali – Aborto: la regione Toscana autorizza la pillola Ru486 anche negli ambulatori pubblici. Una delibera della Regione apre la possibilità di somministrare la pillola abortiva anche fuori dagli ospedali. La Toscana era stata la prima Regione ad adottare l’aborto farmacologico con la pillola Ru486.
Un primato toscano
Qui da noi per sopprimere una vita
– vita d’un òmo, no d’un animale –
ci vòl pochino, è legge stabilita,
oggi abortire è cosa regolare
e quella pilloletta è gratuìta,
basta farne richiesta e a lo spedale
in tutta sicurezza è garantita
una sentenza di morte legale.
Dici da noi ci so’ pochi figlioli ?
Ma è un bel peso doverli rallevà,
forse due sposi stanno meglio soli
o tutt’al più coi gatti o con i cani,
i figli so’ responsabilità,
quelli lasciali fare ai mussulmani.
2 Luglio 2020
L’Italia é covid free perché non può essere considerato allarmante un morbo che ha al momento 82 persone in terapia intensiva. Tutte con patologie pregresse. Ripartire normali! E alla svelta!
Caro Yama,
concordo con te; però il problema è che, per restare Premier, bisogna che l’allarme, almeno un pochino, resti, altrimenti fine del giochino (lo scrive uno che era favorevole alla quarantena, certo, ma NON gestita in questo modo, e non solo per la scuola).
Quanto al commentatore Stefano, lo invito a riformulare il suo pensiero sui rapporti fra stampa e potere locale: non perchè non sia d’accordo con lui, ovviamente, ma perchè appellare in quel modo un “onorevole”, espone a problematiche giudiziarie in cui non ho più voglia di impelagarmi (se Stefano mette nome e cognome suo, e esibisce fatti, io pubblico senza problemi).
L’eretico
Ecco…allora non sono l’unico a pensare che lo schiamazzare di “al lupo al lupo” che si sente rimbombare da una ventina di giorni, da parte di premier e ministri interessati (ben amplificato da OMS e suoi scagnozzi), non sia solo e soltanto teso a non far abbassare la guardia al povero cittadino che potrebbe cuccarsi il covid….
Ho letto che tra Arezzo, Siena e Grosseto avevamo all’inizio della pandemia circa 40 letti (!) di terapia intensiva.
Posso dire, purtroppo per scienza familiare diretta, a Siena pressoché tutti occupati.
Se fosse arrivato qui 1/16 del contagio della Lombardia presumibilmente sarebbe stata un’ecatombe, altro che Bergamo…
Quindi ci è andata di lusso.
Non so saprei dire se la situazione sia stata, come altrove, migliorata, ma avendo ben poca fiducia nel Sor Enrico & C. un po’ di attenzione continuerei ad usarla…
Comunque adesso, col caldo ed i pronto soccorso sgombri, è giustissimo per non dire categorico ripartire (quasi) normali.
Speriamo solo che il virus non regali a Giuseppi una seconda passata autunnale …
Perché se a marzo siamo stati i migliori dl mondo, imitati da tutti, a settembre ottobre vuoi sapere che record saremo capaci di battere!
Meglio non pensarci.
Potresti anche avere ragione, ma la tendenza del “liberi tutti” che si sta verificando in varie zone italiane rischiano di farci ritornare indietro. Pensiamo ai festeggiamenti dei napoletani dopo la vittoria in Coppa Italia tanto per fare un esempio, ma anche in altre città ho visto alla tele che molte precauzioni sono state accantonate. Anche a Siena ho visto trai giovani un crescente numero comportamenti scorretti; la mascherina sempre più un opzione da portare al braccio. Speriamo bene, ma c’è da scherzare poco.
un’opzione
Sarei curioso di conoscere cosa lega la neo gazzetta senese con personaggi di visibilità cittadina, come AdG o il presidente del Potenza calcio, ecc…
Così , a naso, sembra un prodotto nuovo, con intenti specifici pro partes. Punti di vista teoricamente distanti…Così collaboranti!
Sembra quasi una goliardata, se non aleggiasse il sospetto di qlcs di strano
Sbaglierò?
……
Meglio?
Da accanito frequentatore della Calabria (uno degli ultimi posti vivi nella nostra bella Itaglia) e da stretto collaboratore da anni di una azienda di Milano, posso solo fare un commento sulla segnalazione della Locride: hanno ragione! Tutti in Calabria, dove si mangia benissimo, si spende poco, la gente è spettacolare, il mare incredibile. Ah… e poi lì c’è anche l’azienda più strutturata al mondo, che da anni ha posto ramificazioni anche nel borgo polveroso. Per cui, a noi ci vogliono anche bene.
3luglio 1944, liberazione di Siena. Tutto bene, ma c’è anche il rovescio della medaglia come le marrocchinate. E’ per questo che per molti senesi e abitanti della provincia la liberazione da parte dei francesi non ha lasciato dei bei ricordi. La cosa è comune con molte zone dell’Italia Centrale. Basta citare il romanzo di Moravia “La Ciociara” da cui l’omonimo film “La Ciociara” con la Loren, regia del grande De Sica. Sarà sempre un neo nella storia della “civile” Francia.
Il mi socero mi raccontava sempre che quando arrivarono i ‘marrocchini’ a Siena alcuni portavano al collo collane fatte di orecchie…
Se realizzassimo che non siamo stati liberati ma occupati capiremmo un po’ meglio il pantano in cui ci troviamo oggi
Caro Gp,
l’allora Arcivescovo di Siena Mario Toccabelli – come ho ricordato in Fortezza con dovizia di dettagli l’altra sera – la pensava esattamente come te, denominando “occupanti” gli Alleati nel suo diario di guerra (riportato alla luce da Achille Mirizio); e poi, per non farsi mancare alcunché, dava di fatto delle mignotte alle ragazze che si accompagnavano ai liberatori (occupanti)…
L’eretico
Sull’occupazione la storia ha dato ragione a Toccabelli, dopo 75 anni abbiamo ancora una novantina di bombe atomiche e una decina di basi militari americane. Prova per gioco a pensare cosa scriverà sull’argomento uno storico fra qualche secolo (l”ardua sentenza’ dei posteri di ‘manzoniana memoria’). È vero che siamo passati da una occupazione ad un’altra meno peggio, ma la retorica della liberazione non la condivido. Sulle relazioni fra invasori ed invase ho idee ultraliberali e non sono ovviamente d’accordo col prelato!
L’idealizzazione da fumetto sulle verità dei buoni che finalmente scacciano i cattivi impedisce di afferrare la reale dimensione delle forze in campo. Ricordiamoci che negli anni 30 mussolini ma anche Hitler erano modelli politici per l’occidente perché contribuivano ad arginare il pericolo rosso. Nulla cambia,
I fratelli Morgan in tutti gli anni venti trenta prestavano montagne di dollari allo stato fascista così negli anni 80 usa finanziavano mujaidin afgani e poi bin laden oppure Sadam hussein fino a quando non hanno trovato la pistola fumante. L’Italia la seconda guerra l’ha persa, la metabolizzazione di questa evidenza storica contribuirebbe non poco al benessere socio economico futuro del paese.
Quindi nel ‘44 prima dei marocchini con le collane di orecchie eravamo liberi? Giusto per capire, così lo realizzo per bene.
Basta leggere
Geppì, il commento lo avevo scritto prima della risposta , ma comunque non sarei così antiretorico. Rimango dell’idea che chi ha approvato le leggi razziali ed è stato complice del quasi sterminio di qualche popolo, abbia discreti titoli per essere considerato cattivo, e chi in quel contesto libera (od occupa, per me cambia poco) e contribuisce ad instaurare quasi un secolo di benessere, qualche titolo per essere considerato più buono dei “nazi-fascisti” lo abbia. Vi chiedo a questo punto, volendoci addentrare nei meandri della storia, se tutti i popoli che venivano conquistati dai romani, durante la repubblica e l’impero e che venivano civilizzati (alcuni no, altri sì) e romanizzati si dovevano considerare occupati o meno.
In merito al turismo la domanda da porsi sarebbe: agli italiani interessano le città d’arte? O meglio forse interesseranno pure, ma dato il contesto, sarà sufficiente per il nostro territorio la sola domanda di gente italica al sostentamento dell’offerta turistica esistente? Guardando i titoli di certi studi di promozione turistica ci sarebbe da sorridere: la Toscana è bella bella bella ed è tra le mete più gettonate dagli italiani.
Ecco, poi finita la propaganda dovremmo prendere coscienza del fatto che il 90% del fatturato della nostra “industria” turistica è dato dal “capitale” straniero ed in maggioranza extra UE.
Io non credo alle ricette miracolose tuttavia sono certo che ad Ottembre sarà catastrofe economica e sociale(imprese e famiglie non pagano i mutui, le banche falliscono e questa volta non saranno i capannoni ma le nostre case e le nostre aziende agricole ad essere regalati a fondi internazionali) e non vedo grandi prese di coscienza da parte di nessuno, della serie: dritti verso il burrone discettando amabilmente del più o del meno o se preferite dello zero virgola.
Che fare?
Le risorse ci sono, diffidate di chi dice il contrario, serve la coscienza politica ed il coraggio.
Veniamo da trenta anni di saldo primario positivo dello stato, dal 1992 ad oggi sono oltre 700 miliardi di euro di surplus accumulato, che lo stato ha drenato dall’economia. Dal punto di vista tecnico servono 2 cose: che lo stato rimetta in circolo queste risorse e che la banca centrale faccia la banca centrale come in effetti già sta facendo comprando titoli emessi dal tesoro.
Non serve mes recovery found e altre seghe barbine, lo stato inizi a spendere in DEFICIT EMETTENDO TITOLI CHE COMPRA LA BANCA CENTRALE LA QUALE RETROCEDE INTERESSI AL TESORO, Come già sta facendo la BCE punto.
La palla passi ai politici.
Chi dice il contrario tradisce la patria o per insipienza politica, o perché prezzolato dai colonizzatori.
Attendiamo fiduciosi.
Riequilibrare il peso della ricchezza prodotta dal nostro paese basata troppo su esportazioni e turismo in favore della domanda interna. Attenzione non sto parlando di non incentivare le esportazioni, sto parlando di miglior bilanciamento in favore dei redditi da lavoro. Questo ribilanciamento permetterebbe di superare crisi causate da shock economici esterni con minori spargimenti di sangue.
Chiedo scusa per la noia argomentativa e buona vita a tutti.
Ennesima constatazione sul Palio/emergenza covid19. Per quello che vedo tutti i fine settimana nel centro cittadino dove ci sono assembramenti a gogò, mascherine tenute stupidamente nel braccio, effusioni reciproche come niente fosse, mi fanno pensare che ci potremo scordare anche i prossimi Palii del 2021. Questo nel ristretto ambito cittadino, ma fuori è anche peggio, festeggiamenti post vittorie calcistiche, feste patronali, ecc.. Non dico che dovremmo tornare al coprifuoco dei mesi passati, ma una maggiore prudenza e rispetto minimo della distanza sarebbe opportuna. Intanto in certe regioni i contagiati aumentano di nuovo. Occorrerebbero maggiori controlli e severità invece c’è tanta confusione. Idea personale, ma troppo logica per una classe politica da mandare a casa a pedate, sarebbe quella di tagliare nettamente gli stipendi e vitalizi ai “soliti noti”, ridurre le spese inutili, snellire la burocrazia dirottando tutti questi soldi risparmiati a favore della sanità e la ricerca migliorandone il servizio e premiando chi lavora in prima linea, anziché le tante belle parole e pacche sulle spalle date finora agli ammirevoli, indomiti medici, infermieri che hanno affrontato l’emergenza. In questa maniera, coadiuvati da un maggiore controllo, potremmo anche permetterci di affrontare la possibile nuova ondata molto più preparati in attesa del vaccino. Pensare che se tutti i soldi spesi male nel passato, i tagli, non ci fossero stati il covid19 avrebbe fatto dei danni molto limitati e forse non ci sarebbe stato bisogno di tutte queste precauzioni. Più soldi a chi lavora, si sacrifica per il prossimo, che fa il proprio dovere, sarebbe bello, in fondo anche semplice, ma purtroppo le cariatidi che ci governano mi sembrano finora molto più forti e nocive del virus. Scusate la prolissità.
Concordo aggiungendo un fattore: l’evasione fiscale!
120 mld ogni anno( ogni anno) sottratti a sanità, scuola, servizi…., ma chi non rinuncia a uno sconticino sul conto?
Chi, se può, non fa un po ‘ di nero?
Il sistema lo permette, i controlli sono a campione( nel terzo millennio con i big data in dote!) E le coscienze si lavano velocemente…basta andare al ristorante e poi in piazza….
Giunto nei meandri della storia AB si domanda se i popoli conquistati dai romani si sentissero occupati o meno. Ecco, nel suo mondo stilizzato diviso tra due categorie dove alla fine i buoni vincono sempre e così si ristabilisce pace e prosperità , potrei rispondere che dipende dunque dalla categoria. Immagino per esempio che i Giudei dovessero essere molto cattivi, che si sentissero molto occupati e che per questo spesso si ribellavano ma le ragioni del bene prevalevano e la pace e la prosperità veniva ristabilita. Altri cattivi e selvaggi dovevano essere senz’altro al nord tanto che si dovette costruire mura di confine che tuttavia non furono sufficienti e alla fine successe che fummo barbarizzati noi.
In mezzo c’è tutto il resto.
Era solo per rimarcare che quando colonizzavamo noi, a nostro dire, portavamo la civiltà, La storia, così come la vita è una questione di percezioni e di prospettive. Certo che per percepire l’occupazione nazista come un periodo di libertà ed il settantennio successivo come uno di schiavitù bisogna mettercisi d’impegno