ROMANAMENTE VOSTRA

- 06/06/18

Prefazione: IL DIVANO DEL PRODUTTORE, IL SOFA’ DEL DUCE

La storia insegna: quella trappola dell’alcova che da mesi occupa le prime pagine dei giornali non è un’invenzione del Grande Orco Harvey Weinstein. Ah, se i divani dei produttori di Hollywood potessero parlare… Tra gli anni trenta e cinquanta Darryl F. Zanuck collezionò premi Oscar e – rivelano i biografi – migliaia di tacche nell’ora della pausa mensa. Regola aurea dell’economia di scambio, do ut des che irrora copiosamente le vene del capitalismo (lo diciamo senza buttarla sull’ideologia), la libera contrattazione troppo spesso si degrada a miserabile giochetto di potere, a concussione continuata: chi vanta utilità da erogare versus chi ha solo il proprio corpo da proporre come merce. Pratica banalmente ripugnante, che umilia tutte le donne. E anche tutti gli uomini. Nel mondo dello show business (una piccola parte nel prossimo film, una copertina su Variety) e non solo. Ovunque, fino a poco tempo fa, step tollerato, se non esibito, sulla strada del successo (“Quando non ero nessuno ho passato tante ore in ginocchio, e non per pregare”, confessò in un’intervista Marilyn Monroe). La doppia morale della società nordamericana ha istituzionalizzato nel tempo il Grande Ricatto, che finalmente una nuova sensibilità sta sgretolando.

Il viavai compulsivo sul divano dei produttori ha avuto antecedenti illustri, e non necessariamente legati alle dinamiche di mercato della società democratica e liberale, anzi. In una stanza del suo quartier generale a Palazzo Venezia, Benito Mussolini, ben prima di Zanuck e Weinstein, intratteneva serialmente signore e signorine in conversazioni intime, pur avendo a carico una moglie e un’amante ufficiale. Il Duce non prometteva nulla, anzi: aristocratiche e borghesi, giornaliste straniere ed esponenti delle associazioni femminili, casalinghe e sportive, tutte si accostavano con spontaneo entusiasmo al contundente carisma, alla potenza taumaturgica, alla forza fecondatrice. Anche le attrici di Cinecittà non disdegnavano. Le selezionava il segretario Navarra, che conosceva bene i gusti del principale. Una sveltina e via, a quanto pare, ma da mettere nel curriculum. Quel Corpo mistico e insieme materico, esibito all’adorazione sul balcone e sul sofà, in pubblico e in privato, comunicava sì ma a senso unico, parlava senza ascoltare, ghermiva senza nulla dare in cambio. Era un minaccioso feticcio che, in quella società cupamente totalitaria, in sé tutto riassumeva: alfa e omega, spirito e carne, sesso e procreazione, ordine e rivoluzione. Nel suo Eros e Priapo Carlo Emilio Gadda ha dedicato pagine memorabili al “Primo racimolatore e fabulatore”, al “Somaro principe”, al “Mascelluto tronfio da esplodere”.

E’ proprio l’incontro ravvicinato tra il Capo del fascismo e una diva dei telefoni bianchi, al trivio tra storia, cronaca e un fil rouge di magia, il cuore di questo racconto, Romanamente Vostra, che faceva parte di un libro da me pubblicato nel 2003, Secreti, sette racconti facili sui misteri dell’organismo, edito da Luca Betti che ringrazio per aver concesso questa edizione on-line. Le secrezioni del corpo umano sono il punto di partenza di storie che mettono in scena l’amicizia, l’amore, la politica, le difficoltà dell’integrazione sociale, i rapporti tra uomini e donne, i conflitti nord-sud, le tematiche ambientali. E il potere, in Romanamente Vostra. Tanti elementi che emergevano allora in una società in piena trasformazione, e che sono ancora attuali quindici anni dopo, viste le analogie tra il Duce e l’Orco. Buona lettura.

 

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