Eretico di SienaNon vergogniamoci (troppo) dell'8 settembre - Eretico di Siena

Non vergogniamoci (troppo) dell’8 settembre

- 07/09/13

 

Domani ricorre un anniversario importante, per la storia dell’Italia novecentesca: i 70 anni dall’annuncio del famoso armistizio dell’8 settembre 1943. Dell’annuncio, dato che l’evento diplomatico – di cruciale importanza per il prosieguo della guerra – era stato firmato, in gran segreto, a Cassibile (Siracusa), il 3 settembre: dal Generale Castellano per l’Italia, da Walter Bedell Smith per gli Alleati, in delega di Ike Eisenhower. Alle 19,45, la radio nazionale (la gloriosa Eiar, anticipante la successiva Rai) trasmise il celebre discorso badogliano.

Da quel momento, secondo la tesi di Claudio Pavone, nasce in Italia un triplice conflitto: fra la Wehrmacht e gli Alleati (eserciti stranieri in territorio italiano); tra fascisti saloini (“repubblichini”, secondo la sprezzante definizione degli avversari) e partigiani; fra fautori, infine, di una rivoluzione sociale di marca bolscevica (con Togliatti e la sua politica dello stop and go sul tema) e contrari, a vario titolo, a questo sbocco di palingenesi sociale.

Per anni, per decenni l’8 settembre è stato presentato come una vergogna, un’onta per la Patria; un’onta rivelatrice – avrebbe magari detto Piero Gobetti, se avesse avuto ancora voce per parlare – del carattere, debole e traditore dell’italiano medio, a partire dall’alto.

Piano piano, le cose stanno cambiando: clamoroso è il dietrofront di Ernesto Galli della Loggia, il quale, sul Fatto del 6 settembre, ammette di essersi del tutto sbagliato nel definire l’8 settembre la morte della Patria (come sostenuto nel 1996 in un saggio che fece moltissimo parlare di sé); oggi quasi tutti gli storici (fra gli altri, Lucio Villari su Repubblica di giovedì) ammettono che il Regno del Sud, formatosi appunto dopo l’8 settembre, era scelta necessaria, al di là delle modalità di fuga (“non è quindi più accettabile, sul piano storico e storiografico, sminuire il significato del Regno del Sud e negare il ruolo che quello Stato ha svolto, anche sul piano del diritto internazionale, confermandosi nel territorio italiano come Stato sovrano, “cobelligerante” con quegli Stati che avrebbero avuto tutto il diritto di fare del nostro paese una terra bruciata e divisa”).

In fin dei conti – continua Villari -, anche in Olanda la regina e la corte se ne erano andati, come il re di Norvegia. E che dire di De Gaulle, che guidò dall’Inghilterra la liberazione francese?

L’8 settembre, poi, diede il via all’organizzazione resistenziale: per la lotta partigiana, quella è la data spartiacque, non altre.

Restano due nodi indifendibili, certo: il doppiogiochismo, la furbizia di Vittorio Emanuele III che, a mezzodì dell’8 settembre, riceve il plenipotenziario nazista, Rudolf Rahn, e lo rassicura sul fatto che l’Italia resterà al fianco dell’alleato germanico (già ex, in realtà).

Secondo punto, lo sbandamento dell’esercito, lasciato in balìa di se stesso: cosa inaccettabile e scandalosa. In sé, e per i destini dei soldati in carne ed ossa.

Ciò detto, la scelta monarchico-badogliana fu una scelta di fatto obbligata (per quanto gestita in modo cialtronesco dal punto di vista logistico): l’Italia era un vaso di coccio, tra vasi di ben altra levatura e peso, militare e politico. Fu una scelta opportunistica, sì: l’opportunismo del disperato, del debole che cerca di garantirsi la sopravvivenza.

A volerla dire proprio tutta, come italiani, per quanto attiene al secondo conflitto bellico, dovremmo piuttosto vergognarci di più di un’altra data, ben più ignominiosa per l’onore italiano: il 10 giugno del 1940, dichiarazione di guerra alla Francia. Con i nazisti in prossimità di Parigi (ove arriveranno il 14 giugno!). Un vile, vergognoso, impresentabile colpo di pugnale ad un morente.

L’8 settembre del 1943, fu dunque la paura, dettata dalla consapevolezza (lucida) che le cose dovevano cambiare, a muovere chi di dovere; il 10 giugno del 1940, invece, fu la codardia assoluta di chi si fa forte solo perché ha le spalle coperte da altri, a calpestare un’amicizia che affondava nella Storia (senza la Francia, non si sarebbe fatta l’Italia nel 1861).

Vergogniamoci dunque più di quel 10 giugno 1940, che dell’8 settembre 1943:  giusto essere indulgenti con l’istinto di sopravvivenza, inaccettabile esserlo con la viltà di chi colpisce l’ex amico, quando lo vede rantolare per terra.

 

Ps Ad adiuvandum quanto appena detto: lo stesso Hitler fu talmente schifato dell’atteggiamento vilmente opportunistico degli italiani, che lasciò all’Italia fascista solo una briciola, irrisoria, di ciò che pretendeva. Mussolini voleva Nizza, Marsiglia, la valle del Rodano nonché la Corsica. Il Fuhrer gli concesse Mentone…

15 Commenti su Non vergogniamoci (troppo) dell’8 settembre

  1. Anonimo scrive:

    Una domanda che esula dal post: ma secondo te Acampa e il Vescovo oggi aderiranno alla giornata di digiuno proposta dal Papa?

    • Eretico scrive:

      Mi risulta che abbiano ufficialmente aderito alla proposta di Papa Francesco.
      Nel pezzo di oggi, ci sarà un Ps dedicato a questa adesione curiale…

      L’eretico

  2. Carlo scrive:

    Gia’ che siamo a pesare le vergogne mi sa che il 10 6 40 fa pari con l’ 8 9 43 visti i soggetti in causa (Re ecc.).
    Quella che secondo me (e non sono ebreo) e’ la piu’ imperdonabile e’ la vergogna del 9 38.

  3. anonimo scrive:

    L ‘Inghilterra, la Francia e la Germania erano interessati ai pozzi di petrolio di baku. La Germania era la meno interessata perché aveva stipulato dei patti con Beppe.
    La diplomazia inglese superiore agli altri contendenti riuscì a mettere l’uno contro l’altro i due contendenti. E cosi si occupa a danzica e la Francia. L’Inghilterra vede i pozzi già suoi. Specie quando si attacca la Russia da parte della Germania. Beppe non ci crede in un primo tempo, tanto che fece fucilare molti dei suoi pensando ad un tradimento. Non gli pareva vero, invece era vero. Il tentenna che sarebbe l’italia, fiuto’ l’affare e inviò la jiulia. Beppe inizio una strenua resistenza. E dopo un certo tempo se lo ritrovavano a Berlino. Per onor del vero ci arrivarono anche gli americani. Comunque i pozzi rimasero al prete Beppe come dire scherzi da prete.

  4. SENESE CONTROCORRENTE scrive:

    Io vorrei dire solo questo: l’Italia fece una delle poche cose buone nella sua storia e cioè avere mandato via quella manica di bighelloni pavidi ed egoisti del Re, Principe e associati. Pur con i suoi difetti, l’Italia è una Repubblica ed è giusto che sia così. E mi dispiace che sia stato tolto il divieto ai figli maschi della casa Savoia di tornare in Italia. Per me potevano restare dove erano. A parte che Vittorio Emanuele III aveva già fatto l’errore di far salire al potere Mussolini, ma poi nel momento del bisogno scappò via lasciando i suoi sudditi nel caos totale. Pensare che il Re era amato dagli italiani e molti erano morti esultando in suo onore; ricordiamo per tutti la Divisione Cefalonia che resistette fino all’ultimo uomo ai tedeschi, ci sarebbero moltissimi altri esempi. E lui ed il Principino Umberto? Scapparono via. Ecco Umberto, grande rubacuori, ma cuore di coniglio, se fosse rimasto a difendere Roma avrebbe dato un segno di unità e coraggio a tutto l’esercito italiano e avrebbe facilitato il suo ricompattamento contro i tedeschi. Al limite faceva partire il suo vecchio padre, ma lui doveva rimanere a rappredentare la Monarchia; invece a parte le battaglie delle gonnelle, Umbertino sapeva fare molto poco, la sua moglie era molto più intelligente di lui e le ‘palle’ l’aveva lei. E se Umbertino nella difesa di Roma fosse stato fatto prigioniero, ferito o addirittura ucciso, ora avremmo le piazze, le vie intitolate al suo nome. La Monarchia, ripeto, era ancora molto amata nel 1943 a differenza del fascismo che era finito e con lui il suo capo Mussolini. Mussolini morì a Dongo nel corpo, ma mori al Gran Sasso nell’anima perchè da allora divenne priogioniero di quel pazzoide di Hitlere e non ne indovino più una giusta. Ed ora qualche corto di memoria vorrebbe far porrtare la salma di Vittorio Emanuele iii al Pantheon, io non sono assolutamente d’accordo non lo merita. Figuriamoci, di nuovo la Monarchia in Italia, ma scherziamo? Dobbiamo ridurre il numero dei parlamentari e senatori e facciamo tornare anche il Re con tutta la corte al seguito? Ma scherziamo?

  5. Luigi De Mossi scrive:

    Caro professore,
    questa volta non condivido l’assunto.
    l’8 settembre è stato peggiore non foss’altro perchè la “pugnalata alle spalle” alla Francia fu data certamente ad un paese amico e piegato ma in ogni caso ad un diverso stato sovrano. Viceversa l’8 settembre è stato un atto del re e dello stato maggiore contro i suoi cittadini (allora) sudditi e soldati.
    Non so bene del re di olanda ma De Gaulle scappò per combattere (fra l’altro lasciando per un po’ la famiglia in Francia) e non aveva alcun incarico di rilievo al momento della fuga. I nostri erano il capo dello stato e il capo dell’esercito.
    E’ possibile però che la mia opinione sia influenzata dalle vicende familiari (papà sbandato e ricercato e da subito partigiano e zio Luigi morto a Cefalonia senza che il corpo sia mai stato ritrovato).
    Luigi De Mossi

  6. L' Anonimo scrive:

    Caro Eretico,

    Hitler disse “Mussolini l’ultimo dei Cesari, gli italiani un popolo di inferiori” tanto è vero che nell’atto di invasione del sud italia (al nord c èra la repubblica sociale) scrisse che “l’italia deve essere utilizzata come fonte di risorse economiche umane e materiali, come una colonia”.

    Questa è storia e documentazione.

    Il RE ? Un codardo, voltagabbana a cui gli Americani promisero di mantenere la Repubblica, per poi truccare il referendum a favore della Repubblica (le donne, per la prima volta al voto, votarono tutti per il Re). La Marina seguì il Re al Sud perchè gli americani gli promisero l’uso delle corazzate contro le coste giapponesi in occasione dell’invasione dell’impero. I partigiani (un mix di giovanotti, ex militari sbandati come nel capolavoro “Tutti a Casa” od il “carrarmato dell’8 settembre”) erano fortemente politicizzati (socialisti, comunisti e democristiani).

    Perchè nessuno ricordo il grande apporti dei co-belligeranti ? Di quelli che cobatterono assieme agli alleati, non in montagna o con attentati, ma in campo aperto.

    Cefalonia non dice nulla ?

    F.to
    l’ Anonimo

    • Alessandro Di Piazza scrive:

      E perchè non ricordare le centinaia di migliaia di europei tra cui anche italiani, che combatterono da volontari entusiasti, nelle fila dell’esercito germanico e anche nelle waffen SS ?
      Ricordare che alcuni di questi volontari morirono per difendere Berlino nel ultimo atto?
      Forse è difficile ammettere che, giusto o sbagliato che sia, milioni di europei credettero in una visione del mondo e per tale visione furono disposti a sacrificare la propria vita.
      E’ storia, non fu una guerra tra Germania e altre nazioni ma fu un immensa e sanguinosa guerra civile europea.

  7. Alessandro Di Piazza scrive:

    Vergognarsi del 8 settembre?
    Certo.
    Anche se forse è stato peggio il 22 maggio 1915.
    Da alleati della Triplice abbiamo cambiato completamente fronte.
    Come giustamente sottolineato, la vergogna non è che un popolo ha tradito l’ alleato, ma chi lo doveva guidare, si è mostrato vile e opportunista. La monarchia, che di fatto controllava l’ esercito, è la responsabile storica di quello che segui.
    Non per giustificare una nazione ma nel 1943 tradirono anche i Rumeni, i Bulgari la Finlandia, del resto dopo Stalingrado e la caduta del fronte africano la guerra era inrimediabilmente persa.
    Si continuo la guerra disperatamente anche perchè consapevoli di cosa significasse per la Germania une” resa incondizionata” così come deciso degli”alleati”.
    E ancora come commentare il comportamento del popolo francese in gran parte collaborazionista e dopo la guerra ipocritamente seduto tra i giudici di Norinberga?

  8. Edoardo Fantini scrive:

    Caro Professore, vergognarsi del 10 giugno per aver dichiarato guerra alla Francia? Ma se era dal maggio del 1939 che avevamo un patto di alleanza militare con la Germania: chi si armò contro i tedeschi ben sapeva che c’eravamo anche noi.
    Semmai ci spieghino l’Inghilterra e la Francia perché hanno mosso le ostilità alla Germania per avere invaso metà Polonia: mica quello era un loro territorio.
    E perché 10 giorni più tardi non hanno voltato le armi anche contro la Russia che, al pari della Germania, aveva occupato quello che restava della Polonia?
    Perché l’Inghilterra nel 1940 non ha accettato le proposte di pace (almeno due) di Hitler? Cosa avevano in mente gli inglesi mentre Hitler chiedeva a loro la pace?
    E perché gli Stati Uniti ci hanno bombardato per quasi due anni, assieme alla Germania, dato che era stato il Giappone che gli aveva affondato delle navi a Pearl Harbour: che nesso c’è fra il Giappone e l’Europa?
    E perché a guerra finita gli alleati hanno diviso in due parti la Germania se ormai non c’erano più né Hitler e tutti i suoi nazisti?
    Quante stranezze eh?

  9. ecco il nostro 'vero' 8 settembre scrive:

    comunicato ansa del 9 settembre 2013
    Il Senatore Augusto Minzolini (PDL) ha presentato oggi un’articolata interpellanza al Governo sui quattro miliardi di Aiuti di Stato (Monti Bond) concessi a MPS nel corso della precedente legislatura – aiuti che per altro la Commissione Europea non ha ancora approvato.
    Profumo Alessandro
    Da nuovi documenti di MPS, della Banca d’Italia e della Consob, risulterebbe che contrariamente a quanto rappresentato durante l’iter parlamentare per l’autorizzazione dei Monti Bond, gli aiuti siano serviti per ripianare le perdite miliardarie (due miliardi e settanta milioni) generate da due spregiudicate operazioni in derivati fatte con Deutsche Bank e Nomura tutt’oggi camuffate nel bilancio di MPS come Titoli di Stato (BTP) e di cui la Banca d’Italia, la Consob ed il Ministro Saccomanni – oltre ai vertici attuali di MPS – erano a conoscenza.
    Il Senatore Minzolini nell’interpellanza presentata ha chiesto al Presidente del Consiglio Enrico Letta di riferire sulle rappresentazioni rese al Parlamento, alla Commissione Europea ed al mercato da parte del Ministero dell’Economia, della Banca d’Italia e degli attuali vertici di MPS in merito alle vere cause che hanno determinato l’intervento pubblico in MPS, di spiegare quale sia il piano del Governo per recuperare quattro miliardi di soldi pubblici corrisposti sulla base di rappresentazioni che i documenti acquisiti dimostrano non veritiere e come il Governo valuti la posizione di conflitto di interesse del Ministro Saccomanni in virtù del ruolo svolto nella procedura degli Aiuti di Stato concessi a MPS in quanto Direttore Generale e Membro del Direttorio della Banca d’Italia.

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