La domenica del villaggio: un film, un libro, tre personaggi
Ricchissimo appuntamento cultural-domenicale, quest’oggi; si parte con il parlare di un libro davvero inquietante, che sta arrivando in libreria, e che sembra fatto apposta per alimentare inevitabili paure; poi la recensione de “Il caso Spotlight”, esempio di grande film sul giornalismo d’inchiesta; infine, le due consuete rubriche, e – nei Ps – qualcosina da aggiungere su tre personaggi di cui, nel nostro appuntamento domenicale, in modi assai differenti, ci siamo occupati in questi ultimi tempi: Giulio Regeni, Maria Elena Boschi, Umberto Eco.
Buona lettura, dunque!
“2084”, UN FUTURO ORWELLIANO-ISLAMICO
Chi ha letto o leggerà il mio “2019”, capirà bene perché un libro come “2084”, dello scrittore algerino Boualem Sansal, non potesse non colpire l’attenzione dello scrivente. Il romanzo di fantapolitica è in uscita in questi giorni, in Italia, per Neri Pozza (pagine 256, euro 17; la traduzione è a cura di Margherita Botto). In attesa di divorarlo, basiamoci su ciò che si può già arguire.
Michel Houllebecq, appena l’ha letto, ha detto che quest’opera è ben più dura del suo “Sottomissione”, che incendiò il dibattito in Francia già prima dell’uscita (che coincise, nel gennaio del 2015, con la strage di Charlie Hebdo).
Marco Cicala – sullo scorso Venerdì di Repubblica – ci presenta il plot di questo libro come “una dittatura islamica immaginata pensando ad Orwell”: un unico totalitarismo – religioso e politico ad un tempo – plasmerà dunque il pianeta. Si chiamerà Abistan, inquietante Impero governato da preti-poliziotti che lavorano per conto di un Dio e di un Profeta che non è troppo arduo immaginare a chi possano assomigliare.
“Una realtà monotona e insieme truculenta, scandita da uno stillicidio di preghiere rituali, pellegrinaggi, spettacolari esecuzioni pubbliche”. Fischiano le orecchie, forse?
Stimolante ciò che Samsal – dalla sua casa algerina, in cui continua a vivere, a sprezzo del rischio di morte – risponde a Cicala (e sul quale si concorda in toto):
“In Europa (la religione, Ndr) è stata frenata dall’Illuminismo, ma di per sé ogni religione tende a farsi totalitaria. Le teocrazie però non esigono che i sudditi credano: quel che conta è controllarne la vita, i comportamenti. Nella fede autentica rimane sempre qualcosa che fa riferimento all’intelligenza, al dubbio, vuoi alla trasgressione. Per questo ai regimi religiosi la fede non interessa. Lavorano sulla credenza”.
Detto che anche l’Illuminismo ha avuto i suoi rigurgiti totalitaristici, parole sante, queste dello scrittore algerino; rectius: santissime…
“IL CASO SPOTLIGHT”: TORNA IL CINEMA SUL GIORNALISMO
Sul modello di “Tutti gli uomini del Presidente”, Tom Mc Carthy dirige un gran bel film, tutto incentrato sul clamoroso scandalo della pedofilia cattolica targata USA, che – da Boston – si è irraggiato in tutte le altre diocesi statunitensi (mentre in Italia quasi tutto è ancora coperto, mi sia consentito aggiungere).
Film di gran ritmo, serrato come deve essere un film sul giornalismo di inchiesta; recitato in modo asciutto ed efficace, senza virtuosismi neanche da parte della star Michael Keaton (migliorato con gli anni), e con una intensa Rachel Mc Adams, il tutto è incentrato sul lavoro di una formidabile squadra di giornalisti di inchiesta del Boston globe, appunto il team Spotlight. Ma senza autoesaltazioni di sorta per il giornalismo: dopo avere aleggiato dall’inizio alla fine, si viene a sapere l’amara realtà fattuale, cioè che, anni prima di quel fatidico 2002, anche il Boston globe aveva di fatto insabbiato documenti formidabili che gli erano arrivati.
Per il blog, questo film merita ampiamente l’Oscar che si assegnerà stanotte, cui concorre per svariate statuette; e che sia di auspicio, comunque, per il derelitto mondo del giornalismo italiano: perché questa storia fa vedere, con assoluta evidenza, che l’autentico giornalismo d’inchiesta (che non si ferma davanti a nessuno, e non si fa neanche assopire dal clima dell’unione sacra, neppure dopo un 11 settembre) può davvero fare cambiare le cose, ed in meglio.
L’ANGOLO DI ANGUS
Questa domenica, riprendiamo il discorso dove l’avevamo lasciato: il Nobel per l’Economia infatti si chiede se l’incredibile aumento della popolazione mondiale degli ultimi due secoli sia, in sé, un bene o un male.
Contro le teorie catastrofiste, Angus Deaton – nel suo “La grande fuga” – ci esorta invece ad essere positivi: se ben gestita, la crescita demografica è soprattutto una risorsa.
Dopotutto, ogni nuovo nato è sì una bocca in più da sfamare, ma ha anche due braccia per lavorare, e soprattutto una testa con cui creare idee; e non c’è bisogno che tutti diventino nuovi Stakanov o novelli Einstein, per portare il loro contributo personale. Ed in effetti, se compariamo le teorie catastrofiste degli anni Sessanta del Novecento con ciò che abbiamo davanti, pur con tutte le disuguaglianze possibili, come dare torto a Deaton?
LEGGI CHE TI PASSA: QUANTO SI DEVE BERE?
Eccoci alla rubrica sulla Salute; quanto deve bere, insomma, un essere umano normotipico, nella quotidianità? Uno studio – citato dal Corriere salute di oggi – quantifica il fabbisogno in ALMENO due litri al dì (mentre la media – fra gli intervistati – pare si assesti ad un litro e mezzo); ma è soprattutto un altro dato, ad essere importante da tenere in mente: non più del 10% delle calorie che assumiamo cotidie, deve provenire dai liquidi.
In ogni caso, vi ricordate quando, fino ai Settanta, si facevano disidratare gli atleti, perché si era certi – financo nello sport – che così dovesse essere? Anche in questo caso, se ci guardiamo indietro, qualche passo in avanti l’abbiamo pur fatto…
Ps 1 Molto stimolante la mostra sull’Emancipazione femminile nello sport, a cura del Panathlon Siena, da ieri (e fino al 13 marzo) ai Magazzini del sale (ingresso gratuito). Lo sport è stato sempre un formidabile esempio di emancipazione femminile, ed i regimi totalitari novecenteschi l’hanno capito prima di altri: chi si ricorda però della grande Ondina Valla, eroina fascista a Berlino 1936? Una mostra davvero da vedere, e su cui riflettere, per le svariate intersezioni fra sport e Storia.
Ps 2 Due settimane fa, puntata monografica sulla morte del povero Giulio Regeni; avevamo ipotizzato che gli egiziani avrebbero puntato al depistaggio legato all’incidente stradale (così è stato); sono però andati oltre, insinuando che il giovane intellettuale fosse drogato e che frequentasse giri strani.
Cosa si aspetta a ritirare l’Ambasciatore dal Cairo, di grazia?
Ps 3 Una settimana fa, invece, ci ha lasciati Umberto Eco. Fra le tante cose che ci sarebbero da aggiungere a quanto già scritto domenica scorsa, un’unica postilla: c’è chi si sta scandalizzando (l’altro giorno, il pur valido Pino Corrias) del merchandising post mortem sul semiologo di Alessandria.
Perché mai, in fin dei conti? Chi compra un libro di Eco oggi, lo fa con la testa e con il cuore, per rileggere ciò che già aveva letto, oppure per avvicinarsi allo scrittore per la prima volta, sull’onda emotiva della sua scomparsa. Nell’Italia decerebrata del 2016, in ogni caso ci pare un risultato non da poco…
Ps 4 Dopo cose davvero serie, o drammatiche, chiudiamo sul faceto; ci siamo di recente occupati, anche in questa rubrica culturale, di Maria Elena Boschi: non per proporre un azzardato ossimoro fra lei e la Cultura, ma perché abbiamo recensito un agiograficissimo libro su di lei.
Bene, ieri la Ministro – in pieno delirio da narcisismo – ha gigioneggiato su un potenziale spogliarello, davanti agli astanti (che erano lì per formarsi politicamente): ironica, spiritosa, niente di clamoroso. Basta che poi non si offenda se c’è chi la giudica anche per la formosità: la botte piena ed il paparazzo ubriaco, quello non si può proprio avere…
Ps 1: Ondina Valla non è mai stata un’eroina fascista bensì la prima atleta italiana che ha vinto un oro olimpico. Il fascismo fu ideato principalmente per organizzare il lavoro degli italiani, che poi durante il Ventennio ci fossero stati anche dei buoni risultati nello sport è vero (furono vinti anche due mondiali di calcio), ma ciò non deve autorizzare a descrivere nessun atleta azzurro come “eroe fascista”. Infatti il colore azzurro è dovuto al Casato Savoia e non al Partito Nazionale Fascista che come colore aveva quello nero.
Toccherà andare a vedere Spotlight, tra l’altro in un’ottima VO, ma credo che sarà dura trovarlo migliore di The Revenant, un film gigantesco, folle, immenso. E in cui Di Caprio stramerita di vincere finalmente il suo primo Oscar.
Accontentati tutti e due, allora, caro Fede!
Ogni tanto, anche le ciambelle riescono con il buco, dunque…per quanto attiene a “Il caso Spotlight”, speriamo che questo successo possa servire a fare nascere tante piccole, grandi, squadre di giornalisti di inchiesta.
L’eretico
O.T. Segnalo code spaventose sulla Bettolle-Siena stamani. Personalmente, alle 7:48 ero a Ruffolo, e sono arrivata ai Due Ponti alle 9:24. Ho chiamato i Vigili Urbani per avere informazioni ma non ha risposto nessuno; la Polizia Stradale non mi ha saputo dire niente; solo la gentilissima Sofia Rossi di Radio Siena si è offerta di diffondere via etere la notizia della situazione in atto. Pare che dipenda dalla chiusura di via Peruzzi per la frana di sabato scorso; certo che se si bloccano: la superstrada in entrambi i sensi, viale Toselli in entrambi i sensi, la Cassia e tutta la zona di Cerchiaia e Valli, mi chiedo come si pensi di organizzare la viabilità
era logico prevedere il caos per la chiusura di via Peruzzi, non mi meraviglia il silenzio assordante dei VV.UU e anche dell’assessore Maggi
certamente preso nella gestazione delle Aru,le competenze della Polizia Stradale non dovrebbere essere la viabilità cittadina e comunale,meno male che almeno radio siena si impegna a dare notizie della disastrata situazione che temo si protrarrà per diversi mesi , visto l’efficienza
e la velocità con cui vengono affrontati i problemi della viabilità in città e non solo……. comunque si possono sempre affittare le biciclette a pedalata assistita !!!!!!!!!!!!!
a pedalata assistita !!!!!!!!!
Naturalmente, mi scuso del commento ot e ringrazio dello spazio concesso.
Caro Professore
Capisco che nella scuola ufficiale si debba parlare solo di certi pensatori. Meglio chiamarli pensatori ufficiali o di regime. E capisco che ti potrbbe creare dei problemi
con la dirigenza. Ma i blogger servono per dar voce anche altri. E personalmente proporrei Ida Magli. Io ho seguito i suoi scritti, con tanta ammirazione per la lucidità femminile di affrontare i problemi. Forse ti è antipatica?……..
Un punto a favore di Eco…
L’Illuminismo si trasformo presto in fede e dove c’e fede si ferma il progresso. Il dubbio è nemico della fede, come dire, ma è tanto amico del progresso
Chiacchiere da bar intorno a una cena organizzata all’>Enoteca questo fine settimmana da antichi ma attuali Beppino’s Fans, parlkerebbbero della ririricandidatura a Sindaco dell’invenore del Groviglio armonioso.
Ne sai niente Eretico?
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Ricordate la targa di La Spezia? SP: sempre peggio. Il nostro simpatico e faceto Valentini ha comunicato che fino al Palio di luglio, se va tutto bene, la Via B. Peruzzi resterà chiusa. Ottime prospettive per una città (turistica?) già martoriata da blocchi urbani ed extraurbani, aru a josa, ecc.. Certo i turisti che verranno a Siena ne conserveranno un bel ricordo. Pensiamo che solo arrivarci per auto sarà per loro una Via Crucis da qualunque direzione di provenienza. Poi se useranno la ferrovia, nostro fiore all’occhiello, se l’arrivo sarà in una giornata piovosa, la vista della piscina di Piazza Rosselli, la ciliegina della torta, sarà un bel biglietto di accoglienza. Ma il nostro Sindaco è sereno, lui, resiste alla barba di chi lo vorrebbe dimissionario. Ma si, dai, macché bici, troppo moderne, in onore della Francigena forniamoci di un mulo, un cavallo, oppure vestiamoci come gli antichi pellegrini e tutti a piedi, però occhio che sarebbero anche capaci di mettere le guardie ad ogni porta e farci pagare la gabella per entrare in città! A Siena da tempo non c’è più limite al peggio!
Buongiorno, mi sembra che ricordare anche Ida Magli sia un dovere. I suoi scritti e le sue lucide analisi dovrebbereo essere in cima ai nostri pensieri. Sperando che, ormai, non sia già troppo tardi.