La domenica del villaggio: Lazzaretti, la Boschi et alia (con 6 Ps)…
Appuntamento davvero ghiotto, per la rubrica culturale della domenica: due recensioni di libri (una agiografia su Maria Elena Boschi, ed una biografia sul profeta di Arcidosso David Lazzaretti), che oggi oscurano il cinema (ci rifaremo, tranquilli!); in più, le rubriche (“L’angolo di Angus” e quella sulla Salute), nonché, infine, una autentica messe di Ps di varia umanità culturale.
Buona lettura, dunque!
DAVID LAZZARETTI: IL PROFETA DEL MONTE AMIATA
Figura straordinaria, di accecante, mirabolante interesse storico-religioso-antropologico (anche Lombroso se ne occupò), quella di David Lazzaretti è una parabola che, ancora oggi, riveste una importanza davvero fuori del comune. Si va ben oltre quella che potrebbe essere la normale vicenda di un visionario di montagna, e non solo per il dramma finale.
Benissimo venga, quindi, la ricca biografia che Paolo Lorenzoni gli ha dedicato (“David Lazzaretti Il santo e il profeta del Monte Amiata”, Innocenti editore, pagg. 320, 15 euro spesi molto bene).
Martedì pomeriggio (alle 17,30 alla libreria Senese), lo scrivente presenterà il libro, insieme all’autore ed al professor Vinicio Serino, che nel lontanissimo 1972 – lui giovanissimo – dedicò il suo primo lavoro proprio al mistico rivoluzionario di Arcidosso. Tra l’altro, Serino mostrerà – durante la presentazione – alcune immagini sui luoghi del profeta, arricchendo da par suo la serata.
L’autore del libro, Paolo Lorenzoni, non è uno storico professionale, e in certe cose il volume ne risente (certi passaggi, per esempio, potevano essere contestualizzati meglio, di fronte alla Grande Storia, e magari una biografia sintetica del biografato ci sarebbe stata bene); ma il lavoro è, complessivamente, molto importante, in quanto ricco di materiale, con tanto di foto ed illustrazioni che contribuiscono a renderlo ancora più completo. E le note a piede di pagine ci sono, essenziali e doverose: a dimostrazione della serietà storiografica dell’impegno dell’autore.
Stimolante per esempio il parallelo – fra i tanti punti da sottolineare – fra Brandano e David Lazzaretti, con detti e aneddoti che, a livello di vox populi amiatina, si confondono, quanto ad attribuzione: non di rado, quelli dell’uno vengono attribuiti all’altro, e viceversa; come per sottolineare l’affinità (a tre secoli di distanza!) fra i due irregolari mistici del Senese.
Altro merito del libro, la minuziosa descrizione di quella maledetta giornata dell’agosto 1878, in cui il mistico amiatino venne ammazzato dalle Forze dell’ordine (omicidio stigmatizzato anche da Gramsci: “una crudeltà feroce e freddamente premeditata”): una delle prime stragi del neonato Stato sabaudo.
L’IMBARAZZANTE AGIOGRAFIA SU MARIA ELENA BOSCHI
Ecco un libro che – a differenza del precedente – non va assolutamente comprato, ma – se possibile – sfogliato, in libreria: giusto per rendersi conto di cosa si parli.
“Una tosta Chi è, dove arriverà Maria Elena Boschi” (Giunti editore, 123 pagine, 10 euro da non spendere). I due autori sono Silvia Ognibene (del Corriere fiorentino) e Alberto Ferrarese, autore del buon “Il Codice Salimbeni”, nonché cronista parlamentare di Askanews.
Sotto la scusa della riflessione politologica sul personaggio, in realtà il libro si può considerare una piuttosto imbarazzante agiografia, nella migliore tradizione del suddetto genere letterario: tutto ciò che davvero dovrebbe interessare ad un lettore attento (su tutti: il perché della rapidissima, fulminea carriera dell’agiografata, che “manda in brodo di giuggiole i paparazzi”), non ce lo trovate neanche alla lontana.
Pubblicato nel novembre del 2015, dunque chiuso subito prima della emersione dell’affaire Etruria (peraltro già abbondantemente nell’aria), il libretto ci presenta una lanciatissima MEB, ormai proiettata a prendere il posto di Renzi al momento giusto, nel fatidico 2023, cioè quando la figlia di cotal padre avrà 42 primavere.
Un libro, dunque, clamorosamente superato dagli eventi; il renzismo spesso viene superato (e svergognato) dai fatti. Inevitabile che ciò possa accadere anche con i corifei del renzismo stesso, no?
L’ANGOLO DI ANGUS
Abbiamo già scritto che il capolavoro del Nobel per l’Economia 2015 Angus Deaton (“La grande fuga”, Il Mulino) ha un approccio tutto giocato al confine fra economia e demografia; a proposito della seconda, una stimolante riflessione di Angus Deaton parte da questi impressionanti dati: ci abbiamo impiegato millenni, per arrivare al primo miliardo di esseri umani sulla Terra, ad inizio XIX secolo; poi, intorno al 1930, siamo arrivati al secondo; nel 1960, eravamo già al terzo, dopodiché – con l’incredibile tasso di incremento del 2,2% su base annua – siamo arrivati dove siamo.
Si (e ci) domanda, il Nobel: ogni nuovo nato, è solo un problema o anche una risorsa? Solo una bocca in più da sfamare?
Alla prossima puntata, la deatoniana sentenza…
LEGGI CHE TI PASSA: GLI ENERGY DRINK
Rubrica della Salute, con pillola settimanale dedicata agli energy drink. Un interessante pezzo dal Corriere salute di domenica scorsa metteva in guardia dall’uso, e soprattutto dall’abuso, di questi prodotti. Niente di nuovo.
Si metteva però l’accento su una cosa preoccupante assai: nati per un pubblico adulto, oggi questi prodotti hanno successo soprattutto fra gli adolescenti, che ne consumano in quantità industriali (con casi di serie problematiche cardiache, e non solo).
Il veleno – ci dice l’esperto di turno – non dipende solo dalla quantità di un prodotto, ma dall’intervallo fra una consumazione e l’altra: questi ragazzi sono capaci di bere 6-7 Red bull in una singola serata (magari combinati con bevande alcoliche). Più o meno, come bere altrettanti caffè in tre ore. Stiamoci attenti, dunque!
Ps 1 La Nobile Contrada dell’Oca continua con i suoi stimolanti incontri culturali; nei giorni scorsi, incontro-evento sugli ocaioli defunti nella Grande Guerra, a cura di Massimo Reale e Manuela Mandracchia.
L’opuscolo di ricordo è essenziale e ben documentato (brevi note biografiche su tutti gli 11 caduti ocaioli, per esempio). Un’iniziativa da ripetere anche in altre Contrade, no?
Ps 2 La vicenda di Giulio Regeni – di cui ci siamo occupati in modo monografico domenica scorsa – è sempre più chiara: delitto di Stato, in un modo o nell’altro voluto dal rais Al Sisi.
Non ci sarà mai Giustizia, ma almeno sta emergendo (grazie al New York Times) senza infingimenti la cruda, crudissima realtà dei fatti. Prima le torture, poi la morte.
Ps 3 Il 10 febbraio si è celebrata la Giornata della memoria, per ricordare gli italiani infoibati nel Carso. Come si evince anche da questa tornata del 2016, passa il tempo (il tutto concerne il maggio del 1945, mentre il resto d’Italia festeggiava la fine della mattanza), ma l’imbarazzo istituzionale non si placa più di tanto.
Una pagina complessa, in cui entrambe le parti in causa (la fascista nel periodo dell’occupazione, la titina – con ausilio di comunisti italiani – appunto nel 1945) hanno tonnellate di scheletri nei rispettivi armadi: onore assoluto solo alle vittime, massacrate in modo disumano. Senza, in qualche caso, neanche essere considerati degni di una pallottola…
Ps 4 Ricorrono i 90 anni, da quel 15 febbraio 1926 in cui ci lasciò Piero Gobetti. Lodevolmente, oggi l’inserto culturale del Sole 24h gli dedica un’intera pagina, con contributi di Emilio Gentile, David Bidussa, Cesare De Michelis e Giorgio Dell’Arti.
Aveva 25 anni, quando morì, ed il potere mussoliniano era tale da soli 4 anni: ma Piero Gobetti aveva capito già tutto del Fascismo, “autobiografia della Nazione”.
Ps 5 Ci ha lasciati Mirella Strambi, a 68 anni. Per il poco che ho avuto modo di conoscerla, una persona che – fra le varie qualità – annoverava quella di una genuina sensibilità culturale. La terra le sia lieve.
Ps 6 Abbiamo detto della presentazione ereticale di martedì del libro di Lazzaretti (ore 17,30 alla libreria Senese); giovedì, invece, nella sala delle macine di Monteroni d’Arbia (ore 18), quarta presentazione del romanzo “2019”. Insieme all’autore, ne parleranno Augusto Codogno (padrone di casa), e l’amico professor Antonio Batelli. Chi sta in Val d’Arbia, non manchi…
Caricato in FB poco dopo mezzanotte:
MOTIVAZIONE della ASSOLUZIONE per la DIFFAMAZIONE DI ARCIVESCOVO E ECONOMO
In 48 ore di consultazione on line – certificata, in academia.edu – ha ottenuto 614 contatti!
L’informazione on line data da Il Santo e da Daniele Magrini ha sicuramente contribuito.
Per ora i media senesi non hanno dato notizia né esaminato la Motivazione.
Come per il disastro MPS, finirà prima sui media nazionali?
Si accettano scommesse.
MI UNISCO AL SIMPATICO RICORDO DI MIRELLA STRAMBI: ABBIAMO FATTO POCHE CHIACCHIERE MA IN PIENA SINTONIA.
Ps3: eccoci, l’Eretico si spende per la “Giornata della memoria” in ricordo degli infoibati italiani e fin da come battezza questa ricorrenza si vede la qualità (poca) dell’intervento. La Giornata della memoria, infatti, non è mai esistita: c’è il “Giorno della memoria” che viene celebrato ogni 27 gennaio ed è relativo alle deportazioni ebraiche e la “Giornata del ricordo” che è stata istituita nel 2004 dalla legge n.92 in attinenza ai drammi che dovettero subire gli italiani in Iugoslavia. Quindi l’intervento “culturale” dell’Eretico continua vergando che le parti in causa erano quella fascista e quella titina. Manco per sogno: come già ebbi a scrivere su questo blog, durante il Regno d’Italia nessuna delle forze armate fu fascista, anzi, l’iscrizione al partito per i militari italiani è sempre stata vietata. Le forze armate sono sempre appartenute allo Stato ed hanno sempre preso gli ordini dal Capo dello Stato, che in quegli anni era il re Vittorio Emanuele III. Il generale che procedette all’occupazione della Iugoslavia, che si scontrò con i partigiani di Tito e che fu accusato di aver commesso dei crimini di guerra fu Mario Roatta. Non è mai stato fascista ed infatti fu Capo di Stato maggiore dell’esercito durante il primo ed il secondo governo Badoglio, che furono i primi governi antifascisti d’Italia. Quando Mussolini fondò la Repubblica Sociale Italiana, Roatta non vi aderì. Cosa può avere avuto di fascista solo l’Eretico lo sa.
Ps4: la “cultura” continua, l’Eretico garantisce che Gobetti, morto in Francia per una broncopolmonite, del fascismo aveva capito tutto. Gobetti morì nel febbraio del 1926, quando la legge che iniziò il fascismo, la cosiddetta “legge sindacale” non era ancora stata promulgata perché vide la luce il 3 aprile dello stesso anno. Le leggi squisitamente fasciste, cioè attinenti alla Carta del lavoro che fu il vero programma fascista, iniziarono nell’aprile del 1926 e si conclusero nel gennaio del 1939. Come avrà fatto Gobetti a capire tutto del fascismo se era già morto prima che questo iniziasse solo l’Eretico lo sa. Magari se ce lo spiega…
Aspettavamo il Fantini al varco, e lui, nottetempo, è puntualmente arrivato; ancora una volta, in modo vincente: le stragi dell’occupazione italiana in Jugoslavia? Colpa SOLO del re sciaboletta, furono fatte all’insaputa del Duce; il povero Gobetti? Morto di broncopolmonite, magari nonostante le premurose cure fascistiche in suo favore.
Ognuno si qualifica per cosa scrive: di fronte ad affermazioni così – ancora una volta – alziamo bandiera bianca. Sempre limitandoci a suggerire al Fantini di creare un suo blog (che avrebbe di certo migliaia di contatti unici al dì), e/o di fare polemica con coloro che della Resistenza (e della questione degli infoibati) hanno, loro sì, una visione mitica ed aprioristica. Il Fantini, tra le altre cose, continua a sbagliare indirizzo…
Per quanto concerne la motivazione della sentenza caricata dall’augusto padre, bene, benissimo così: prima o poi qualcuno ne scriverà. Noi, ovviamente, ci torneremo…
L’eretico
Il Fantini dopo una quindicina di interventi avrebbe fatto diventare Pinochet e Videla comunisti….
Caro Eretico
Ritengo notevole citare almeno gli italiani Dalmati. Specie quando passarono in treno dalla stazione di Bologna. Anzi questa per noi dovrebbe esse la vera memoria .
ma come tutte le verità mori fanciulla
Riguerdo a Gobetti e Turati vissero alla corte di Francia, ben protetti. Non sono tanto sicuro che avessero l’amor di patria che gli viene attribuito.
Riguardo al libro sul Santo non sono interessato come a tutti gli altri santi. Però non vorrei che anche lui , sia stato ospite della corte di Francia. E chiaramente come i primi due difensore dei deboli.
Il secondo libro per piacere risparmiacelo propio non avrei nulla da commentare.
Se qualcuno dice qualcosa
sul mio modo di scrivere . Dopo domani te lo scrivo in Tedesco.
Vediamo professore se in quel di siena ci sono tanti buoni traduttori.
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David Lazzeretti: dalle Macchie di Arcidosso alla scena internazionale.
Una vita avventurosa ed incredibile, tutta da scoprire.
Patriota nella guerre d’indipendenza e poi profeta in Italia, Francia e pure a Roma, a tu per tu col Papa.
Esistono sull’argomento un libro assai completo di Eugenio Lazzareschi ormai praticamente introvabile ed uno di Arrigo Petacco reperibile anche negli oscar Mondadori molto ben fatto.
Noto l’epilogo della sua storia, come lo raccontano sull’Amiata.
In quegli anni le forze dell’ordine … sparavano.
In cima del corteo non autorizzato alle porte di Arcidosso (c’è una lapide nel punto esatto vicino all’Hotel Toscana) egli disse: sparate al petto, salvate il volto (o qualcosa di simile).
Malauguratamente lo presero alla testa e morì sul colpo.
Poi scoprirono che portava una cotta di maglia tipo giubbetto anti proiettile dei nostri giorni ….
Il Lombroso studiò il cranio di David quale prototipo di criminale, ma questa qualifica non gli rende giustizia.
Il personaggio infatti ha dell’incredibile.
Come abbia fatto un boscaiolo della nostra montagna a fare quello che fece costui rimane un mistero.
Ancora oggi esiste sul Monte Labro, vicino ad Arcidosso, una chiesa ed una comunità Giurisdavidica.
La sua dottrina è stata ingiustamente avvicinata al comunismo, come se David fosse una sorta di precursore del cosiddetto Catto-Comunismo oggi molto in voga.
Niente di più forviante.
Semmai la sua figura si innesta in tutti quei movimenti più o meno eretici (scusa la citazione Raffaele) che dal medio evo in poi avevano predicato invano la povertà della chiesa.
Egli guardava al passato e non al sol dell’avvenire.
Ringrazio l’avvocato Panzieri per la sua sintesi, commentata, della biografia del Cristo dell’Amiata, e lo invito caldamente a presenziare domani pomeriggio alla Senese, visto l’interesse per l’argomento!
Al di là della lettura che si può dare del personaggio (e domani darò ovviamente la mia), l’autore del libro, Paolo Lorenzoni, scrive che la voce della “corazza” che il Lazzaretti avrebbe indossato durante la fatal processione del 18 agosto 1878, è frutto del clima di damnatio memoriae del dopo-strage.
L’eretico
Se potessi, verrei volentieri.
Della famosa cotta di maglia mi pare di aver visto anche una foto da qualche parte. Probabilmente insieme ai reperti prelevati dal Lombroso.
Certo potrebbe essere comunque tutta una storia inventata …
Però la tradizione orale amiatina, ti assicuro, è categorica in proposito.
Se permette le assicuro che la storiella della corazza che avrebbe indossato David quando venne ucciso dalla pallottola in fronte è una frottola frutto di altre maldicienze sui giurisdvidici. D’altronde nessun biografo, né serio né meno, la nomina nei suoi testi. Non esiste nessuna foto di tale corazza perché non esiste. Grazie.
Il catto comunismo non è pertinente parlando di David Lazzeretti,casomai si deve parlare di vicinanze alle ide socialiste che i Savoia e la Chiesa ovviamente non potevano accettare.E infatti fu fatto fuori perché scomodo ai due potentati dell’epoca,coalizzati.
DaviD Lazzeretti era un carrettiere ( mestiere diverso dal boscaiolo puro) cioè trasportava materiali vari da e per l’Amiata,anche per le miniere di mercurio che già erano sorte in quel territorio,quindi veniva a contatto giornaliero con una realtà che si stavano politicizzando sulle idee socialiste.ma alle masse disederedate ed analfabete era più facile seguire idee e personaggi dal sapore messianico e infatti David Lazzretti era riuscito a fondare una comunità sul M.Labro,i Giurisdavidici,che metteva in comune il lavoro e le terre.tutto ciò non poteva essere accettato da uno stato giovane. Come ere l’Italia di allora.
La storiella del scudo protettivo sul petto non so da dove sia venuta fuori.,in ogni caso David era spacciato.
Intervallo puramente puristico-culturale la Crusca ha proposto una nuova strada per tradurre la frase ‘stepchild adotion’ e cioè adozione del configlio. Il neologismo ‘configlio’ ha la giustificazione di parole come consuocera/o, compagno che indicano un rapporto acquisito. E poi consideriamo che ‘stepchild’ vorrebbe dire ‘figliastro’ in italiano cosa questa improponibile. Speriamo che questa iniziativa prenda piede, perché trai ‘piuttosto’ usati male e tutte queste parole inglesi, con tutto il rispetto per questa lingua, mi sembrano una scorciatoia per non farsi capire dalla maggioranza della gente e fregarla così più facilmente.
mah,io una traduzione,almeno per quanto riguarda il partner del genitore biologico,che dovrebbe adottare il figlio di costui,ce l’avrei….riprendendo una frase tratta dal film “il marchese del grillo”,quando una coppia di donne (madre-figlia,eh…a quei tempi una coppia di donne come la intenderemmo oggi finiva dritta alla gogna)con la figlia giovane e che aveva avuto modo di “conoscere” il marchese,rimasta incinta di un alro,un giovane ragazzo senza soldi,voleva attribuire al ricco marchese la paternità del figlio. qual è il termine usato dal marchese,quando scoprì il giochetto? “volevate fà passà er fijo da bastardo e me da COJONE eh..?” ecco,appunto: COJONE. mantiene e si assume responsabilità di un figlio senza aver tramandato neanche un piccolo frammento del suo patrimonio genetico,per metà del partner,e metà di chi…DSLS (Dio solo lo sa)
sig. Fantini, tutti possono sbagliare… del resto non è che di questa giornata del ricordo venga fatta una grande pubblicità (qualche minuto al TG, poi c’era il festival che premeva) giornata scomoda, siamo in UE.
A Raffaele va il merito di ricordare l’esodo istriano e di aver detto cose giuste sulla questione, indipendentemente dall’appartenenza politica.
Non conosco benissimo la storia ma ho letto la relazione della commissione storico-culturale italo-slovena stilata nel 2000, è un documento interessante che tenta di far luce sulle cause di questo immane disastro.
Una preghiera, come sempre, per tutte le vittime dell’odio.
Non sono né un fissato di palio, né un Contradaloione, ma magari un p.s. sul film “Palio” della Spender – da un frequentatore delle gloriose sale del Pendola come te – me lo sarei aspettato. Spocchia radical-chic, indifferenza o solo mancanza di tempo? A me non è dispiaciuto per niente…
Caro Michael,
hai fatto davvero bene a notare questa assenza, e ti spiego subito: c’è un po’ di seconda (indifferenza), e soprattutto di terza (mancanza di tempo).
Da quel che ho saputo e letto, grande qualità dell’immagine, e qualche cameo gustoso (anche Sunto, no?); ma il Palio dei fantini, proprio non mi tira, e tutto ciò che contribuisce, anche in modo indiretto, alla loro mitizzazione, mi fa venire l’orticaria…
L’eretico
(ANSA) – MILANO, 16 FEB – La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 persone, tra cui gli ex vertici di Mps, ex manager e manager di Deutsche Bank e di Nomura e per i tre istituti di credito, in qualità di enti, per una serie di operazioni finanziarie con cui sarebbero state coperte le perdite dopo l’acquisto da parte della banca senese di Antonveneta.
I reati contestati dai pm Stefano Civardi, Mauro Clerici e Giordano Baggio sono falso in bilancio, ostacolo alle attività di vigilanza di Consob e Bankitalia, aggiotaggio e falso in prospetto per fatti commessi tra il 2008 e il 2012.
Tra i 13 indagati figurano l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, l’ex direttore generale Antonio Vigni, l’ex responsabile dell’area finanza Gianluca Baldassarri, l’ex direttore finanziario Daniele Pirondini e un altro ex manager Mps, oltre a sei dirigenti o ex di Deutsche Bank e due della banca giapponese Nomura. La vicenda riguarda in particolare il derivato Santorini e il prestito Fresh.
Io dico solo una cosa: foibe, campi di concentramento e altri orrori della guerra, chi ci rimette è solo la gente comune e basta. Il mio ‘poro’ mi raccontava che tornando dalla prigionia in Germania trovò tante persone che dal ‘nero’ erano diventate molto rosse, anzi erano quelle più fanatiche. Se ci si pensa tra la Russia di Stalin e la Germania di Hitler c’era poca differenza, erano due dittature criminali. Ho letto in una rivista di storia che a Roma in un Ministero esiste ancora un armadio pieno di faldoni dove ci sono elencate le varie malefatte e resa dei conti del dopoguerra, il fatto è che l’apertura del mobile è girato verso il muro e non mi risulta che qualcuno finora abbia ha fatto qualcosa per aprirlo. Se pensiamo che molti attori di grande fama, anche un Nobel, sono stati soldati e ufficiali della RSI ed hanno fucilato i partigiani e molti di quest’ultimi non hanno esitato ad uccidere molti ex compagni e persone innocenti perché non erano allineati ai sovietici (leggi titini, foibe, eccidio di Porzus) si deduce che la ragione di Stato ha insabbiato tutto alla barba degli innocenti.
Parli (parla?) dell’Armadio della Vergogna, ed è notizia dei giorni scorsi che tutto il suo contenuto sarà disponibile online (Laura Boldrini dixit). Mi fanno sorridere questo zelo e questa furia settant’anni dopo, ma meglio tardi che mai.
Nulla da aggiungere a questo giudizio sintetico.
Lazzeretti ha ancora dei seguaci; nel tempio giurisdavidico di Monte Labro ci sono sempre le candele accese sull’altare. Da quello che ho capito la sua comunità ideale (del tipo di quelle vagheggiate dal socialismo utopistico) era una specie di kibbutz israeliano, scuole gratuite, voto alle donne.