Vacanze senesi: Vivo d’Orcia
Tanti sono i luoghi fino a qualche decennio or sono poveri, se non poverissimi, a dirla tutta miserabili, nel Senese; molti di questi, nel secondo dopoguerra, si sono via via affrancati dalla povertà, anche grazie ad una guida politica – quella del Pci e della Cgil vecchia maniera – che ha fatto moltissimo, pur con tutto il suo settarismo e con lo sguardo strabico verso Mosca.
Ci sono però posti, come Vivo d’Orcia, che non sono mai decollati, come invece avrebbero meritato; il centro abitato, per quanto minuscolo, è il più alto in assoluto, nell’Amiata, superando, con i suoi 930 metri, tanto Abbadia San Salvatore quanto Piancastagnaio.
In pochi minuti, di lì si arriva in un luogo straordinario, e di straordinaria importanza per il territorio senese: l’Ermicciolo, eremo superiore del monastero camaldolese del Vivo, di inizio XII secolo. Un esempio di romanico di area pisano-lucchese, con abside di stile lombardo. Lì accanto, fra i caratteristici castagni amiatini, c’è la parte apicale dell’acquedotto del Vivo, che dal maggio 1914 porta l’acqua in Siena.
Si può dunque saziare la sete spirituale e quella carnale, oltre al consueto refrigerio offerto dal bosco in quota. E non di soli castagni vive quel bosco: i dendrologi infatti rimarcano anche la presenza dell’abete bianco (abies alba, per i puristi). Tito Livio scrive che quel tipo specifico di abete è stato quello utilizzato per allestire la spedizione romana a Cartagine del 205, quella che anticipò la grande battaglia campale di Zama. Reminiscenze da Guerre puniche, in un caleidoscopio di Natura, Storia (locale e no), Botanica ed altro ancora.
Amareggia, e non poco, constatare il totale fallimento dello sviluppo turistico, in loco; ci arrivo in un sabato di luglio, e mi rendo conto poco dopo che non c’è un solo albergo in funzione. Ce n’è in realtà uno, ma adesso funge solo da ristorante, in attesa del restyling della funzione alberghiera, annunciato a breve. Un cristiano (o islamico, o induista…), se arriva al Vivo d’Orcia ed il posto gli piace, non può dormirci: mancanza di domanda, ovvero altro?
Entro in un bar, e mi metto a sedere all’aperto; accanto a me, un benzinaio, direi l’unico del paesino. C’è la benzina, ma non ci sono né il benzinaio, né il self service. Il mistero è presto svelato: i clienti, quando arrivano, danno un colpetto di clacson, e il titolare della pompa di benzina esce dall’interno del bar e va a servire il cliente. Senza corse, ecco.
Camminando per il centro (la periferia non c’è…), costeggiando le grandi ortensie della piazzetta principale, si viene presi da un gioioso spleen amiatino: ossimoro, si dirà. Funzionale per comunicare voglia di stare, ed allo stesso tempo di andarsene.
Vita dai tempi rarefatti: come, e forse più, dell’aria che si respira; come è sin troppo facile da intuire, posto da vecchi.
Chi – come lo scrivente – passerebbe le sue giornate a leggere e scrivere e camminare, sarebbe forse in un suo Eden (per quanto tempo, però?), ma un giovane normotipico, come si può pretendere che resti abbarbicato ai quasi mille metri del Vivo d’Orcia?
L’unica via per svecchiare sarebbe appunto il turismo, ma la politica senese non si è accontentata di demolire la banca e tanto altro, si è premurata anche di tagliare le gambe – con la geotermia e con altre, scellerate, scelte – al turismo sull’Amiata.
E poi, la colpa è anche di chi l’acqua del Vivo la beve tutti i giorni, senza pensare da dove venga: questi luoghi ci ricordano il nostro passato povero, un benessere non ancora diffuso (ed esagerato) come il nostro degli ultimi anni.
Non è chic, insomma, non è trendy, andare in vacanza sull’Amiata, in specie al Vivo. Ci ricorda brutte cose, o almeno ce le fa immaginare. Brutte cose che, con tutte le ovvie differenze del contesto, dobbiamo abituarci a rivivere…
“Gioioso spleen amiatino”: io sono laureato, ma non capisco cosa voglia dire questa espressione. Qualcuno mi può aiutare, per piacere?
L’ha detto l’Eretico, è una contraddizione: la voglia di restare che si contrappone alla malinconia del posto. Giusto prof?
La parola spleen deriva dal greco splēn: in Inglese significa “milza”.
In francese, spleen rappresenta la tristezza meditativa o la melanconia. Il termine venne reso famoso durante il Decadentismo dal poeta francese Charles Baudelaire, ma era utilizzato anche anteriormente, in particolare nella letteratura del Romanticismo. ( da Wikipedia)
L ‘ ossimoro e’ dato, naturalmente, dal contrasto con il ‘gioioso’ iniziale.
Credo che a sto punto andrò a farci un giro solo per gustare l’ebbrezza del rifornimento di benzina col colpo di clacson. Bellissimo
Caro Eretico si parla tanto di luoghi dove ricrearsi nella pace della della natura e tu lo trovi e lo critichi? Vuol dire che i giovani gaudenti andranno in altri posti più vivaci e ce ne sono anche troppi. Al Vivo se volessero potrebbero affidarsi ad un turismo di ‘vecchi’, che ce ne sono tanti, o giovani a che vogliono veramente stare in pace e fare una vacanza di vero riposo. Insomma Vivo è un posto di altri tempi. E poi perchè ce l’hai con la geotermia? E’ una risorsa incredibile per il nostro paese povero di petrolio, ma dai, pensa a quanto vapore c’è sotto di noi, potremmo essere indipendenti dal petrolio. Il problema è che è come un cavallo da domare ci vuole esperienza e non dilettantismo nel saperla gestire ed in Italia dove la tessera conta più del merito qualunque cosa, iniziativa, va a farsi friggere. Pensa all’Islanda che ci vive di geotermia e molto bene.
Caro Eretico
La geoteterermia le pale eoliche ed altro fanno bene al turismo. Quello che fa male è la mancanza delle infrastrutture. Il turista quello che spende è molto esigente e si parte dal centro benessere in su, poi i prezzi devono essere giusti, perche sono molto informati, c’e anche internet, e i febak. E poi ci sono ci sono dei vicini che non guardano troppo all’etica come la intendiamo noi, basta passare Trieste il Brennero chiasso ecc. Qui qualcuno pensa che quattro mura al mare o in montagna sia un investimento, ma l’idea oggi è maldive , caraibi , costa dalmata ecc. Buone vacanze al Vivo Eretico
Rientrato dopo anni a Siena, leggo sempre con ammirazione le note del valente quanto puntuale (e puntuto) Eretico.
Lungi dall’interpretarlo, mi permetto di rispondere con un parere personal all’anonimo laureato che chiede delucidazioni sul “gioioso spleen amiatino”: spleen in inglese significa malinconia (ma anche “noia”: famoso lo “spleen” di Baudelaire!). Ottimo quindi l’ossimoro racchiuso nell’espressione che contrappone la gioisità riveniente dal trovarsi in quel luogo silente e solenne alla contestuale voglia di andarsene che la solitudine del borgo suscita nel visitatore. Visitatore ovviamente sensibile e avvertito come l’Eretico
http://it.wikipedia.org/wiki/Spleen
questo è il link di wikipedia ma basterebbe leggere baudelaire per conoscere questo termine.
Ottimo intervento, condivido con l’Eretico la passione per il Monte Amiata, segnalo per lo stesso tipo di soggiorno anche Montieri, subito fuori provincia, passeggiate con vista Elba e a volte anche Corsica dal Poggio..
Solo per ricordare che l’acqua che beviamo viene oggi anche dal Luco, non solo dal Vivo d’Orcia.
Infatti da quando è stata “mischiata” fa schifo.
Sono stata in villeggiatura al Vivo per 10 anni (dal ’60 al ’70 e la ricordo come un bel sogno di bambina. Lunghe passeggiate all’ombra dei castagni, il fresco d’agosto, ricche mangiate di funghi porcini che ci forniva la nostra padrona di casa (eravamo in affitto), sbirciate alle serate danzanti piene zeppe di ragazze vestite all’ultima moda, giochi d’infanzia insieme alle ragazzine del posto, soste al fiumiciattolo e scoperta dei girini che lo popolavano, visita alle cascate(a quei tempi c’era anche molta acqua scrosciante), visita al bosco dove c’era sempre l’odore del legno degli alberi tagliati dalle segherie. Nell’unico ristorante ricordo di aver mangiato un ragù meraviglioso. Poi l’Elmicciolo, dove mio fratello faceva campeggio lavandosi con l’acqua gelida del torrente e riscaldandosi con il fuoco acceso dai Padri che avevano radunato un bel gruppo di ragazzini di San Giovanni D’Asso e Torrenieri: cenavano e cantavano al suono della fisarmonica ed io andavo a trovarli invidiandoli perchè non potevo partecipare. Mi ricordo il nero delle carbonaie vicine ed il “letto del Diavolo” accanto alla Chiesa dell’Eremo, i cerbiatti che fuggivano paurosi ma soprattutto la pace e la serenita’ del luogo, paese compreso. Non so che cosa i giovani cerchino oggi ma se uno si vuole veramente riposare e non ha pretese, può affittare un’appartamento e godersi il paese che, per me, è sempre bellissimo, nonostante il degrado. Basti pensare alla vita frenetica della città. Un saluto all’Eretico che leggo sempre ed ammiro molto. Letizia
A me certi posti non ancora “disinfettati” dal turismo di massa non dispiacciono affatto. L’atmosfera del Vivo mi ricorda un po’ quella dell’Anello d’Oro, la zona a nord est di Mosca che ho visitato di recente: strade sconnesse, erba incolta, gente diffidente, turismo ai primordi; poi a un tratto scorgi un monastero ortodosso d’un bianco abbacinante, una dacia di legno scolpito con le capre nel cortile e ti sembra di fare un viaggio nel tempo…
Senza andare tanto lontano, prendete la macchina e vagate nei pressi di San Giovanni d’Asso; cercate Monterongriffoli, oppure Montelifrè. Li conoscono in pochi, ma hanno un fascino che l’Homo Interneticus apprezza sempre di meno. Fin quando anche lì non arriverà la finanziaria di turno (a Montelifrè credo sia già arrivata) e il posto dei vecchini lo prenderanno i SUV targati Deutschland. Amen!
Un saluto a Letizia che come me per anni ha vissuto le vacanze al vivo d’orcia.
Erano momenti molto diversi dove la facevano da padroni ( fine 70 e poi 80 e 90) romani e laziali in genere.
Anch’io, dopo tanti anni, ad agosto, dopo la grande festa senese, ho fatto un bel pranzo con amici sinceri alle fonti dell’Ermicciolo.
Mi sono accorto che si sentivano ancora, li nel mezzo al bosco,un buon profumo un bel silenzio e l’acqua che va’……