Il Gran bazar delle scuole: venghino, studenti, venghino (e 4 Ps politici)
Torniamo oggi a scrivere di scuola: la rubrica settimanale è ormai abolita (anche perché ho talmente tanto materiale da scriverci un libro, ma è meglio attendere la pensione, forse…), ma una puntatina ogni tanto è davvero d’uopo, soprattutto quando si travalicano i limiti costituzionali della decenza.
Per il resto, la wine city continua a veleggiare tranquilla: Pd compatto sulla difesa del Valentini (Scaramelli è il suo badante), in attesa dell’11 febbraio: staremo a vedere, e comunque un pezzettino preparatorio, all’evento in questione, lo dedicheremo, tanto per avere la coscienza pulita in vista del cruciale passaggio politico in Consiglio comunale.
“VENGHINO, STUDENTI, VENGHINO”: LO SCEMPIO DEL MERCATO SCOLASTICO
Lo scempio in questione, l’abbiamo già denunciato in passato, ma dato che che continua più sfacciato che mai, torniamo a farlo, e facendo anche qualche nome (di scuola).
Manifesti pubblicitari in ogni dove (con i soldi risparmiati, si potrebbe fare altro); opuscoli autocelebrativi a dir poco imbarazzanti (il Classico ha messo in evidenza le grandi menti uscite negli ultimi anni dal Liceo, omettendo lo scrivente, cosa che lo ha fatto adirare non poco), clip di buon taglio tecnico sul web, con studenti utilizzati come testimonial (lavoro minorile?): insomma, chi più ne ha, ne inserisca.
Vogliamo dunque parlare della pubblicità (ai limiti dell’ingannevole, peraltro) che tutte le scuole superiori (se c’è un’eccezione, Zeus la benedica!) in questo periodo di preiscrizioni si stanno facendo, nel tentativo – in qualche caso disperato – di assorbire la perdita di nuovi studenti?
Che i Presidi (Dirigenti scolastici) oggi siano più manager che altro, purtroppo è cosa nota Urbi et orbi; che si arrivi a questi eccessi, però, forse non è cosa così nota a tutti, e comunque resta a maggior ragione assolutamente censurabile.
Un esempio davvero triste (ma significativo assai)? La distribuzione, fra gli alunni che devono decidere il loro futuro scolastico, di un fogliettino (non sapremmo come altrimenti definirlo), nel quale si magnifica il fatto che dal prossimo anno scolastico l’istituto Bandini NON sarà più aperto il sabato. Wow!
“Parte la settimana corta”, si legge in alto; poi, subito sotto: “da settembre 2016 a scuola dal lunedì al venerdì!”.
Il messaggio è chiaro, esplicito, forte: il sabato si sta a casina, così anche il venerdì sera si bagorda! Tutto ciò, senza specificare che le ore del sabato saranno comunque recuperate nel corso della settimana, con lezioni pomeridiane (ma questo avrebbe sciupato l’effetto promozionale).
E che dire dei docenti che arrivano nelle altrui scuole a magnificare le doti del proprio plesso scolastico? Fortunatamente, quest’anno qualcuno si è saputo emendare da un passato davvero imbarazzante, mandando docenti che hanno parlato in modo sobrio della loro realtà lavorativa: è il caso del boccheggiante Classico (con il tandem Seazzu-Ricci) e dello Scientifico, in cui è venuto il Preside stesso, professor Vannini, a presentare una scuola in cui il Dirigente ha detto che si deve andare per studiare, in primo luogo. Curioso, no?
Per il resto – a quanto detto dagli stessi studenti – è stato tutto un magnificare le possibilità di lavoro immediato dopo la quinta, gli stage che formano meglio che in classe e via discorrendo.
Signori miei – direbbe Renzi in versione Crozza -, per piacere, si potrebbe smettere di portare avanti questa ignobile pantomima?
Pensate davvero di farlo in nome dei ragazzi?
Ciliegina scolastica finale: martedì prossimo, alle 17,30, la Cecco Angiolieri inaugura il nuovo laboratorio di Scienze. A tagliare il nastro, pare che ci sarà financo il nostro valente Sindaco bisindagato…
Ps 1 Tutti pazzi per l’happening enologico targato banca Mps; ci uniamo al coro, e ci permettiamo di suggerire un ritorno di fiamma: le felpe Mps, quelle di grande pregio. Dai, ancora un piccolo sforzo, e possiamo farcela a tornare a trionfare di nuovo alle sfilate milanesi…
Ps 2 Questione ARU (lo scoop ereticale aveva previsto tutto), con due note a margine: l’Assessore Maggi continua a non rispondere alla domanda cruciale, quella sul gap fra i bollini pagati ogni mese dai cretinetti, ed i posti effettivamente disponibili per i cretinetti stessi: fintanto che non lo farà, la sua credibilità sarà nulla; in secondo ed ultimo luogo – come detto a radio Siena ieri mattina – può una Giunta appesa ad un esile filo, che al prossimo stormir di fronda andrà finalmente a casa, prendere decisioni di grande respiro per il futuro della città? Il problema politico pare di non poco conto, a dirla proprio tutta…
Ps 3 Da leggere l’ultimo pezzo di Bastardo senza gloria, con anche alcuni stimolanti commenti a piè di post.
Ps 4 Domandina facile facile in vista dell’11 febbraio: chi aveva difeso ed osannato (giustamente) la scelta di Franchino il Ceccuzzi di dimettersi non appena gli era arrivato l’Avviso di garanzia per i fatti salernitani, oggi che tipo di credibilità può avere a difendere un Sindaco che NON ha nessuna intenzione di dimettersi dopo un DUPLICE avviso di garanzia (più ciò che, magari, sarà in futuro)? Eppure, eppure c’è chi lo fa.
All’eretico, costoro ricordano da vicinissimo il grande Ugo Intini, l’unico socialista craxiano onestissimo, che si arrampicava sugli specchi – con i suoi corsivi sull’Avanti – pur di difendere il suo dominus politico. Alla fine, stremato, dovette smettere: succederà così anche a loro, si immagina. O forse no, chissà…
Vedo solo adesso: stasera a Rai Storia (ore 21,15), danno “Quando c’era Berlinguer”, di W. Veltroni; opera intrisa di ipocrisia agiografica davvero stucchevole, quasi vomitevole.
Chi vuole farsi del male, la guardi, e poi pensi a quando il regista veniva in loco – ad ogni tornata elettorale – per esaltare il Sistema Siena e per tirare la volata ai valorosi piddini…
L’eretico
il vino 1472 tutto esaurito? chissà quanto vale una bottiglia…
Riguardo ‘Quando c’era Berlinguer’, hai fatto bene a dirlo così sono più contento sapere che mi sono perso una vera ciofeca di film. Tanto sonno ce l’ho già, non ho certo bisogno di qualcosa di soporifero. Spero solo che il film non sia stato finanziato dallo Stato come opera d’arte.
caro professore, oggi i genitori sono “fissati” nel proteggere i propri figli dal fare “sacrifici”.
Quindi non si rinuncia a niente, non ci si sacrifica su nulla.
Figuriamoci poverini, passare ore e ore sui libri! Non esiste proprio. Allora ben vengano le scuole in cui non c’è da studiare, in cui si va a bighellonare, prendendo in giro i professori, facendo confusione con i compagni (nel senso di alunni) , cercando distrappare un cinque e mezzo che poi a fine anno diventa sei…e cosí via.
Poi si scelgono facoltà leggere, senza impegno, vicino a casa, tanto è inutile studiare, non serve a niente, lavoro non c”è…
Ma questo perché?
Perché NOI adulti siamo i primi a non voler durare fatica, a non voler ammettere che la vita E’ sacrificio, E’ sudore della fronte e quindi passiamo questi messaggi paro paro alle giovani generazioni.
Non ci rendiamo conto che per fare una scuola vagamente somigliante al classico in Inghilterra si spenderebbero dalle 30.000£ in sù, mentre da noi è gratuita.
Inoltre c’ è confusione, come al solito. Tanti ragazzi sono veramente convinti di fare il liceo scientifico e anche i loro genitori, però quello senza latino, perché il latino tanto primo non serve a niente ( e ditemi chi ha studiato latino se questo è vero), secondo è uno studio troppo pesante ( e ci risiamo). Allora secondo me è un’ illusione. Tu non fai il liceo scientifico, tu fai una scuola tecnica mascherata da liceo. Non c’è nessun problema, basta sapere quello che fai.
Ed inoltre, caro professore, i professori delle medie non si discostano da questa casistica, sono loro i primi a sconsigliare ai ragazzi i grandi licei (classico o scientifico) dicendo proprio ai ragazzi ” non ciandà, ti tocca a studià troppo!!”
Parole sante
Pingback: Rassegna Stampa – Scoop una nuova lista civica!!! NO a Don Brunetto dai tre della Fondazione!! ARU e ZTL fanno discutere… | IL SANTO NOTIZIE DI SIENA
La citazione del mio nome nell’intervento sullo scandalo del marketing delle scuole superiori la prendo per un elogio, dato che sono messo tra le poche eccezioni. Condivido comunque in pieno lo spirito dell’articolo e aggiungo che il Galilei è forse l’unica scuola a diffondere solo un ciclostilato fatto a scuola con le essenziali notizie e i quadri orario.
Ciclostilato? Usate ancora il ciclostile al Galilei?
caro Eretico, ti segnalo due notizie che testimoniano l’andamento schizofrenico dell’etica pubblica in questo paese. Un professore di liceo è stato licenziato perché ha pisciato en plein air http://www.corriere.it/cronache/16_febbraio_04/licenziamento-professore-f55a3182-cab8-11e5-a089-b5567fb53351.shtml. Viceversa è notizia dei giorni passati (Stella sul Corriere) che un professore universitario (nonché figlio del rettore di Messina) ha passato il concorso di abilitazione inventando una specie di algoritmo con cui, prendendo un articolo già scritto da un suo collega, p.e. su Pascoli e sostituendo ovunque “Pascoli” con un altro nome (p.e. “Quasimodo”), cavava fuori un altro articolo. Il bello è che qualcuno glieli ha pubblicati “peer review”, cioè qualche revisore ha approvato tutto ciò, e poi la commissione per l’abilitazione non si è accorta di niente, e infine è stato chiama to come ORDINARIO. Pensa che catena di montaggio! Alla fine il problema dell’incontinente professore di liceo è stato probabilmente che a pisciare era solo…
C’è anche di peggio, caro Groppone: Claudio Scazza fu condannato per aver fatto parte del commando di extraparlamentari di sinistra che nel 1975 a Milano uccise a sprangate il diciannovenne missino Sergio Ramelli. Oggi lo Scazza è primario di psichiatria all’Ospedale Niguarda. Non averlo assunto sarebbe stato un errore, una volta acclarata la sua competenza, ma metterlo a dirigere gli altri mi sembra veramente una disinvoltura tutta italiana.
Mi riferisco allo stato attuale della scuola italiana e la riassumo con un proverbio: ‘L’inferno e lastricato da tante buone intenzioni’; spiego, ricordate il famigerato ’68? Ecco tutto è partito da quell’anno, per me maledetto, il fine ultime era quello di cambiare la scuola ritenuta troppo vecchia non più al passo dei tempi, ottima ragione, però…..da tutto questo è stata fatta tabula rasa, è stata buttato via il bambino con l’acqua sporca. Io l’ho vissuto quel periodo e ricordo tanti sessantottini che con la scusa di rinnovare avevano trovato il modo di ottenere sufficienze non studiare. Si doveva contestare l’autorità, buona o cattiva, rinnovare e via dicendo con i progetti. Gli insegnati vennero sempre più esautorati dai loro ruoli contestati al minimo accenno di autorità, ricordate il famigerato ‘6 politico’? Si contestava tutto, si distruggeva, ma non si costruiva nulla di utile. Non dimentico certi contestatori che ce l’avevano con la polizia e poi si facevano venire a prendere dal genitore con la fuoriserie. Anche a lavoro ne ho trovati tanti che un tempo erano i più accesi contestatori ed ora dirigenti più lecchini e subdoli di quelli che contestavano nel ’68. Un esempio nazionale, ma ce ne sono tantissimi, puo’ non esser che il Sor Capanna, grande leader di quei tempi, ed ora beneficiario da tempo di due ricchi vitalizi, senza avere versato i dovuti contributi, alla barba di pensionati che hanno pagato tutto per avere misere pensioni e dopo molto tempo. E come non li molla i soldi ed i privilegi di ex parlamentare, il grande contestatore difensore delle classi oppresse! Ritornando alla scuola, la caratteristica principale era che nel ’68 si doveva rinnovare, contestare sempre e comunque ogni autorità. Poi gli anni successivi abbiamo visto che è successo con gli ‘anni di piombo’, tutto andato a rotoli. Però i ragazzi ex contestatori sono cresciuti con il mito di dire ‘no’ sempre e comunque a tutto, molti insegnanti, non tutti, per quieto vivere si sono adattati al nuovo modo di pensare; i problemi sono stati per chi non l’ha fatto. Col tempo la contestazione si è edulcorata, ma la mentalità distorta è rimasta ed ampliata con il crescere delle generazioni dai genitori contestatori ai figli e così i nipotini, i loro pargoli, hanno ragione ‘sempre e comunque’, gli insegnanti hanno le mani legate e se sentono il minimo dovere etico di insegnare punendo chi non studia sono subito zittiti da questi genitori iperprotettivi. Le vecchie generazioni di politici non erano certo formate da santi, ma sentite i loro vecchi discorsi e quelli dei attuali governanti, sgrammaticati involuti inconcludenti che dimostrano che a scuola molti sono passati per merito di qualche santo. Quindi con queste premesse si spiega perché non siamo ancora riusciti a fare una riforma della scuola seria. Tante chiacchere inutili da destra e dalla sinistra, basterebbe considerare prioritario il rendere più sicure le scuole e cominciare gli anni scolastici con organici pieni e poi a seguire altri provvedimenti invece…bla bla senza costrutto. Detto tutto questo in questo polverone è consequenziale che ogni scuola sia diventato un mercato rionale dove ciascuno cerca di vendere la sua merce indorandola in tutti i modi, la quantità e non la qualità. Il problema viene da molto lontano e non sarà facile risolverlo, ma un po’ di autorità e comprensione per il corpo insegnante ci vorrebbe fin d’ora.
sottoscrivo in pieno
Ciao Prof. la penso esattamente come te.
Tutta questa propaganda degli istituti superiori mi da veramente noia.
sembra di essere al mercato con “venghino donne venghino”.
Meno male i ragazzi di oggi sono abbastanza svegli da non cascare in facili promesse.
Parlando poi con mio figlio ho capito che gli ha fatto molto + piacere sentir parlare della scuola direttamente i ragazzi della scuola stessa piuttosto che sentirne parlare da professori e presidi. Complimenti quindi 2 volte a Galilei.
buon lavoro
alessandro benvenuti
Sono svegli su certe cose,tipo sul sesso, molto più sgamati di noi studiosi superiori pre 1990(ma se lo godono meno quando accade perchè non è sudato). Ma a livello di cultura…porannoi….senza navigatore se li metti alla Certosa a Firenze e gli dici di andare che so… a Modena non sanno se prendere per Roma o per Bologna.
Caro professore, mi permetta qualche considerazione banale ed un piccolo plauso disinteressato. La scuola a tutti i livelli non si sottrae al degrado della società italiana e probabilmente ha contribuito a generarlo. E’ vero che ha dovuto sottostare ad anni di sindacalizzazione, massificazione e delirio da parte dei riformisti/riformatori della stessa (e dell’Università che ha iniziato il suo scempio proprio grazie ad un guru che ha operato in questa città..) i quali ho dubitato più volte che avessero figli o a scuola ci fossero mai andati, se non in tempi eroici del 6 politico.. Vi è poi una continua sovrapposizione o confusione di ruoli, maestri o professori che fungono da psicologi o pedagoghi..genitori che si sentono professori o presidi, studenti che danno voti ai professori e via dicendo. Il mondo contemporaneo, come già detto da altri commentatori, non conosce la parola sacrificio, figurarsi la sacralità del lavoro.., e purtroppo spesso nemmeno merito. Questi valori tra l’altro sono poco reclamizzabili o poco appetibili nell’era dei tronisti o dei “maitre a penser” orbitanti nella galassia dei programmi scandalistici che monopolizzano le mattine ed i pomeriggi su reti pubblica e private. Riconosco quindi la difficoltà di “reclamizzare” e fare marketing per un Istituto-Liceo etc. Molto banalmente credo che come in ogni professione o lavoro “la scuola la fanno i professori”, aggiungerei anche i presidi se avessero gli strumenti per farlo e contro i professori e genitori non dovessero combattere..Ho avuto due figli che hanno frequentato in passato la Cecco Angiolieri, uno dei quali “sotto le sue grinfie”. Proprio in lui, che come molti maschi della sua età non brilla per maturità e voglia, ha saputo infondere o se vuole socraticamente da lui tirare fuori, la voglia e la passione per lo studio delle sue materie. Mio figlio ha studiato Italiano e Storia non solo perchè Lei è padrone delle materie ma anche perchè la rispettava e soprattutto stimava. Di questo come genitore non posso che renderle merito.
Caro Giovanni,
grazie davvero per l’intervento, tanto più da apprezzare in quanto, ormai, lo studente non è più nelle mie grinfie professorali…
Stimolanti anche altre considerazioni, tra l’altro.
Un grazie alla “precaria i.” per l’opportuna precisazione sul licenziamento del collega di Filosofia, ed un saluto al Preside Vannini.
L’eretico
Il BISI necessita una lezione di storia Massonica.
Caro eretico Stefano Bisi durante l’incontro di Sanremo con i fratelli di Piazza del Gesu ha dichiarato ” questa e’ la prima volta dal 1908 che le due fratellanze si incontrano…….
STEFANO….impara la storia ……nel 1973 sotto la guida del GM Lido Salvini ,la mia sssistenza e con la benedizione della Gran Loggia Madre di Inghilterra le due fratellanze si fusero creando un unico corpo massonico italiano.
Sfortunatamente poi il “licione” fece il casino e ci separammo nuovamente, ma LA STORIA E’LA STORIA….vattela a rivedere prima di dire altre fregnacce…….
pardon, ecco la versione corretta:
a proposito di mercato scolastico:
“Prof licenziatoperché fece pipì all’aperto: rivolta degli studenti”(Corriere della Sera, 5 Febbraio)
“Copia ma non perde il concorso…Molto più grave è risposta del ministero. Dove si spiega che la commissione, messa davanti alle prove del plagio, ha deciso di non «modificare il giudizio».”(Corriere della Sera, 1 Febbraio)
ai posteri l’ardua sentenza, se sia peggio orinare en plein air, oppure vincere una abilitazione a mezzo di articoli copiati, ma quanto poco è equa la giustizia italiana……sto pensando, ma gli autori del buco da 300 milioni nel bilancio dell’università di Siena, che nessuno ha licenziato (anzi, qualcuno è stato anche premiato), non era meglio se andavano a mingere in un bosco?
Il prof di Filosofia in questione non è stato licenziato perché ha fatto pipì all’aperto, ma perché ha omesso di dichiarare di essere stato in passato condannato per averlo fatto. Cioè, ha dichiarato il falso, quando ha crocettato, in uno dei fogli da compilare quando si prende servizio in una scuola, la voce “dichiaro di non aver riportato condanne…”.
…ciò rende il fatto vieppiù grottesco:
– Vedo che Lei è stato condannato, dunque è un pregiudicato! Cos’ha fatto, strangolato la suocera, spacciato cocaina? Svaligiato una banca (o fondato una banca)?
– Peggio Eccellentissimo, peggio! Ho orinato fra le fresche frasche!
– Orrore, e si illude di educare i nostri giovani ai sani principi della morale?
Dichiarare il falso, come lei sicuramente saprà, è reato. Per la legge sulla privacy, non si deve specificare il reato per il quale si è stati condannati, nel momento in cui si prende servizio in un ente pubblico, ma solo se si è o non si è stati condannati. È poi eventuale cura dell’amministrazione “indagare” sulla natura della condanna. Oppure, una scelta del tutto personale del docente in questione spiegare le sue vicende processuali.
Ovviamente, non ritengo che il collega debba essere licenziato per tale omissione, ma questo è un altro discorso.
La cattiva abitudine della pubblicità delle scuole a mo’ di detersivo è sicuramente da criticare, ma è soltanto la punta dell’iceberg. Non condivido, però, la nostalgia per i bei tempi che furono. La scuola che ho conosciuto io, impostata sul modello gentiliano, era fortemente classista e non teneva in considerazione il tipo di intelligenza dello studente. Mi sono sempre chiesto quanti figli di operai con buone potenzialità nelle materie umanistiche abbiano sofferto in un istituto professionale e quanti figli di medici e notai, con spiccata intelligenza pratica abbiano sofferto nel paludato liceo classico della città.
Ora che le scuole si stanno purtroppo livellando verso il basso, per inerzia,inducono a pensare che quella scala di valori sia ancora valida. Occorre invece far capire che quei ognuno di quei quattordicenni può fare affidamento a forme di intelligenza differenziata. La pubblicità è dannosa se non si fa capire alle famiglie e ai quattordicenni che a guidare la scelta deve essere questo e non la medaglietta finale.
Alla scuola, invece di comportarsi come una fabbrica di detersivi da piazzare sul mercato, dovrebbe essere chiesto di capire come affrontare la propria crisi. La velocità di cambiamento anche nei metodi della didattica sembra passare loro sopra come l’acqua sul vetro.
Raf, non so se ne hai mai parlato nel tuo blog,del fatto che ci sono pur troppo a Siena scuole medie superiori disgraziatissime, talmente disgraziate che i docenti prima di iniziare il programma scolastico si vedono costretti a dover stipulare trattati di non belligeranza con gli studenti per lo più teppisti, nullafacenti e figli di genitori altrettanto disgraziati. Non è colpa loro, sono ragazzi emarginati che vengono mandati in questa scuola come ultima spiaggia perché non sanno dove parcheggiarli. Più che insegnanti ci vorrebbero assistenti sociali in grado di recuperarli e farli diventare persone civili. Una realtà molto triste..nella città della cultura. Penso che i genitori abbiano grande responsabilità in solido con gli insegnanti. Se i ragazzi non hanno voglia di studiare di solito ci sono dietro altri motivi, motivi profondi, motivi importanti che però sono tabù, non se ne può parlare e non si devono affrontare per ragioni che invero ignoro. Secondo me voi docenti dovreste inventarvi un modo nuovo di fare lezione, per riuscire a coinvolgere tutti. Invece di solito tendete a portare avanti i più bravi i più meritevoli (come se gli altri non meritassero nulla, nemmeno di vivere)e lasciate indietro quelli meno bravi, solo perché li disprezzate profondamente. Ebbene, se questi ragazzi fossero amati sono certa che si potrebbe tirar fuori il meglio da loro. Sono persone molto delicate gli adolescenti. Non sono macchine da lavoro (o da studio). Sta a voi trovare il modo. Io sono sicura che un modo c’è. Io nel mio piccolo, con il mio allievo estracomunitario il modo l’ho trovato, infatti siamo passati dal 3 al 6, e anche con soddisfazione di entrambi. Si può fare, basta avere la voglia di farlo.