“Gli scheletri nell’armadio” (Capitolo I), e 1 Ps
Il mio romanzo “Gli scheletri nell’armadio” è uscito nel 2010: molti l’hanno letto (fortunatamente), molti altri no. Qui sotto, c’è riportato – per intero – il primo Capitolo, poi ne seguiranno altri, connessi l’uno con l’altro da mie sintesi.
Chi vuole, può intervenire, criticando o plaudendo, o facendo entrambe le cose.
Mi raccomando: meglio, molto meglio, una critica ragionata, che altro.
Sospendiamo dunque “La domenica del villaggio” (a parte i Ps culturali, che restano), e buona lettura a tutti!
GLI SCHELETRI NELL’ARMADIO
CAPITOLO I
Le lucciole formicolavano davanti alla sua bella dimora di Fonterutoli, come ogni notte di maggio e di giugno. Werner – fermo, immobile lungo la strada bianca adiacente casa sua – stava per lunghi minuti ad osservarle, in rigoroso, implacabile silenzio: lo spettacolo era stupendo, ma a lui ricordava cose che a pochi altri potevano venire in mente.
Lui, aveva visto cose che non tutti gli umani possono dire di avere visto…
Sebbene fosse un discreto conoscitore dell’Inferno dantesco, a Werner le lucciole non facevano venire in mente le fiamme infernali dei consiglieri fraudolenti, non le abbinava a Diomede ed Ulisse. Lui, le lucciole le associava mentalmente ad altro, a ben altre fiamme: fiamme nell’aldiquà, non del post mortem.
Era nato nel 1923, l’anno in cui Adolf Hitler aveva provato a prendere il potere, senza riuscirci. Aveva 22 anni quando Dresda era diventata l’Inferno in terra, con corpi maciullati, sbriciolati o direttamente liquefatti. Esseri umani che si scioglievano, più rapidamente della neve al sole.
Lui era lì, quel giorno del febbraio del 1945: il giorno in cui si perse la distinzione fra i buoni ed i cattivi della più violenta e distruttiva guerra che ci sia mai stata in 5mila anni di storia dell’umanità. Lui, la Tempesta di fuoco, l’Inferno di Dresda l’aveva visto, l’aveva sentito, l’aveva respirato; in ogni lucciola vedeva un abitante di quella meravigliosa città prendere letteralmente fuoco, dimenarsi, diventare un tutt’uno con le fiamme, cercando magari un inutile e controproducente rifugio tra le ammiccanti acque dell’Elba. Rispetto a migliaia di suoi concittadini e profughi, il suo corpo era uscito quasi indenne dalla Tempesta di fuoco scatenata dagli anglo-americani: unico ricordo impresso sulla pelle di ultraottuagenario, una lunga cicatrice – dal quadricipite femorale destro, alla caviglia – che sembrava quasi disegnare il tracciato di un fiume in una carta geografica.
Le lucciole primaverili o di inizio estate suscitano sensazioni gradevoli, in genere: ma per Werner non poteva essere così. L’associazione mentale con l’Inferno di Dresda era troppo lancinante. Nonostante questo, le osservava per ore.
“Chi ha visto Dresda sotto i bombardamenti anglo-americani, sa di non potere vedere niente di più devastante in vita sua”, aveva ripetuto, per anni, Werner ai pochi familiari che gli erano rimasti in Germania, proprio nella città della Sassonia.
“Gli inglesi, gli americani, i sovietici hanno osato ergersi a giudici, dopo la guerra: dopo Dresda, non avrebbero dovuto osare tanto…la città era piena di profughi, di povera gente che scappava dall’Armata Rossa, e gli inglesi li volevano aiutare così…non c’erano veri obiettivi militari. Niente potrà mai giustificare quell’Inferno, niente”.
Ma ormai quasi solo le lucciole formicolanti nei campi primaverili del Chianti senese gli ricordavano la sua terra; il paesaggio sassone della sua gioventù e della maturità era stato progressivamente, ed in modo inesorabile, sostituito dalla sfolgorante bellezza di quello toscano, della campagna fra Firenze e Siena. Olivi, cipressi, rosmarino, vitigni capaci di offrire un vino sontuoso. E schegge di pietre, a delineare la morfologia della crosta terrestre. In lontananza, la sinuosità, dolcemente collinare, del Senese. Dominata, con la vista, da una collina di poco più alta.
Viveva in questo habitat naturale, Werner, nel minuscolo borgo di Fonterutoli: frazione del Comune di Castellina in Chianti, provincia di Siena.
Quello che non si dimenticava mai, però, erano le vette del male da lui raggiunte negli anni in cui aveva seguito il Terzo Reich come SS: vette del male, di cui non solo non si vergognava, ma delle quali era interiormente fiero ed orgoglioso. Se fosse per il ferreo, implacabile indottrinamento ricevuto negli anni della Hitlerjugend, o per il suo carattere in quanto tale, non è ovviamente possibile sapere.
Werner guardava le lucciole, e pensava ai corpi in fiamme di Dresda; ma nella quiete della campagna senese, c’era tanto altro cui pensare, concernente il suo passato.
Ps Ci ha lasciato, nei giorni scorsi, Omar Sharif (83 anni): grande attore, di un grande cinema che veniva fruito collettivamente. Cattolico di famiglia, diventò islamico per amore della prima moglie; negli ultimi anni, fu minacciato dagli islamisti per avere – lui islamico – interpretato Mosè.
Un grande attore, un giocatore (di bridge), un uomo libero.
Mi piace l’idea di ripescare cose ormai vecchiotte ma da riscoprire (o scoprire). Il romanzo in questione l’ho letto appena uscito, ed il personaggio di Werner mi colpì molto, ma ancora di più quello di Rinat (sono andato a controllare, ammetto). Un ex nazista ed un homo sovieticus (se non sbaglio reduce dall’Afghanistan). Domanda brutale: peggio Hitler o Stalin?
Complimenti di nuovo..
Vuoi bene più al babbo o alla mamma?
Senza dubbio è meglio la democrazia,ma ancora di più è meglio essere liberi da ogni condizionamento ideologico,politico o religioso che sia.
Non esiste differenza tra l’una e l’altra ,entrambe hanno vessato i loro popoli,entrambe hanno fallito sia sul piano pratico e ideologico.
Ringrazio molto l'”ammiratore” per i suoi complimenti, e per l’assiduità delle eretical letture: continuare così, mi raccomando!
La sua domanda è: meglio Hitler o Stalin?
Un po’ difficile rispondere! Me la cavo così, attualizzando: tutti e due crudeli dittatori, tutti e due tutt’altro che disprezzati da porzioni non irrisorie, oggi, dei loro popoli di appartenenza (intendendo il tedesco ed il russo, pur non essendo Hitler tedesco e Stalin russo), una differenza però c’è. E non da poco.
Chi è al potere oggi in Germania (con tutti i difetti che ha), mai si sognerebbe di esaltare, neanche implicitamente, Hitler (a maggior ragione se tornerà al potere la Spd); chi, invece, smazza in Russia oggi, vellica in ogni modo l’immagine e la memoria del georgiano…
L’eretico
Meglio Hitler o Stalin?
Meglio morire soffocati o in mezzo ad un rogo?
Molto difficile rispondere. Dipende dai gusti. La fine è la stessa.
Attualizzare non sempre aiuta. Soprattutto se si spera di capire la storia contemporanea dalle colonne dei giornali italiani (un sistema ingegnoso di melma propagandistica che la Corea del Nord ci invidia).
Purtroppo per tutti noi italiani ed europei (e quindi anche per lei ancora evidentemente immerso in una sfolgorante ingenuità) chi è al potere in Germania oggi non si sogna di esaltare il Reich, ma opera invece alacremente e in grande stile per ripristinarlo utilizzando mezzi moderni di oppressione delle masse (leggi “finanza” e “Euro” in primis).
Chi è invece al potere in Russia oggi sta cercando in tutti i modi di tenere a freno i folli a stelle e strisce, in combutta con i germanici di cui sopra, per evitare una nuova guerra in Europa e per garantire sicurezza e benessere al popolo che rappresenta (che stranezza antimoderna eh?! ma cosa gli è venuto in mente al pazzo Putin! di curare i propri interessi e quelli della sua nazione?! masticazzi! che si metta anche lui a novanta gradi ad adorare il Padrone Globale piuttosto)!
Le faccio un regalo.
Si legga qualche riga di questo blog: http://goofynomics.blogspot.it/
E’, da molti anni, uno dei 3 blog economici più letti d’Italia. Senza dubbio il più referenziato. Non è roba da estremisti, per capirsi. Ma da esperti e cattedratici. E’ lo specchio dell’Italia che si informa e che vuole sapere di che morte morirà (Stalin o Hitler, appunto). Parla perciò di economia ma anche e soprattutto di storia, cultura, geopolitica. In maniera scientifica, autorevolissima e documentata.
Altro che Corriere della Serva e Repubblichina (delle banane)!
Vedrà, le si aprirà un mondo e mi ringrazierà un giorno. Speriamo che quel giorno non arrivi comunque troppo tardi. Tardi anche per colpa di tanta gente come lei, mi perdoni, che da per scontata una lettura del mondo apparecchiata e servita alle greggi da delle congreghe settarie e sanguinarie. Quella gente (la maggioranza, ci mancherebbe …) che un tempo, anni fa, ha negligentemente permesso la nascita di uno Stalin, di un Hitler.
Saluti, U.
C’è anche da dire che Hitler diventò leader di un paese che, benchè fiaccato dalla guerra, era ancora uno delle nazioni più grandi ed importanti del mondo e lo lasciò in macerie dopo una guerra ed una dittatura sciagurata, mentre Stalin trovò un paese ancora in larga parte medievale e lo lasciò al culmine della potenza mondiale, nel ’54 al pari degli Stati Uniti. Una differenza di non poco conto in un confronto storico tra i due dittatori.
C’è solo un piccolo particolare, Burroni: la Germania in 31 anni ha subito due guerre da parte di armatissimi nemici che altro non volevano che distruggerla; la Russia neanche una.
Raffaele, ti chiedo un tuo parere sui prossimi mesi a siena. So bene che non hai la sfera di cristallo, per cui prenderò quello che dirai come buono o almeno verosimile. Le ultime inchieste del Palio sono le ennesime sulla nostra città. Va bene, il malaffare va perseguito e combattuto ovunque. Ti chiedo che fine faranno tutte le inchieste. Le manette viste un anno e rotti fa facevano ben sperare. Da quel giorno, poi, il nulla o quasi. In giro si sente dire che le posizioni si sono alleggerite, che in fondo tutto o quasi si è svolto a norma di legge, ed il resto sono reati minori o nulla. Mps, Asl, Unisi, Mensana, Ampugnano, Robur et alia… che fine hanno fatto tutte queste inchieste? Solo per Ampugnano siamo arrivati ai rinvii a giudizio, per il resto il nulla… Siena è stata dunque uccisa a “norma di legge”, oppure noi che abbiamo sperato nell’arrivo della magistratura possiamo ancora sperare che giustizia sia fatta? Domanda dalle cento pistole, come diresti te… Ma c’è qualche nome grosso che è scappato fuori in queste inchieste? C’è chi vuole insabbiare tutto? Io spero sempre che chi ha sbagliato paghi… ma ad oggi, amaramente, vedo poco. E’ solo presto? Ti saluto mantenendo granitica la fiducia nel gruppo dei magistrati senesi, molto meno in altri poteri o gruppi di interesse italiani… ma qui il discorso si ingrossa.
9 + x = 12, il discorso si fa complesso… A parte scherzi, ho riletto per la seconda volta questo inizio di romanzo, e… boh, non mi convince particolarmente. Nel senso che questo vecchino ha davanti un paesaggio da favola, le colline del Chianti in una notte d’estate, ma a lui le lucciole fanno pensare ad altro. Poi si scopre che è pure fiero del suo passato da SS. Non c’è un po’ troppa carne al fuoco per un inizio? E la scrittura mi sembra più giornalistica che letteraria, mette l’ansia. Mi verrebbe da dire pure che le lucciole non formicolano, ma non sono sicuro e poi questa è un’inezia. A questo punto bisognerebbe leggere il capitolo 2…
Mi permetto una critica che spero possa essere costruttiva. La scrittura, in questo capitolo così come nel tuo ‘MPS connection’, mi sembra eccessivamente didascalica: poco o nulla è lasciato alla fantasia o alla libera interpretazione del lettore, tutto appare fin troppo esplicito e lineare, senza sfumature.
Caro Francesco, ho letto con attenzione la tua riflessione stilistica, e ne farò tesoro (per quanto mi sarà possibile).
A Fede Lenzi: che ci sia troppa carne al fuoco, a me pare cosa positiva. Mi dispiacerebbe se ce ne fosse troppo poca, non convieni? Che l’incipit del romanzo metta un po’ d’ansia – visti gli argomenti trattati -, non mi dispiace affatto: era cercato e voluto…
Grazie per i suggerimenti: domenica prossima – a Dio piacendo – si va con il secondo Capitolo!
L’eretico