L’Expo di Maurone e del cittadino Antonio (e 3 Ps)
Finalmente ci siamo: inizia l’Expo milanese, orgoglio dell’italico popolo e del dux rignanensis.
In attesa di vedere (ed apprezzare, se del caso) i risultati – che per noi sarebbero contenuti e dibattiti seri, non numeri di biglietti (forse) venduti – , vediamo di analizzare la storica giornata parlando dei due protagonisti senesi più importanti dell’evento milanese.
Un’avvertenza, seguendo i dettami forniti dall’avvocato De Martino nella sua magistrale arringa ormai nota: alcune parti, alcune frasi del pezzo sono ironiche, parodistiche, satiriche (altre, tutt’altro). Lo diciamo subito, dunque: basterà per ottenere il bollino De Martino, quello che garantisce l’autenticità della Satira?
IL PIATTO DI MAURONE
Inutile girarci intorno: per nessun senese questa kermesse sull’alimentazione ha un significato così alto come per Maurone Rosati. Sono lontani i tempi in cui qualche scrittore irriverente lo nomava il “Sandy Marton delle crete” (anche perché Sandy Marton ha fatto mandare una lettera dal suo avvocato, intimando azioni legali a tutela della onorabilità del suo assistito), facendolo passare per un simpatico zuzzerellone o poco più: in questo 2015, Maurone Rosati giunge all’apogeo della carriera. Questo Expo sembra fatto giusto per lui. Il rapporto con il Ministro Martina, piddino pro-Italicum, pare sempre fortissimo.
E lui se la gode: oggi festeggia il suo compleanno (caduto ieri) con gli amici di sempre, nello splendore della campagna senese. Bella Natura, buonissimo cibo, compagnia vincente (o comunque in cerca di galleggiamento, dopo i fasti del passato mussariano).
Chiunque lo critichi, sappia di essere un gufaccio, che non sopporta il successo altrui. Terrore delle multinazionali dell’Ogm, il Rosati: Maurone vigila su di voi, profittatori senza scrupoli. Bayer, Monsanto, Syngenta e Pioneer non dormano sonni tranquilli…
Noi, per quanto con le nostre piccole forze, osiamo partecipare al trionfo rosatiano come possiamo: con il blog, via web. Lanciando una campagna: la “ricetta-Rosati”.
Nei commenti, i lettori provino (un pochino di sforzo, per Dio) a creare una ricetta per un piatto ad personam, che rifletta le qualità ed il valore dell’ex dee-jay diventato guru dell’alimentazione con Qualivita. L’eretico sceglierà poi la migliore, e vedremo il modo di farla cucinare da uno chef di razza, in un big event all’esperto di agroalimentare tutto dedicato.
IL DIGIUNO DEL CITTADINO BUONCRISTIANI
Eccoci al cittadino Antonio Buoncristiani, Arcivescovo di Siena-Colle-Montalcino. Come risaputo, sensibile alquanto ai temi dell’alimentazione (un suo pranzo pantagruelico è documentato ne “Le mani sulla città”, portata dopo portata), la massima autorità moral-religiosa del territorio senese ci stupisce ancora.
Fonti qualificatissime riferiscono infatti che il dominus di Sellano, giusto in occasione dell’inizio dell’Expo, ha deciso a sorpresa di fare due cose che nessuno, francamente, si sarebbe immaginato:
1) mettersi a dieta, promuovendo una campagna di astinenza dagli eccessi alimentari;
2) mettersi a disposizione degli altri: come da lui stesso affermato in aula di Tribunale, Buoncristiani è aduso fare del bene, eccome, ma senza sbandierarlo ai quattro venti. D’ora in avanti, però, si cambia registro: tutti i giorni feriali, sarà a servire pasti caldi agli indigenti, alla mensa della Caritas.
Il cittadino Buoncristiani che non ti saresti mai aspettato, dunque; tra l’altro, l’inizio del digiuno coinciderà con un inizio di maggio all’insegna dello straordinario attivismo pastorale: domenica 3, le cerimonie per Santa Caterina, con il Cardinale Stella che – proprio come lui – proviene dalle fila della diplomazia vaticana, ed è un baluardo pro-Buoncristiani in Vaticano (il tutto anticipato di 30 minuti, alle 17, per la concomitanza con l’auspicabile vittoria della Robur calcio).
Il 4 maggio, il giorno dopo, sarà in San Cristoforo (ore 18) ad una veglia di preghiera organizzata da gruppi vari, per i cattolici vessati in svariate parti del globo. Per 48 ore, il cittadino Buoncristiani uscirà per ben due volte dalla fortezza del palazzo episcopale: se vi sembra poco…
Ps 1 Oggi i quotidiani danno giustamente risalto al licenziamento della cinquantina di dipendenti di Siena biotech; loro si sentono lasciati soli dalle istituzioni, Fondazione Mps in primis. Hanno provato a parlare con il cittadino Buoncristiani? Ormai non ci siamo abituati, ma nelle altre città funziona così, in occasione delle crisi aziendali: l’uomo di Chiesa cerca la mediazione, si attiva. In altre città, appunto.
Ps 2 La casina “fantasma” in Via dei Fusari – di proprietà della Curia – continua ad essere abitata e senza numero civico. Per ora, niente da aggiungere, dunque. Per ora.
Ps 3 Per finire in gloria, Acampa Giuseppe: visto che si descrive come un francescano (che cercò, inutilmente, di diventare), esempio di sobrietà assoluta, lanciamo un’altra proposta (che diventerà tormentone estivo).
Vogliamo vedere l’interno del palazzo dell’Acampa (ex residenza vescovile, a Colle alta): siccome si favoleggia di cose che manco il Cardinale Bertone (cose certo false e tendenziose), l’Economo non ha che da mostrare urbi et orbi la sobrietà della sua magione, per smentire una volta per tutte le malelingue. Restiamo in attesa.
Prendete pure per il culo il Rosati, che tanto lui vi va in culo a tutti, con l’Expo e con altre cose. Da quanto siete invidiosi fate schifo
Caro Mario Merola (non sarà mica uno pseudonimo, eh?),
non ho mai nascosto la mia invidia verso Maurone Rosati. Per esempio sul fatto che anche io vorrei tanto una Fondazione (la potremmo chiamare Qualiblog…), ma non mi riuscirà mai di trovare i finanziamenti all’uopo. Lo invidio dunque tantissimo!
Venendo ad altro: la guerriglia urbana di ieri pomeriggio. Il Ministro Alfano è davvero indifendibile: possibile che abbiamo una Polizia che oscilla tra la “macelleria messicana” della Diaz, e l’impotenza acclarata di ieri a Milano? Non si dica – come appunto Alfano – che sono stati limitati i danni: più di quello che hanno fatto, gli incappucciati, che cosa avrebbero potuto fare?
L’eretico
In un paese dove il criminale Carlo G. è diventato una specie di eroe solo per essere stato ucciso da un carabiniere che si stava legittimamente difendendo dalla sua aggressione armata e violenta, è andata bene così. I criminali hanno avuto la loro valvola di sfogo senza fare danni irreparabili ed al contempo hanno sputtanato gli organizzatori della manifestazione antiexpo, incapaci di gestirne l’ordine pubblico se non anche conniventi. Certe violenze si combattono in primis delegittimando il contesto culturale che le approva e le sostiene.
Piu’ che invidiosi direi schifati.
Eppure a Siena si dovrebbe avere capito che proprio l’avere messo in posti di rilievo personaggi inappropriati, non per meriti e competenze, ma per appartenenze o amicizie, e’ la causa del crac della citta’.
Mario Merola ma da che pianeta arrivi?
E pensare che in una trasmissione di Canale 3 vidi un tale sig. Franco Masoni e un tale sig. Lorenzo Rosso che giudicavano positivamente la richiesta di un Palio per l’Expo di Milano avanzata proprio da questo Rosati. Vorrei sapere se il sig. Rosati e’ di Siena, di qualche Contrada o di qualche gruppo civico, o aveva qualche diritto a fare tale proposta. Questo ci fa capire perche’ la rinascita di Siena non e’ facile. Menomale ci furono altri che si opposeto.
io gli invidio il modo di vestire e i capelli, W Mario Merola
lo spettacolo deprimente e indecoroso di una Milano ridotta a ferro e fuoco da non meglio qualificati personaggi incappucciati nello stile dei tagliagole maomettani, mi fa tornare in mente questo celebre scritto pasoliniano, che mi pare di bruciante attualità:
I giovani infelici
Uno dei temi più misteriosi del teatro tragico greco è la predestinazione dei figli a pagare le colpe dei padri.
Non importa se i figli sono buoni, innocenti, pii: se i loro padri hanno peccato, essi devono essere puniti.
È il coro – un coro democratico – che si dichiara depositario di tale verità: e la enuncia senza introdurla e senza illustrarla, tanto gli pare naturale.
Confesso che questo tema del teatro greco io l’ho sempre accettato come qualcosa di estraneo al mio sapere, accaduto «altrove» e in un «altro tempo». Non senza una certa ingenuità scolastica, ho sempre considerato tale tema come assurdo e, a sua volta, ingenuo, «antropologicamente» ingenuo.
Ma poi è arrivato il momento della mia vita in cui ho dovuto ammettere di appartenere senza scampo alla generazione dei padri. Senza scampo, perché i figli non solo sono nati, non solo sono cresciuti, ma sono giunti all’età della ragione e il loro destino, quindi, comincia a essere ineluttabilmente quello che deve essere, rendendoli adulti.
Ho osservato a lungo in questi ultimi anni, questi figli. Alla fine, il mio giudizio, per quanto esso sembri anche a me stesso ingiusto e impietoso, è di condanna. Ho cercato molto di capire, di fingere di non capire, di contare sulle eccezioni, di sperare in qualche cambiamento, di considerare storicamente, cioè fuori dai soggettivi giudizi di male e di bene, la loro realtà. Ma è stato inutile. Il mio sentimento è di condanna. I sentimenti non si possono cambiare. Sono essi che sono storici. È ciò che si prova, che è reale (malgrado tutte le insincerità che possiamo avere con noi stessi). Alla fine – cioè oggi, primi giorni del ’75 — il mio sentimento è, ripeto, di condanna. Ma poiché, forse, condanna è una parola sbagliata (dettata, forse, dal riferimento iniziale al contesto linguistico del teatro greco), dovrò precisarla: più che una condanna, infatti il mio sentimento è una «cessazione di amore»: cessazione di amore, che, appunto, non da luogo a «odio» ma a «condanna».
Io ho qualcosa di generale, di immenso, di oscuro da rimproverare ai figli. Qualcosa che resta al di qua del verbale: manifestandosi irrazionalmente, nell’esistere, nel «provare sentimenti». Ora, poiché io — padre ideale – padre storico – condanno i figli, è naturale che, di conseguenza, accetti, in qualche modo l’idea della loro punizione.
Per la prima volta in vita mia, riesco così a liberare nella mia coscienza, attraverso un meccanismo intimo e personale, quella terribile, astratta fatalità del coro ateniese che ribadisce come naturale la «punizione dei figli».
Solo che il coro, dotato di tanta immemore, e profonda saggezza, aggiungeva che ciò di cui i figli erano puniti era la «colpa dei padri».
Ebbene, non esito neanche un momento ad ammetterlo; ad accettare cioè personalmente tale colpa. Se io condanno i figli (a causa di una cessazione di amore verso di essi) e quindi presuppongo una loro punizione, non ho il minimo dubbio che tutto ciò accada per colpa mia. In quanto padre. In quanto uno dei padri. Uno dei padri che si son resi responsabili, prima, del fascismo, poi di un regime clerico-fascista, fintamente democratico, e, infine, hanno accettato la nuova forma del potere, il potere dei consumi, ultima delle rovine, rovina delle rovine.
La colpa dei padri che i figli devono pagare è dunque il «fascismo», sia nelle sue forme arcaiche, che nelle sue forme assolutamente nuove – nuove senza equivalenti possibili nel passato?
Mi è difficile ammettere che la «colpa» sia questa. Forse anche per ragioni private e soggettive. Io, personalmente, sono sempre stato antifascista, e non ho accettato mai neanche il nuovo potere di cui in realtà parlava Marx, profeticamente, nel Manifesto, credendo di parlare del capitalismo del suo tempo. Mi sembra che ci sia qualcosa di conformistico e troppo logico — cioè di non-storico — nell’identificare in questo la colpa.
Sento ormai intorno a me lo «scandalo dei pedanti» — seguito dal loro ricatto – a quanto sto per dire. Sento già i loro argomenti: è retrivo, reazionario, nemico del popolo chi non sa capire gli elementi sia pur drammatici di novità che ci sono nei figli, chi non sa capire che essi comunque sono vita. Ebbene, io penso, intanto, che anch’io ho diritto alla vita – perché, pur essendo padre, non per questo cesso di essere figlio. Inoltre per me la vita si può manifestare egregiamente, per esempio, nel coraggio di svelare ai nuovi figli, ciò che io veramente sento verso di loro. La vita consiste prima di tutto nell’imperterrito esercizio della ragione: non certo nei partiti presi, e tanto meno nel partito preso della vita, che è puro qualunquismo. Meglio essere nemici del popolo che nemici della realtà.
I figli che ci circondano, specialmente i più giovani, gli adolescenti, sono quasi tutti dei mostri. Il loro aspetto fisico è quasi terrorizzante, e quando non terrorizzante, è fastidiosamente infelice. Orribili pelami, capigliature caricaturali, carnagioni pallide, occhi spenti. Sono maschere di qualche iniziazione barbarica. Oppure, sono maschere di una integrazione diligente e incosciente, che non fa pietà.
Dopo aver elevato verso i padri barriere tendenti a relegare i padri nel ghetto, si son trovati essi stessi chiusi nel ghetto opposto. Nei casi migliori, essi stanno aggrappati ai fili spinati di quel ghetto, guardando verso noi, tuttavia uomini, come disperati mendicanti, che chiedono qualcosa solo con lo sguardo, perché non hanno coraggio, ne forse capacità di parlare. Nei casi né migliori né peggiori (sono milioni) essi non hanno espressione alcuna: sono l’ambiguità fatta carne. I loro occhi sfuggono, il loro pensiero è perpetuamente altrove, hanno troppo rispetto o troppo disprezzo insieme, troppa pazienza o troppa impazienza. Hanno imparato qualcosa di più in confronto al loro coetanei di dieci o vent’anni prima, ma non abbastanza. L’integrazione non è un problema morale, la rivolta si e codificata. Nei casi peggiori, sono dei veri e propri criminali. Quanti sono questi criminali? In realtà, potrebbero esserlo quasi tutti. Non c’è gruppo di ragazzi, incontrato per strada, che non potrebbe essere un gruppo di criminali. Essi non hanno nessuna luce negli occhi: i lineamenti sono lineamente contraffatti di automi, senza che niente di personale li caratterizzi da dentro. La stereotipia li rende infidi. Il loro silenzio può precedere una trepida domanda di aiuto (che aiuto?) o può precedere una coltellata. Essi non hanno più la padronanza dei loro atti, si direbbe dei loro muscoli. Non sanno bene qual è la distanza tra causa ed effetto. Sono regrediti — sotto l’aspetto esteriore di una maggiore educazione scolastica e di una migliorata condizione di vita — a una rozzezza primitiva. Se da una parte parlano meglio, ossia hanno assimilato il degradante italiano medio — dall’altra sono quasi afasici: parlano vecchi dialetti incomprensibili, o addirittura tacciono, lanciando ogni tanto urli gutturali e interiezioni tutte di carattere osceno. Non sanno sorridere o ridere. Sanno solo ghignare o sghignazzare. In questa enorme massa (tipica, soprattutto, ancora una volta!, dell’inerme Centro-Sud) ci sono delle nobili élites, a cui naturalmente appartengono i figli dei miei lettori. Ma questi miei lettori non vorranno sostenere che i loro figli sono dei ragazzi felici (disinibiti o indipendenti, come credono e ripetono certi giornalisti imbecilli, comportandosi come inviati fascisti in un lager). La falsa tolleranza ha reso significative, in mezzo alla massa dei maschi, anche le ragazze. Esse sono in genere, personalmente, migliori: vivono infatti un momento di tensione, di liberazione, di conquista (anche se in modo illusorio). Ma nel quadro generale la loro funzione finisce con l’essere regressiva. Una libertà «regalata», infatti, non può vincere in esse, naturalmente, le secolari abitudini alla codificazione.
Certo: i gruppi di giovani colti (del resto assai più numerosi di un tempo) sono adorabili perché strazianti. Essi, a causa di circostanze che per le grandi masse sono finora solo negative, e atrocemente negative, sono più avanzati, sottili, informati, dei gruppi analoghi di dieci o vent’anni fa. Ma che cosa possono farsene della loro finezza e della loro cultura?
Dunque, i figli che noi vediamo intorno a noi sono figli «puniti»: «puniti», intanto, dalla loro infelicità, e poi, in futuro, chissà da che cosa, da quali ecatombi (questo è il nostro sentimento, insopprimibile).
Ma sono figli «puniti» per le nostre colpe, cioè per le colpe dei padri. È giusto? Era questa, in realtà, per un lettore moderno, la domanda, senza risposta, del motivo dominante del teatro greco.
Ebbene sì, è giusto. Il lettore moderno ha vissuto infatti un’esperienza che gli rende finalmente, e tragicamente, comprensibile l’affermazione — che pareva cosi ciecamente irrazionale e crudele – del coro democratico dell’antica Atene: che i figli cioè devono pagare le colpe dei padri. Infatti i figli che non si liberano delle colpe dei padri sono infelici: e non c’è segno più decisivo e imperdonabile di colpevolezza che l’infelicità. Sarebbe troppo facile e, in senso storico e politico, immorale, che i figli fossero giustificati – in ciò che c’è in loro di brutto, repellente, disumano – dal fatto che i padri hanno sbagliato. L’eredità paterna negativa li può giustificare per una metà, ma dell’altra metà sono responsabili loro stessi. Non ci sono figli innocenti. Tieste è colpevole, ma anche i suoi figli lo sono. Ed è giusto che siano puniti anche per quella metà di colpa altrui di cui non sono stati capaci di liberarsi.
Resta sempre tuttavia il problema di quale sia in realtà, tale «colpa» dei padri.
È questo che sostanzialmente, alla fine, qui importa. E tanto più importa in quanto, avendo provocato una cosi atroce condizione nei figli, e una conseguente così atroce punizione, si deve trattare di una colpa gravissima. Forse la colpa più grave commessa dai padri in tutta la storia umana. E questi padri siamo noi. Cosa che ci sembra incredibile.
Come ho già accennato, intanto, dobbiamo liberarci dall’idea che tale colpa si identifichi col fascismo vecchio e nuovo, cioè coll’effettivo potere capitalistico. I figli che vengono oggi cosi crudelmente puniti dal loro modo di essere (e in futuro, certo, da qualcosa di più oggettivo e di più terribile), sono anche figli di antifascisti e di comunisti.
Dunque fascisti e antifascisti, padroni e rivoluzionari, hanno una colpa in comune. Tutti quanti noi, infatti, fino oggi, con inconscio razzismo, quando abbiamo parlato specificamente di padri e di figli, abbiamo sempre inteso parlare di padri e di figli borghesi.
La storia era la loro storia.
Il popolo, secondo noi, aveva una sua storia a parte, arcaica, in cui i figli, semplicemente, come insegna l’antropologia delle vecchie culture, reincarnavano e ripetevano i padri.
Oggi tutto è cambiato: quando parliamo di padri e di figli, se per padri continuiamo sempre a intendere i padri borghesi, per figli intendiamo sia i figli borghesi che i figli proletari. Il quadro apocalittico, che io ho abbozzato qui sopra, dei figli, comprende borghesia e popolo.
Le due storie si sono dunque unite: ed è la prima volta che ciò succede nella storia dell’uomo.
Tale unificazione è avvenuta sotto il segno e per volontà della civiltà dei consumi: dello «sviluppo». Non si può dire che gli antifascisti in genere e in particolare i comunisti, si siano veramente opposti a una simile unificazione, il cui carattere è totalitario – per la prima volta veramente totalitario – anche se la sua repressività non è arcaicamente poliziesca (e se mai ricorre a una falsa permissività).
La colpa dei padri dunque non è solo la violenza del potere, il fascismo. Ma essa è anche: primo, la rimozione dalla coscienza, da parte di non antifascisti, del vecchio fascismo, l’esserci comodamente liberarti della nostra profonda intimità (Pannella) con esso (l’aver considerato i fascisti «i nostri fratelli cretini», come dice una frase di Sforza ricordata da Fortini); secondo, e soprattutto, l’accettazione — tanto più colpevole quanto più inconsapevole — della violenza degradante e dei veri, immensi genocidi del nuovo fascismo.
Perché tale complicità col vecchio fascismo e perché tale accettazione del nuovo fascismo?
Perché c’è — ed eccoci al punto — un’idea conduttrice sinceramente o insinceramente comune a tutti: l’idea cioè che il male peggiore del mondo sia la povertà e che quindi la cultura delle classi povere deve essere sostituita con la cultura della classe dominante.
In altre parole la nostra colpa di padri consisterebbe in questo: nel credere che la storia non sia e non possa essere che la storia borghese.
[Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane. Roma 1991, 5-12.]
Il rosati è’ un grande rottamato ma salvato, è’ tutti noi…
Scrive Pasolini, fra le altre: “Come ho già accennato, intanto, dobbiamo liberarci dall’idea che tale colpa si identifichi col fascismo vecchio e nuovo, cioè coll’effettivo potere capitalistico”. Chiaramente Pasolini dimostra che non conosce il fascismo se non per come, male, glielo hanno raccontato. Potrei scrivere molto sul rapporto fra il fascismo e il capitalismo, ma preferisco riportare una legge che parla da sola, quella del 12 marzo 1936, n.375, che agli artt. 1 e 2 stabiliva la creazione di un Ispettorato bancario che, in forza dell’art. 32, decideva gli interessi che tutte le banche potevano richiedere sui prestiti ai loro clienti, nonché i costi per i conti correnti. L’Ispettorato non era sotto il controllo delle banche ma del Governo e questo al fine di evitare le eccessive tendenze al lucro proprie del sistema liberale.
caro Fantini, a me pare che tu non colga l’essenziale.
Spiegacelo tu “l’essenziale”, Groppone, io leggo le parole e le interpreto con la semantica.
ma un leader che si fa intitolare uno stadio in vita ti pare normale? Torino stadio nazionale Benito Mussolini. Non c’entra niente nel contesto però siccome si esaltano certe ideologie….
Che dirti, graccianese, a Chicago negli stessi anni dedicarono una via a Italo Balbo, che era vivo e vegeto, proprio i tuoi amici futuri liberatori. Non erano seri neanche loro?
appunto…non è che se la intitolò d’autorità Italo Balbo……
Pasolini non sa niente di fascismo. Zitti tutti ora c’è lo spiega il fantini che è ‘ forse l’unico che ne ha colto la vera essenza ma perché’ è parecchio più’ vispo di tutti.
Da una parte sarebbe meglio che le mie conoscenze sul fascismo fossero dovute a una particolare mia arguzia. In realtà sono almeno 20-25 anni che lo studio quasi giornalmente, e ti posso assicurare che, perlomeno fino a 7 o 8 anni fa, non è stato affatto facile.
forse è il momento che tu apra un blog tuo specifico sull’argomento, visto che sei monotematico credo che un posto ad hoc in cui tutti quelli che hanno la tua passione possono ritrovarsi forse sarebbe la soluzione migliore, così potresti passare le tue conclusioni, frutto di tanto studio a chi la pensa come te. Comunque non devi pensare che dai noia, solo rimane strano che l’unica cosa che ti interessi sia il ventennio è il dare per scontato che tu sia il d tentare del verbo.
la domanda da farsi mi sembra: ma se il governo appoggia con tanti fondi e da anni un ente come Qualivita che promuove – a suo parere – così egregiamente la cultura enogastronomica italiana, perché c’era bisogno di spendere tanti soldi per un’EXPO in tema?
Non eravamo già coperti per bene dalla genialità del Rosati? Ed Eatitaly perché privilegiarla visto che la sua qualità è già eccellente?
Bisogna aiutare i deboli, non i forti, dice Francesco! Che strana sinistra avanza
Vorrei sapere una cosa e scusate se c’entra poco con l’argomento sopranominato, ma è sempre inerente alla nostra Città e chi la governa. Sarei lieto di una risposta da chi segue questo blog in cui è presente tanta gente ancora pensante. Il quesito in questione è questo: a Siena sono apparse diverse postazioni con il nome Sipedala dove, previa iscrizione e tessera, si puo’ usufruire di biciclette assistite con batterie elettriche, uno passa la tessera e via tranquillo per Siena con la bici in barba alle salite, ai posteggi, ztl e traffico. Bella idea sportiva ed ecologica, però….. e qui la domanda: ‘Ma le biciclette? Dove sono?’. Finora non ho visto nessuno usarle in centro e nemmeno ne ho vista qualcuna posteggiata all’apposita postazione. Mi sono perso qualcosa? Misteri di questa povera Città. Non sarà un’altra idea spreca soldi che mi ricorda purtroppo quando misero i totem informatori e la minipay? Tutte iniziative fallite e pagate da noi senesi. Mah, speriamo bene, ma finora vedo nero.
Vieni a vedere dietro al comune di Monteriggioni, alla stazione di Castellina Scalo e alla Tognazza: le postazioni con le bici elettriche lì ci sono già da alcuni anni, ma non ho MAI visto un turista o un residente che ne abbia presa una.
Installate – mi pare – grazie ad un progetto europeo sulla mobilità sostenibile sotto la giunta Valentini, potevano essere una buona idea; peccato che l’iter per prenderle a noleggio (iscriversi in comune, lasciare un numero di carta di credito ecc.) sia macchinoso e non ne agevoli l’utilizzo né da parte dei residenti, né da parte dei turisti.
Spero che a Siena non succeda lo stesso; da parte mia, se non promosse con una campagna ad hoc, le bici elettriche sono destinate ad essere l’ennesimo specchietto per le allodole e l’ennesimo spreco di soldi pubblici: una bella inaugurazione per far vedere quanto è “smart” e “ecosostenibile” la nuova amministrazione, poi ferme lì per mesi ad ammuffire, vittime magari dei soliti vandali.
Se qualche amministratore di Monteriggioni legge il blog, ci fornisce per cortesia qualche dato sugli utilizzatori?
Io a Mario Merola invidio la classe, la signorilità, il buon gusto e la sobrietà. Considerando,però, che nonostante tutte queste belle qualità non riesce proprio a rinunciare ai tozzi di pane che gli amici più cari gli lanciano per fidelizzarlo sempre di più la mia proposta per la ricetta rosatiana dell’anno è pici alle briciole.
mauro rosati-qualivita-mc donalds-expo-mc donalds….
Come spesso accade in itaglia tutto torna.
Per quanto riguarda Mario Merola,forse il rosati puo’scatenare invidia in un mediocre come sicuramente lo sei te.A me invece provoca solo tristezza.Ma non il personaggio (di livello bassissimo)ma la carriera che ha fatto.
Piu che una semplice ricetta, uno show musical-culinario, in puro stile ¨Street Food Heroes¨. Accompagnando i cibi di Qualita´, Freschi, DOP&IGP, Green, etc.etc., con alcuni brani musicali, del periodo ´80 e ´90.
Potremo iniziare il nostro percorso con un poker di assaggi di
POLENTA ALLA SPINA con provola e zucchine
PIADINA CRACKER allo stile ¨Pidburger¨(carne chianina, guanciale di Mora Romagnola e crema di Squacquerone)
STRAZZATA al pepe nero farcita ai peperoni
CIARIMBOLI leggermente acetati delle Marche
Selezione musicale:
2 Brothers on the 4th floor – Dreams
https://www.youtube.com/watch?v=Lk3lQRmIkoM
Alice Deejay – Better Off Alone
https://www.youtube.com/watch?v=l_RuTvO4g9A
Snap!-Rhythm Is A Dancer
https://www.youtube.com/watch?v=u_ppF2yK4NM
Simone Jay – Wanna Be Like A Man
https://www.youtube.com/watch?v=XF1LZ_zNtVY
Proseguendo con
TIELLA barese patate e cozze
PIADINA con Kebab e salsa Indiana piccante alla menta
FARRO perlato di Volterra con pesto, basilico, pomodorini e mozzarelline
´NA BARCA di alici fritte, baccalà, paranza, calamari e gamberi
Selezione musicale
Greg Kihn Band – Jeopardy
https://www.youtube.com/watch?v=9_jBAdltB6w
Captain Sensible – Wot
https://www.youtube.com/watch?v=_pqC563bX_w
Tulio De Piscopo – Andamento Lento
https://www.youtube.com/watch?v=O5e4xdbEUkc
SPAGNA – CALL ME
https://www.youtube.com/watch?v=UMJUXOJP0To
Chiaramente non dovrebbero mancare nemmeno i dessert
GRATTACHECCA alla mela verde, limone e cannella
PARDULAS con ricotta e zafferano
BAVARESE vaniglia e mandarino
KEKAB al cioccolato e nocciola del Piemonte IGP
Selezione musicale
Frankie goes to Hollywood – Relax
https://www.youtube.com/watch?v=dP2IFr0RAys
Fun Factory – Don’t Go Away
https://www.youtube.com/watch?v=oK93R5m_d_k
Johnny Wakelin – In Zaire
https://www.youtube.com/watch?v=vbYwBy7BbXE
Sandy Marton – People From Ibiza
https://www.youtube.com/watch?v=jQKkuGJQh6Y
Per accompagnare il cibo, io andrei sul sicuro, con la selezione dei prestigiosi vini 1472
Infine, volevo sapere se possibile, rimanendo in tema EXPO2015..ci sono mica informazioni sul Protocollo d’intesa fra Qualivita, Fondazione e Banca MPS ed EXPO2015 Spa (del 16 Febbraio, 2010)?
P.S. Il post non contiene invida, ma in sue alcune parti sarcasmo
comunque bisogna ammettere che il Rosati c’ha un certo chair de fer
Siena è fatta così. Il potere ci ha massacrato. Abbiamo avuto la possibilità di vivere, solo raccomandandoci. Alzi la mano chi ha avuto un posto MPS, comune, università etc. senza una raccomandazione, senza uno spintone: mi dispiace, ma ne conosco pochissimi. Al monte, alla’università etc. per un posto di lavoro c’erano 10 occupati. Parecchi di loro hanno fatto di mestiere il ” contradaiolo” e per hobby il lavoro ” raccomandato”. L’importante era votare il PCI. E infatti le percentuali sempre ” bulgare”. Mai opposizione, i pochissimi, scelti con cura , e falsi come una moneta da 3€. Questa purtroppo è stata Siena, il PCI ci ha massacrato. Se come ad Asti partecipassero contrade da fuori città , credo che per le cittadine ci sarebbe sempre da vincere il primo palio.
Valutiamo gli altri con lo stesso metro con cui pensiamo di poter giudicare, in base alla nostra esperienza di raccomandati senza nessun obbligo. Pochi doveri tantissimi diritti. Se non usciamo da questa mentalità, altro che capitalismo e Pierpaolo. Siamo destinati a scomparire. Se qualcuno prende qualche iniziativa, dovremmo essere contenti, non sempre critici .
Prima capire, poi giudicare.
Mussari ci ha fregato studiandoci. Senesi gente vana, e ce lo ha messo giusto giusto.
mi permetto di citare nuovamente il buon Pasolini:
“Avete facce di figli di papà.
Vi odio come odio i vostri papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete pavidi, incerti, disperati
(benissimo!) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori, sicuri e sfacciati:
prerogative piccolo-borghesi, cari.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti.
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità”. (Il PCI ai giovani)
ah dimenticavo. Correva l’anno 1968..
Mi piacerebbe sapere (sono quasi sicuro che tu, Eretico, già lo sappia) chi abita la casina “fantasma” in Via dei Fusari – di proprietà della Curia.
Non voglio nomi (forse non si possono fare pubblicamente), ma le caratteristiche delle persone: famiglia, studenti, ecclesisatici, poveri, amici di Acampa, ecc.
E con che titolo sia abitata (contratto, comodato gratuito, nulla …)
Ciao
Caro Eretico,
io penso che fra battute ed ironie (almeno sei tutelato legalmente) si stia sottovalutabdo il “fenomeno” Rosati. Lui è il classico simbolo di quella casta che ha depredato e rovinato la città, che a parole tutti combattono (vedi Valentini, Mancuso e pd attuale), ma che è rimasta felicemente a cavallo andando in tasca a tutti. Così la vecchia casta di divide fra chi ha preso quanto poteva, ha perso apparentemente il potere e non pagherà nulla, chi continua a godere i privilegi derivati dalle potenti amicizie senza averne i meriti e chi comanda attualmente, fa finta di prendere le distanze (io non c’ero, non sapevo, pur avendo fatto parte di consigli di amministrazione vari, vedi Mancuso, moglie del medesimo, Mazzini) e seguita ad appoggiare i vecchi potenti del sistema (vedi Bezzini, per fare un solo nome).
Quindi, alla fine, come dice il buon Fanali, noi siamo tutti dei poveri tafazzisti e loro continuano a godere e ad andarci in tasca,
Eretico, potresti dare una sbirciatina a quello che succede a Monteroni? L’amico Sindaco, ha assunto un portavoce, si è dato dei regolamenti non scritti ecc ecc. Ci vorrebbe un aticolino come tu sai fare…………..
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Ho letto l’articolo su IL CITTADINO ON-LINE inerente la risposta data dal VALENTINI all’interrogazione consiliare del Corsi & C.
Mi sono immediatamente chiesto se è, oppure non è, imputabile …
Penso che ne vedremo delle belle!!
Propongo il piatto: aria fritta al Barolo di Montalcino ?
Aria fritta??? Cosa significa?