La domenica del villaggio: l’eretico a Carrara (e 2 Ps)
Questa domenica, puntata monografica dedicata al fine-settimana culturale a Carrara dell’eretico, tra conferenze, visite et alia.
Il tutto, diviso in tre sezioni: una riflessione su Carrara, fra anarchismo ed attualità; la seconda, sulla conferenza dell’augusto padre a proposito dei Chigi; la terza, infine, sulla conferenza ereticale dedicata alla Resistenza.
CARRARA, TERRA DI ANARCHICI (E DI NAOMI)
La crisi morde ovunque, e Carrara non fa certo eccezione: il centro soffre, e basta camminarci qualche minuto per rendersene conto. Terra di contrasti, forti e violenti, anche nella distribuzione del reddito: hanno il cosiddetto “oro bianco”, ma solo pochi si arricchiscono davvero (e c’è un’inchiesta devastante della locale Procura della Repubblica su irregolarità dei concessionari, ora in via di allargamento per le infiltrazioni mafiose). Una politica stanca e amica dei poteri forti ha permesso e permette tutto questo.
Carrara, il marmo: se potete, andate a visitare il laboratorio Nicoli, fondato nel 1835. L’arzillissimo patriarca sarà lieto di farvi entrare nei segreti della lavorazione artistica marmorea (è da sei generazione che i Nicoli plasmano il marmo).
Tra busti di Gladstone e foto (affisse dagli operai) di Che Guevara, spicca la serie di statue dedicate alla divina Naomi (sì, proprio la Campbell): insieme a dee della classicità, dunque anche una della contemporaneità…
Terra di contrasti Carrara, dicevamo: a fianco dell’ingresso del bel Duomo romanico (1100, con rosone davvero notevole), troviamo una lapide (datata 2000: per il Giubileo?) degli anarchici locali, in onore di Giordano Bruno (e poco lontano in suo onore c’è un busto, indovinate di quale materiale?).
Ancora: è la città di Pellegrino Rossi, pedina fondamentale della politica di Pio IX (nella fase liberale, nel fugace biennio 1846-1848), ammazzato nel 1848; ma in poche decine di metri abbiamo anche imponenti statue del Mazzini e di Garibaldi.
Ma indubbiamente è la statua dedicata, dai locali anarchici, all’anarchico Gaetano Bresci, a fare più rumore: la immaginavo – sbagliando del tutto – in pieno centro, mentre invece è confinata (e seminascosta) vicino al cimitero, alla fine di Via XX settembre. Accanto al nome, c’era scritto qualcosa, che poi è stato chiaramente abraso.
Cosa ci comunica, il Bresci regicida, oggi, a 115 anni di distanza? Difficile da dire: ammirazione per l’idealismo e per la determinazione, raccapriccio per la vita violata. Ma Umberto I era il re che aveva esaltato, e premiato, lo stragista Bava-Beccaris, abbiamo studiato a scuola.
La violenza, nell’agone politico, si può giustificare o meno, in certi casi? Dobbiamo dire di no, e lo diciamo forte: però talvolta anche le potenziali vittime dovrebbero evitare gli eccessi di impudenza e sfacciataggine. Così, per non provocare e tirare troppo la corda…
I CHIGI: UNA CONFERENZA STIMOLANTE
Nel pomeriggio di sabato, c’è stata una conferenza davvero notevole, da parte dell’augusto padre, sulla famiglia Chigi (in una sala della biblioteca comunale carrarina): con l’ausilio di svariate immagini, sono state ripercorse le vicende della prestigiosissima famiglia senese, poi diramatasi in tre rami (Chigi Della Rovere; Chigi Saracini; Chigi Zondadari).
Presi in esame soprattutto due grandi figure della famiglia: il banchiere Agostino, capace di resistere – come principale banchiere papale – fra Alessandro VI, Giulio II e financo Leone X (il Papa scomunicante Lutero), inaugurando la tradizione familiare di straordinario mecenatismo; quella del Papa Alessandro VII (1655-1667), alias Fabio Chigi: fine diplomatico (temprato dalla Pace di Westfalia), grande mecenate del Bernini (la Roma attuale – di segno barocco – porta in larga parte la sua firma), nonché antigiansenista, capace di avere sul suo tavolo un teschio, per un memento mori permanente.
Una conferenza da replicare senz’altro: a Siena e a Roma.
LA RESISTENZA, A CARRARA
Aula magna del Liceo artistico di Carrara, ore 11 di sabato: inizia la dissertazione ereticale sulla Resistenza. In una città medaglia d’oro, e capace di vantare il glorioso episodio del 7 luglio (1944), con la mobilitazione popolare delle donne del posto in chiave antinazista.
Ne parlerò – e soprattutto scriverò – a suo tempo (in prossimità del XXV aprile, ovviamente), perché durante la preparazione del mio intervento ho riletto alcune cosette davvero stimolanti assai.
Solo una chicca, però, la devo anticipare, quella sì: dopo avere parlato della Resistenza facendo mia la definizione di Claudio Pavone (Resistenza uguale Guerra civile), ormai accettata da praticamente tutti, anche a sinistra, prende la parola il pubblico.
Fra gli studenti, ovviamente nessuno rompe il ghiaccio; dal gruppo di ex partigiani dell’Anpi, si alza colui che sembra il leader.
Esplicito, netto, secco, perentorio: non va bene neanche la definizione dell’autorevolissimo (nonché di sinistra) storico-accademico Claudio Pavone. Non va bene: è stata liberazione, niente altro.
Domanda finale: come se ne esce, allora?
Ps 1 Se ne è andato il grande regista teatrale Luca Ronconi (che sappiamo essere stato amatissimo dal Superavvocato De Mossi): indubbiamente un artista capace di innovare (penso all’Orlando furioso del 1969), e di avventurarsi nella contemporaneità (l’attuale saga sulla Lehmann).
Ps 2 Ancora Carrara, ancora la bellissima Cattedrale.
Su una parete, fra vari articoli di giornale, uno spazio è per la rendicontazione completa – scritta a mano, e firmata dal sacerdote – di tutte le spese della parrocchia (al singolo euro). A chi staremo comparativamente pensando, secondo voi?
A proposito della Resistenza questa volta l’Eretico accenna ad un episodio carrarese non contro il nazifascismo, ma contro il solo nazismo. Che ci sia il solito errore storico-giuridico non v’è dubbio: il nazismo non fu un esercito ma un sistema politico e un Professore queste cose dovrebbe saperle, ma anche no, tanto lo stipendio glielo danno lo stesso. Comunque è già un progresso che non si sia ripetuto con il termine “nazifascismo”, perché ciò fa sperare che, migliorandosi ancora, riesca prima o poi a inquadrare il secondo conflitto mondiale come un fatto internazionale normato dal diritto di guerra. E partendo da questo presupposto un giorno potrebbe scrivere che secondo l’art. 167 del codice penale militare di guerra gli illegittimi belligeranti (cioè coloro che non appartengono a nessun esercito riconosciuto al mondo, come erano i partigiani) se compiono atti di guerra sulle Forze armate degli Stati riconosciuti dal diritto internazionale, vengono messi al muro e fucilati al petto. Questo articolo, che prende le mosse non dall’indole dittatoriale del “nazifascismo” ma dalla “Convenzione dell’Aja del 1907 concernente le leggi e gli usi della guerra per terra”, in Italia è tutt’ora valido, se non sull’applicazione della pena di morte che è stata tolta nel 1994. Si trova sui libri, su internet…
viva gli illegittimi belligeranti che insieme agli americani ci liberarono da quella bella dittat….ops “governo legittimo” che era il fascismo!
Vedi Antonio, il punto di questa discussione non è parteggiare per gli Alleati o per gli altri, ma il fatto strano di vedere uno Stato concedere medaglie d’oro a coloro che, secondo la convenzione dell’Aja, siano da considerarsi illegittimi belligeranti e come tali da punire con la fucilazione al petto dal Codice di guerra italiano. Ti faccio notare, infatti, che l’art. 167 che ho citato prima, è tutt’ora in vigore e fino al 1994 prevedeva la pena di morte per chi lo contravveniva. Quanto al governo fascista, anche se non lo sai perché a scuola queste cose non le insegnano, ha sempre agito in piena legittimità, essendo stato incaricato dal Re, a norma degli artt. 5 e 65 dello Statuto Albertino, di rivestire la funzione amministrativa dal Regno.
sei grande, inutile risponderti. sei come un muro di gomma. tienti pure le tue idee che grazie ai partigiani e gli americani puoi esprimere liberamente, al contrario di quanto succedeva tanto tempo fa. auguri
A differenza di quello che ti hanno insegnato a scuola, durante il fascismo non è mai stata varata una legge che proibiva di criticare la politica. Addirittura c’era una rivista, dall’eloquente titolo, “Critica fascista” che puoi trovare al circolo giuridico a Porta Tufi. Sei uno dei tantissimi convinti che gli Alleati sono scesi in guerra per portarci la libertà. Soltanto gli Stati Uniti spesero, al valore attuale, 4mila miliardi di dollari: secondo te lo fecero per la nostra libertà? Ti allego un servizio su Sacco e Vanzetti, tanto per farti capire la percezione che avevano negli USA dei diritti umani.
Ferdinando Nicola Sacco (Torremaggiore, 22 aprile 1891 – Charlestown, 23 agosto 1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno 1888 – Charlestown, 23 agosto 1927) furono due anarchici italiani. Vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti negli anni venti, con l’accusa di omicidio di un contabile e di una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill». Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all’epoca del loro processo; a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros, che scagionava i due.
Sacco di professione faceva l’operaio in una fabbrica di scarpe, mentre Vanzetti – che gli amici chiamavano Trumlin – gestiva una rivendita di pesci. Furono uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto 1927 nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham.
In tema di contraddizioni, sarà poi vero che il Mastai Ferretti – apprendendo dell’uccisione del “suo” Pellegrino Rossi – abbia affermato “Doveva finire così perché si era reso inviso a tutti”?
Grazie, Raffaele, troppo generoso! E’ stata in effetti una grande famiglia, di tradizioni radicate, con gusto di ben fare, di ben comparire, sui tempi lunghi, e merita quindi studi e ricordo, anche se la nobiltà non è di moda (o forse proprio per questo…).
Di Siena ho detto ancora poco perché sì, sarà replicata con gli opportuni aggiornamenti. Il tema è enorme.
A Roma andrebbe fatta a Palazzo Chigi, ma forse chiedo troppo e ci vala sala giusta! Vi tengo aggiornati.
A Siena non hanno avuto la peregrina idea di fare monumenti a giordanibruni o bresci vari, ma un monumento lo dovrebbero fare all’Ascheri padre. Ormai da anni è l’unico che sa pubblicare o presentare qualcosa su Siena che sorprenda, ecciti ,ridia orgoglio. Rischio di passare da lecchino-” à quoi bon ?”-ma quando ci sta ci sta!
Andrea Riffeser Monti, amministratore delegato della Poligrafici Editoriale, ha nominato Pierfrancesco De Robertis direttore responsabile delle testate ‘La Nazione’ e LaNazione.net.
Il comunicato stampa di Poligrafici Editoriale
Per Pierfrancesco De Robertis, 50 anni, si tratta di una conferma del lavoro svolto in oltre 25 anni di collaborazione con i quotidiani della Poligrafici Editoriale, che lo hanno visto impegnato dalla cronaca locale ai grandi eventi nazionali, fino alla guida della redazione romana delle testate del Gruppo, una scelta nell’ottica di formazione e valorizzazione delle risorse interne. De Robertis, inoltre, in questi anni ha scritto diversi libri di successo, da ‘La casta invisibile delle regioni’, che ha anticipato lo scandalo delle spese pazze nelle regioni e gli ha valso notorietà nazionale, a ‘La casta a statuto speciale’ una lente di ingrandimento sulle regioni a statuto speciale, fino a ‘Le pecore di Bergoglio’ sugli anni argentini di papa Francesco.
Pierfrancesco De Robertis firmerà il giornale in edicola da domenica 1 marzo.
Andrea Riffeser Monti ha formulato a Pierfrancesco De Robertis i migliori auguri di buon lavoro ed ha espresso a Marcello Mancini, che lascia il suo incarico di Direttore, svolto con la passione e la dedizione che da sempre hanno contraddistinto il suo impegno all’interno del Gruppo e che continuerà a collaborare con La Nazione, il proprio ringraziamento per aver contribuito a consolidare l’autorevolezza della storica testata.
speriamo che a Siena si svegli anche di più! fino a poco tempo fa la Nazione era integrata nel sistema, tipo Magrini, o sbaglio? Ma che dire dei progetti di Bagnaia? Ha finito di rimodellare il paesaggio? Io non ho avuto più modo di verificare: Italia Nostra che dice?
Edoardo Fantini scrive:
24 febbraio 2015 at 12:32
A differenza di quello che ti hanno insegnato a scuola, durante il fascismo non è mai stata varata una legge che proibiva di criticare la politica. Addirittura c’era una rivista, dall’eloquente titolo, “Critica fascista” che puoi trovare ecc.
Mi scusi Fantini, solo per precisare….forse non ne avranno avuto bisogno, di varare leggi anti-critica, visto quel che facevano a chi dissentiva dal pensiero fascista….
Questa se la poteva risparmiare proprio!
Cara Ermellina, con ben trentadue parole non hai riportato neanche un fatto accaduto. Contenta te…
Il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato ebbe il potere di diffidare, ammonire e condannare gli imputati politici ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico e la sicurezza del regime stesso. Con la stessa legge di costituzione del tribunale venne reintrodotta la pena di morte per alcuni reati a carattere politico.
Il tribunale speciale fu istituito al quarto attentato alla vita di Mussolini. Non riguardava chi criticava il fascismo ma, norma dell’art. 1:
Chiunque commette un fatto diretto contro la vita, l’integrità o la libertà personale del Re o del Reggente è punito con la morte.
La stessa pena si applica, se il fatto sia diretto contro la vita, l’integrità o la libertà personale della Regina, del Principe ereditario o del Capo del Governo.
Lo spieghi a Sandro Pertini e agli altri mandati al confino
Credo sia doveroso un plauso alla assoluta contrarietà dell’Eretico a qualsiasi tipo di censura (se non al fine di evitare l’ingrasso dei portafogli dei superquerelatori professionisti, che le lastre e dintorni affollano), soprattutto nei confronti dell’ottimo Fantini, che continua imperterrito a sdottorare sull’assoluta conformità dei regimi dittatoriali, quello fascista in particolare, alla formale struttura normativo/costituzionale dell’epoca, sia stata essa civile o militare.
A parte il fatto che ritengo l’esercizio tanto caro al Fantini (individuazione pedissequa della corrispondenza sinottica ” Azione del regime – norma giustificatrice di riferimento”) particolarmente sterile e palloso, senza stare tanto a dilungarsi sul perchè la suddettà conformità non conti una benemerita lama dentata, proprrei all’Eretico di indire la rubrica : “Fantini contro tutti”, allo scopo di testare la resistenza dell’Edoardo alle argomentazioni di chi “non ha studiato”, e di ripassare la storia del novecento in previsione dell’iscrizione dei figli alle scuole dell’obbligo.
concordo pienamente. io l’ho preso sull’ironico, ma a volte esagera come quando scrive che avrebbe fucilato i partigiani invece di omaggiarli. complimenti alla libertà dell’Eretico, ma qui siamo ai limiti della denuncia. e non sono un estremista….
Caro Antonio, veramente non mi sono mai riconosciuto il diritto di fucilare nessuno. Nel caso di questa discussione ti ricordo che è l’art. 167 del Codice penale militare di guerra che, fino al 1994, comminava la fucilazione al petto degli illegittimi belligeranti.
Mi ero riproposto di non commentare più il camerata, ma che palleeeeee, non ti si regge più con tutte queste citazioni di articoli da maestrino.
Come ti eri ripromesso di non commentare più: è la prima volta che leggiamo “Testa alta”. Dobbiamo pensare che per fare ricco il blog di partecipanti cambi nome una volta a settimana? Ma sai che non ci avevamo pensato…Dai dicci che non è vero!
Caro Fantini…
gliene dico solo alcune in più, sperando siano sufficienti: Villa Triste, Via Bolognese a Firenze.
Mio nonno e mio zio vi hanno “soggiornato”, e ne sono usciti malconci ma vivi, per fortuna.
Oso troppo se le chiedo rispetto per tutti quelli che hanno avuto in sorte fatti simili, o anche parecchio peggio?
A prescindere da cosa si studi a scuola, esistono ancora persone che mantengono vivo nella memoria il ricordo di quei tempi nefasti.
Con ciò aggiungo che mia nonna, cioè la moglie del nonno di cui sopra, arrivava financo a riconoscere quel che di positivo e buono Mussolini aveva fatto, e citava le bonifiche, le case popolari, tanto per dire che siamo una genìa con la mente aperta, almeno credo.
La finisco qui, non voglio farla diventare una questione personale più di quanto necessario.
Chiedo scusa al padrone di casa, e lo ringrazio comunque per aver accolto il mio sfogo, se così posso chiamarlo.
Gentile Signora, penso che La banda Koch e quella di Mario Carità si fossero macchiati di delitti di ogni genere e Le esprimo la mia solidarietà al ricordo dei suoi parenti. Non avrà, comunque, difficoltà a riconoscere che l’intervento che con Lei ho condiviso precedentemente, non riguardava la guerra e certi comportamenti delinquenziali di appartenenti alla Repubblica Sociale, ma la possibilità di poter criticare la politica fascista.
Sul Ps 2 troppo facile rispondere…. A campo aperto direi che chi Campa abbastanza come Giuseppe il falegname, spera che qualche Buon Cristiano paghi per le schifezzuole che accadono da queste parti…