La domenica del villaggio: Benigni, Cadorna e Virna…
In questa domenica prenatalizia, c’è spazio per una riflessione sul Roberto nazionale (adesso più che mai, il Benigni), abbinata ad un’altra sul Generale Luigi Cadorna; poi un breve ricordo di Virna Lisi, per finire con un “tradimento”: la frase finale non è del sommo La Rochefoucauld…
BENIGNI: MEGLIO ORA O PRIMA?
Il punto di svolta è stato lo straordinario “La vita è bella”: da quel momento, Roberto Benigni non è più stato lo stesso. Nel senso che l’essere riuscito a fare ridere e piangere ad un tempo con quel film, e su un argomento tabu come la Shoah, è stato il punto più alto, l’apogeo di qualunque comico.
Da quel momento, Benigni è diventato ALTRO da ciò che era stato fino ad allora: dantista, capace di fare riassaporare o scoprire tout court l’Alighieri ad un popolo di sommi ignoranti del Sommo poeta; esegeta della Costituzione, dell’Inno mameliano e – storia di questi giorni – financo dei 10 comandamenti.
Sublime divulgatore, il Benigni ha compiuto – tanto per iniziare – una parabola che, a memoria ereticale, nessun uomo di spettacolo italiano aveva mai compiuto prima: di questo gli va dato pienamente atto.
In un momento di clamoroso, drammatico horror vacui valoriale, il volgo cerca dunque conforto spirituale (non solo strettamente religioso) nella figura del Pontefice tanguero; in politica, invece, canalizza la rabies nel movimento di Beppe Grillo (per restare in tema di comici), o nell’astensione; per poi farsi acculturare (o pensare di) dal Roberto nazionale.
Il quale Benigni, peraltro, ogni tanto continua a fare sgorgare lacrime di riso: come quando, mercoledì sera, tornava all’età in cui era garzoncello, e veniva vessato dal prete sul sesto comandamento…
Nanni Delbecchi – sul Fatto di giovedì scorso – lo ha esplicitamente indicato come “il bravo maestro dell’Italia smarrita”, ricordando come profeticamente, nel 1979, lo stesso Benigni (ad inizio carriera) aveva interpretato il ruolo di maestro elementare, in “Chiedo asilo” del compianto Marco Ferreri. Per Delbecchi, “in quest’Italia superalfabetizzata (in teoria, Ndr), superdigitalizzata e superomologata abbondano diplomi e master, ma si sono perduti i sillabari e soprattutto chi è in grado di spiegarceli”.
Certo, il Robertaccio di “Berlinguer ti voglio bene” è lontano davvero anni luce da quello attuale, ed un vignettista (sul Fatto odierno) fa dire al suo personaggio, con una certa perfidia, che “Ormai Benigni sta alla Satira come Sandro Bondi al Comunismo”.
Se fosse rimasto fermo, lo si criticherebbe per quello, e con veemenza; ben venga dunque il comico fattosi gran divulgatore e latore dei buoni sentimenti e dell’etica pubblica (quanto ne abbisogna, l’Italietta di oggi e quella di domani).
Purchè Roberto Benigni, però, riesca a dissipare qualche accenno di “napolitanismo” che ogni tanto affiora, qua e là, neanche troppo velato: per lanciare moniti, per puntualizzare l’ovvio, per ricordarci di lavare i denti prima di andare a letto, uno, in Italia, è più che sufficiente…
IL GENERALE LUIGI CADORNA
Oggi, 21 dicembre, cade l’anniversario della morte del Generale Luigi Cadorna, cioè di colui che – figlio del Raffaele di Porta Pia – guidò l’esercito del Regno d’Italia dall’inizio della Grande Guerra (per noi, il 24 maggio del 1915), fino alla sciagura di Caporetto (della quale vide bene di accusare i suoi stessi soldati, come era solito fare).
Invece di fare facili (sul piano del messaggio, sia chiaro) pistolotti moralistici contro la Grande Guerra (vedasi l’ultimissimo Olmi di “Torneranno i prati”), qualche regista di buona volontà potrebbe cimentarsi con questa importante e significativa figura di militare italiano del secolo scorso. Sarebbe davvero utile, per gli storici e soprattutto per i giovani.
Come si sa, per lui i soldati italiani erano sic et simpliciter carne da macello (forse nemmeno della migliore qualità). A chi dice e scrive che abbiamo vinto la Grande Guerra GRAZIE a lui, preferiamo rispondere che la vittoria ci arrise NONOSTANTE lui.
Morì, dunque, il 21 dicembre del 1928, alla veneranda età (allora soprattutto) di 78 anni: migliaia di giovani (impossibile dire esattamente quanti, fra i 600mila complessivamente caduti) finirono sottoterra con molti meno Natali alle spalle…
IL SORRISO DI VIRNA
Alla stessa età del Generale Luigi Cadorna, nei giorni scorsi ci ha purtroppo lasciati la brava Virna Lisi. Forse, in qualche modo, stroncata dal mal d’amore, dopo la scomparsa dell’amatissimo marito un anno or sono.
La ricordiamo – fra gli altri film – in uno dei capolavori del grande Pietro Germi (mai abbastanza lodato): “Signore e signori”. La sua relazione – di Virna Lisi – con Gastone Moschin, era l’unica storia d’amore autentica del film, ambientato nella Treviso ipocrita del boom economico. Il ragioniere mediocre, con una moglie dittatrice ed odorante di incenso, il quale si innamora della cassiera dalla faccia pulita, dalla bellezza raffinata e dai buoni sentimenti: il ragioniere (Osvaldo Bisigato), era Gastone Moschin, la cassiera (Milena Zulian), era proprio la Virna nazionale.
Antidiva per eccellenza, sincera fino alla brutalità (si pensi al giudizio, tranciante, su “La grande bellezza”!), resteranno tante cose, di lei: forse addirittura più di quante lei stessa potesse immaginare…
LA FRASE di J. CONRAD
“La storia degli uomini sulla terra fin dall’alba dei tempi si può riassumere in parole infinitamente evocative: “Nacquero, soffrirono, morirono”. E tuttavia, che gran racconto!” (citata nell’incipit dell’editoriale domenicale di Eugenio Scalfari, Repubblica di oggi).
Benigni è molto cambiato da monellaccio è diventato un educatore nazionalpopolare. Cadorna per me era un criminale. Se abbiamo vinto la Guerra è perchè molti ufficiali e soldati si sacrificarono. Il suo successore, il Generale Diaz, si comportò molto meglio e cercò di mitigare in parte la dura vita dei suoi soldati in trincea, delegò molto ai suoi sottopostifu spesso presente in prima linea ad incoraggiarli, insomma fu molto più umano. alla sua nomina disse: «Non mi faccio illusioni su me stesso, ma posso dire di avere avuto un merito: quello di equilibrare le forze e gli ingegni altrui, di far regnare la calma fra i miei generali e la fiducia fra le mie truppe. Sento che questa è la mia caratteristica»; giudizio col quale, decenni dopo, si mostrerà concorde lo storico Denis Mack Smith, scrivendo: «Cadorna fu sostituito da Diaz, un napoletano di discendenza spagnola. Il quale si preoccupò maggiormente del benessere materiale dei suoi uomini ed istituì degli uffici di propaganda con il compito di esporre ai soldati la condotta e le finalità della guerra». E che dire della Lisi? Bella, brava e seria molto seria. Quanti colleghi le avranno fatto la corte, ma lei è sempre stata fedele al marito con cui ora è la immagino nuovamente congiunta nell’aldilà.
Nel commentare la nostra attuale Costituzione, Benigni affermò che sanciva le libertà che erano state tolte dalla dittatura fascista, infatti, spiegava, era stata scritta dopo la lotta partigiana. Da piangere: la Costituzione della Repubblica sostituiva lo Statuto Albertino che era stato dato agli italiani dal Re Carlo Alberto nel 1848 e fu promulgata dopo il referendum che sancì la fine del Regno e l’inizio della Repubblica. Cambiò totalmente il sistema del potere nazionale. Si spostarono i poteri dal Capo dello Stato, il Re, che si insediava secondo la discendenza familiare e aveva il pieno controllo degli atti del Parlamento e del Governo, al Parlamento, che ha il controllo sul Governo ed elegge il Presidente della Repubblica. Eppure su questo punto, ovviamente sostanziale, neppure una parola! Sarebbe stato meglio incaricare dell’argomento un esperto di diritto anziché un comico, ma cosa volete farci, così va l’Italia.
Benigni mi è sempre piaciuto perché in un modo o nell’altro ha sempre detto la sua apertamente. Certo può piacere o meno ma nessuno può dire che sia una persona improvvisata che si avventura in terreni a lui sconosciuti. E’ sempre molto attento e raramente è banale. Per questo si è sempre attirato antipatie e simpatie del mondo che ha idee per così dire “preconfezionate”; cioè a dire di quelle persone di sinistra (in particolar modo) ma anche di destra, che lo valutano solo secondo ciò che è più conforme al loro pensiero senza tener conto delle motivazioni di fondo per cui uno dice o nega certe cose secondo raziocinio e/o intuizione personale. La stampa che non gli è favorevole a tirato fuori i 4 milioni di euri che avrebbe percepito dalla Rai (ma non ne siamo certi) pur di affossare un po’ il successo di ascolti dei 10 comandamenti ma al contempo quella stessa stampa se ne frega della trasmissione “che tempo che fa” ed i relativi compensi dei loro conduttori, infatti, a questi ultimi, c’ha pensato a suo tempo il “mitico” Brunetta che è della corrente opposta. Insomma, quando si ascolta con le proprie orecchie si sente una cosa quando si ascolta con gli interessi politici o culturali che siano si sente una cosa diversa……
Benigni bravissimo! Ma Eretico leggere qualche altro giornale oltre al Fatto no?
A Paolo: ho in effetti citato due volte Il Fatto, ma – come immagini – non leggo certo solo quello. La domenica, per esempio, acquisto Fatto, Repubblica e Sole 24 ore, più tutto il resto on line o da sbirciate barristiche. Si può sempre fare meglio, ma insomma…
A Simone Passaponti: non so niente del Benigni massone. Ma neanche mi stupirei più di tanto, a dirla tutta. Chissà se c’entri qualcosa con lo spettacolo del luglio 2007 nel Campo di Siena…
L’eretico
Ma del Benigni massone cosa ne pensi Raffaele . Sono creibili le teorie di paolo franceschetti ?
I nomi degli aderenti alla Massoneria sono pubblici e consultabili in internet
Caro Eretico
Premetto che non sono un estimatore di Benigni, detto questo. Capitai per caso quando lesse il comandamento del roposo obbligatorio settimanale. Ora vorrei far notare che la settimana di sette giorni, era diffusa in oriente, per esempio presso i caldei, fino all’affrica presso gli Egizi. Ora Mosè doveva vire in Egitto nel tempo che il faraone si identifico con il solo, divendo un dio medesimo. Vi furono delle discussioni con la casta sacerdotale, che seguitavano ad adorare Il Dio Amon, il cratore di tutto elui mai crato, che era nascosto e quindi non rappresentabile. Compariva a volte sotto diverse spoglie.
Ecco fu in quel periodo che un re o un dignitario Egiziano di nome Mosè, prese una parte del popolo e se ne andò. I dieci comandamenti si trovano nei libri dei morti, molto tempo prima che venisse Mosè.
Anche gli Egizi oltre le feste liturgiche, avevano uno due riposi settimanali.
Altra cosa, la Bibbia dice che furono adoperati come schiavi . Si deve dire che nelle scritture Egizie non è stato ritrovato nulla del genere. E quei maestosi monumemti furo costruiti da abili artigiani.
Detto questo dato che ognuno può credere a quello che vuole girai programma.
Cadorna,Diaz,La Grande Guerra….e tanta retorica.
Mio babbo ( classe 1897 )fu portantino al fronte ( un incarico non proprio da imboscati)’poi,dopo aver contratto la malaria,fu adibito come portantino nelle retrovie.
Nel 1971 fu insignito del Diploma di Cavaliere di Vittorio Veneto con tanto di medaglia e fiocco tricolore.Al diploma ere collegato un vitalizio di circa 10.000 lire ( annue) se ricordo bene.
Felicemente sorpreso( lui non aveva chiesto nulla)volle racchiudere diploma e medaglia in un piccolo quadretto che collocò’ a capo del letto,a fianco del Crocefisso.
Dopo circa 5 anni la nuova sorpresa.
La Repubblica Italiana,tramite la Corte dei Conti,gli contesto’ il vitalizio in quanto la Legge non lo prevedeva per chi era classificato “possidente”.
Mio babbo,per circa 5 ettari di terreno in Val ‘Arbia,era tra questi.
Inutili furono ricorso e memorie,prima di accettare il vitalizio lui avrebbe dovuto conoscere lo “Spirito della Legge”….
Unica concessione : trattenuta del quinto della pensione fino al rimborso del vitalizio fino allora ricevuto .
Inutile dire quale è quanta fu la sua delusione! Era “possidente”anche quando la Patria ( la Patria ! )lo aveva inviato al fronte ma lui doveva conoscere la” Legge “( la Legge,)….
Epilogo : il quadretto fu tolto alla sua vista,smise di parlarne con orgoglio agli amici ,dopo poco tempo si ammalò’ e morì’.
purtroppo ho l’età per ricordare che, a proposito di un’altra guerra, il presidente del maggiore partito d’itaglia di quasi una quarantina d’anni fa ebbe a dire che era stata una fortuna che tanti italiani fossero morti in Russia perché altrimenti non ci sarebbe stata la resistenza… un vero patriota, che dire: chissà cosa avrebbero pensato di tale soggetto in stati degli di tale nome come Regno Unito o Francia!
quanto a benigni, mi sorprende che l’arguto eretico non si sia accorto che trattasi di un giullare che da decenni fa da stampella a questa itaglietta corrotta e priva di moralità: troppo facile fare gossip sugli scandaletti di letto del cavaliere impotente, più difficile interessarsi al più grande scandalo finanziario d’europa degli ultimi cinquant’anni (e forse più)! forse si andavano a toccare anche le sue tasche e gli interessi degli amichetti che gli hanno fatto fare carriera fin dalle feste dell’unità, non credi? in un paese civile certi testi si studierebbero seriamente nelle scuole e servirebbero a formare la coscienza dei futuri cittadini, in itaglia invece la scuola si rifiuta di fare crescere il cervello dei giovani (magari tu provi a farlo, scontrandoti però con programmi idioti pensati dagli amici della suddetta stampella) e così i classici possono essere un utile strumento propagandistico da mettere nelle mani del robertaccio nazionale… vedo però che sono tutti felici, contenti e non pensanti: un paese di cagnolini di betto!
Concordo in pieno sul fatto che il Roberto nazionale sia molto furbo nell’essere selettivo, a livello di denuncia del malaffare italiota: l’affaire Mps è forse il caso più eclatante!
E mi ricordo bene che Benigni fu il regalo estivo di Mussàri Giuseppe alla cittadinanza, nel luglio 2007…
Ad Edoardo Fantini, che dice che i nomi degli aderenti alla Massoneria sono tutti consultabili su Internet: ci sono molti modi di essere massoni, e spesso quelli che hanno più vantaggi sono “vicini” all’istituzione: senza bisogno di incappucciarsi, per capirsi…
L’eretico
se si pensa a certi vitalizi attuali….che tristezza immensa.
!0.000 lire annue al babbo di Costantino elargite nel 1971 perché aveva fatto la guerra, poi tolte perché era possidente. Chissà a quanto ammontava l’indennità dei parlamentari nel 1971? Chissà quanti di loro non avevano neppure fatto il militare in tempo di pace…
Benigni?
Sono d’accordo con chi ha detto “cultura nazional popolare”.Premetto che proprio non l’ho visto lo spettacolo “incriminato” ma ho visto e sentito altre sue recenti produzioni.Come lettore e commentatore della Divina Commedia a me e’sembrato dimenticabile.Nulla a che vedere con il grande Carmelo Bene sia in studio che dal vivo come la celeberrima lettura pubblica
per il primo anni anniversario dell’attentato alla stazione di Bologna davanti ad una folla immensa e stampato di recente in dvd,anche se purtroppo non integrale.Personaggio discutibile e uomo difficile il buon Carmelo ma credo personalmente alla fine culturalmente superiore (salvo alcuni deliri degli anni piu’bui).Altri tempi anche quando la Rai produceva format come Mixer Cultura o C’e’musica e Musica di Luciano Berio.
Benigni lo vedo storicamente sempre approssimativo (quando non leggermente bugiardino) e innoquo.Anche se credo di essere tra i pochi a cui e’piaciuto molto il suo Pinocchio.
Nulla da eccepire sulla grandezza della lettura di Dante lasciataci da Carmelo Bene, ma diamo atto a Benigni con le sue letture, magari non esemplari, di aver fatto avvicinare persone, che mai lo avrebbero fatto, alla Divina Commedia, e se tra quelle migliaia che assistevano alle sue letture, magari qualche d’ una incuriosita si è poi impegnata a leggerla o ad ascoltare letture più ” alte”, ecco uno scopo lodevole lo ha già raggiunto.
L’ arte deve essere fruibile dal popolo no da un elite di esperti.
Concordo con il Sig. Klaus Biancucci Carmelo bene era un’altra cosa.
A mio personalissimo giudizio la più bella voce del teatro italiano, superiore nella lettura di Dante anche a Gassmann padre (che nelleggere la Commedia non mi ha mai impressionato).
Benigni è stato grandissimo nei primi anni quando faceva se stesso ed era fresco e spontaneo oggi è troppo comformista in politica, ed anche nella comicità pura è prevedibile, buonista e non graffia più come prima.
Un saluto alla Virna Pieralisi grande attrice , grande donna. Ha ragione l’eretico “Signore e signori” di Germi è un capolavoro. Virna-Milena fantastica.
Luigi De Mossi
Auguri di buone feste