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La domenica del villaggio: De Sade, Allen e l’Immacolata

- 07/12/14

 

Torniamo, dopo la pausa, all’appuntamento domenicale con la Cultura: gustiamoci il “Divin marchese” De Sade, l’ultimo film di Woody Allen, una riflessione sull’Immacolata, oltre alla massima (ipersintetica) di La Rochefoucauld.

 

DE SADE: IL VIZIO (DELLA SCRITTURA)

Certo, lo sappiamo bene: si dice De Sade, e si abbina il nome alla perversione sessuale. Inevitabile, scontato ed anche in buona sostanza giusto che sia così. Però il tutto rischia di essere financo riduttivo: come da paginona a lui dedicata sul Sole 24 ore della scorsa domenica, in occasione del bicentenario della morte del “Divin marchese” (nato nel 1740, morto il 2 dicembre del 1814), De Sade è stato anche molto, moltissimo di più.

La madre, era nipote di Richelieu; il padre, annoverava fra i suoi antenati la petrarchesca Laura. Buon sangue non mente, quindi, per iniziare. Il Nostro (conte Donatien Alphonse Francois de Sade) appena diciottenne affrontava la Grande Storia: Capitano di cavalleria, ben referenziato, durante la guerra dei Sette anni (1756-1763).

Esempio fra i più fulgidi del Libertinismo (branca, vivacissima, dell’Illuminismo), trascorse non poca parte della propria lunga (per l’epoca) esistenza in galera (27 anni complessivamente, in undici prigioni differenti). Bastiglia compresa, tanto per gradire: verrà rilasciato il 2 luglio 1789!

Come racconta Stefano Salis nella succitata pagina, è lì che “il marchese compie il suo più vero più efferato e più reiterato delitto: scrivere. Scrive su minuscoli pezzi di carta, da una parte e dall’altra…i foglietti gli arrivano clandestinamente, pochi alla volta, con la complicità della moglie e di qualche sodale: sono rettangoli di appena 11,2 cm. di larghezza nei quali si dovrà squadernare l’intero catalogo delle deviazioni sessuali”.

Costituiranno il rotolo delle “120 giornate di Sodoma”, alla fine: quei foglietti si possono vedere a Parigi (al Musée d’Orsay), in occasione delle celebrazioni per i due secoli dalla morte del “Divin marchese”.

Chissà cosa penserebbe De Sade dello stato dei sentimenti e della sessualità oggi, fra Internet e social network: lo stimolo di un’intervista impossibile resta…

 

 

“MAGIC IN THE MOONLIGHT”: COMMEDIA SENTIMENTAL-FILOSOFICA DI WOODY

 

Critiche contrastanti, sull’ultima opera di Woody Allen: per alcuni, un buonissimo Allen, per altri (Curzio Maltese su Repubblica, per esempio) un Woody in crisi di ispirazione, stanco e ripetitivo.

“Magic in the moonlight” è una commedia sentimental-filosofica di indubbio spessore: classica, per Allen, la temporalità (i roaring twenties, per la precisione il 1928); da cartolina (ma ben fotografata) la Costa Azzurra e la Provenza; al meglio delle loro possibilità i due protagonisti, Colin Firth ed Emma Stone.

Ma soprattutto, nel film sono presenti alcuni topoi del cinema alleniano: il rapporto fra razionalità e illusione, tra cuore e cervello, fra il pensare ed il sentire.

Tutto all’insegna di un tono leggero, soffice, vellutato, e con tanto di happy ending: ma la sostanza è pura filosofia, è lotta di (e fra) visioni del mondo. Nel film, c’è leggerezza e densità, ben fuse l’una con l’altra. Si può desiderare di più?

Colin Firth (ateo indefesso, smascheratore di falsi maghi e mago egli stesso: citazione, chiarissima, di Houdini) sembra alfine ricredersi, sulla sua granitica razionalità e sul suo implacabile sensismo, quando poi accade che…

Curiosità: negli States il film è stato vietato ai 13 anni (!), per la continua presenza di attori che fumano (cosa normale, visto il periodo in questione). Se ci fosse stato qualche bambino ucciso con mitragliette semiautomatiche, forse sarebbe stato raccomandato ai minori?

 

L’IMMACOLATA: FESTA ANTINAZIONALE

Saremo brevi, anche perché l’abbiamo già scritto plurime volte: massimo rispetto per il mondo cattolico (sano), ma non si può disconoscere che Pio IX, quando istituzionalizzò la celebrazione dell’Immacolata, lo fece da Papa Re (era il 1854), anzi da Papa Re che si sentiva il potere scivolare via.

Come i cattolici più aperti ed onesti intellettualmente (nonché gli stessi Papi, da Paolo VI in avanti) hanno riconosciuto che la Breccia di Porta Pia, 16 anni dopo, fu un bene per la Chiesa stessa, così sarebbe finalmente il tempo che si riconoscesse quel che storicamente si deve anche a proposito dell’Immacolata. Niente di più, niente di meno.

 

LA MASSIMA DI LA ROCHEFOUCAULD

“Pochi sanno essere vecchi”.

9 Commenti su La domenica del villaggio: De Sade, Allen e l’Immacolata

  1. anonimo scrive:

    Caro Eretico
    Su De Sade non sono ferrato, perche è un personoggio che non mi affascina anzi mi inquieta.
    Riguardo all’Immacolata si ricava poco dato che i Vangeli conusciuti sono potstumi, e la la medesima bibbia conosciuta non è più vecchia di quattro secoli avanti Cristo. Rimango dell’opinione di attenermi agli scritti Egizzi o Assiri babilonesi vecchi di molti secoli prima, che sono tuttora presenti e visibili.
    Detto quesro ognuno di noi può credere a ciò che vuole ed io sono contento per lui.

  2. marcus scrive:

    Per i meno acculturati : cos’è che si dovrebbe storicamnete riconoscere?

    • Eretico scrive:

      Caro Marcus,
      si dovrebbe storicamente riconoscere che la proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione fu decisa da Pio XI (lo stesso che aveva scomunicato Cavour, per dirne un’altra) soprattutto per rafforzare il suo potere temporalistico, minacciato sempre più dalle forze laico-risorgimentali (ivi compresa la benemerita – allora – Massoneria).
      Come succederà – 16 anni dopo – con il dogma dell’infallibilità pontificia, peraltro. Guarda caso, proclamato poche settimane prima della Breccia di Porta Pia…

      L’eretico

  3. Kirilux scrive:

    Non sono distante dal condividere le conclusioni dianzi riportate in merito all’Immacolata Concezione. E addirittura mi piacerebbe che l’argomento fosse approfondito, ad una prossima occasione propizia, con il pensiero di Tommaso d’Aquino e di quell’Antonio Rosmini di recente riabilitato.
    In ogni caso, continuo ad apprezzare – fra l’altro – la qualità degli interventi
    di squisita indole culturale.

  4. Lello Splendo scrive:

    Piccola considerazione personale sulle grandi attività culturali della Nostra Città per natale e dintorni :

    Mercato nel Campo = Bello si ma solo cassa per il comune e per la società dei parcheggi ?

    Mercatini di Natale = Non pervenuti o miseri ?

    Pista del Ghiaccio = Rubata da babbo natale per far esercitare le Renne ?

    Città Capitale della Cultura ?
    Per pochi e ricchi.

  5. antonio scrive:

    da amante spassionato di Woody Allen, sono uscito deluso, al contrario tuo, dalla visione dell’ultimo film. apprezzabilissime le tematiche, come sottolinei, ottima l’ambientazione e la fotografia, quasi perfette, bravissimi gli interpreti, ma è lo svolgimento che mi ha deluso, senza slanci di nessun tipo, piatto. peccato perchè l’argomento si prestava a qualcosa di più. comunque ce ne fossero di Allen tra i cineasti attuali!

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