Siena in Tv: riflessioni…
Quest’oggi, facciamo uscire un pezzo del tutto fuori programma: non dedicato alla telefonata fra Putin e Trump di ieri, oppure alla drammatica ripresa dei bombardamenti israeliani su Gaza (argomenti che tratteremo nel consueto pezzo del fine settimana), bensì incentrato sulle polemiche suscitate dalla messa in onda di un programma dedicato a Siena…
IL “FATTACCIO”
“Siena, il senso della vita”: è titolo – peraltro, assai altisonante ed impegnativo – di un format andato in onda, domenica sera, nel prime time di Rai 5: il canale considerato di taglio culturale, all’interno dell’offerta generalista della Tv pubblica. Un’oretta, la durata del tutto.
Regista, un film maker – a chi scrive, del tutto sconosciuto – di nome Luigi Maria Perotti, il quale ha tentato, a quanto almeno pare, di fornire una sua chiave di lettura della cultura senese, fra Palio e tanto altro. Ascoltando per l’occasione svariati personaggi senesi, alcuni dei quali – ne cito giusto tre: Duccio Balestracci, Maurizio Bianchini e Massimo Biliorsi – i quali, a diverso titolo, sono figure che raccontano e scandagliano il microcosmo senese nonché paliesco da anni, anzi da decenni.
Ci è riuscito, il buon Perotti, oppure no? A leggere gli unanimi commenti della stampa senese, decisamente no; a dare retta al comunicato del Comune e del Consorzio per la tutela del Palio, anche meno, dato che le due istituzioni “prendono decisamente e convintamente le distanze dalle immagini apparse nel filmato” (il quale filmato, fra l’altro, era stato presentato all’Accademia dei Rozzi sabato, a metà pomeriggio).
Se qualche lettore fosse interessato al giudizio dello scrivente, ne resterà deluso assai: domenica sera, non l’avevo visto tout court (anche perché stavo scrivendo l’ultimo pezzo del blog!), ed adesso, in tutta franchezza ed onestà, il vederlo “rivisto e corretto” su Raiplay proprio non mi interessa.
Ergo, un giudizio tecnico su questo format, a questo giro, non lo troverete, per il motivo sopra esposto.
A livello prettamente generale e personale, fatemi giusto dire che una comunità deve (dovrebbe) comunque anche sapere accettare che su di essa si produca un qualcosa – discorso del tutto generale e di metodo, ribadisco – mediocre, se non peggio.
Qui, insomma, si difenderà sempre e comunque il “diritto al troiaio”, insomma (e senza che l’autore se ne adombri)…
RISPARMIAMOCI ALMENO L’IPOCRISIA
Vorrei aggiungere qualche altra, del tutto rapsodica, considerazione; la prima, concerne il tentativo di camuffare l’effettivo motivo dell’incazzatura (scusate l’evidente francesismo) del Comune e del Consorzio con altri motivi, che non siano quelli delle immagini degli incidenti ai cavalli e dei fronteggiamenti.
Il buon Aldo Tani – sul Corriere fiorentino di ieri, pagina 7 – scrive testualmente che “in realtà, il Palio è marginale in questo lavoro”. Come se il motivo delle polemiche fosse quello delle troppe divagazioni della narrazione (“a mancare è il collante che restituisca il senso di insieme di una comunità”), invece che quello dei cavalli infortunati.
Insomma, non ci giriamo intorno: né il Comune, né tantomeno il Consorzio – per ovvi motivi – hanno scritto parole di fuoco per le troppe divagazioni narrative, o per il presunto velleitarismo della sceneggiatura del prodotto. No, tutto dipende e deriva solo, solamente e soltanto dalle immagini paliesche: non a caso, scomparse – così mi è stato autorevolmente detto – dal programmo “purgato” su Rai Play.
E qui – con tutta la sincera simpatia e, direi, financo l’amicizia con il Presidente Antonio Carapelli, nonché con Fulvio Bruni, per citare giusto due esponenti di punta del Consorzio – permettetemi di scrivere per l’ennesima volta ciò che non posso esimermi dal ribadire oggi: la pretesa del Consorzio di controllare la narrazione per immagini dell’evento paliesco è ormai anacronistica – con le immagini di qualunque smartphone, le quali possono entrare on line in qualunque momento -, ed in tutta franchezza certe prerogative sono assai opinabili. La difesa del Palio dallo sfruttamento commerciale, quello è l’impegno sacrosanto – anche se arduo – del Consorzio.
Spulciando il sito del Consorzio, per esempio, viene fuori che anche chi volesse fare una tesi di laurea in qualche modo inerente Palio e Contrade, dovrebbe interfacciarsi con il succitato Consorzio. Dai, su…
UNA COSETTA COMPARATIVA: IL CASO ROSSI…
Altro, e finale, punto: forse il più clamoroso, dal punto di vista prettamente comparativo. Fatemi fare una premessa d’obbligo: non solo in quanto nominato (rinominato, per la precisione) da lei stessa come Presidente della gloriosa Biblioteca comunale, ma anche come persona, la quale apprezza la persona Nicoletta Fabio. Lei stessa – che ha solidissimi studi classici alle spalle – sa bene ciò che Aristotile pare dicesse ad un certo Platone: amicus Plato, magis amica Veritas. Fra due persone di livello, la libertà di opinione, dunque di dissenso, deve essere la base della relazione.
Ciò detto, è il momento per dire che il comunicato del Sindaco – così implacabilmente duro contro questo lavoro della Rai – è sbagliato, ovviamente a mio immodesto parere; per vari motivi (anche perché dà più rilevanza al programma, di quanta forse ne avrebbe avuta la messa in onda del tutto senza comunicato), ma soprattutto per un altro motivo, per l’appunto meramente comparativo.
Dal 2017 (sono quasi 10 anni!), Siena è dipinta – da trasmissioni che hanno una audience, ed un conseguente ritorno on line, neanche paragonabile a quella di Rai5 – come città e collettività del malaffare, dell’omertà diffusa (una volta in cui, a differenza che in ben altre occasioni, hanno parlato anche tanti che se lo sarebbero potuto risparmiare), delle orge ogni tre o quattro palazzi del centro e dell’immediata periferia, nonché ovviamente come il luogo in cui si compiono omicidi assai eccellenti, camuffati da suicidi, coperti dalla Magistratura e suvvia dicendo.
Il Vicolo del suicidio di Rossi, è pertanto da anni meta di un ignobile “turismo dell’orrore” – tante volte stigmatizzato da queste colonne -, con guide – non senesi, certo – le quali fanno ben vedere ai turisti il luogo dell’inesistente omicidio. Visto che è notizia di ieri che la Commissione parlamentare ha disposto una perizia sui resti dell’orologio del povero Rossi, le guide potranno finalmente tornare a parlare anche di questo (nonostante il tutto sia stato ampiamente smontato da chi di dovere: ma cosa importa la realtà effettuale e giudiziaria, in casi come questi? Basta farci un altro paio di puntate da prime time…).
Ebbene, a fronte di tutto ciò – e a differenza di altri luoghi, vedasi Avetrana e non solo – le istituzioni senesi non hanno mai fatto sentire la loro voce, la quale si sente adesso – chiara e forte – per qualche immagine sicuramente “sbagliata” su cavalli della carriera.
E va benissimo così, ci mancherebbe: ma si può dire che la comparazione sia un po’ stridente?
Io ho vissuto a Siena tra la fine degli anni 70 e la fine degli anni 90. Nessuno mi ha mai invitato a nessuna orgia. Mi sento offeso.
PS: Però a Orgia ci andavo spesso a mangiare.
Chi l’ha vista, la trasmissione, dice che era bellina e per nulla denigratoria, anzi. Spandendo proteste si fa la figura degli spocchiosi, oltre a rendersi ridicoli e farci ridere dietro. Cosa peraltro giá successa in passato, giusto per ricordare l’invito delle contrade al compleanno della regina Elisabetta, onore rifiutato chissà perché, forse per paura di fare bella figura. Ma poi spiegatemi una cosa: la trasmissione era stata pubblicizzata, si parlava addirittura di evento promozionale ai Rozzi: è credibile sostenere che la Rai sia andata in onda di testa propria senza l’approvazione di nessuno?
Io nel 2007 feci la tesina della laurea triennale sulla disciplina fiscale delle Contrade dopo i vari accertamenti della GdF sui compensi ai fantini e il permesso al Consorzio non lo chiesi (in Contrada sì). Menomale è tutto in prescrizione..
Caro Michele,
se puoi e vuoi, ti invito davvero a darci qualche dettaglio in più sulla tua tesi: credo che ci si potrebbe accontentare del titolo, se del caso. Scelta comunque assai seria e financo coraggiosa, per un contradaiolo (come mi pare di capire che tu sia).
Ieri sera, parlando al ristorante con due senesi di alta cultura (i quali hanno visto il format, a differenza mia), ho raccolto la loro forte delusione, nei riguardi del programma: ma perché mancavano riferimenti a Caterina (o Bernardino), pur essendo nell’anno giubilare; non esisteva la pittura (non solo i fondi oro, anche Beccafumi o Sodoma, per dire), e si potrebbe continuare, per non poco. Cosa particolarmente stridente, essendo un qualcosa che raggiungeva il prime time del canale culturale della Rai, come ho scritto anche nel mio pezzo.
Mentre ingurgitavo una costolina grigliata di maiale veramente sublime, mi sono permesso di dire loro che tutto ciò ci entrava non più del 9% (arrotondato per eccesso), rispetto alle polemiche suscitate in città…
L’eretico
Ho avuto la fortuna di incontrare l’autore del famigerato video su Siena trasmesso domenica scorsa. Sinceramente mi aspettavo di meglio, troppo edulcorato, attento a non nominare le brutte storie del caso Rossi e delle traversie della Banca. Descrive la Città in maniera molto gentile da isola felice, mentre non lo è più purtroppo. Mi ricordo che intervistò molti avventori del locale e venne a conoscenza dai loro commenti delle molte magagne della Città tra cui il tracollo del Monte, la minore sicurezza da vari anni, molti giovani che la sciano Siena per mancanza di sbocchi lavorativi ed il suo persistente isolamento ferroviario e stradale. Insomma qualcosa di queste chiacchere doveva essere messo nel documentario per rendere meno mieloso il ritratto di Siena quasi da cartolina turistica. Viene quasi da pensare che il lavoro sia stato severamente censurato dai dirigenti della RAI. Detto questo, per quello che riguarda le proteste su come viene presentato il Palio, la protesta del Consorzio non sta né in cielo né in terra perché l’argomento è stato esposto in maniera più che corretta ed ogni scena dalla Corsa ad i vari comportamenti dei contradaioli sono stati commentati con rispetto per la Festa. Per esempio, non c’è stata la solita litania animalista che spesso è stata fatta in altre trasmissioni su Siena. Concludendo, il video è stato anche troppo elegiaco per la Città; un’isola felice che vive serenamente il ricordo del suo grande passato mentre la realtà purtroppo è molto triste. I componenti del Consorzio per la Tutela del Palio dovrebbero essere più polemici per altre cose; una delle tante, quella della scelta degli ospiti che sono venuti a vedere il Palio e che non sempre ci hanno fatto una buona pubblicità, facendo commenti fuori luogo, non dimenticando, poi, quei “simpaticoni” degli animalisti che appaiono sempre più fuori dal mondo e criticano senza conoscere a fondo il mondo paliesco. Che vadano a protestare negli ippodromi ove veramente trattano male i cavalli. Stop, chiudo. Ho parlato abbastanza e non mi dilungo oltre.
Aggiungo che, dato che hanno intervistato diversi stimati intellettuali senesi come il Balestracci e compagnia, non avrebbe certo guastato avere fatto anche con l’Ascheri Raffaele, l’Eretico, Presidente della Biblioteca Comunale e promotore di diversi interessanti eventi culturali.
Anche l’Ascheri padre.
Caro Vedo sempre più nero,
meglio così, dai retta: in tutta franchezza ed onestà – viste le polemiche, e la qualità complessiva del prodotto – sto riuscendo a prendere sonno lo stesso, pur non essendo rientrato nel novero degli intervistati, credimi…
L’eretico
O quando si vota per ostracizzare il trio Balestracci, Bianchini & Biliorsi che s’è prestato a codesta onta?!?
10 anni di esilio a poggibigonZi..
Io mi ci so’ addormentato, anche se l’inizio sul palio parabola di vita un sembrava malvagio.
Anche le cadute rovinose fanno purtroppo parte del “gioco” della vita.
Una delle cose peggiori per l’immagine di Siena riguarda uno degli ultimi tesori rimasti… l’ateneo. Offriamo agli studenti case fatiscenti a prezzi esorbitanti, servizi scarsi (una mensa chiusa da anni, trasporto pubblico scarso), divertimenti e svaghi da RSA.
Io non ho visto la trasmissione in oggetto e non posso esprimermi in merito, certo è che il pregiudizio all’immagine della città che le varie trasmissioni sul caso Rossi hanno prodotto sembra innegabile e non modesto….
Fausto