Eretico di SienaUna piazza per l'Europa (e Trump-Churchill) - Eretico di Siena

Una piazza per l’Europa (e Trump-Churchill)

Torniamo ad occuparci di politica internazionale e nazionale, dopo i due pezzi senesi (quello sul Covid, lo rimandiamo ancora, sic); nel giorno dell’anniversario della clamorosa strage brigatistica – all’insegna della “geometrica potenza”, disse qualcuno morto da poco – della scorta di Aldo Moro (16 marzo 1978), dunque, tre flash sull’attualità geopolitica: con un finale churchilliano, che ci sta sempre bene, specie in questi tempi…

 

LA (NON) PAX TRUMPIANA

Vi ricordate quando Donald Trump, lungo tutta la campagna elettorale, non faceva altro che ripetere che, in due giorni o poco più, avrebbe riportata la pace fra Russia ed Ucraina? Sono passati quasi due mesi (dall’insediamento ufficiale; dalla vittoria elettorale, più di 4), e la pace non solo non c’è, ma è assai, assai lontana.

Peraltro, a dirla proprio tutta, anche la pace a Gaza è sempre più a rischio, e la questione con gli houthi yemeniti è più incandescente che mai. Forse, almeno per il 2025, il Nobel per la Pace (che non sarebbe stato da dare neanche ad Obama, sia chiaro) a Trump non arriva, suvvia….

Perchè la pace in terra di Ucraina è ancora lontana? Zelensky, in difficoltà sul campo di battaglia (ma non certo come scrivono i media filoputiniani), si è da mesi convinto di dovere fare inevitabili concessioni, visto che gli accordi solo così si fanno; il dittatore moscovita, invece, avanza pretese che dimostrano solo arroganza e protervia: pretende l’annessione anche di territori non occupati manu militari (bella concessione diplomatica, eh), pretende poi di decidere lui chi andrà a guidare l’Ucraina (facendo fuori Zelensky), infine non solo non vuole l’Ucraina nella Nato, ma proprio non accetta una Nazione in grado di difendersi tout court. Neanche mezzo passo verso concessioni di alcun tipo al nemico, dunque.

Ergo, la pantomima di queste settimane serve solo a fare capire che Putin e Trump si stanno tanto tanto simpatici l’uno con l’altro, ognuno alimentando il narcisismo dell’altro; e – novità, questa, davvero di portata storica – che per gli attuali States la Russia è un leale alleato. Da lusingare e vellicare in ogni modo.

Si dice: Trump lo fa per staccare la Russia dalla Cina; ma è del tutto evidente che, nel nuovo mondo multipolare a tre, avremo due dittature conclamate (Russia e Cina), ed una democrazia che è sempre più periclitante (vedasi gli attacchi vergognosi di Trump alla stampa).

Molti ne saranno contenti, qualcuno financo contentissimo: permetteteci invece – per quello che conta – di non esserlo affatto…

 

LA MANIFESTAZIONE FILOEUROPEA

Ci sarebbe stato molto da scrivere, a proposito della manifestazione ideata da Michele Serra (dunque, Repubblica), tenutasi ieri a Roma, in Piazza del popolo. Vediamo di fare almeno qualche considerazione, partendo dal fatto personale che – se lo scrivente ne avesse avuto modo (invece di avere due eventi cogenti a Siena, in mattinata) – ci sarebbe stato: come, per esempio, era stato a Piazza San Giovanni nel 2002, auspice allora Nanni Moretti (presente, pur se defilato, anche ieri).

Va da sé che ieri c’era un qualcosa che univa tutti – l’afflato europeo ed europeista -, ed un qualcosa che divideva, lacerava tutti all’ennesima potenza: la questione del riarmo, per come proposto dalla von der Leyen (nisi fallor, l’unico apertamente a favore è Calenda); non c’è quindi dubbio che una piazza che manifesti a favore dell’Europa, senza essere in maggioranza d’accordo sul modus operandi europeo (Inghilterra compresa!), sia cosa davvero assai singolare.

Fra i vincitori, senz’altro Michele Serra: la sua proposta di un evento senza bandiere di Partito (e di sindacati, aggiungiamo) è stata intelligente e vincente, come la sua idea di non fare salire sul palco i politici nazionali; la partecipazione, pur con tutte le contraddizioni di cui sopra, è stata davvero ampia: Piazza del popolo non è San Giovanni, certo, ma ieri era strapiena, e la circostanza non era così scontata.

Fra gli sconfitti, il sempre meno credibile Antonio Scurati, passato in un amen dall’antifascismo più scontato (condito da insopportabile vittimismo da 25 Aprile, vedasi l’anno scorso), all’esaltazione dell’Europa guerriera, con retromarsch davvero esilarante nello spazio di una manciata di giorni, approdando al capolavoro di arrampicata (sugli specchi) di venerdì su Repubblica (pagina 10), di cui cito queste due indimenticabili perle:

“Lo ribadisco: dobbiamo ritrovare il senso della lotta, sottolineo, non della guerra. Spirito combattivo e spirito guerriero non sono la stessa cosa. Anzi, nel nostro caso sono addirittura contrapposti…”; e poi, la chicca finale sulla nuova idea di esercito scuratiana:

“Un esercito europeo unitario di pace, democratico, esclusivamente difensivo…non in competizione ma al servizio del welfare” (vale a dire che i militari finanziano gli ospedali e le scuole?).

E come non averci mai pensato prima, di grazia?

 

I TEMPI DI CHURCHILL

Domani – lunedì 17, alle 17,30 in Sala storica della Comunale – lo scrivente terrà una lectio sulla figura di Winston Churchill, a 60 anni dalla morte (1874-1965: ed ancora aleggia il mistero su come abbia fatto ad arrivare a superare i 90 anni, con lo stile di vita adottato cotidie…).

Preparando le cose da dire, rileggendo alcuni dei suoi celebri discorsi con cui riuscì a tenere – e a fare tenere agli inglesi! – la barra dritta durante i bombardamenti della Luftwaffe nell’estate del 1940 (in attesa di restituirli, e con gli interessi: come in Italia ed in Germania, Dresda compresa), viene proprio da pensare a come siamo cambiati, noi occidentali. O forse, più semplicemente, il fatto è che sic et simpliciter noi italiani siamo rimasti i soliti: della Libertà ci si riempie sempre volentieri la bocca, ma che a pagarne il tributo siano gli altri, che noi teniamo famiglia (gli altri, invece, tutti single impenitenti, no?).

Tutta l’Europa era controllata – in modo diretto o indiretto – da un certo Adolf Hitler, in quell’agosto del 1940: Hitler seppe prendersi in un amen Parigi, nel giugno di quell’anno (Parigi!), Putin non è stato capace di conquistare né Kiev né Kharkiv, in più di tre anni di guerra di aggressione; nonostante ciò, tanti utili idioti continuano a ripetere che l’Occidente vuole “fare la guerra fino all’ultimo ucraino”, non concedendo agli stessi neanche la dignità di combattenti in nome della loro libertà.

Questi stessi commentatori, nel 1940, avrebbero consigliato a Churchill di arrendersi, di farla finita, di non fare massacrare il suo popolo, di non fare “la guerra fino all’ultimo inglese”, magari sotto dettatura di quel Roosevelt che – con la sacrosanta Legge Affitti e prestiti – dava armi e munizioni di fatto a fondo perduto all’Inghilterra, mentre oggi Trump rivuole indietro i soldi degli aiuti e la depredazione del sottosuolo ucraino. Da “arsenale della democrazia”, gli States trumpiani sono diventati uno Stato ricattatore verso i più deboli.

Ci sono popoli che assegnano alla idea di Libertà – alla loro libertà – un peso specifico ben maggiore, rispetto a quello che le assegniamo noi, e sono di conseguenza pronti a sacrifici per la maggior parte degli italiani insopportabili: gli inglesi ieri (insieme a tanti altri, ovviamente), sotto Churchill e Giorgio VI; gli ucraini oggi, sotto Zelensky.

Forse, è arrivato finalmente il momento di dircelo…

1 Commento su "Una piazza per l’Europa (e Trump-Churchill)"

  1. UN ANTI SCURATI scrive:

    Caro Eretico, ti faccio i complimenti per il pezzo, che solleverà vari commenti critici, ma ritengo tu abbia le spalle più che sufficientemente larghe.
    Su Scurati, per me esempio tipico dell’attuale intellettuale italiano medio (di sinistra, perché l’intellettualità come notorio può essere solo da quella parte), voglio aggiungere a ciò che hai scritto (Scurati peraltro basta citarlo) un aspetto: è riuscito, in un sol colpo, a farsi criticare con durezza dal Foglio (stampa filoucraina e filoeuropea) ed anche sul Fatto odierno, con un paginone tutto dedicato a lui. Ma tanto la sua nicchia di lettori, quella che si vede prima di lui di Mussolini non sapeva niente, al prossimo tomo si farà ben sotto…

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