Un viaggetto fuori porta: Slovenia e Croazia (con 5 Ps)
Di ritorno dai Balcani, eccoci al consueto appuntamento settimanale; si scrive qualche bagatella di viaggio sulla Slovenia e sulla Croazia (come non farlo?), pur sapendo che ci sarebbe tanto altro cui dedicarsi.
Quanto alle elezioni francesi, che dire? Aspettiamo di vedere chi reggerà l’esecutivo (tutto ancora in alta Senna, si potrebbe dire): di certo, è significativo assai che la coalizione arrivata prima – del tutto a sorpresa vincente – non abbia un leader riconosciuto, essendo Melenchon considerato non ostensibile (dal mio punto di vista, in modo del tutto giusto, viste le sue prese di posizione, soprattutto in politica estera).
VERSO I BALCANI: UNA SOSTA AL CANTAGALLO
Per arrivare in Slovenia, si deve passare (anche) dalla Firenze-Bologna, ed una sosta al Cantagallo è tappa obbligata (sono in un viaggio organizzato, peraltro: una modalità per me quasi inedita, con i suoi pro ed i suoi contro; la ex Jugoslavia, anche profonda, l’avevo visitata più volte da scrittore: modalità diversa, non c’è dubbio alcuno); essendo una domenica mattina di luglio, alle 8,45, i lettori potranno ben immaginare che il Cantagallo non sia una cattedrale nel deserto, per così dire.
Il locale è infatti strapieno, debordante di gente di ogni genere e fattezza in fila per la colazione (brioche e cappuccino: 4 euro e 90 centesimi, eh…): è il turismo di massa, è l’overtourism come norma, bisogna pur farsene una ragione; semmai, oso chiedermi – mentre mi godo il buon cappuccino servitomi da una dipendente, la quale è già stremata per l’iperaffollamento di richiedenti caffè – se sia proprio necessario che i proprietari si portino dietro, all’interno del Cantagallo, i cani, perfino in una situazione quasi estrema come questa? Non sarebbe meglio per tutti – a partire dai cani stessi – se stessero en plein air, di grazia? Mah…
Mi viene poi in mente l’episodio – ormai misconosciuto – di quel 21 giugno 1973, proprio al Cantagallo: quando il leader del Movimento sociale italiano Giorgio Almirante – in loco con la moglie ed una guardia del corpo (come accadeva anche a Berlinguer di avere, per dire) si trovò il pranzo non servito, rifiutato a causa di uno sciopero antifascista proclamato su due piedi (durata: trenta minuti), allorquando il leader incontrastato del Partito di estrema destra fu riconosciuto dai dipendenti. Episodio davvero emblematico di un’epoca, e di un luogo (con Marzabotto assai vicina, fra l’altro): i tempi – su questo non c’è dubbio – sono assai cambiati.
Perso in questi pensieri – non adatti alla dimensione di un viaggio collettivo, lo ammetto -, mi riavvicino al pullman, a buon passo: sono l’ultimo degli ultimi a rientrare (e meno male che mi hanno almeno aspettato)…
IL TURBOTURISMO BALCANICO
Veniamo ai Balcani, dunque: viaggetto in Slovenia, con albergo nella località termale di Catez, per gli sloveni un autentico must; il lunedì, visita alla Capitale Lubiana, la romana Aemona (già visitata dallo scrivente, peraltro); martedì, poi, i laghi di Plitvice (in Croazia: ma il confine fra Slovenia e Zagabria, ormai, è solo formale), i quali non avevo mai visti prima; mercoledì, infine, le celebri grotte di Postumia (Park Postojnska, ad essere più precisi): sempre magnificate da altri (e studiate, da ragazzo, quando a scuola ancora c’era la curiosa – ed ormai perduta – abitudine di fare studiare sul serio la Geografia), mai visitate: e ne vale la pena, date retta allo scrivente! Entrare nella dimensione ipogea – con il trenino ed anche a piedi – è un’esperienza sempre affascinante, non fosse altro che per assaporare al meglio, non appena uno esce, il tornare “a riveder le stelle”…
C’è chi ha scomodato il termine “turboturismo balcanico”, direi con piena ragione: gli sloveni ed i croati – i Paesi della ex Jugoslavia senz’altro più avanti, in questo senso – hanno investito bene, in questo campo, e sanno vendersi e vendere i loro “prodotti” (ad un prezzo tutt’altro che economico, oggi: per entrare al certo meraviglioso Parco dei laghi di Plitvice – bellezze naturali, dai croati solo manutenute con maestria, peraltro -, si pagano 40 euroni pieni).
Metteteci dentro un po’ di sana furbizia balcanica per spillarvi qualche eurino in più (possibile che in un hotel termale, si facciano affittare agli ospiti gli accappatoi, di grazia?), condita da un senso del kitsch ancora ben perdurante e massicciamente presente (ma Tito, con la sua matronale Jovanka, non era forse lui stesso un prototipo del cafonal ante litteram?), mischiate bene e ne verrà fuori un mix che, nel complesso, funziona davvero: per chi visita, certo, ed ancora di più per chi passa all’ incasso…
LA GUERRA? ROBA VECCHIA…
Scriveva Paul Ricoeur che un eccesso di memoria può essere altrettanto nefasto di un eccesso di memoria: e siamo sempre più d’accordo con lui. Quanto alla ex Jugoslavia, per dire, troviamo entrambi gli elementi: in Bosnia, abbiamo forse un eccesso di memoria (testimoniato anche da una nuova mostra, a Sarajevo, sulla Guerra del 1991-1995, peraltro pare curata assai bene), così come in Serbia (ove questo eccesso è invece declinato in senso nazionalistico-recriminatorio-vittimistico); in Slovenia e Croazia, da par loro, si assiste al complementare eccesso di oblio: pare che la guerra civile, in buona sostanza, non ci sia mai stata.
In Slovenia, in effetti, di fatto non ci fu: gli sloveni autoproclamarono la loro indipendenza nel 1991 – aprendo conseguentemente il vaso di Pandora del dramma che infatti iniziò subito dopo -, e tutto, per loro, finì lì; in Croazia, invece, le cose andarono ben diversamente, come tutti ricorderanno (tutti? Va beh, siamo ottimisti, suvvia…).
In ogni caso, venendo all’oggi partendo da ieri l’altro: visto che il grande Vladimir moscovita ha voluto invadere l’Ucraina, nel febbraio del 2022, per denazificarla al meglio (tirando fuori – per giustificare la sua criminale decisione – la figura di Stefan Bandera, nazionalista e collaborazionista – a giorni alterni, peraltro – dei nazisti), visto che c’era, avrebbe potuto e dovuto invadere anche la Croazia e la Slovenia (e non solo: ma adesso è di queste due Nazioni che parliamo).
In Croazia, la figura di Ante Pavelic, leader e demiurgo degli Ustascia filonazisti, è ancora assai popolare e riverita; in Slovenia, come non ricordare l’esperienza dei cosiddetti Domobranci, egemonizzati da quel gran brav’uomo del Generale Leon Rupnick?
Insomma, se si vuole denazificare l’Ucraina, come si fa a lasciare fuori, fra gli altri, la Croazia e la Slovenia? Forza Vladimir, hai ancora tanto, tanto lavoro da fare, prima di lasciarci un mondo migliore, in quanto del tutto denazificato…
Ps 1 A proposito dell’ Orban-tour: focalizzandoci solo sul passaggio in Florida nel villone di Trump, si può dire che fare un endorsement, e così clamoroso, in pienissima campagna elettorale sia un po’ poco istituzionale, per chi dovrebbe rappresentare l’Unione europea in quanto tale? Andando da Putin, almeno, poteva fingere di lavorare per la pace (vale a dire per la resa ucraina): andando da Trump, cosa potrebbe dire, da par suo?
Ps 2 Wimbledon è alle battute finali, ed il tennis italiano ha raggiunto livelli mai così alti; tifiamo dunque per Jasmine Paolini (28 anni), e diciamo davvero bravissimo a Musetti (visto per qualche minuto nella vittoria contro Fritz: l’italiano è un grande giocatore, anche dal punto di vista dell’estetica, del gesto tecnico); possiamo invece non unirci in alcun modo al lutto nazionale per la sconfitta del peraltro sudtirolese-monegasco Sinner, di grazia?
Ps 3 Circolare Valditara: vietato l’uso dei cellulari fino alle Medie (comprese), anche per uso didattico; ritorno all’uso del diario cartaceo (senza eliminare quello elettronico: et et). In questo caso, all’insegna del meglio tardissimo che mai (e ben consapevoli che la scuola non si risolleverà certo solo per questo), sia sincera lode al Ministro Valditara.
Ps 4 Caso Gasparro: in questi giorni (anche oggi stesso, pagina 8) Stefano Bisi, sul Corriere di Siena, sta facendo conoscere una notizia che i senesi – tutti presi da legittimo entusiasmo per il drappellone andato all’Onda – non conoscevano. La comunità ebraica ha portato l’autore del Palio a Processo (previa decisione del Tribunale di Bari, ovviamente), con la grave accusa di odio razziale, sostanzialmente di antisemitismo, per una sua opera in cui si ripropone uno dei tanti, e vergognosi, falsi storici contro gli ebrei (la vicenda del bambino Simonino, nel 1475). Non solo per l’opera in sé, ma per i suoi stessi commenti sulla vicenda, Giovanni Gasparro è sotto processo (prossima udienza, il 31 ottobre). Un qualcosa che dovrebbe fare quantomeno riflettere (a volare bassi, e non aggiungere altro): specie nella terra in cui c’è chi, ancora, esalta il Viva Maria…
Ps 5 Olindo e Rosa: non ci sarà dunque il Processo di revisione; sconfessata, in tutto e per tutto, la linea Iene-Tarfusser (ancora, non ci capacitiamo del perché il buon Calenda lo abbia candidato nelle file di Azione); purtroppo, però, già il solo fatto che una nuova Corte abbia dovuto perdere tempo immaginiamo prezioso (ed impiegare denaro pubblico) per ribadire l’ovvio assoluto di una strage dalla dinamica (e dal movente) lampante, è un ennesimo, ed amarissimo, segno dei perigliosi tempi che stiamo attraversando…
bentornato eretico dalla porta dell’est!
Torno alla domanda scorsa:
Che ne pensi del resoconto , personale, di a.b.s.sul corriere in merito alla liberazione di siena del 3 luglio?
Tu sei docente di lettere, lui semplice portavoce. Un parere storico-didattico
Caro Giulio,
il pezzo in questione lo avevo letto, anche perché ero a Siena, ovviamente, il 3: se ricordo bene, non mi sembrava un articolo degno di particolare critica, come mi pare invece tu implicitamente intenda. Si può ovviamente discutere sulla figura di Chiurco, sulla quale io ed Andrea abbiamo giudizi differenti, ma la sostanza mi pare quella…se del caso, scrivi tu quali sarebbero i punti da criticare, nello specifico: anche per fare capire agli altri lettori…
Quanto alle bacchettate sulle dita, difese fra gli altri da un certo Quintiliano, illo tempore: oggi ovviamente sono del tutto improponibili, ma facevano meno danni quelle che il totale lassismo attuale, dai retta a chi è stato più di 20 anni in mezzo ai ragazzi…
L’eretico
su valditara, mi aspetto che ripristini le bacchette sulle mani…
….vista l’educazione fornita ai pargoli dagli attuali genitori, non sarebbe una cattiva idea….
Allora le bacchettate sarebbe bene darle ai genitori, non ai bambini, che non hanno colpe .
Ma bravi i democratici che hanno attentato la vita di Trump. Sono proprio dei guerrafondai. Sono con Orban alla faccia dell’Unione Europea ignavia.
Parere personale; se Trump dovesse avere un grave ed irrimediabile attentato possiamo prepararci alla Terza Guerra Mondiale perchè con i democratici alla Presidenza continuerà la guerra in Ucraina espandendosi ai Paesi vicini e l’incendiò dilagherà.
A vedere gli esiti, direi che le bacchettate nelle mani hanno fatto danni…e molti!
Ahimè… in un paese dove si riapre un processo e si dimezza la pena ai due drogati che accoltellarono a morte (11 volte) il carabiniere Cerciello Rega, c’è sempre la speranza di farla franca.
Trump probabilmente è l’unica persona che potrebbe avere il potere e l’intenzione di far cessare la guerra, ha fatto bene Orban ad andarci, anche perché rischiava di non rivederlo più… Comunque anche se lo avessero ucciso sarebbe stato un po’ più reattivo del suo avversario
Cari lettori intervenuti sul tentato omicidio di Donald Trump,
in attesa di scriverne ovviamente nel prossimo pezzo, cosa anticipare? Che ci siano state clamorose falle nella sicurezza, lo capirebbe anche un minus habens, a maggior ragione dopo le testimonianze (plurime) di gente che aveva segnalato la presenza di questo assassino sui tetti circostanti.
Beh, per intanto godiamoci – si fa per dire, visto il drammatico contesto – lo scampato pericolo: la Seconda guerra civile americana (dopo quella fra il 1861 ed il 1865, con il Presidente Lincoln ammazzato poco dopo la sua conclusione) può ancora aspettare, almeno per un po’ (novembre?); se l’attentatore fosse stato un “antifa”, come nella notte scorsa sembrava essere (consueto troll putiniano, toh), forse saremmo già all’esito che, comunque, non è mai stato così vicino e possibile, da più di un secolo e mezzo a questa parte.
Sul fatto che ci siano troppe armi, specie semiautomatiche, in giro negli States, non so quante volte lo si sia detto e scritto, anche in questo blog: il fucile del 20enne demente era stato messo fuori legge da Clinton (1994), ma sotto Bush junior è tornato ad essere acquistabile, alla modica cifra di un centinaio di dollari…
L’eretico
Cari lettori,
forse il blog, per un giorno o due, non sarà attivo, per una mera questione di annuale manutenzione (spero di no, ma ci sta che accada): in ogni caso, a breve – anche nello scenario peggiore (che è sempre quello cui bisogna prepararsi, eh) – saremo, e sarete voi con i vostri quasi sempre stimolanti commenti, di ritorno…
L’eretico
Sei partito con una più tranquilla. L’hai trovata con l’emergenza pakistana sempre più preoccupante il posteggio di San marco è di nuovo occupato. Facciamoli venire ancora altri, continuiamo a farci del male. E Orban? Ha fatto bene a visitare il buffone ucraino, il tiranno Putin e la volpe cinese. Dobbiamo muoverci, sondare le parti se vogliamo risolvere la questione Ucraina. Il problema è che l’oca giuliva Von der Leyen resterà al comando perancora molto tempo. Rimbambiden sempre più pericolante e se non mettono in campo un altro candidato (Michelle Obama?) la sconfitta è sicura. Io comunque tifo, tappandomi il naso, Trump, di baggianate ne ha fatte, ma non ha mai iniziato una guerra, Biden ne ha favorite diverse. Il figlio di Biden è accusato di speculare sulla ricostruzione dell’Ucraina, Trump di aver tradito con una pornostar; ma se Trump è un puttaniere saranno problemi con sua moglie che poi sembra che lei abbia sempre pareggiato i tradimenti. Per tutti altri scandali finanziari è stato via, via assolto. Bentornato Eretico aspetto i tuoi appuntamenti culturali, uno dei pochi lati positivi in questa estate senese. Alla brezza fresca della Fortezza rinfreschiamo anche le nostre idee, le nostre menti.
Nuovo motto per la nostra Città: Cost magis tibi Sena pandit. Siamo tra le 10 città più care in Italia. Evviva! Finché durerà l’ondata dei montepaschini in pensione sarà la pacchia per tutti, primi i commercianti ed affini poi inizierà la crisi totale e qualcuno dovrà darsi una regolata a cominciare dall’amministrazione comunale che non abbassa le tasse; una delle tante, l’IMU e le rendite catastali hanno dei valori primato in Italia. Il Monte? Non ci sperate, ormai è una banca senese di nome e non di fatto. Le Contrade aspettano il contributo per le nuove monture, forse questo sarà l’ultimo atto per la Città, poi il buio. Intanto i giovani vanno via e la Città invecchia. Siena futura città ospizio e rifugio per migranti, quelli sempre più numerosi, tanto quelli con l’ISEE basso, non conoscono le tasse, lavorano tutto al nero e s’arrangiano sempre.
Caro Vedo nero,
sei certo pessimista, ma in effetti lucido, c’è poco da dire; e il tuo “Cost magis Sena pandit” non è male, e penso davvero di riutilizzarlo (citando come sempre il copyright)…
Il blog non ha subìto interruzioni: qualche volta, lo scenario peggiore non si avvera, suvvia…
L’eretico