Il grande inganno su don Milani
Eccoci all’appuntamento settimanale del blog (nonché ultimo appuntamento di questo intensissimo novembre), oggi dedicato in maniera monografica alla “appropriazione indebita” cattocomunista della figura di don Lorenzo Milani, cui oggi è dedicata la Festa della Toscana, nel centenario della nascita (chiaramente, presentando non il prete di Barbiana per chi era, ma per come il camouflage dei vari Montanari, Veltroni e Bindi lo propaganda, ormai da decenni).
LASCIAMO STARE BARBIANA E LE PROFESSORESSE, VIA…
Oggi lasciamo un po’ da parte la vexata quaestio di “Lettera ad una professoressa”: uscito un mese prima della scomparsa di don Milani (maggio 1967), e poi vergognosamente strumentalizzato, dal ’68 ai giorni nostri. Oggi – dicevamo – ci interessa soprattutto approfondire ciò di cui sotto; però, al contempo, come si fa a scrivere del prete di Barbiana senza almeno accennare al suo scritto più noto, di grazia?
Va premesso che verosimilmente la genesi di questo libro fu la bocciatura di tre suoi alunni, da parte di quella professoressa, alunni arrivati da Barbiana a Firenze per sostenere l’esame di Stato: è la tesi – che fece assai discutere – esposta da Sebastiano Vassalli in un suo contributo su Repubblica del 1992, fatto cadere prontamente nel dimenticatoio.
In ogni caso, la polemica contro la scuola classista e ghettizzante di allora, con i figli di papà (i milaniani “Pierini”) che conoscevano quelle “2mila parole in più” dei figli dei mezzadri, era una polemica che – in senso generale – era sacrosanta, calibrata nel contesto dell’Italia dei Sessanta, dello sviluppo economico senza autentico progresso (Pasolini scripsit).
Quello che però i penosi “donmilanisti fuori tempo massimo” (il copyright è mio, e guai a chi me lo tocca) non capiscono, o fanno finta di non capire, è che oggi c’è una tale omologazione culturale e di linguaggio verso il basso, che – salvo le consuete, davvero poche, eccezioni – le milaniane “2mila parole in più”, si sono trasformate in 2mila (almeno) di meno, per tutti. Figli dei ricchi, figli dei poveri, figli della middle class perennemente in crisi: la lobotomizzazione da smartphone, il cervello all’ingrasso da Tik tok, infatti, è assolutamente interclassista…
CHI ERA DAVVERO DON MILANI?
Arriviamo dunque al punto cruciale, a ciò che più dovrebbe interessare, anche in questo 2023, nel centenario della sua nascita: chi era davvero don Milani? Era un sacerdote – critico, certo, con molti aspetti della vita ecclesiastica, scomodo come molti altri in quella temperie -, ma comunque fedele alla Chiesa, oppure si è trattato di una sorta di ircocervo – un po’ prete, ancora di più comunista -, insomma quel santino cattocomunista che ci viene propinato da decenni? E questa domanda – i lettori attenti ben lo sanno – viene posta dallo scrivente: il quale, di certo, non ha alcun interesse ad un arruolamento nelle file vaticane di chicchessia.
Beh, difficile essere categorici e perentori, ma di sicuro don Milani era molto più un sacerdote della Cattolicità, che non altro. Ed ancora più certamente, e graniticamente, era profondamente imbevuto di anticomunismo, come testimoniato anche da Alessandro Mazzerelli, testimone diretto. Abbiamo avuto il Mazzerelli ospite in Sala storica, lunedì scorso: chi voglia, si guardi il suo contributo, sul sito Fb della Comunale. Ne vale la pena.
Quando la malattia ebbe drammaticamente la meglio su di lui (giugno 1967, a soli 44 anni), don Milani si fece seppellire con l’abito talare indosso (anche con gli scarponi da montagna, per aggiungere un particolare), e tutti gli uomini di Chiesa che l’hanno conosciuto e frequentato partono dal presupposto della sua ferma lealtà a Santa Madre Chiesa, nonostante le frizioni e ciò che aveva subìto nel passaggio da Calenzano a Barbiana, nel 1954: perinde ac cadaver, è proprio il caso di dire…
UNA VERGOGNOSA APPROPRIAZIONE INDEBITA
Perché il cattocomunismo italiota si è impadronito di don Milani? Che si tratti di una “appropriazione indebita” – come lo scrivente ha detto più volte lunedì in Sala storica – nessun dubbio: Alessandro Mazzerelli può essere ovviamente discusso dal punto di vista politico (ex socialista di destra, poi fondatore del Movimento autonomista toscano, che ha avuto scarse fortune elettorali a suo tempo), ma – purtroppo per le Rosarie ed i Tomasi nazionali – lui, a differenza loro, don Milani l’ha conosciuto di persona (il primo incontro avvenne il 31 luglio 1966, a Barbiana). Di più, e soprattutto: Mazzerelli ha i documenti (ed alcuni sono venuti fuori dopo anni, per pura casualità); lui procede per tabulas, gli altri, invece, proiettando su don Milani quelli che sono i loro ideali e le loro idee, in modo del tutto sganciato dalla concretezza dell’autentico pensiero del prete di Barbiana.
Il quale fu tanto antifascista, quanto anticomunista: esattamente come era la ovvia prassi ecclesiastica, in un contesto che va da Pio XII (don Milani diventa tale nel 1947) a Paolo VI (Papa nel 1967, quando muore), passando certo per l’esperienza conciliare e per Giovanni XXIII. E non a caso, uno degli uomini di Chiesa che gli furono più vicini fu l’allora giovane don Giussani, fondatore di Comunione e liberazione: quanto di più lontano dal cattocomunismo ci possa essere, insomma. Tutto cancellato dalla vulgata oggi predominante.
Per decenni (la Chiesa cattolica per secoli), le due grandi “chiese” italiane – per l’appunto quella cattolica ed il Pci – hanno creato separatamente il proprio Pantheon; ad un certo punto, con la nascita del cattocomunismo, hanno visto che anche su questo potevano allearsi, ed un prete degli ultimi come don Milani (il quale tanto era in Paradiso, ergo doveva stare zitto) sarebbe stato perfetto per lo scopo. Non certo a caso, dopo la sbornia sessantottina per il don Milani della “Lettera ad una professoressa”, la scoperta ed il lancio del don Milani prete comunista nasce – come Mazzerelli ricostruisce, documentalmente – su Rinascita (l’organo teorico del Partico comunista), ove si inizia a parlare apertamente delle idee comuniste di don Milani, sic. Correva l’anno 1977, e c’era da giustificare e da legittimare il compromesso storico, guarda un po’ il caso.
La strada – per i Veltroni, le Bindi ed i Montanari – era ormai aperta: unica vittima, certo innocente, la figura (ed il pensiero) del prete di Barbiana…
Ps 1 Ci ha lasciato, dopo avere varcato con lucidità il secolo di vita, Henry Kissinger: ci sarà tempo e modo di riparlarne, sia qui sul blog che in Sala storica, statene ben certi; nel frattempo, salutiamo con soddisfazione intellettuale le giravolte di tanti “cattivi maestri” che, nei Settanta, lo consideravano una figura diabolica, e nell’ultimo anno invece lo hanno elogiato per la sua realpolitik sulla aggressione putiniana all’Ucraina. Solo i cretini non cambiano mai idea: ma almeno ricordare ai lettori cosa si diceva di lui qualche decennio prima, sarebbe stato corretto, magari…
Ps 2 Lunedì 4 dicembre – Sala storica, ore 17,30 – lo scrivente terrà una lectio dedicata al tentativo hitleriano di prendere il potere in quel 1923, di cui ricorre in questi giorni il centenario: “Quando Hitler provò a prendere il potere: un secolo dal fallito putsch di Monaco”, il titolo della conferenza. In un assai periglioso tempo, in cui darsi del nazista fra le parti sembra diventato uno sport internazionale, forse è bene sapere cosa sia stato esattamente, il Nazismo. Sin dai suoi albori…
Caro Eretico,
più che attraverso la lettura ideologica della figura di don Milani, io vorrei osservare nel priore di Barbiana la rabbia verso una scuola voluta da Croce e Gentile. Don Milani avrebbe voluto una scuola che potesse fornire competenze in uscita. Don Milani proponeva l’incontro con luoghi, persone e documenti che consentivano ai suoi allievi di acquisire competenze pluridisciplinari. Il suo era nient’altro che un approccio all’apprendimento simile a quello dei paesi anglosassoni. Una scuola siffatta avrebbe funzionato da ascensore sociale e abbattuto le barriere fra classi durante lo svolgimento delle lezioni. Non fornendo competenze, la scuola ha perso credibilità da parte di studenti e famiglie. E’ difficile per l’Italia liberarsi dalle catene dell’idealismo di Croce e Gentile. Gli unici segmenti che hanno lavorato in questo senso sono la scuola materna e la scuola primaria. Per il resto si va sempre peggio, anche perché adesso le competenze dei docenti non sono paragonabili a quelle di 50 anni fa, persino dal punto di vista relazionale. Qualcuno dirà: colpa di don Milani ! No, la colpa è stata la sottrazione sistematica di risorse alla scuola, la mancata formazione dei docenti, una didattica rimasta al palo, mentre attorno la società si trasformava. La scuola non è più un ascensore sociale, ma è di certo diventata ammortizzatore sociale per tante persone che non meriterebbero quelle cattedre. Per rimediare a quest’ultimo problema, io sono convinto che un metodo per garantire insegnanti convinti e motivati sarebbe, accanto a stipendi più alti, rendere obbligatoria la presenza degli insegnanti a scuola dalle h 8 alle h 15 per 40 ore settimanali. In quel monte ore si svolgerebbero riunioni, preparazione delle lezioni, progetti pluridisciplinari e ricevimenti. Sarebbe una selezione darwiniana
Lei, casmar, probabilmente non conosce il mondo( e gli orari) della scuola..si 8nformi meglio, e vedra che non saranno 40, ma 35 ore settimanali si.
Inoltre, a scuola, hanno a che fare con bambini e ragazzi in età sempre più difficile…e il lavoro è tosto!
Poi , come dappertutto, ci sono i lavativi, i fannulloni ecc..ma questo è un altro discorso
Caro Giulio,
in una settimana:
Ore di insegnamento 18 (scuola secondaria di secondo grado)
Ore di ricevimento 1 (per molte scuole è 1 h/mese)
Per arrivare alle tue 35 h ne mancano 16 ed è fuori dalla realtà anche ipotizzare che attualmente si trascorrano A SCUOLA 16 h di sistematiche riunioni/progettazioni settimanali. Ci sono poi le vacanze: Natale, Pasqua + 30 gg + 4 festività soppresse. In estate, se non si è in ferie, si resta a disposizione: sono rarissimi i casi di richiamo in servizio. Di fatto le ferie estive si estendono. E in caso di occupazione della scuola ? Il docente presidia ? di certo no. I lavativi, i fannulloni si approfittano di questi vantaggi e lo possono fare perché non c’è controllo veruno. I dirigenti si muovono quando sono in gioco questioni formali, o attinenti la sicurezza, o in caso di gravi contrasti con le famiglie e gli allievi. Da lustri il corpo degli ispettori ministeriali, o degli ex provveditorati è stato dismesso. Risorse non vengono impegnate, la qualità della didattica degrada e non è soggetta a valutazione, il distacco e la sfiducia dei giovani galoppa
Come sempre quando si tratta l’argomento scuola , si finisce a discutere di orario di lavoro, stipendi e presunta fannullonite degli insegnanti, e si tralasciano problemi grandi come palazzi che Casmar ha ben riportato: la didattica ferma al palo, mentre la società si è trasformta, e la formazione dei docenti stessi (cose che vanno di pari passo)
Non mettere mano a queste cose significa, ogni anno che passa, rendere la scuola sempre meno adatta alle generazioni che ne usufruiscono e ci riporterà al punto di Don Milani, ma dal lato opposto: una scuola caratterizzata dall’ accesso universale e allo stesso tempo dalla sua inutilità quasi totale….
Caro Eretico, grazie per l’eccellente articolo, che colloca finalmente don Milani nella corretta prospettiva. Ho sentito il Mazzerelli in una conferenza, tanti anni fa: è un vecchio socialista (non certo craxiano), si vede lontano un miglio che è una persona per bene, e la documentazione che ha in mano è ineccepibile.
Ma lo strapotere politico e mediatico della Bindi e di Montanari (che infatti con lui non si vogliono mai confrontare sul tema) oscura tutto: anche colpa di chi ogni settimana li invita in televisione.
Allora basterebbe che chi invita i due bugiardi, inviti anche il testimone oculare e li metta a confronto!
Al di la delle provocazioni, penso che milani possa essere interpretato, al fine di far emergere idee e atti costruttivi e migliorativi della società e della scuola.
Il vizio dei politici di impossessarsi dei grandi personaggi del passato non è una cosa nuova, mi sembra ultimamente addirittura il buon Dante Alighieri sia stato iscritto d’ufficio a Fratelli d’Italia… Ma venendo a Don Milani non possiamo non accorgersi che l’etichetta di comunista sia perlomeno una forzatura di natura ideologica: il parroco di Barbiana era certamente antifascista, antimilitarista e anticlassista, ma certamente non si definiva comunista data la posizione di allora della Chiesa verso il PCI il quale tra l’altro era a quel tempo ancora legato mani e piedi all’Unione Sovietica. Inoltre diciamocela tutta, in materia di politica dell’educazione (dove il Don aveva senz’altro una certa competenza maturata sul campo) non era certo un campione della scuola pubblica, anzi, lo vedrei meglio come convinto difensore delle scuole private, certo che anche così si rischia di giudicarlo con i parametri dell’oggi e non si rende un buon servizio alla sua memoria. Detto questo però non possiamo far finta di non accorgersi che il messaggio del Vangelo da lui predicato parla anche di emancipazione sociale, in qualche modo anticipa nelle nostre campagne quello che sarà poco dopo la sua morte il messaggio della Teologia della Liberazione in America Latina. Più prosaicamente, se volessimo dargli un’etichetta politica, ma naturalmente resta un gioco astratto senza riscontri con la realtà, credo che potrebbe benissimo collocarsi in quell’area politica del socialismo che allora portò avanti la battaglia per la promulgazione dello Statuto deli Lavoratori, guarda caso insieme alla DC e con il PCI all’opposizione.
Caro Cecco,
non a caso don Milani aveva lasciato il suo testamento politico ad Alessandro Mazzerelli, che ho invitato in Comunale giusto lunedì scorso: il quale Mazzerelli era proprio – come detto nel pezzo – un socialista (di destra, allora in competizione con Valdo Spini: ma socialista in tutto e per tutto).
Fu don Milani a volerlo incontrare, e fece iscrivere alcuni suoi alunni di Barbiana alla Federazione giovanile socialista. Fra parentesi: Mazzerelli, già nei Sessanta, parlava delle foibe, da sinistra…
L’eretico
Don Milano, il ’68 e le sue nefaste conseguenze. Come si dice? L’inferno è lastricato di tante buone intenzioni. Le buone intenzioni di Don Milani e la fantasia al potere sessantottina erano per migliorare il mondo, ma sono state tradite e abortite dopo poco tempo. La lobotomizzazione dei telefonini e social hanno complicato e chiuso il cerchio.
“Esiste solo una grande chiesa che parte da Che Guevara ed arriva fino a madre Teresa”.
Qui siamo arrivati e parlare oggi di un socialista di destra strappa un (amaro) sorriso.
La diplomazia del ping pong pose una delle basi per la sconfitta dell’URSS ma determinò la nascita di un nuovo egemone ibrido (una dittatura con economia socialista di mercato).
Andrebbe organizzato un palio straordinario in onore del compagno Mao Zedong con sventolio del libretto rosso.
Motivazione:per 30 anni ha tenuto nel paleolitico una miliardata di cinesi facilitando il nostro sviluppo economico (la pancia piena).
Il culo al caldo invece è solo merito della Nato (gli odiati ameri-cani).
I 40 anni di guerra fredda ci hanno permesso di accumulare una ricchezza con la quale abbiamo tirato a campare nei 30 anni di “pacifica” globalizzazione.
Per come è messa l’Italia un nuovo contesto turbolento faciliterà le nostre prospettive future.
Io sono anti-cattocomunismo, per cui applausi per l’articolo.
Off topic in salsa senese: poiché frequento il luogo tutte le mattine, evidenzio che la tendopoli che è stata tolta dal parcheggio a Porta San Marco si è ricreata sotto le volte del Siena Jazz, in Fortezza. Mi chiedo, e alla domanda dovrebbero rispondere le istituzioni preposte ( Prefetto, Questore, Arcivescovo, ecc.) – che mi sembra, per la verità, almeno dagli interventi che recentemente ho ascoltato, sminuiscano il problema – se la capacità ricettiva della città si sia colmata, e per le modeste dimensioni della stessa e per le possibilità di occupazione che questa offre.
Fausto
Il comunismo è stato il vero male del 900 che purtroppo ha contagiato anche uomini di chiesa come il compagno Milani. Un ideologia malata che ha creato veri e propri mostri!
Caro Eretico,
se non piove di brutto, questo pomeriggio sarò di sicuro in Sala storica a ascoltare la tua conferenza sul fallito putsch di Monaco (al secondo tentativo ad Hitler andò meglio). Fra l’altro, vedo che oggi AfD, partito che non nasconde simpatie neonaziste, è arrivato alle ultime regionali in Baviera ad avere circa il 15% dei consensi, democraticamente ottenuti. C’è di che riflettere, ma per farlo bisogna saperne di più, per cui cercherò davvero di essere presente.
Credo che una dittatura, quando arriva, si presenti sempre come una novità in un certo senso rassicurante, raramente come la restaurazione di una dittatura già sconfitta’da quasi 100 anni. Comunismo, nazionalsocialismi, fascismo… all’origine erano concetti rivoluzionari e positivi prima di prendere il potere e divenire dittature. Quindi penso che il prossimo ‘fascismo’ (con virgolette) non verrà da nostalgiche rievocazioni del passato o ma si presenterà come idea ben proiettata nel futuro, con un vestito presentabilissimo e ingenti appoggi finanziari. Forse c’è già ma non si è ancora ‘svelato’. Ad esempio abbiamo una banca centrale il cui immenso potere sfugge ad ogni controllo politico
Carissimo Eretico, ho visto che per dicembre hai messo in calendario un evento sulla Murgia in Sala storica. Immagino che nonostante la presenza della professoressa targata Pd Gabriella Piccinni, almeno tu possa dire qualcosa di fuori dal coro sulla scrittrice sarda, un caso editoriale abilmente costruito a tavolino.
Su don Milani, nonostante l’opera meritoria tua e del Mazzerelli, ovviamente la linea dell’ortodossia cattocomunista prevale sempre, in prima serata: Rosaria Bindi domenica, ospite da Gramellini, ha snocciolato il consueto rosario di luoghi comuni sul prete di Barbiana. Non ci si può fare, rassegniamoci….
A proposito di grandi inganni (questi concreti e che paghiamo noi)
Il grande accordo con l’Albania per spostare temporaneamente 3mila poveracci all’anno (se va bene), fonti del governo stimano che costeranno 200 milioni all’anno, contro i 19 mln che costa un cpr in Italia.
Ma tanto mica pagano Meloni, Salvini o Tajani, paghiamo tutti noi.
Ok, don Milani era di destra, ma ,con tutto il rispetto, chissenefrega.
Caro Roberto,
sull’accordo con l’Albania riprendi ciò che ha scritto Il Fatto ieri, e credo che la cosa stia così: a mio modo di vedere, l’idea di trovare partner vicini per la drammatica questione immigrazione è buona (anche il socialdemocratico Scholz lo ha detto), ma certo che va gestita con la massima attenzione ai costi.
Quanto a don Milani – argomento del pezzo, peraltro – nessuno ha mai detto che fosse di destra: è stato affermato che era un prete, con posizioni ben diverse da quelle che Rosi Bindi o Tomaso Montanari (senza averlo ovviamente mai conosciuto) gli attribuiscono oggi. Niente di più, niente di meno…
L’eretico
Secondo me questi clandestini dovrebbero essere scaricati nelle regioni rosse. Il problema è di facile soluzione. I circoli ARCI potrebbero essere utilizzati come centri di accoglienza. Che ne dici Roberto? Ti sembra una buona idea la mia? Anche le feste dell‘ Unità potrebbero essere ravvivate dalla presenza di gente di cultura diversa.
Se la tua è una proposta serie,in effetti non sarebbe una cattiva idea (quella di accoglierli nelle regioni rosse), intanto costerebbe molto meno alle nostre tasche. Ma Salvini e la Meloni non lo faranno mai, perché sancirebbero una sconfitta inesorabile.
Se invece la tua è una boutade (spero tu sappia cosa significhi), sarebbe degna di quelle delle persone che hai votato, spiegherebbe tutto.
Buon Natale.
Ammetto che quella mia su don Milani era una battuta senza senso, non conosco l’argomento ne’ tanto meno le opinioni di Bindi e Montanari.
Per Albania: una idea per essere buona deve essere vista a tutto tondo, non solo nelle intenzioni. Altrimenti anche la migliore idea, messa sul campo, può diventare dannosa, e per come si sta prospettando, questa mi pare sia dannosa ed inutile, converrai con me.
Caro Roberto,
per intanto ti fa onore l’ammettere di avere detto una “bischerata”, su don Milani: se ne scrivono tante, ma poi raramente si ammettono. Chapeau, dunque.
Sull’Albania, ti confermo che l’idea a me pare buona, ma certo che se per pochi migranti bisogna pagare tanto (più i problemi legali annessi), il dubbio sulla convenienza non può che venire.
Maurizio, poi, ci va giù davvero tranciante, non c’è dubbio alcuno: ma spesso le Regioni rosse (o i centri come Capalbio), predicano bene e razzolano in modo leggermente distonico, per così dire…
L’eretico
Eretico, perché l’idea ti pare buona? A me fa una tristezza infinita, perché lo vedo come il paese ricco che scarica i problemi su quello meno ricco, ma voglioso di entrare nell’UE. E penso anche che il poveretto che non muore nel Mediterraneo ma sbarca in Italia, non merita a parer mio di ritrovarsi punto e daccapo, cioè al di fuori dell’Europa (ma ho letto ieri che forse questa ipotesi è scongiurata). In ogni caso, appoggiarsi all’Albania, in perfetto disequilibrio, mi sembra veramente una boutade (che fa piangere).
…premesso che sulle Regioni rosse o i vari Capalbio, Monticchiello ecc, concordo, sarebbe interessante altresì approfondire quanti su questi migranti “ ci marciano e mangiano”……per fare un esempio, non so se avete letto l’inchiesta di Panorama sul famoso Casarini e che coinvolge anche prelati di rango elevato. È vero che il giornale citato è politicamente orientato, ma le intercettazioni riportate parlano a mio avviso da sole e offrono un quadro imbarazzante, anche per chi è credente.
Mi pare che che ci marcia e ci mangia di più (in termini di cattura-consenso) siano le nostre destre. Poi mi chiedo cosa ci sia di tanto imbarazzante se la chiesa sostiene chi prova ad aiutare gli ultimi, disprezzati dai benestanti benpensanti.