Il sabato del villaggio (II): Vattimo, Asciano, Leopardi (e Napolitano)
Eccoci alla rubrichetta culturale del sabato (non più della domenica, da questo settembre 2023: si pubblica la domenica mattina solo per motivi selvaioli, eh): tre argomenti principali, conditi da altrettanti Ps politici, il principale dei quali dedicato naturaliter alla scomparsa di Giorgio Napolitano.
GIANNI VATTIMO: IL PENSIERO DEBOLE, LE SBANDATE FORTI
Martedì, ci ha lasciato Gianni Vattimo, filosofo protagonista degli ultimi 60 anni della vita culturale italiana (aveva 87 anni): allievo di Pareyson come Umberto Eco, è sceso anche in politica, con la sinistra radicale e con il movimento fondato da Di Pietro. Da cattolico era partito – militando con grande fervore nell’Azione cattolica -, tutto sommato cattolico è arrivato, lodando a piene mani Papa Francesco, il primo pontefice a tendere la mano agli omosessuali. I suoi funerali, non a caso, si sono svolti in San Lorenzo, a Torino. A proposito, niente scriviamo sulla querelle testamentaria che concerne il suo compagno degli ultimi 14 anni, Caminada: che siano le carte giudiziarie a parlare.
Vattimo è passato alla Storia della Filosofia soprattutto per il titolo di un suo fortunato libro: “Il pensiero debole”, pubblicato nel 1983 da Feltrinelli e scritto a quattro mani con Pier Aldo Rovatti: era il superamento del concetto, più o meno dogmatico, del principio di auctoritas; idea suggestiva, filosoficamente parlando, corroborata da una simpatica forza divulgativo-televisiva del personaggio: all’atto pratico, temiamo si possa dire avere aperto, insieme ad altro, la via ai tuttologi odierni. Se tanto il pensiero è debole, ognuno può dirsi filosofo, nevvero?
Aggiungiamo poi un’altra cosetta, curiosa assai: Vattimo, in campo filosofico, ha sdoganato a sinistra il tandem Nietsche-Heidegger (per Croce “uomo indecente e servile”, per il suo legame con Hitler); di fatto, ha anticipato, da par suo, ciò che da qualche tempo sta accadendo nella “riva destra”, con l’appropriazione di autori (Pasolini e, in misura appena minore, Gramsci, sono certo i casi più evidenti, ma non gli unici). Tanto è stato sorprendente come riscoperte filosofiche, tanto invece sono state prevedibili e scontate, per un filosofo di sinistra, le sbandate politiche: quella più forte e duratura, per Fidel Castro.
Resta da constatare, nel momento dell’adieu, ciò che rappresenta un incubo per tutti coloro che hanno “una gran bella testa”, come si diceva illo tempore di chi avesse un grande bagaglio culturale: trascorrere gli ultimi anni della propria vita, circondati dall’alone, dal concreto sospetto, di farsi circuire come “incapace”. Come il maratoneta non più capace di correre, e magari di camminare. insomma: la vita può essere davvero tristemente, atrocemente, beffarda…
GITINA FUORI PORTA (I): ASCIANO, IL PALAZZO CORBOLI
Inizia questa settimana una nuova rubrichetta, la quale si propone di suggerire qualche percorso – non certo sconosciuto, ma certo molto meno conosciuto di quanto dovrebbe – del Senese; si parte con Asciano, ed in particolare con la sua autentica perla, il Museo archeologico e di Arte sacra sito all’interno del palazzo Corboli, nel centro della cittadina (Via Matteotti).
Non ci andavamo da molti anni, e ciò ci rende colpevoli: in modo veniale o mortale, chissà, però di certo colpevoli. Come per tanti altri luoghi grondanti beltade, abbiamo tesori all’uscio di casa, e magari per anni rimandiamo, tergiversiamo, traccheggiamo. Con tutto il rispetto per gli altri musei del Senese (alcuni, anch’essi notevoli: per restare in zona, viene subito in mente quello buonconventino), quello di palazzo Corboli li supera tutti: una raccolta del Quattrocento senese da leccarsi i baffi (il Maestro dell’Osservanza su tutti, ma non è facile scegliere), ma anche un polittico di Ambrogio Lorenzetti con cui si apre la visita (il trittico di Rofena), ed un secondo piano pregno di delizie seicentesche (il Mei su tutti); in più, una autentica chicca: la sala di Aristotele, vale a dire un luogo in cui si vede come il territorio senese fosse, già a fine Trecento, un luogo fertilissimo per il sincretismo fra mondo pagano e cristiano. Come si fa a non pensare a ciò che avrebbe fatto l’Aringhieri nella nostra stupefacente Cattedrale, di grazia? In tempi che stavano tornando favorevoli a Platone, ecco che ad Asciano, invece, si era filoaristotelici, eh…
Domenica scorsa, sulla Lettura del Corriere della sera (pag. 33), Fabio Finazzi dà voce alla lamentazione dello scultore francese Philippe, autore del Site transitoire inaugurato 30 anni or sono nel cuore delle Crete, nei pressi del Castello di Leonina: lo scultore si lamenta del turismo maleducato che si trova in loco, a suo dire. Ci sia consentito dire, molto schiettamente: ci auguriamo che il sito resti, ci mancherebbe altro; ma chi va a vedere quell’opera, ed al contempo non conosce il Museo Corboli, è un autentico – mi si perdoni il manierato stilnovismo – gazzilloro…
LA BIOGRAFIA LEOPARDIANA IN ARRIVO…
Allora, alla fine ci siamo (quasi): mercoledì 27, alle 17,30, ci sarà la presentazione del libro dello scrivente: “Giacomo Leopardi Una biografia (non autorizzata)”, edito da Cantagalli; un lavoro che cerca – dal punto di vista dell’autore, con pieno successo: si poteva dire altrimenti, di grazia? – di illuminare taluni passaggi della biografia leopardiana rimasti in ombra (o parziale o totale) nelle biografie degli ultimi decenni.
Un esempio, fra i tanti? Chi ha qualche vago ricordo leopardiano, ricorderà di avere sentito che, ad un certo punto della sua vita, fu prospettata al recanatese l’opportunità di intraprendere una carriera ecclesiastica: corretto, giusto, ben detto e scritto; di solito il diniego leopardiano viene spiegato (alzi la mano il docente di Lettere che non lo abbia mai fatto, nelle sue classi) con una presunta coerenza dell’autore de L’infinito rispetto alle sue idee filosofiche, fortemente anticristiane. Peccato che non sia assolutamente andata così: Leopardi rifiutò, ma per tutt’altro motivo rispetto ad una sua (presuntissima) coerenza filosofico-morale. Lo stesso Monaldo, il padre, rimase scandalizzato: non per il suo diniego, ma per ciò che lo aveva motivato. Chi vorrà leggere il libro, verrà a conoscenza dell’effettiva ragione.
E che dire delle caratteristiche peculiari del suo carattere, riassumibili nelle tre “I”: irascibilità, invidia, ingratitudine? Sono tutte ampiamente documentabili per tabulas, eppure nelle biografie più recenti fanno al massimo capolino, di striscio: sembra che di certi passaggi biografici e di taluni oscuri anfratti psicologici leopardiani non si possa parlare.
A maggior ragione oggi, quando – terminata per ovvi motivi l’ubriacatura ideologica, prima fascista e poi marxista – per il recanatese, prevale il Leopardi icona pop per adolescenti (meglio se problematici), come testimoniato dai film che si stanno girando su di lui (nessuno potendo eguagliare l’ottimo di Martone), in particolare quello con la superstar Whoopy Goldberg.
Questo libro, insomma, è dedicato agli amanti del genio leopardiano (quorum ego): i quali, però, hanno il diritto di conoscere chi davvero fosse, documentazione alla mano, quel genio di Giacomo Leopardi…
Ps 1 Salvini fa sfacciatamente concorrenza a destra alla Meloni (vedasi Pontida, domenica scorsa, con la presenza della Le Pen in loco, mentre la Premier era a Lampedusa con la Van der Leyden), da una parte; dall’altra, Conte attacca in modo ancora più esplicito la Schlein, sempre da Lampedusa, sull’atteggiamento da tenere sui migranti (d’altro canto, è stato un fedelissimo esecutore dei desiderata salviniani, nel Conte 1). Qual è la differenza? Che alle Europee, con il proporzionale, andranno tutti divisi, per la reciproca conta; ma alle prossime Politiche (2027, o magari prima), tranquilli: gli uni (Salvini e Meloni) saranno insieme, mentre per gli altri la cosa è parecchio, parecchio in salita…
Ps 2 Grande discutere, ieri, delle richieste del leghista Crippa di “cacciare” il Direttore del Museo egizio torinese, l’egittologo Christian Greco: richiesta sbagliata e sguaiata, criticata da Sgarbi e financo dai leghisti torinesi (in ogni caso, siamo certi che Greco resterà al suo posto fino al 2025, scadenza naturale). Che però l’ex Ministro Franceschini (Repubblica di venerdì), in una intervista, faccia la verginella e dica di avere scelto senza badare in nessun modo all’area politica di appartenenza, beh, insomma…
Ps 3 La morte di Giorgio Napolitano (98 anni: l’amico Kissinger ha sepolto financo lui): “comunista atarassico”, per Repubblica, “il comunista che ha usato la democrazia”, per Il Giornale (tornato a Sallusti, per inciso). Nel massimo rispetto per le esequie di Stato e per il lutto – che istituzionalmente ci stanno tutti, ci mancherebbe -, sia comunque permesso ricordare che, di fronte alla Historia, non c’è solo il pluriricordato passaggio di giustificazione dei carri armati sovietici a Budapest, nel 1956: c’è anche, per esempio, la giustificazione riservata all’esilio di Solzenicyn da parte sovietica (febbraio 1974), quando era già parecchio grandicello.
Una cosa gli va comunque riconosciuta: nel 2006, ci ha risparmiato – con la sua proclamazione al soglio presidenziale – l’elezione di Massimo D’Alema alla massima carica dell’Italia. Di questo, non smetteremo mai di essergli grati…
Napolitano due volte presidente della Repubblica e Mattarella due volte presidente della Repubblica sono la risposta a tante domande… purtroppo… Comunque personalmente non ne sentirò la mancanza…
Su repubblica lo definiscono perfino liberale, dopo l’esser stato fascista e poi comunista.
Ovvìa l’italiano perfetto.
La sua più grande responsabilità è di aver stravolto il ruolo istituzionale del pdr e di aver sdoganato il doppio mandato.
Con lui si consolida, tra un’emergenza e l’altra, la sconfitta della classe politica nei confronti dello stato profondo (i “mattarella boys”: alti burocrati, boiardi, magistrati. Gli intoccabili annidati nella struttura statale).
Recuperato incontro Salvemini. La sensazione è che quel meridionalismo (nato da motivazioni valide, concrete) si sia trasformato oggi sostanzialmente in un “chiagni e fotti”.
Mentalità ormai diffusa in Italia, Siena ne è zuppa.
Perdonami ma Napolitano, così come Mattarella, non aveva nessuna intenzione di fare un secondo mandato. Per me i secondi mandati dei PdR sono un segno della debolezza della classe politica, che si aggrappa spasmodicamente allo status quo e non ha una minima visione del futuro, nemmeno nell’identificazione di figure istituzionali adatte al ruolo.
Su il compagno (sig) Napolitano: un comunista con il rolex. Effettivamente una cosa positiva l’ha fatta, cioè quella di evitare l’elezione di Baffino di sego a Presidente della Repubblica. Asciano? Bella descrizione, ma ci sarebbe stato da vedere anche il Museo Cassioli. E’ diviso in due sezioni nella prima sono esposti i lavori dei protagonisti dell’Accademia di Belle Arti di Siena, diretta da Luigi Mussini dal 1851 al 1888: Angelo Visconti, Cesare Maccari, Pietro Aldi e molti altri artisti, vi vengono dipinti sia episodi del mondo antico, sia dei loro tempi. La seconda sezione è dedicata ai dipinti di Amos Cassioli e figlio. Ritratti di persone del loro tempo ed a sfondo storico. Degli affreschi a tema risorgimentale, molto noti, li troviamo proprio a Siena nella Sala del Risorgimento del Palazzo Pubblico. E’ un piacere ammirare questi quadri.
Caro Vedo nero,
il Museo Cassioli lo dava per scontato, ma hai fatto comunque benissimo a segnalarlo ai lettori: essendo io un esperto della Sala Vittorio Emanuele II (ove la scorsa primavera ho fatto da cicerone ai gruppi delle Contrade, per esempio), nel nostro Museo civico, tendo in effetti a dare Cassioli per scontato, sbagliando. Magari fossero “molto noti”, gli affreschi di questa benemerita Sala, magari…
L’eretico
Ed ecco un altro spaventoso reato d’opinione di Napolitano ( Il secondo in 70 anni…) di cui avevi comunque gia’ detto. Eppure tutto questo ancora non basta a giustificare il giudizio negativo che ne danno molti. Forse il motivo vero e’ che da presidente non si e’ piegato alle bizze e alle pretese della destra e ha cercato di applicare la legge e la costituzione, cosa che ha scandalizzato chi non capisce come funziona una democrazia e scambia la politica per un derby calcistico. E sono tanti purtoppo.
Ha firmato porcate epocali tipo il Lodo Alfano (dx) e il Jobact (sx), che avrebbe dovuto rispedire al mittente se avesse avuto rispetto della costituzione, visti anche i pronunciamenti della Corte
Se fai una breve ricerca su google vedrai chi il Lodo Alfano fu firmato SOLO DOPO pesanti modifiche, volute appunto da Napolitano. Il Jobs Act non fu quella porcata che tu dici e doveva essere solo la prima di una serie di riforme che pero’ non videro mai la luce – per l’incapacità e l’incoerenza della sinistra, questo va detto.
Di nuovo, aspetto argomenti seri per spiegare questo astio verso Napolitano.
Te argomenti con fatti concreti…chi lo difende mi pare di no….cmq va benissimo…ci meritiamo i politici che abbiamo purtroppo…siamo un popolo ormai anestetizzato e servile
Erano incostutuzionali e le ha firmate, punto.
Mi sovviene quella vecchia barzelletta:
– Babbo, gli asini volano!
– Non è vero! Dove l’hai letta questa corbelleria?
– Sull’Unità babbo
– Beh… nzomma… volicchiano!
Mi riferivo a GP che argomentava…ah il job act fu invece proprio una vera porcata… evidentemente chi lo nega nn ha figli che cercano lavoro… ma se vi va bene il declino di questa società avanti così…il peggio nn è ancora arrivato niente
Brevemente, sulla questione migranti, volevo suggerirei la lettura dell ultimo saggio di Federico Rampini “La Speranza Africana” per i tipi di Mondadori.
Saggio che ho solo sentito presentare dall’autore in tv, ma che, di certo, sarà ben documentato e stimolante, come nelle corde di Rampini: un’Africa non solo da commiserare e tale da farci venire i sensi di colpa, da quello che ho capito…
L’eretico
Ho acquistato e quasi finito di leggere Biografia non autorizzata Giacomo Leopardi.
Letto quasi tutto in un fiato,mi sono resa conto di non conoscere quasi niente di quello che pensavo sapere su Leopardi .Libro apprezzatissimo anche per la proprietà di linguaggio.Insomma ottimo lavoro.
Cara Rossana,
grazie delle belle parole: se vivi a Siena, il 16 Maggio lo presenterò di nuovo, questa volta all’Accademia Chigiana.
Ad majora, dunque!