Violenza politica, Minà, Francia (e 3 Ps)
Eccoci al consueto appuntamento con il piccolo approfondimento di alcuni dei fatti principali della settimana, conditi, poi, da tre Ps d’ordinanza: in attesa di tornare a parlare della guerra in Ucraina e di altri scenari internazionali (anche Taiwan promette sempre meglio), tanto basti.
GIANNI, L’AGIOGRAFO DEI POTENTI
Nei confronti di Gianni Minà – scomparso lunedì ad 84 anni – è difficile non nutrire simpatia: era un giornalista che riusciva a trasmettere valori, con passione e competenza; prendeva un grande atleta – lui, nato giornalista sportivo ed appassionato tifoso del Torino -, già ben noto, magari già un mito, e sapeva renderlo ancora più tale. Due esempi, su tutti: Pietro Mennea, per l’atletica e l’epopea della fatica; Diego Armando Maradona, per il calcio e l’esaltazione della creatività applicata alla pelota.
Va detto che, a metà degli Ottanta, Minà a nostro modo di vedere opera una svolta nella sua carriera: da giornalista, inizia a pensare più in grande, e il punto più in tal senso evidente è l’intervista-fiume a Fidel Castro (16 ore!); il problema è che, da giornalista già con evidenti pulsioni agiografiche (come era stato per Mennea e Maradona, e per altri campioni), ecco che Minà – con la svolta castrista – diventa un agiografo tout court.
La passione per il mondo latinoamericano, per Garcia Marquez e Galeano, tracima in una autentica fascinazione per il dittatore cubano, del quale sa solleticare il narcisismo e la nota prolissità in modo sfacciato.
La simpatia nei suoi confronti – simpatia la quale, per noi, è anche, in tutta evidenza, generazionale, da abituali spettatori del Dribbling che fu -, dunque, resta tutta, rinvigorita dalla sua scomparsa; ci sia consentito, però, di rimarcare quanto sopra scritto: un’intervista come quella al dittatore cubano resta, purtroppo.
Risolviamola quindi così: W Gianni Minà, ma considerandolo per ciò che, negli anni Ottanta, era diventato effettivamente. Un agiografo, più che un giornalista…
LA FRANCIA, LA RIVOLUZIONE ED I TERRORISTI
In questo marzo ormai declinante, la Francia è stata attraversata da manifestazioni di piazza – a metà fra spontaneismo violento ed attivismo sindacale organizzato (Cgt, in primo luogo) – di notevole portata, contro il progetto di riforma delle pensioni fortemente voluto dal Presidente Macron; e poi – notizia di questa settimana -, è arrivata la doccia fredda, anzi ghiacciata: la Corte di Cassazione parigina ha clamorosamente bloccato l’estradizione della decina di terroristi italiani – primus inter pares, Giorgio Pietrostefani, mandante dell’omicidio Calabresi insieme ad Adriano Sofri -, quindi verosimilmente per sempre per le vittime e per le loro famiglie non ci sarà Giustizia (e non tutti trovano conforto nella fede, come la vedova del commissario Calabresi: vedasi Repubblica di oggi).
Tutto ciò, nonostante che lo stesso Macron si fosse espresso, insieme al suo Ministro per la Giustizia, a favore della sacrosanta richiesta italiana (sulla quale, peraltro, anche l’allora Ministro Cartabia, una volta tanto, aveva fatto la cosa giusta, toccando i tasti giusti con i cugini transalpini, un paio di anni or sono).
Abbiamo citato due fatti, in sé lontani mille miglia l’uno dall’altro, accomunati solo e soltanto dall’essere accaduti in terra francese in questi ultimi giorni; a guardare meglio, più a fondo, qualcosa di più in comune, ad ogni buon conto, c’è: in entrambi i casi, siamo di fronte all’onda lunga – diciamo pure lunghissima, e sia – della Rivoluzione, di quell’89 (del XVIII secolo!) che in qualche misura ancora aleggia nei pressi della Bastiglia. Onda lunga, lunghissima, di una Rivoluzione, però, di cui certi passaggi vengono rivissuti, risultando spesso delle copie sbiadite e soprattutto goffamente pasticciate di ciò che fu (certo non essendo esente a priori da critiche anche il 1789, sia chiaro).
Come si fa a non pensare che, ai francesi, piaccia più che ad altri lo scendere in piazza, per rivendicare i propri diritti (anche quando, dall’esterno, appaiono più come privilegi, vista l’età pensionabile fra le più basse dell’Occidente)? Come si fa a non pensare che ci sia una, pur lontanissima, filiazione antropologica fra il sanculotto ed il rappresentante del Terzo Stato, e – per restare simmetrici nella comparazione – l’incazzato che viene dalla banlieu per bruciare il cassonetto oppure il borghese il quale, a 62 anni, vuole iniziare a godersi la sua pensione?
E ancora: come non vedere che, dietro la vergognosa mistificazione del considerare questi terroristi come degli agitatori politici che in Italia non avrebbero potuto vedere i loro diritti rispettati – oltre al senso di grandeur, peculiare anche del periodo rivoluzionario -, vi sia questa malsana idea, secondo cui l’attivismo politico possa legittimamente portare alla violenza, mentre questi sono stati solo dei volgari assassini?
Lo scriviamo – i lettori di vecchia data del blog bene lo sanno – da sinceri amanti della Francia e della sua peculiare Historia: ma possibile continuare a sbagliare, a considerare un Giorgio Pietrostefani alla pari di un novello Danton?
DOVE SONO I PRESIDI PROGRESSISTI?
Abbiamo considerato sbagliato l’intervento della Preside Savino, divenuta un’eroina a costo zero: “coraggiosa” per avere scritto una lettera ai suoi studenti – mettendoci dentro anche Gramsci, per fare vedere che aveva fatto buoni studi – di condanna per il brutto episodio davanti al Liceo fiorentino, con la rissa fra studenti legati a Fratelli d’Italia e studenti di idee politiche ovviamente antitetiche. Invece di scrivere che l’unico discrimine che ci deve sempre essere è quello della non violenza, da qualunque parte provenga, la Dirigente andò ben oltre, arrivando a paventare il ritorno del Fascismo. Invece che andare in montagna – non per il trekking, per combattere contro le camicie nere -, l’unica marcia che però si è concessa è stata quella svoltasi qualche giorno dopo il fattaccio da lei stigmatizzato: un corteo antifascista in cui è stata salutata come la nuova Dolores Ibarruri.
Era chiaro che, entro al massimo un mesetto, ci sarebbe stato qualche episodio similare, di violenza a sfondo politico, magari con l’antifascista ad attaccare il destrorso: è proprio ciò che è accaduto lo scorso 5 marzo a Trento, allorquando un 16enne di Trento – figlio di ex Consigliere comunale di Destra – è stato aggredito da una persona, di certo maggiorenne e dunque più grande dell’aggredito; l’aggressore ha picchiato ben bene il malcapitato (pare più per le “colpe” paterne che non per le sue), apostrofandolo nel frattempo come “fascista”. Traggo queste informazioni dal sito regionale della Rai, non da quotidiani vicini a Fratelli d’Italia.
Se possibile, e a quanto se ne sa, questo episodio è peggiore di quello fiorentino, quanto a dinamica; ma soprattutto, si è colpito un ragazzetto solo per il suo (presunto) colore politico, mentre a Firenze si era all’interno di una dinamica di attivismo politico comunque esercitato.
Aspettiamo dunque, ed anche con una certa ansia, che la Dirigente Savino mandi di nuovo una bella letterina ai suoi studenti; a questo giro, potrebbe citare – invece di Gramsci – il Pasolini che scriveva del fascismo degli antifascisti…
Ps 1 Ci sia consentito avviarci alla conclusione con una buona notizia: finalmente, da domani (e NON è un pesciolino di Aprile!), la Biblioteca comunale dallo scrivente presieduta riapre i battenti il sabato mattina; il merito è della Direttrice – dottoressa Centi -, la quale è riuscita, pur con i problemi di personale pregressi, a fare quadrare il cerchio. Da domani, dunque, si riparte: accorrete numerosi, ladies and gentlemen!
Ps 2 In settimana, la fiction legata al Caso Rossi è ovviamente continuata (chi ne poteva dubitare?), in attesa di sapere chi sarà il Presidente della II Commissione (si contendono la palma Fratelli d’Italia e la Lega: auguroni!): il fratello Ranieri è andato in onda in una trasmissione-contenitore Rai, insieme all’avvocato Pirani e a tre ospiti tutti schierati per l’omicidio (all’insegna del pluralismo polifonico, che almeno nella Tv pubblica dovrebbe sempre essere garantito); l’ottima Carolina Orlandi, da par suo, si è fatta dedicare un paginone de La Verità di lunedì, intervistata da Carlo Cambi: ovviamente, vestendo in questa caso i panni della Carolina versione 1 (sostenendo, fra le varie amenità, che il “padre” sarebbe stato picchiato), ed abbandonando invece quelli della Carolina 2, che nega di avere mai detto che il “padre” sia stato picchiato (sua tesi quando è lontana dalle telecamere e dai taccuini amici, come in Tribunale a Grosseto).
Ps 3 Settimana intensa ed ansiogena anche per i nostri punti di riferimento politico-morali (più o meno, dai): il Santo Padre, con i suoi problemi polmonari, e il Silvio nazionale, uscito giusto ieri dall’ospedale dopo quasi una settimana di permanenza in loco. Non sono più dei ragazzini, ma sono pellacce, suvvia…
Chissà se anche il santo padre aveva un’ udienza proprio il giorno del ricovero…
……se avessero avuto la riforma fornero e jobs act, cosa avrebbero fatto i francesi?
Presidi Progressisti? notare le differenze ……….(sic!)
È di alcuni giorni fa la notizia che nella vicina Colle, una dirigente scolastica, evidentemente progressista, ha impedito al Prof. Ugo Mattei – che aveva partecipato giorni prima ad un convegno no vax organizzato a Siena – una lezione sulla costituzione ( giudicandola, forse, inopportuna, data la posizione no vax del Professore). Ovviamente il sindaco, analogamente progressista, si è schierato a fianco della dirigente.
Evidentemente la libertà di parola e di espressione va bene solo se di un colore, mentre è chiaro
che se tutto questo fosse stato fatto da dirigente scolastica e sindaco di destra, questi sarebbero stati etichettati come fascisti.
Propongo di sostituire il noioso costituzionalista novax con Vladimir Luxuria
Dove sono i presidi progressisti? A Colle val d’Elsa ad esempio
Mina’ era uno degli ultimi “dinosauri” di una televisione che non c’e’ piu’: una televisione che definirei seria e matura, rivolta ad un pubblico adulto in grado di vedere programmi di un certo livello. Oltra a Mina’ protagonisti di quella stagione furono ad esempio Mino Damato, autore di programmi giornalistici di grosso spessore o Arnaldo Bagnasco, che con il suo “Mixer cultura” non aveva paura di portare in TV argomenti come l’arte o la filosofia. Erano gli anni ’80 e di li’ a poco questo tipo di televisione sarebbe scomparso, travolto dal disimpegno e dal nazional-popolare, in cui il pubblico era trattato come “un bambino di 11 anni neanche troppo intelligente”.
Che fosse un agiografo e’ una tua opinione, Eretico, ma sarebbe un difetto decisamente comune al giornalismo italiano, sempre prono verso il potente di truno ed abituato ad esserne megafono.
Piuttosto sarei curioso di sapere cosa sarebbe successo se invece di Castro avesse intervistato un Pinochet, una Tatcher, un Bolsonaro, un Putin… in un paese come il nostro altro che messo da parte, presidente della RAI l’avrebbero fatto.
Caro Marco,
apprezzo davvero lo stile pacato e ragionato del tuo intervento, e mi fa piacere che tu ricordi Mino Damato e soprattutto l’ormai dimenticato Arnaldo Bagnasco; ma permettimi di dissentire dalla tua opinione: che Minà sia stato un agiografo di certi potenti (soprattutto di uno!), è di certo una mia opinione (temo che qualcuno che ne ha scritto in settimana, sulla stampa nazionale, a malapena conosca il significato della parola).
Ma credimi: è più facile, in generale, arrivare a ricoprire grandi cariche in Rai intervistando il “buon” Fidel, che non altri. Ora forse, con il Ministro Sangiuliano cooptato da Raidue, il vento potrebbe essere cambiato: sarebbe sic et simpliciter una novità (non è detto che sarebbe positiva, ma tale resterebbe)…
L’eretico
Da liberale convinto spero soltanto che non si cambi il vecchio blocco di potere (dinosauri compresi) rossiccio, con un altro in neretto.
La RAI non è più servizio pubblico da decenni e sarebbe giusto che se vuole sopravvivere (rossa o nera che voglia essere) lo faccia con le sue forze, come fanno La 7 e Rete 4 per intenderci, senza chiedere il pizzo ai contribuenti.
Basta inviati superpagati in giro per il mondo, basta sceneggiati sempre orientati stile “libro e moschetto”, basta Annunziata, basta Fazio, basta Bianchina e Corona, basta Bruneo e basta Sangiuliano pagati da tutti noi.
Facciano col suo, come tutti gli altri, senza prelevare dalle nostre già esose bollette (Renzi è stato una rovina in tutti i sensi …) la loro decima.
Se poi si dovesse estinguere (come i dinosauri appunto) personalmente non avrò rimpianti, anche perché la pago, ma la guardo ormai al massimo una volta a quadrimestre.
Spero, quindi, che passi la legge che in 5 anni (sempre troppi) facciano da soli.
Tanto l’informazione è in rete, lo sport è già andato, i film si guardano altrove.
Magari è la volta che perfino il Festival di San Scemo si potrebbe evolvere. Un sogno.
Purtroppo, però, non sarà così.
Evidentemente o sicuramente?
Ha delle certezze in merito? Altrimenti si astenga dal dare etichette…si risparmierebbe di riceverle
Osservo, però, che il sedicenne trentino non è stato aggredito davanti alla scuola, ma sulla strada di casa. Quello che ha mosso l’indignazione di tanti nel caso fiorentino è stato proprio l’atto coercitivo e intimidatorio davanti a un luogo in cui l’insegnamento deve rimanere libero e libera la circolazione delle idee.
Prevengo commenti del tipo: “…ma quando quelli di sinistra occupano….”
Non sostengo per nulla le occupazioni
Alcune volte rimango perplesso: ho ripreso in mano stimolato dell’Eretico il “Racconto di Fidel” di Gianni Minà, ho riletto vari passaggi ed anche varie considerazioni dell’autore. Opera agiografica? Mah, io opterei per documento storico-giornalistico dove è narrato il punto di vista del vecchio Fidel, è chiaro che il giornalista nutre simpatia e rispetto per l’intervistato ma in fondo accompagna il leader cubano nel suo racconto, lo scopo del libro non era contrastare il pensiero di Fidel ma raccogliere il suo punto di vista. Se uno vuol conoscere i motivi che hanno portato Cuba alla rivoluzione ed il pensiero degli attori di quel tempo mi sembra un bella storia, se poi uno vuole capire cosa ne pensassero gli statunitensi vabbè, deve farsi altre letture. Concludo, senza acredine, con un Hasta Siempre Gianni Minà!
Caro Eretico, su Gianni Mina’ vorrei solo ricordare che durante i mondiali del 1978, come inviato RAI, fu l’unico giornalista che durante una conferenza stampa fece domande sui desaparecidos e per tale motivo fu espulso dall’Argentina…abbiamo perso un grande giornalista con la G maiuscola secondo me…su di lui ci sarebbe tanto altro da dire e ricordare…
Caro Nicola, hai fatto benissimo a ricordarlo; mi sarebbe piaciuto, però, che certe domandine scomode le avesse fatte anche al buon Fidel…
L’eretico
concordo
La vicenda del ragazzo picchiato, salvo errore, non ho letto o sentito nulla da parte dei sinistrorsi, nemmeno una minima parola di rimprovero per il picchiatore e solidarietà per il picchiato; per non parlare di cortei contro la violenza. La cosa è da etichettare come fascismo di sinistra. Poi i sinistrorsi si chiedono perché stanno perdendo in tutte le elezioni, l’ultima nel Friuli V.G.. La gente comune è sempre più stufa della loro politica permissiva a senso unico. La Rai? Spero che certi figuri come la Annunziata, Fazio, il Festival vengano spazzati via dal nuovo consiglio di amministrazione. Va bene che programmi spazzatura come “Il Grande Fratello”, “La Talpa”, “Uomini e donne” e simili sono nella televisione commerciale, ma è tutto gratis mentre la Rai si fa pagare per i suoi giochini insulsi e ripetitivi di quiz, ballate di artisti ormai scoppiati o quasi dimenticati e servizi giornalistici sempre di parte ed anche tanta pubblicità. Se continuerà così la televisione sarà buona solo quando c’è da vedere qualche partita o la si vuole usare come monitor per un videogioco. il caso Rossi? Da dramma a commedia patetica.
Rispetto alle due auguste figure del Ps: il Santo Padre si è ripreso alla grande, in tempo per il clou della Settimana Santa; al contrario, il Silvione nazionale ha avuto una brutta ricaduta (e noi gli auguriamo di sfangarla anche a questo giro, ovviamente).
Prima di scriverne un po’ più a lungo, vogliamo però sottolineare un aspetto del Caso Trump: Melania pare scomparsa dai radar…
L’eretico
Ci credo… si divide con Hillary Clinton e Jacqueline Kennedy la palma di first lady più becca della storia
Ma, salvo errori, si sono rifatte tutte e tre.