L’eretico a giro (II): Chambéry (e il gas)
Eccoci all’annunciata seconda parte del breve resoconto sul viaggetto fra Torino e la Savoia, Chambéry in particolare: tre spunti francesi – rectius: savoiardi -, e poi, per concludere in bruttezza, un inevitabile Ps sulla questione energetica. Si fa per scribacchiare, come sempre…
UNA DIVERSA CONCEZIONE DELLA FRUIZIONE CULTURALE
Sia per intanto consentito toccare, ancora una volta, un argomento che mi sta particolarmente a cuore, quello della fruibilità della Cultura: la comparazione fra Italia e Francia (nel caso di specie, Chambéry) non potrebbe essere, ahinoi, più stridente.
In linea del tutto generale, e dunque con tutte le eccezioni del caso, in Italia chi va in un museo deve essere pronto a stare scomodo, a soffrire, come dice sempre l’ottimo Alberto Cornice fra gli altri: concezione afflittiva, penitenziale, della vita, in qualche modo di matrice veterocattolica? Di certo, taluni percorsi sembrano pensati da Adelaide Antici, la madre del buon Giacomo Leopardi: colei che si rallegrava che i fanciulli morissero presto – purché ben battezzati, bien sur -, in modo tale che ci fosse per loro meno possibilità di cadere nel gorgo del peccato…
In Francia, no: al museo delle Belle Arti di Chambéry – ove si trovano ben 4 opere di pittori senesi, peraltro, dal Fungai ad un magistrale retable de la Trinité, datato 1397, di Bartolo di Fredi -, per dirne giusto una, se un fruitore vuole prendersi una seggiolina di quelle che si aprono (da concerto all’aperto), le trova a sua piena disposizione, senza neanche chiederla: si siede, e si gusta l’opera che più gli piace. Cosa non dico impossibile, ma certo rarissima in Italia, ove – in qualche museo – sembra che per pura concessione non ti facciano fare il percorso direttamente in ginocchio, e sui ceci.
Inoltre, molti musei sono gratuiti, come in altre parti d’Europa: non una volta al mese o alla settimana, bensì sempre, e per tutti. Insomma, il visitatore – turista o viaggiatore che sia – non ha l’impressione di essere spennato, come invece sovente gli accade in Italie. Poi, certo, il bidet in Francia non lo hanno…
LA CASA DI J.J. ROUSSEAU
A 40 minuti – secondo le indicazioni – dal centro storico della fu Capitale dei Savoia – fino al 1563 -, ecco che, all’interno del bosco, si trova quella che fu la residenza del giovane Jean Jacques Rousseau, fra il 1731 ed il 1742; in questo luogo, visse con madame De Warens, la quale fra le altre cose lo convertì – da buon ginevrino calvinista quale era – in cattolico. Il toponimo è Les Charmettes, per la precisione.
Una tipica casa di campagna su due piani – in pietra, con tetti in ardesia – , con grande spazio esterno, composto da giardino alla francese, piccolo orto botanico, vigneti e via discorrendo: sì, perché l’equivalente della madeleine proustiana è la pervinca, per colui che propugnava l’idea del “buon selvaggio”. Risvegliava in lui il ricordo della prima volta che la De Warens l’aveva portato lì: illuminista, certo, ma anche romantico, suvvia, il Nostro.
Rousseau era un tipico spirito dotato di illuministico eclettismo: scrittore, pedagogista, filosofo, financo musicologo (nella stanza della musica, ci sono tracce – oltre ad un pianoforte – del suo tentativo – del tutto fallito – di rivoluzionare la musica, cambiando le note con i numeri).
Ah, per tornare a ciò di cui sopra: la Casa-museo è davvero ben tenuta, è completamente gratuita, e viene offerta anche acqua fresca a chi lo desideri; infine – siamo in Francia, no? -, all’interno del bagno, chi voglia si può spruzzare addosso un gradevole profumo…
SAPERE RICORDARE I CADUTI
Una cosa che non si può non notare – in Francia in genere, forse in Savoia in modo particolare – è la grande capacità di sapere ricordare ed onorare i propri morti in guerra; tenendo presente che la Francia, nel secolo scorso, non ha combattuto “solo” un paio di Guerre mondiali, ma anche quella – disastrosa – in Indocina (1945-1954), nonché quelle nel Nord Africa (Algeria, fino al 1962; ma anche Marocco e Tunisia). Ha vinto, bene, la Grande Guerra; ha vinto, dopo essere stata umiliata da Hitler nel 1940, nel 1945; ha perso o “pareggiato” negli altri casi: ma ha sempre saputo, per l’appunto, ricordare e dunque onorare i propri caduti.
Chambéry, con il suo memoriale, non poteva certo fare eccezione, anzi; ma ciò che la Francia ha in più, è che ricorda i suoi caduti anche in altri luoghi, non solo nei memoriali ad hoc: nelle chiese (anche noi, qualche volta: ma loro ci mettono la statua di Giovanna d’Arco, e fa tutta un’altra figura), ovvero magari nel Palais de Justice, che ho avuto la fortuna di potere visitare, da palazzo storico quale è. Anche lì, nel salone principale, c’è un’ampia lapide con i morti delle due guerre mondiali.
Insomma, abbiamo scritto certo in modo positivo della Savoia, di Chambéry in particolare; terra che – come risaputo (forse) – nel giugno del 1860 passò, insieme a Nizza, dai Savoia alla Francia di Napoleone III. Cavour e l’Imperatore francese avevano pattuito questo.
Adesso che siamo in procinto di avere un Governo a guida saldamente patriottica, forse potremmo iniziare a pensare di riprendercela, no?
Ps Prezzi del gas alle stelle: si preannuncia un autentico “autunno freddo”, dal punto di vista prettamente letterale, e noi ne riparleremo. Per ora, limitiamoci a dire che il fatto che tutti siano d’accordo sul fare intervenire con pieno mandato il Governo in uscita (comoda, eh) è cosa buona e giusta: il problema, però, è COME intervenire, in casi come questi.
Ad ogni modo, fatecelo scrivere, per Zeus: finché regge questo caldo, è uno autentico scempio entrare in luoghi – anche pubblici, oltre che privati – in cui bisogna quasi mettersi la sciarpa, a cagione dell’aria condizionata. La pressione fiscale, in generale, andrebbe senz’altro diminuita, ma mettere una sonora tassa per chi – quasi tutti – abusa di aria condizionata, sarebbe davvero una gran cosa…
State tranquilli, ci pensa il PD con i suoi amiconi di Bruxelles a risolvere il caro energia. Con Letta siamo in una botte di ferro. Da uomo di sinistra mi sembra di vivere un incubo. Pazzesco.
Caro Falce e martello, il Pd ha tante colpe su tante cose, ma in questo caso il raccomandarsi in ginocchio a Draghi affinché ci pensi lui, dopo averlo disarcionato dal Governo, è un giochino degli altri tre: di Conte, di Salvini e di Berlusconi.
Complimenti all’Eretico per le considerazioni sulla Savoia.
Non ci accontenteremo di una semplice vittoria. Cambieremo la costituzione e ripuliremo le nostre città. Basta carnevalate fuori stagione.
Penso alla tua delusione quando, vinte le elezioni, ti ritroverai draghi presidente del consiglio e non cambierà un bel niente….
Bravo Giovanni, già ti vedo con la bandierina a cantare bella ciao ciao ciao! Che sformati… che grasse risate!!! E bella ciao ciao ciao!!!
Meglio “bella ciao” che è un canto di libertà ( anche la tua) che faccetta nera che invece è una canzone di oppressione e liberticida…Ma non so se hai capito la differenza!
Ho paura che andrà proprio così. L’UE ci sta addosso e non siamo più liberi. Schiavi dell’UE a sua volta schiava degli USA.
Mentre l’eretico e non solo si godono le vacanze estive io spezzerei una lancia a favore degli inquilini del civico 1 di piazza del campo, che han dovuto interrompere le loro di vacanze per pigliarsi la briga di reperire e rimbrottare l’onorevole leghista che si è fatta portavoce del mondo animalista contro l’ippica e la nostra barbara festa. Non a meno di un anno dalle elezioni comunali, suvvia!
Per altro, la mia conoscenza del cavallo arriva fino ad un certo punto, ma chi sa molto più di me perché lavora nel ramo mi ha fatto notare che le proposte inserite in questo famoso disegno di legge dimostrano puro analfabetismo relativamente alla materia in questione.
A Roma se son competenti sono abili mascalzoni pericolosi, e se non lo sono sono pericolosi uguale.
Caro Chicchero,
hai fatto bene a ricordare la proposta di legge dell’onorevole leghista, subito rimbrottata dal Borghi Aquilini et alii: da quello che ho leggiucchiato, il Palio diverrebbe una corsa ippica. Ho letto che anche il Tittia ha detto che non deve essere così, quindi c’è da stare tranquilli.
Quanto a me, solo perché in ballo tirato (e non c’è niente di male, dopo due pezzi vacanzieri): già da sabato sono al pezzo, a Sienina, e – quanto alla “nostra barbara festa” – ho anche sobriamente partecipato, domenica, al Giro della Selvina…
L’eretico