Palio: un appello ai giovani ( e 2 Ps)
Grande entusiasmo, in città, per “l’estrazione con l’ombrello” di domenica scorsa: il refrain del ritorno alla normalità è stato il più gettonato, ed è giusto così, per quanto ci riguarda. Vediamo di aggiungere giusto qualcosa, come ci pare doveroso fare…
UN APPELLO AI GIOVANI: PALIO INTENSO, MA NON ESCLUSIVO
Esiste una questione giovanile legata al Palio? Ne parlano in molti, non ne scrive quasi mai nessuno; figuriamoci ora, che – dopo il lock down – i giovani sembrano avere conquistato – senza alcun combattimento – il sacro diritto a fare come gli pare e piace. Per secoli, questo diritto – se così lo vogliamo chiamare – i giovani se lo erano conquistato contro gli adulti, divenuti oggi invece i principali complici di questa alleanza, tanto innaturale, quanto sommamente diseducativa e perniciosa per il futuro.
Insomma, per essere chiari fino in fondo: si torna al punto del 2018, quando lo scrivente – dalle colonne del blog – si schierò con nettezza (per quello che poteva valere, vale a dire zero) contro un Palio straordinario, il quale era spinto, a livello popolare, soprattutto dalle fasce giovanili. E, a dirla tutta, non pare di ricordare per una improvvisa, inarrestabile, irrefrenabile voglia di sviscerare i riverberi senesi della Grande Guerra, ecco…
In questo 2022, siamo sic et simpliciter al ritorno a quella normalità che il “maladetto virus” ci ha scippato per due anni, con l’aggiunta della beffa – davvero tale – di due estati in cui assembramenti di ogni genere e tipo ci sono pur stati, eccome se ci sono stati (qualcuno ricorderà i cortei degli Europei di calcio, forse), ma il Palio – per i motivi che sappiamo – non era fattibile: benissimo vengano i due Palii di questa estate, ordunque!
Da cittadino e da educatore (essendo, fra le altre cose, anche questo, ebbene sì: mi imbarazza sempre un po’ il dirlo, poi vedo altri che si fregiano della stessa qualifica, ed allora mi pare di essere un redivivo Socrate), però, fatemi dunque fare un appello, un appello ai giovani di questa città: vivete la Festa, vivetela con ardore, intensità e pienezza, ma anche con intelligenza.
Forse sbagliando, probabilmente esagerando, di sicuro generalizzando (ergo, scusandomi subito per coloro i quali non rientrano affatto in questa categoria), mi pare di potere affermare che per non pochi adolescenti o giù di lì (l’adolescenza si è dilatata a dismisura, lo sappiamo tutti) i giorni palieschi siano ormai visti come il clou di una baldoria semiperenne, in cui esagerare, nel bere come magari in altro.
In una nottata della settimana scorsa, mi è capitato di trovarmi dietro ad un gruppetto di ragazze (non fatemele chiamare “citte”, suvvia), le quali stavano andando verso una festa in una Contrada (non importa quale, ovviamente: anche perché non mi pare di potere dire che, dal punto di vista dei fruitori, sia possibile scorgere una grande differenza fra l’una e l’altra); ebbene, posso assicurare e garantire che – e la cosa non dovrebbe meravigliare alcuno – in quel centinaio di metri in cui mi sono state davanti, quelle adolescenti – contradaiole di un’altra consorella, come ho genialmente intuito dalla suoneria di una di loro – non hanno parlato di altro che della “trofea (sbornia, Ndr) che avevano preso in…e di che trofea avrebbero preso quella sera in…”. Sarò stato particolarmente sfortunato, eh, però la cosa mi ha colpito. Chiedo venia.
Il problema non è certo inedito, ma è lecito pensare che i due anni di Covid abbiano financo accentuato la tematica: come in tutti i campi, il “maladetto virus” ha accentuato ciò che già prima rappresentava un serissimo punto su cui confrontarsi.
Non è solo la questione sballo, però, quella di cui voglio parlare; c’è almeno un’ altra grande questione inevasa, della quale vorrei almeno accennare: come si fa a fare comprendere, a questi ragazzi, l’importanza intrinseca della Contrada (dal punto di vista storico, antropologico, sociale, financo religioso), allo stesso tempo inoculando in loro l’idea che il mondo è molto, molto più ampio e sfaccettato della pur straordinaria singolarità senese?
Belloccia la domanda, eh? Chi riuscisse a rispondere, a mio modo di vedere, meriterebbe ogni onore e plauso: chi scrive, nella sua attività, ha provato più volte a farlo, forse ogni tanto con un minimo di successo; ma il problema – date retta – resta tutto in piedi.
Provate a chiedere a qualche giovane senese, sui passaggi cruciali della Historia della sua città: sarete di fronte ad una autentica, clamorosa, voragine di ignoranza (cosa che concerne anche tanti adultoni, eh).
Cari ragazzi, non fatevi dunque appiattire, anche a livello paliesco, sull’eterno presente digitale in cui vivete: fregatevene di cavalli, fantini e cavallai, non imparate neanche i loro nomi, se possibile; imparate invece – almeno qualcosa – del glorioso passato della vostra città. Ne vale la pena, credetemi…
Ps 1 Roberto Napoletano, ex Direttore del Sole 24 ore, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi per false comunicazioni sociali ed aggiotaggio informativo (I grado, ovviamente); fra le altre cosette emerse, il calcolo “allegro” delle copie digitali e cartacee. Onore al giornalista Nicola Borzi, il quale fu il primo a scoperchiare il pentolone che il Tribunale di Milano ha riconosciuto come tale; e, benché non ci piaccia maramaldeggiare, continueremo a dormire sonni tranquilli, nonostante la condanna dell’ex Direttore Napoletano: figura che voleva lasciare ogni domenica il suo augusto segno sulla prima pagina del Domenicale del “suo” giornale, per fare vedere che era uomo di cultura, quasi un novello Benedetto Croce. Che pena…
Ps 2 Domani, 2 giugno, David Rossi avrebbe avuto 61 anni, se non avesse deciso di farla finita, oberato da tutta una serie di problemi e di paure di cui nessuno meglio della famiglia sapeva (carta canta, fortunatamente). A 9 anni dal suo suicidio, ognuno può giudicare l’uso che si è fatto della sua morte: nessun corpo straziato di un potente, negli ultimi anni, è mai stato mostrato così a lungo, vivisezionato senza risparmiarci nessun dettaglio e particolare. Per amore di Verità, ci mancherebbe…
Vorrei ribadire un intervento di un paio di anni fa:
Sono stato sempre contrario a qualunque palio straordinario; una sola volta ho votato a favore, nel 1969, l’uomo sulla luna.
Nei giorni in cui veniva chiesto alle Contrade un parere sull’effettuazione della carriere settembrina (poi ottombrina) ero al fontanello dell’Isola a prendere un po’ di acqua leggermente gassata, ed ascoltai quattro bordellotti che disquisivano più o meno così: “appena c’è l’assemblea si va a votare, così se si corre, per quattro giorni si mangia, si beve, si tromba e, se capita, si fa anche i cazzotti”.
Quindi, secondo te, quali tipo di inoculazione potrei inserire nei cervelli di questi quattro bordellotti ?
P.S. ma ne vale la pena ?
Era meglio se non avessi votato neanche quello della Luna. Uno: perché andare a fare le passeggiate sulla Luna o su Marte per cercare l’acqua è una grande offesa a chi in Africa soffre la sete, con quanto costa un razzo ci faresti campare tante persone bisognose. Due: se non si correva quel Palio il papero non avrebbe vinto, ma questo sarebbe il male minore, quello nel primo punto è quello più doloroso, specie in questi tempi di emergenza.
Grazie alle “passeggiate sulla Luna” abbiamo avuto innumerevoli ricadute tecnologiche che hanno aiutato l’umanità a progredire. Il populismo luddista, invece, fa solo male. Quello sì che non risolve la fame nel mondo.
Non contesto le innovazioni tecnologiche dall’avventura sulla Luna, ma ora ci sono delle priorità molto più grosse ed urgenti rispetto agli anni fine ’60 del passato secolo. Parlare di andare a cercare l’acqua su Marte mentre ci sono moltissime persone che muoiono di sete è una contraddizione. Con la tecnologia attuale saremmo in grado di risolvere il problema, non certo una nuova Amazzonia, ma rendere un Sahara meno arido e più abitabile sarebbe possibile, ma il fatto che c’è di mezzo la politica, gli interessi delle multinazionali ecc. ed il problema non si risolverà mai. Una valanga di disperati bussa ad un Occidente agiato, o forse i poteri forti pensano di mandarli in futuro tutti su Marte a colonizzarlo?
Riguardo alle trofee contradaiole in particolare del gentil (poco) sesso. Ricordo nel lontano 1988 delle ragazze presenti alla Cena della Prova Generale nella mia Contrada. Mangiavano pochissimo e bevevano tanto ed urlavano stonando le canzoni di contrada, (tra l’altro avevamo una brenna e quindi poche speranze vittoriose, ma tanto è meglio cantare, nulla da dire al riguardo), erano anche molto carine, sole e completamente fuori di testa, una mi chiese se l’accompagnavo a fare pipì, la invitai a bere di meno e cercare i genitori per tornare a casa. Vennero cercati invano i genitori e le bimbe alla chetichella sparirono in un vicolo. Io ed i miei commensali vicini sospirammo sperando che siano andate a casa e buonanotte. Tutto bene? No di certo forse allora ancora il tessuto sociale senese era abbastanza sano perché il giorno dopo non seppi nulla di accadimenti gravi; diversi giorni dopo vidi nel Corso anche una delle bevitrici in perfetta forma fisica e mentale, bellissima, seria e compassata, impossibile immaginare la virago, la baccante sbracata di pochi giorni prima; facilmente non si ricordava nemmeno lei della sbornia presa. Al mondo d’oggi dove purtroppo molte remore sono state vergognosamente superate ho paura che l’esito di quella serata forse sarebbe stata molto più cattiva e tragica, perché quelle tre stupidine erano completamente in barca alla confusione mentale ed indifese da qualche malintenzionato con possibili tristi conseguenze fisiche e mentali.
bravo Raf! Gran problema quello che poni! Me lo son chiesto più volte, ormai sarei solo un ripetitore: ma qualche vecchio articolo ce l’ho e lo riproporrò.
Sull’ignoranza della storia patria non c’è dubbio: ho scritto in FB che l’anti-cosimismo è un’ingenuità dal punto di vista storico, proseguire l’odio e animosità ovvia del momento senza riflettere che fu il largo ceto dirigente, ormai separato dal ‘popolo’ a fare harakiri. Poteva andare ben peggio, comunque! Este, Farnese e Stato della Chiesa!
Da che mondo è mondo le contrade sono sempre stati ritrovo di ‘briachi, in contrada si andava per mangiare bere e fare casino. Io sarei molto indulgente con questi citti e citte, “prenderle belle” sarà una delle poche soddisfazioni che potranno prendersi nella vita visto l’andazzo generale.
Non mi sembra una grande occasione rincoglionirsi con una sbronza che poi non ti ricordi niente ed hai un bel mal di testa. Per i giovani, meglio altre occasioni più salutari allo spirito ed al corpo da provare nella vita, se uno ci pensa lo capisce da solo.
Passeggiata in fortezza.
Ieri sera. Dopo qualche anno in cui grazie ad una buona idea (l’unica, direi) della ‘nuova’ amministrazione, era diventata un nuovo centro di aggregazione fruito da molti cittadini, è ritornato il solito mortorio di sempre.
Peccato. Speriamo ci ripensino.
Caro Roberto,
come dà conto anche l’odierna Nazione, la programmazione culturale in Fortezza (libri, e non solo), da metà giugno, riprenderà, con barrino annesso: a brevissimo uscirà il programma (da me diligentemente consegnato già da giorni).
Non è riferito a te, credimi, ma fammelo dire: se tutti quelli che si sono lamentati del rischio (scongiurato) di eventi culturali in Fortezza, venissero e presenziassero a quelli che ci saranno in questa ineunte estate, si farebbe a gomitate per entrare…
L’eretico
Si, certo, ma non sprecano tanto perché il programma degli eventi durerà fino alla fine di luglio. Questo dai giornali cittadini.
A meno male. A me interessava il barrino
I leghisti hanno introdotto una proposta di legge per vietare la frusta nelle corse, immagino si applicherà anche al palio.
Chi vuol far qualcosa che si svegli per tempo.
I leghisti dovrebbero pensare a cose più serie dell’uso delle fruste. Comincino a dare una calmata al loro capo che da un po’ di tempo non ne indovina una.
Gentilissimo Professor Ascheri, le allego in risposta un mio articolo – uscito a dicembre 2021 sulla rivista Tufo al cuore – proprio sul tema del futuro delle contrade, a cui i giovani sono inevitabilmente collegati.
https://www.guidobellini.it/2021/12/20/andra-tutto-bene/
Aspetto un suo riscontro.
Cordiali saluti
Caro Guido,
grazie del tuo contributo, a nome anche dei lettori.
Il tuo pezzo offre vari spunti di riflessione, di cui magari un giorno parleremo a voce: di certo, il rischio “gastronomificio” per le Contrade – come l’effetto Venezia per la città – esiste. E uno dei problemi più cogenti, è che anche chi lo denuncia da anni – quorum ego -, quando poi si trova una tavola imbandita fra amici o conoscenti, tende a dimenticare tutto il resto, pensando solo ad ingozzarsi, sic…
L’eretico
L’effetto Venezia è già parecchio avviato. Una sienaland spopolata ad uso e consumo dei turisti è quasi inevitabile ormai.
Eppure a sentir parlare i competenti esiste solo quello. Nulla contro il settore (come direbbero quelli bravi) dell’hospitality, del food, ecc. figuriamoci. Il problema è la “monocoltura” del turismo, che fa sì che su quel terreno non ci si possa “piantare” dell’altro.
Ma vi ricordate quando era tutto chiuso?
A coloro, che come chi scrive, nonostante tutto, ogni giorno andavano in città a lavorare, sembrava una scena da dopobomba, stile ultimo uomo sulla terra o addirittura io sono leggenda … una sensazione di infinita tristezza e disperazione.
Quindi ben vengano i turisti, Sienaland e pure la Venezia prosciugata.
Anche perché senza turismo quale futuro potrebbe prospettarsi per Siena?
Piuttosto penso che semmai dovrebbe a questo punto essere un po’ ripensata la questione dei tavolini fuori.
Ottima misura (probabilmente l’unica) di emergenza in favore dei ristoratori per riuscire a sopravvivere alla tragedia di cui sopra, adesso, però, pur senza tornare del tutto al passato, superata l’emergenza, qualche regola forse andrebbe reintodotta.
Ci sono strade, infatti, con tavolini a destra ed a manca laddove quasi non si passa più, figuriamoci un’ambulanza …
Bene, quindi, i tavoli all’aperto, dove non ingombrano, che rendono più viva la città, ma no al ristorante all’aperto unico, praticamente senza soluzione di continuità.
Anche perché in questi mesi abbiamo scoperto che i turisti, come dicono in campagna, sono come le galline: mangiano praticamente a tutte le ore.
E questo evidentemente non si addice esattamente ad una città d’arte.
come sempre est modus in rebus …
bell’interrogativo !
attuale e calzante ormai da troppo tempo.
credo che la risposta debba essere PRATICA, cioè data sul “campo” dalle figure adulte di riferimento di questi ragazzi….insomma Contrada e Famiglia, alla stregua di quanto accade con la Scuola.
ognuno il suo mestiere, collaborazione massima e condivisione di “dati” e di obiettivi.
insomma fin qui teoria.
la pratica ? premettendo che CI SI PROVA e che non si può pretendere di avere la bacchetta magica, penso che la ricetta sia il “combinato disposto” di quanto segue:
– le citte e i bordelli DEVONO fare i vecchi ma sempiterni SERVIZI ! (barre, tavoli, lavastoviglie, ecc. ecc. ma anche guide al Museo e perchè no Finanze, imbustare, collaborare con Protettorato e Società, gestire mail e social FIN DOVE POSSIBILE, inteso proprio come “manovalanza”)
– implementare le occasioni di CONOSCENZA della Storia della propria Contrada : MUSEO a tutto randello
– dulcis in fundo : i genitori devono accettare e anzi accogliere di buon grado che ci sia qualcuno coi capelli bianchi in testa che, qualora ravvisi la necessità, attraventi al proprio pargolo/a uno scapaccione e/o un biscotto old-stile !!!
da genitore-tris, so bene che l’ultima è la vera sfida !!!!
se i miei sbagliano, è bene chiappino una bella ramanzina da chi trovano a tiro; e se lo vengo a sapere gli do il resto !
ma repetita iuvant, a chiacchiere si fa lesti; non è affatto semplice
Complimenti a Panzieri e Duccio per due commenti molto centrati ed ampiamente condivisibili. A Duccio però chiedo se sia sicuro che il problema a Siena siano i ragazzi che vanno davvero in contrada. Effettivamente i due anni di black out hanno alterato molte dinamiche, ma per me sarebbe altrettanto importante agire su quelli che in contrada ci vanno solo come alternativa a qualsiasi altro luogo nel quale sia possibile “procurarsi l’alcol” (che tristezza). La contrada ormai per molti è un’alternativa alle botteghine extracomunitarie dalla manica larga.