Ci invada, dottor Putin, ci invada per piacere…
Qualche riflessione sparsa sulla guerra, come tristemente d’abitudine; molto altro di cui scrivere – per esempio le morti della Spaak, di Chiara Frugoni e non solo -, ma l’appuntamento è per domenica prossima, a Zeus piacendo.
IL COMPLEANNO DI HITLER
Il 20 aprile 1889, a Braunau am Inn (cittadina austriaca che abbiamo visitato illo tempore, qualche lettore di vecchia data del blog ricorderà il reportage) nasceva Adolf Hitler. La ricorrenza, quest’anno, assume una forza ulteriore, visto che siamo immersi in un conflitto in cui i contendenti si affrontano dandosi l’un l’altro del nazista (ne abbiamo già scritto, non ci ripetiamo).
Il neonazismo pare improvvisamente essere diventato un’emergenza per tanti, perfino qui in Italia: mai trovata tanta gente contro i neonazisti, davvero; i quali neonazi, oggi, sembrano tutti localizzati in Ucraina, in particolare a Mariupol, meglio ancora nascosti come topi nelle acciaierie. Nazisti ce ne sono in varie parti d’Europa (fatevi un giretto in Croazia, a gustarvi le scritte sui muri inneggianti agli ustascia); ce ne sono a bizzeffe in Russia, ove – come la figura di Limonov ci ricorda – ci sono financo i nazibolscevichi, perché nella terra di Stalin questa ambiguità c’è sempre stata: gli ucraini hanno avuto – come tutti – truppe collaborazioniste naziste, ed una figura come Bandera ce lo ricorda ad perpetuam rei memoriam; i russi, se è per quello, avevano fatto molto, molto di meglio, alleandosi in modo organico con Hitler, nel Patto Molotov-Von Ribbentropp (Patto che, se non fosse stato rotto da Hitler nel giugno del 1941, sarebbe andato avanti tranquillamente). Grazie a quel patto, attaccarono la parte orientale della Polonia e la Finlandia, giova ricordare. Anche in questo caso, non gli si insegna niente.
Comunque, tranquilli: nelle prossime ore i russi butteranno qualche bomba antibunker, eliminando gli ultimi resistenti – in senso tecnico – del Battaglione d’Azov: fine dello spicinio del nazista; e finalmente, l’annosa questione dei movimenti neonazisti internazionali sarà eliminata, in modo definitivo. La liberaldemocrazia avrà estirpato il problema.
Un autentico sospiro di sollievo, va detto: il 20 aprile dell’anno prossimo, non ci saranno più nostalgici a celebrare l’indegno compleanno…
LA COERENZA DI PAGLIARULO
“Il messaggio che mi pare voglia dare Putin (specificatamente all’Ucraina e più in generale all’universo mondo) è più o meno questo: mentre l’Europa peggiora, la Russia migliora”; così scrisse (lo ricorda Gian Antonio Stella a pagina 13 del Corriere della sera di oggi: ovviamente è bieco mainstream, che schifo!) Gianfranco Pagliarulo, il 72enne ex collaboratore di Armando Cossutta, primo Presidente dell’Anpi, che – per motivi meramente anagrafici – non è mai stato partigiano.
Il prossimo XXV aprile sarà il più surreale degli ultimi anni: con i “partigiani” italiani, a schierarsi di fatto contro la Resistenza ucraina, da loro giudicata ben diversa da quella italica del 1943-1945: e su questo hanno ragione da vendere, giacché quella di Kiev è guerra di un popolo intero, quella italiana non lo fu di certo (purtroppo o fortunatamente che si voglia); e se gli ucraini vinceranno, lo avranno fatto con enormi aiuti – di armi, di soldini, di addestratori -, ma andandoci loro, come popolo, a combattere, non grazie agli eserciti di mezzo mondo come fu per quelli italiani.
Tornando a Pagliarulo, crediamo proprio che abbia ragione da vendere Erri De Luca, il quale – su Repubblica dell’8 aprile, pag. 15 – dice che la posizione dell’Anpi la “spiego con un pregiudizio favorevole nei confronti dell’esercito russo…”, per poi aggiungere che i partigiani italiani erano una minoranza, mentre “in Ucraina c’è un popolo intero che è in armi e ha una dotazione sufficiente a ricacciare indietro le forze d’invasione”.
Il Sindaco di Sant’Anna a Stazzema, Maurizio Verona, ha detto al Foglio quanto segue: “Tra la nostra Resistenza e quella dell’Ucraina non ci sono differenze. Un popolo invaso ha tutto il diritto di difendersi, e va aiutato in questa impresa coraggiosa, anche con le armi…di fronte all’invasore, di fronte ai massacratori, di fronte alla violenza cieca, si deve resistere. Questa è la storia di Sant’Anna. Questo è il 25 aprile”.
Fino a che ci saranno i Pagliaruli in giro, il XXV aprile sarà semplicemente un’altra cosa rispetto a quello voluto dai partigiani autentici: una liturgia sempre più stanca e divisiva, settaria se guarda al passato, ipersettaria se guarda al presente…
VENGA DOTTOR PUTIN: SI ACCOMODI
Arriviamo un po’ a tirare le fila del discorso, con una accorata prece finale al dottor Vladimir Putin: venga in Italia, dottore, che lei ed il suo esercito vi troverete benone.
Invece che perdere tempo, denaro, uomini (anche Generali, che brutta cosa) in quel macello che è, e che sarà ancora di più, il Donbass – ove quegli ucraini non solo non ne vogliono sapere di arrendersi, come qui in Italia noi gli diciamo di fare da subito, ma sono più bellicosi che mai -, caro dottor Putin, diriga quanto prima le sue corazzate verso l’Italia: si tratterebbe solo di tornare, in fin dei conti, dopo l’antipasto del Covid (pagato 3 milioni di euro dai contribuenti italiani: che regalone, che ci fecero i russi!).
Sì, certo: il Premier di allora, Conte, le stava più simpatico, ma comunque lui c’è ancora, leaderino di un Partito azzoppato, ma ancora, secondo i sondaggi freschi, intorno al 13%; il Premier attuale non le è simpatico, ma è un uomo di finanza: gli americani, appena arriverà Lei, se lo portano via subito, con la colorita “arca di Noè” che lo vorrà seguire; non fa come Zelensky, questo lo portano a svernare in Florida, whatever it takes.
Anche la Nato, vedendo il tripudio di accoglienza popolare verso il suo esercito, caro dottor Putin, forse alla fine non interverrebbe: l’Articolo V potrebbe essere sic et simpliciter bypassato dalle manifestazioni di trionfo popolare a fronte dei carri russi…”quelli con la Z sopra, che belli! Quelli che hanno sconfitto quei nazisti degli ucraini!”.
La gente, il popolo italiano, insomma, è da par suo pronto a procurarle quelle accoglienza che quei piantagrane di ucraini le hanno pervicacemente negato, ingrati come si ostinano ad essere (in più, caro dottor Putin, Lei qualche connazionale amico, in loco, ce l’ha da tempi non sospetti); qui in Italia, poi, abbiamo fior di opinionisti, professori, giornalisti – insomma, maestri del pensiero, sempre contro il mainstream – i quali – in nome della complessità, si capisce – è dal 24 febbraio che continuano a dire che, tutto sommato, Lei è un po’ birbantello, ma è parecchio meglio di quei delinquenti della Nato (che poi non è il Patto atlantico, come ha spiegato, mettendo i puntini sulle “i”, il professor D’Orsi ieri sera da Floris: “una bella ripassatina di Storia fa bene a tutti, eh”, ha concionato).
Poi, diciamocela tutti: a noi questi ucraini, smaltita la peraltro cauta simpatia iniziale, hanno davvero rotto! Sempre a chiedere armi, sempre a pretendere le nostre attenzioni, e meno male hanno smesso con la no fly zone, che davvero non si poteva sentire: se la sono voluta la guerra? L’hanno provocato il nostro amico Putin, di grazia? Ora se la gestiscano da soli. Noi glielo avevamo detto in tutte le salse, come fare: bastava arrendersi il 25 febbraio, dopo avere combattuto un giorno e mezzo, giusto per una sindacale dignità nazionale.
Siamo infine certi, caro dottor Putin, che il prezzo del gas e della benzina, con Lei assiso sul trono della “prima Roma” (oltre che su quello della terza, al Cremlino), diventeranno finalmente bassi, come e addirittura più di prima; e se non sarà “tre volte Natale” – come cantava Lucio Dalla -, almeno due sì: a quello cattolico, si affiancherà quello ortodosso, che andrà rafforzato all’uopo.
Ci pensi, dottor Putin, ci pensi davvero: ma dove lo trova, un posto così, di grazia? Sole, chitarra e tappetino (rosso)…
Ps Un Ps senese, ma non solo; sulla Nazione odierna, c’è notizia che le associazioni di categoria lamentano l’assenza di personale under 30 nella ristorazione: non accettano di lavorare, punto e basta; si rifiutano stipendi medi fra i 1600 ed i 1800 euroni al mese. Pare che il reddito di cittadinanza ci abbia messo del suo, e poi lavorare anche il fine settimana, che barba; forse, però, la spiegazione più probante è che la nostra meglio gioventù sia partita ad arruolarsi fra i volontari: quelli filoputin, ovviamente…
Pezzo da sottoscrivere dall’inizio alla fine.
Caro Eretico, le scrivo da Bologna, dopo avere avuto amici senesi che mi hanno suggerito il suo blog.
Delle cose senesi non so ovviamente niente, di cultura mi interesso poco, anche se sono uno che qualche libro lo ha letto e qualche buon film l’ha visto. Volevo complimentarmi per i suoi pezzi sulla Guerra in Ucraina, uno più intenso e coinvolgente dell’altro. Questo, in particolare, è un autentico cazzotto allo stomaco, come è giusto che sia visto il contesto.
Mio nonno era un partigiano, che ha combattuto in montagna. Morto a 88 anni, tutto sommato felice, ora si vergognerebbe dell’Anpi, in cui aveva militato per anni.
Di nuovo complimenti, di cuore.
Ci mancava il nipote del partigiano di Bologna… ora siamo tutti più tranquilli…
Di certo resta più simpatico l’amico bolognese di te..ma ci vuol poco
Bologna mi ricorda le simpaticissime sardine (telecomandate dal partito degli scikke), le due simpaticissime squadre di basket e la super simpaticissima squadra di calcio (di cui conservo ancora il ricordo di un simpaticissimo face to face con un tifosone locale). Per quanto riguarda i partigiani, che dire, mi trattengo, altrimenti si va a fa tardi.
Se ieri era il compleanno di Hitler, oggi sarebbe il compleanno di Roma, celebrazione molto in voga durante il fascismo. Alla fine dell’illuminante pezzo dell’Eretico, sapendo che è una forzatura ma che lo fanno tutti (a partire da Putin), facciamo questo giochino: se oggi Hitler e Mussolini fossero in piena forma e soprattutto al potere, si riconoscerebbero di più nell’Ucraina del “comico” Zelensky (come i putiniani continuano a chiamare il leader ucraino, viste le sue origini. Putin come andrebbe chiamato?), oppure nella Russia di Putin?
Il professor Orsini direbbe sicuramente che Hitler e Mussolini si riconoscerebbero nella Nato, ma a lui scrivono addirittura le madri di Mariupol, quindi è fuori classifica per manifesta superiorità.
Caro Eretico, se in Italia esistesse un equivalente del premio Pulitzer, il pezzo VENGA DOTTOR PUTIN: SI ACCOMODI lo meriterebbe (sono in credito di un caffè, per quando ci dovessimo incontrare) ! A rischio di passare per fissato sul 18 aprile 1948, mi permetto di provare a ragionare sul collegamento con il tuo pezzo. Il 2 giugno 1946, oltre al referendum monarchia/repubblica, venne proceduto ad eleggere l’ assemblea costituente, finalizzata a redigere la Costituzione. In tale assemblea il gruppo maggioritario era quello socialcomunista, di rito stalinista stemperato appena. Il testo costituzionale che ne è scaturito risente del peso di tale gruppo politico: infatti, ad opinabile giudizio del sottoscritto, alcune parti rispondono ad un’ ispirazione meta-sovietica. Ad esempio -il “…, fondata sul lavoro .” che compare già nel primo comma in assoluto; -il fatto che il tipo di lavoro a cui si intende far riferimento nell’ intero arco del testo è solo quello subordinato; ; -la “proprietà privata” (41 e 43) ; – l’ assenza in tutto il testo della parola “imprenditore”; -il delicatissimo tema “guerra” trattato in maniera assolutamente scoordinata da ben 3- articoli (11, 78 e 87); -stendiamo un velo pietoso sulla rieleggibilità del Presidente della Repubblica. A cavallo del 2 giugno 1946 , si svolsero le elezioni comunali che videro dappertutto la vittoria dello schieramento socialcomunista, spesso con numeri trionfali . Evidentemente la paura che quei risultati potessero dispiacere agli USA, ammesso che ci fosse, non aveva sortito nessun effetto. Sicuramente tale paura non albergava nel segretario PCI, Togliatti, che si riprometteva di “cacciare a calci nel sedere dal Governo” il democristiano De Gasperi una volta che fossero avvenute le elezioni del 18 aprile 1948. Tutto questo per rendere l’ idea di quanto fosse diffusamente prevista la vittoria del “fronte popolare” in vista delle elezioni politiche del 1948. Invece gli italiani seppero leggere attentamente quanto stava avvenendo nel mondo e diedero una prova incredibile, individuale e collettiva, di amore per la libertà, paragonabile alle migliori pagine del passato e che non si è ancora ripetuta, oggi meno che mai per agganciarmi al tuo eccellente pezzo odierno, caro Eretico . Un’ ultima chiosa: è vero che anche a sinistra , addirittura nel PCI, c’è stato chi si è detto rasserenato dal risultato del 1948 . Riguardo la sincerità di tali asserzioni, mi permetto però di osservare che la sigla PCI venne accantonata solo “dopo” l’ acquisita certezza della (apparente) scomparsa dell’ URSS : le date sono come i numeri : sono testarde.
Poverino come hai sofferto a causa della parte economica della costituzione “metasovietica”; con il senno di poi sarebbe stato molto più coerente lo scrivere …fondata sul capitale, la rendita finanziaria e il precariato, probabilmente nella situazione fisica dell’Italia del ’48 -un cumulo di macerie ancora fumanti- certi bolscevichi del calibro di Einaudi o Federico Caffè non hanno travato di meglio che scrivere fondata sul Lavoro, pace all’anima loro.
Ma il grande artista ucraino di Firenze, non lo si fa venire anche qui? Magari a verniciare la Fonte Gaia?
Caro Chicchero,
hai fatto bene a ricordare l’episodio di vandalismo di Firenze: il vandalismo è vandalismo, punto e basta.
Premesso questo, mi pare significativo – e non sto parlando di te, non ho elementi per farlo – come molti si siano buttati a corpo morto nella sdegnata condanna del gesto (ripeto: vandalico); e quando gente, che magari non entra in un museo da un ventennio, si scandalizza per una cosa così (in tempo di guerra, peraltro), vuol dire solo una cosa, che è infatti scritta anche nel mio pezzo: inutile fare gli ipocriti, alla maggioranza (in crescendo) degli italiani, la resistenza ucraina sta ampiamente sulle palline, e spera che Putin si sbrighi a finire il lavoro…
L’eretico
Per un sincero auspicio di pace eterna a Luigi Einaudi ed a Federico Caffè sgraviamoli da un peso che non meritano, riferendo che il primo comma della Costituzione pare fosse opera di Aldo Moro e/o che l’ideatore fosse Amintore Fanfani, non facente parte della commissione dei 75. Comunque, visto lo stile del contesto, non è da escludere che si sia pensato di proseguire con le parole: “Il lavoro rende l’ uomo libero”, e che qualcuno si sia accorto in tempo che erano state già usate.
Dopo i neonazisti con le pistole giocattolo (ed il sidecar SS con l’ex-sindaco sopra …), i razzisti col progetto degli attentati con la porchetta, ecco le baby bulle da social media della Siena bene … ma che città siamo diventati?
Sarà la noia, sarà la nostalgia di quel che resta della passata agiatezza?
Sarà che ci manca il Palio come valvola di sfogo?
Sarà che aveva ragione quell’Alighieri maledetto?
Sarà colpa del Demossi, dell’Eretico e del suo blog di debosciati?
Fatto sta che ormai neanche il neofascismo, il terrorismo e adesso pure il bullismo ci vengono più come si deve …
Da un po’ di tempo ci tocca sempre la figura (strameritata) degli strulli.
Prima almeno ci sfilavano le banche alla zitta e magari ci regalavano pure qualche scudetto di basket e la serie A di calcio senza abbonarsi a DZN.
Caro Paolo,
hai fatto bene a ricordare la “baby-gang” al femminile: mi hai tolto il triste pensiero, e te ne ringrazio, di fegato.
Vorrei chiosare il tuo primo punto, quello sulla “passata agiatezza”: qualcuno si è impoverito, in città, con il crollo di MPS (quantomeno rispetto alla pioggia di denaro di prima, erga omnes), poi c’è stato, e ci sarà, il tandem Covid-guerra, sic. Ma gente che sta bene, e che riempie di dindini i figliolini, ce ne è tanta, ancora: altrimenti gli esercenti non si lamenterebbero dell’impossibilità di trovare under 30 autoctoni per bar, alberghi e ristoranti…giovanotti che gli aperitivi preferiscono farli, più che servirli…
L’eretico