Mps, De Donno, Caroni
Eccoci all’ultimo appuntamento bloggeristico prima delle strameritate (ce lo diciamo da soli, as usual) vacanzine: delle quali, ovviamente, scriveremo, quando ne avremo tempo e voglia…
MPS-UNICREDIT: SONO SPINE, E ARRIVERANNO
Se sono rose, fioriranno, si diceva una volta; se sono spine (e lo sono), arriveranno, e faranno anche malino, si potrebbe dire per banca MPS, in questo incandescente finale di luglio: il redde rationem sembra essere arrivato davvero, a questo giro. Il momento della verità è adesso, dunque, al termine di un’agonia che dura dal 2009, e che affonda la sua radice primaria nello scellerato acquisto di Antonveneta (oggi considerato tale anche da giornalisti ed intellettuali che videro ben bene di stare zitti, ben accucciati, dietro le dirette o indirette prebende che il Monte elargiva per comprarsi il silenzio che ha portato ad oggi).
Come scritto da Camilla Conti in un eccellente pezzo (La Verità di oggi, pagina 17), è un po’ come un cerchio che si chiude; con un paio di figure di oggi, che in quel fatal 2007 ebbero un loro ruolo: l’attuale Ad di Unicredit, Andrea Orcel, che faceva da trait d’union fra Mussari ed Emilio Botin (Santander, ovviamente), come appunto la Conti ricorda (passaggio non da poco, direi). E con l’attuale Premier Draghi – è cosa risaputa -, il quale era il Governatore di Banca d’Italia che diede il beneplacito all’operazione, prodromica a ciò che, 15 anni dopo circa, sta accadendo in queste ore. A guarnire il tutto, c’è l’incredibile vicenda personale dell’ex deputato (nel Collegio senese) Padoan, il quale è attualmente Presidente di Unicredit, il fagocitatore (con tutti vantaggi clamorosi del caso) del plurisecolare marchio senese.
Ballano i numeri degli esuberi, si ventilano licenziamenti tout court: si raccatta il più o meno lauto Tfr, e tutti a casa; 5, 6mila lavoratori? Statene certi: non ci sarà nessun concerto di Piero Pelù a indorare la pillola, come accaduto in settimana per i lavoratori fiorentini licenziati via Whattsapp.
Nel frattempo, qualcuno avrà notato che il povero Rino Gaetano – 40 anni dopo la sua morte – continua a cantare che “il cielo è sempre più blu”, come faceva ai tempi dell’acquisizione Antonveneta (con il grande regista da caviar gauche Marco Bellocchio a magnificare le sorti magnifiche e progressive della banca, con la sua maestria cinematografica): quella del cielo sempre più blu, però, è la pubblicità dei supermercati Lidl, a questo giro…
IL SUICIDIO DI DE DONNO
In settimana, l’ex Primario di pneumologia del nosocomio mantovano Giuseppe De Donno si è ucciso, a quanto riferiscono fonti di stampa (Corriere della sera, per esempio) impiccandosi nel suo appartamento, dopo non avere lasciato alcun biglietto alla moglie e alla famiglia in generale (come accade nella maggioranza dei casi suicidari, peraltro).
Pare che ci fosse anche dell’altro, ma non vi è dubbio che la delusione per il fallimento – che De Donno considerava cagionato dal desiderio di boicottare – della sua terapia anti Covid basata sul plasma (considerata solo parzialmente efficace dai protocolli, mentre lui sosteneva che si fosse rivelata di grande successo sui suoi pazienti).
Ovviamente, è partito il caravanserraglio dietrologico-complottistico (chi si stupirebbe se a settembre partisse qualche speciale sul delitto spacciato per suicidio?); noi, senza alcuna conoscenza specifica del caso, propendiamo per ciò che pare davvero essere stato (la Procura competente ha aperto un fascicolo, come è di prassi per fare gli accertamenti dovuti).
Resta il fatto che questo suicidio è stato – quantomeno anche – causato dal clima davvero pesante che si è venuto a creare in Italia da un anno a questa parte, con accelerazione in questa estate da variante delta; mettiamo pure che i filosofi Agamben e Cacciari (comunque la si pensi, non certo gli ultimissimi arrivati) stiano in parte esagerando, resta il fatto che i problemi posti sono lì, sul tavolo; del tutto inevasi.
Problemi capaci di porre molti interrogativi, fra i quali soprattutto uno: quando – verso il 2029? – la pandemia sarà finalmente finita, si potrà tornare a ragionare con la forma mentis di prima (abbastanza democratica, suvvia), o qualcosa – sedimentatosi in questi mesi – lo impedirà?
Non so voi, ma sentire evocare (Marcello Sorgi, sulla Stampa di giovedì) l’arrivo dei colonnelli in caso di crisi di Governo (con toppa, poi, davvero ben peggio del buco), dovrebbe suscitare qualche riflessione; soprattutto quando si impongono strette, dopo avere concesso liberissimo sfogo al popolino per le partite degli Europei: non solo dopo la finale (11 luglio, in piena Delta), ma anche dopo Italia-Turchia, sic…
FRANCO CARONI, IL “RE SOLE DEL JAZZ SENESE”
Questa prima parte dell’estate è stata particolarmente calda, quanto alle questione delle nomine in due importanti enti musicali senesi, la Rinaldo Franci e Siena Jazz. Come sempre, da nominato, avrei preferito tacere, per mera sensibilità istituzionale; ma visto che – sul blog e, soprattutto, con altri mezzi (telefonate e messaggi) – molti mi hanno tirato in mezzo, prima di andare in vacanzina due cosette le scrivo volentieri.
Sulla Franci – come avevo già accennato -, spero che la cosa possa risolversi per il meglio; Anna Carli non è certo una novità a livello di incarichi importanti ricoperti in città, questo proprio no, ma è persona molto preparata, nonché absolute beginner per la scuola di musica in questione.
Per quanto invece concerne la questione di Siena Jazz, la questione è assai diversa; siamo andati a rileggerci un pezzo che vergammo nel luglio 2017, ad personam su Franco Caroni, che avevamo chiamato “il Re Sole del jazz senese”, già allora ormai consustanziale all’istituzione. Classe 1949, da quando esiste la benemerita Siena Jazz (metà dei Settanta), ne è sempre stato il dominus incontrastato.
Che abbia dato e fatto dunque tantissimo per l’istituzione, nessun dubbio, ed il Sindaco non può non riconoscerlo; ciò detto, però, in un contesto democratico, dovrebbe vigere un minimo di alternanza, ed il crimen lesae maiestatis apparterebbe a ben altri contesti: dopo più di 40 anni, non ci sembra francamente un qualcosa di demoniaco, il chiedere un avvicendamento apicale di una istituzione cittadina. Nessuno dovrebbe essere, od anche solo sentirsi, intoccabile ed inamovibile. In nessun campo.
Grande è stata la mobilitazione delle star del Jazz, nazionali ed internazionali, a favore della conferma di Franco Caroni; una bella gratificazione per lui, tanto di cappello. Ma anche il segno che, forse, spesso si è tenuto in palmo di mano il grande nome (che fa fare bella figura a tutti, e a Sienina viene sempre ben volentieri), e qualche volta si è un po’ trascurato chi magari tirava avanti la carretta dei corsi, settimana per settimana: si fa per chiacchierare, eh…
Su De Donno: non è il caso discutere sulla vicenda della morte (l’ipotesi più plausibile è il suicidio), è però il caso di dire che la cura con il plasma iperimmune funziona. Quindi più che cercare eventuali mandanti per far scomparire De Donno, sarebbe più opportuno cercare di capire perché il plasma iperimmune è stato affossato. I medici padri di questa cura sono dell’ospedale di Pavia (chiedo venia non ricordo i nomi), i quali trovarono un importante appoggio nell’ospedale di Mantova e come referente ed esecutore De Donno che si prese anche la responsabilità di avere rapporti con La Stampa ed il Parlamento. In una audizione al Senato il Professore illustrò i risultati ottenuti col plasma su 48 pazienti ricoverati in terapia intensiva di cui 46 guariti, quasi il 100%. Dopo un primo entusiasmo venne dato il permesso (quindi furono le istituzioni che dissero di continuare su questa strada) per continuare i test su altre 150 persone, volontari chiaramente. Questi volontari si trovarono subito, solo che non si capisce per quale motivo la base operativa venne spostata a Pisa (Toscana, ci sarebbe da indagare anche su questo) suscitando la perplessità di De Donno e degli altri medici coinvolti, visto che chi aveva l’esperienza per battere su quella strada erano loro, senza nulla togliere alla professionalità dei medici pisani. Da lì in poi caddero le tenebre più assolute sul plasma iperimmune, anzi si cominciò a dire che non funzionava e contemporaneamente si cominciò a spingere sulle monoclonali. A questo punto è bene puntualizzare che il plasma iperimmune è una donazione gratuita da parte di guariti da COVID19, in quanto tale non può essere soggetto a brevetti e da una singola donazione si possono o meglio potrebbero curare due pazienti al costo di 86 euro ciascuno. Le monoclonali non sono altro che una replica artificiale del plasma iperimmune, quindi la materia prima è gratuita per il produttore, solo che essendo un prodotto di sintesi è soggetto a brevetto. Bisogna rimarcare che una dose di monoclonali costa fino a 2000 euro a paziente contro gli 86 del plasma. Ci sarebbe da aggiungere anche che la cura dei medici di Pavia e di Mantova col 0plasma prevede anche l’utilizzo di farmaci banali come la vituperata idrossiclorochina che viene demonizzata per i suoi effetti collaterali mentre sono 50 anni che viene usata per curare diverse malattie.
Ora ognuno tragga le sue libere conclusioni
Caro Andrea, grazie per il tuo articolato contributo; il quale, come minimo, offrirà ai lettori tutti un più ampio ventaglio di conoscenze sul tema. E tra l’altro, ciò che scrivi mi pare difficilmente contestabile (restiamo in attesa, as usual): il passaggio da Mantova verso Pisa, su quello credo che si dovrebbe indagare.
In ogni caso, quanto al Covid-19, credo che fra non molto la autentica “bomba” esploderà in Bergamo: quello che è accaduto ad Alzano e dintorni, è il peccato originale di tutto ciò che è venuto dopo. Tutti i potenziali ricatti, le eventuali minacce, comunque gli scheletri nell’armadio di molti, derivano da lì.
Ricordiamocelo sempre, perché quando la Procura di Bergamo avrà completato il suo prezioso lavoro, ci sarà un corri corri a cercare di abbuiare tutto, e – come ben sai – il Ministro Speranza è il trait d’union fra i due Governi (Conte bis e Draghi).
L’eretico
Commento veramente molto interessante.
Grazie a lei, sinceramente.
IN SUPPORTO DEL COMMENTO DEL SIG. LODOLI, MI PERMETTO DI SCHIAFFARE QUI IL TESTO DI UN MIO ARTICOLO PUBBLICATO SU WIATUTTI IL 30 APRILE 2021, INTITOLATO “PLASMA IPERIMMUNE, UNA OPPORTUNITA’ PERSA?”, SCUSANDOMI DELLA LUNGHEZZA.
Il 5 maggio 2020 il prof. De Donno dell’ospedale di Mantova lamentava nel corso di un confronto televisivo un certo ostruzionismo burocratico contro l’uso del plasma iperimmune, sottoposto ad un diverso iter di approvazione rispetto all’utilizzo di altri farmaci sperimentati come difesa contro il covid. Eppure, sosteneva De Donno, i feedback sull’uso del plasma erano clamorosamente positivi.
Negli stessi giorni, la rivista Nature pubblicava uno studio che confermava le parole di De Donno. Ma le difficoltà per avviare la sperimentazione della cura al plasma rimanevano ed anzi si accentuavano.
Poco dopo Le Iene giravano un servizio per rendicontare l’attività all’interno dell’ospedale di Padova. Per un mese filato due giornalisti si erano difatti installati nel reparto di terapia intensiva di tale ospedale, nel quale la terapia a base di plasma iperimmune aveva trovato una coerente sperimentazione. Sperimentazione efficacissima, se ci si basa sui dati e sui commenti dei medici riportati nel servizio. “Io non ho notizia di pazienti deceduti trattati con plasma iperimmune”, diceva il direttore generale dell’ospedale. Il senso del servizio giornalistico era riferire che il plasma iperimmune fosse molto efficace sul virusse, specie se preso nei primi giorni del decorso della malattia. Sicuramente tale trattamento si rivelava essere parecchio più economico di altre terapie effettuate o ipotizzate.
Contro Le Iene si scagliò allora la immunologa Viola, che accusò il servizio di avere “minato le basi della ricerca scientifica basata sulle prove”. Burioni – ma va… – fece ulteriore e simile eco. Evidentemente dare la voce ai medici che stavano fisicamente verificando in corsia la qualità del plasma era considerato metodo antiscientifico…
Dopo una prima promettente fase di sperimentazione a Pavia e Mantova, proprio Mantova, incredibilmente, era stata all’inizio esclusa dalla sperimentazione denominata Tsunami del Ministero della Salute, che aveva coinvolto in maniera sorprendente l’ospedale di Pisa, che aveva avuto fino al momento solo due pazienti attivi per tale terapia. Pochi giorni dopo, durante una audizione in Senato sull’argomento, fu ascoltato Paolo Marcucci, presidente di Kedrion Biopharma, che illustrò un imponente progetto farmaceutico legato all’utilizzo del plasma, introdotto dal presidente di Farmindustria (l’intervento di Marcucci non era previsto dai lavori in aula…). Kedrion è una multinazionale farmaceutica con sede a Lucca, di proprietà della famiglia Marcucci, fra cui il senatore del PD Andrea, fratello di Paolo. E casualmente Andrea è anche consigliere di amministrazione di Kedrion con funzione di supervisione per gli USA, ma non c’è conflitto di interessi, tranquilli. Il progetto di Kedrion era interessantissimo, per Kedrion stessa: produrre un farmaco a partire dal plasma iperimmune, che per legge può essere messo a disposizione dai donatori solo a titolo gratuito. Quindi, a fronte del costo odierno di una sacca di sangue intorno ai 100 dollari, il farmaco sarebbe costato molto molto di più.
Da quel momento (metà 2020), di plasma iperimmune in pratica non si parlò più. Tutti i progetti di creazione di una grande banca del sangue per far trovare pronto il plasma per la seconda ondata autunnale naufragarono, al di là di una piccola raccolta nel Veneto.
Si deve attendere inizio gennaio 2021 per sentire riparlare della questione, a causa di uno studio sul New England Journal of Medicine, che tornava ad evidenziare l’importanza del plasma, se assunto nei primi giorni dell’infezione: da studi empirici, il rischio di prendere il virusse in forma forte si riduceva difatti del 48%.
Ad inizio febbraio 2021 un altro studio su Rescue dimostrava come il plasma ad alto titolo era in grado di abbattere la mortalità del 65% nei pazienti anziani con forma moderata di covid ed eliminare il virusse nel 90% dei casi in sole 72 ore.
Ad inizio aprile si concludeva lo Studio Tsunami di AIFA-ISS, clinico e randomizzato, il quale dichiarava seccamente che “il plasma iperimmune non riduce il rischio di peggioramento respiratorio o di morte per covid”. Peccato che lo studio Tsunami si sia basato nella gran parte su casi avanzati della malattia e non quelli alle fasi iniziali, nei quali ormai si sa che il plasma è efficace… Mannaggia, una sbadatezza metodologica…
Eppure negli USA, ad esempio, la cura è stata autorizzata da agosto 2020 e sono già state curate circa mezzo milione di persone, con dati molto incoraggianti in termini di minor mortalità.
Ancora oggi gli Esperti itagliani dicono che si stanno attendendo evidenze scientifiche certe (???) sulla efficacia del plasma e la sperimentazione viene effettuata a macchia di leopardo e su sparuti casi. In pratica, il Ministero della Salute e le istituzioni sanitarie non hanno mai avviato un programma di raccolta organico per rastrellare migliaia di sacche dai positivi guariti. Sebbene si stia capendo che probabilmente il plasma potrebbe funzionare anche sulle varianti.
Insomma, un’altra cazzata complottista oppure una opportunità persa?
Non avevo letto il pezzo su WIATUTTI.
Veramente ben fatto, grazie per avercelo rischiaffato qui. Complimenti.
I Marcucci furono coloro ai quali fu in pratica regalata dallo Stato la Sclavo con gli esiti che conosciamo.
Ma ciò è stato certamente ripagato con un grande impegno politico di alto livello.
Anche sul plasma business is business.
Il partito è il partito.
Scusami Eretico, ho provato a seguirti su Siena Jazz, e apparentemente sembra che tu dica cose molto sensate. Poi peró ho riletto con più attenzione e ho cercato di applicare il tuo ragionevolissimo richiamo ad una “alternanza” in un “contesto democratico” al ruolo di direttore artistico di una istituzione culturale jazzistica e ti dico la verità, il tuo richiamo mi pare francamente inappropriato. Per ora abbiamo assistito al solito cambio di statuto che speriamo non porti poi (considerato l’incarico sarebbe assurdo) a ricoprire quel ruolo con un sodale del sindaco possibilmente poco compromesso con le passate gestioni politiche e che magari suoni il sax ai mateimoni degli amici (questa l’ho detta a caso, se esistono riferimenti sono involontari e casuali, giuro). Io invece in questo caso mi sarei aspettato che il Sindaco seguisse due strade: una transizione “dolce”, con un nuovo direttore concordato con l’uscente per poi attribuirgli un titolo simbolico, magari da emerito, per potergli far dire la sua nelle scelte dell’Accademia, oppure una svolta, una rottura, con De Mossi che presenta in conferenza stampa un nuovo direttore artistico coi controcazzi, tipo un Brad Meldhau, un Esbjörn Svensson o magari volendo essere meno esterofili un Bollani, un Fresu (ma mi pare che ha scritto anche a favore di Caroni). Una delle due doveva già essere successa, perché quando si pianifica si fa così. Così facendo tutti sarebbero rimasti in silenzio ad ascoltare le brillanti strategie di chi ha in mente un piano (magari forte). Qui invece siamo tutti in attesa di capire di cosa stiamo parlando, se siamo dalle parti del solito piccolo cabotaggio da sagra della birra, con qualche riciclone di vecchi arnesi oppure, almeno per riparare il solito passaggio dell’elefante nella cristalleria, se si stia cercando di volare più in alto.
Chi lo paga il miliardo che Morelli ha promesso ad AXA prima di andarci a lavorare?
https://www.ilsole24ore.com/art/mps-caso-cessione-spunta-put-un-miliardo-axa-AESOzFQ
Ho letto l’articolo di Camilla Conti, che ho apprezzato anche perché ha avuto l’onesta intellettuale di ricordare il ruolo determinante di Draghi nella vicenda. Non è poco, visto che in questo momento il nome di Draghi non può essere nominato invano.
Per il resto mi taccio, tante sono le volte che mi sono espressa sul blog sulla vicenda Monte.
Tengo solo a ribadire una cosa.
Io sono stata assunta al Monte nel 1988, all ‘ufficio contenzioso della Banca (all’epoca uno dei tanti fiori all’occhiello dell’Azienda). Mi ricordo che proprio in quei giorni il Monte – su sollecitazione della Banca d’italia e del ministero – aveva salvato la Cassa di Risparmio di Prato e mi ricordo dei colleghi più anziani che parlavano, in un certo modo vantandosene, di come il Monte prestasse liquidita alla Banca d’Italia per finanziare altri Istituti Bancari……tutto questo è quello che era stato costruito in 600 anni sono riusciti a distruggere in un baleno , Mussari e co. davanti, chi doveva controllare e non l’ha fatto di dietro.
Rimango pertanto delusa, rancorosa, incazzata e visto che qualcuno, la cui sponda è chiara, me lo ha fatto notare come e già successo, dico semplicemente di vergognarsi, solo per come verrà lasciata Siena alle future generazioni.
Mi fa piacere che qualcuno abbia nominato lo stralodato, salvatore della Patria, Draghi che ho sempre considerato come complice dell’affare Antonveneta. Già lo avevo scritto varie volte in precedenti blog. Super Mario? Per Siena no. Aggiungo che a quei tempi il direttore donna della Consob, che non aprì bocca sull’Affare Antonveneta, venne successivamente nominata a capo della RAI. Il secondo dell’Abi di allora, con presidente Mussari, è ora a capo della Bankit. Ora a Siena verrà Letta, che fa pendant con Padoan, Ceccuzzi ed altri politici sinistrorsi per non dimenticare Amato quando si decideva la trasformazione sciagurata del Monte dei paschi in società per azioni. Fu come mettere dei tarli affamati in un legno sano. La Fondazione da padrona ora conta quanto il due a briscola. Voleva circa 3 miliardi di € di risarcimento dalla Banca? Ne ha avuti solo 150 milioni, tutti cantano vittoria a me sembra una presa in giro.
Fermo restando che ha ragione su tutto, le ricordo che Siena verrà lasciata alle future generazioni esattamente come ogni altra città d’Italia e del mondo. Si tratta solo di accettare una situazione che in qualsiasi altro posto è considerata normale. Roba come i concorsi riservati ai senesi è stata a mio parere una pagina triste, che ha illuso generazioni di concittadini che hanno immaginato una bengodi perenne per persone poco preparate ma nate nel posto giusto, ponendo così le basi per un disastro ineluttabile. Tocca rimboccarsi le maniche, studiare, progettare, lavorare e costruirsi un futuro. Siena è stata una splendida eccezione (per i senesi), ora è finita. Colpa di Draghi? Di Mussari? Del Pd? È finita uguale. Siamo come tutti gli altri e per emergere tocca metterci davvero qualcosa in più. Recriminare per il passato fino ad oggi a cosa è servito?
Se è vero che indietro non si torna e che bisogna prenderne atto con sforzi sicuramente superiori rispetto a quelli (pochi) profusi finora dalla nuova amministrazione, non concordo sulla filosofia del tuo intervento, tipo ‘scurdammoce po’ passato’, perché i responsabili sono ancora in giro e bisognerebbe tenerlo sempre ben presente, anche in cabina elettorale. Non è corretto dire che una città che perde la sua peculiarità diventa come una qualsiasi città del mondo: se si prosciugasse il golfo allora Follonica sarebbe come una qualsiasi città senza mare? Forse dopo un secolo!
Mps, dopo quasi 600 anni ERA a pieno titolo un Bengodi perenne (non solo per i figli di dipendenti, ma soprattutto per quelli che mungevano la mucca), e la gestione senese è stata una pagina felice (infatti a livello politico non c’era mai stata partita per la ‘destra’). Per me non è stato un problema di preparazione, ma di invasione e tradimento, ci sono fatti, nomi ecc… sbaglierò, ma senza l’invasione dei salentini ora parleremmo d’altro (ricordo che Mps strapago’ la minuscola 121 e che l’ad di 121 divenne ad di MPS, come se, col massimo rispetto, la Philip Morris gli avesse comprato la bottega e Buzzino fosse diventato presidente della Philip Morris), da lì cominciarono le epurazioni dei senesi e i problemi.
Io non ho scritto che ci si debba scordare del passato o rimuovere le responsabilità. Dico soltanto che continuare a piangersi addosso è inutile, così come è inutile cercare “il colpevole” in una complessa storia di decadenza causata da una politica rapace, dal mancato controllo di chi aveva il dovere di controllare, da scelte incomprensibili. Tutto questo però non tiene conto del fatto che il mondo bancario in questi anni è stato rivoluzionato dalla tecnologia, sconvolgendo un modello di banca che ci sembrava immodificabile. Una rivoluzione che ha travolto istituti di credito a mazzi, con processi di concentrazione in cui o si vince (in molto pochi) o si scompare. Se Mps avesse avuto al suo interno le forze per cavalcare il cambiamento, avrebbe potuto farcela nonostante tutto. Evidentemente così non era e non è, rimanere arroccati in un modo di fare banca vecchio di 600 anni ha ulteriormente accelerato la crisi. Il Bengodi non poteva essere perenne, molto probabilmente sarebbe comunque finita, e fare finta di niente, prendendosela col piddì, con D’Alema, Amato, De Bustis, Ceccuzzi, Mussari, Vigni (senese e bene in sella su “Little Boy” fino alla deflagrazione), Profumo, Mancini, Cenni e quant’altri a questo punto a cosa serve?
Dal disastro (per me Antonveneta) ad oggi si sono persi treni ed occasioni di rilancio, le risorse potevano e dovevano essere gestite meglio, i piani industriali erano ridicoli, i dirigenti scareggiosi e a volte infedeli. E pensare che da quasi 10 anni la banca è quasi commissariata i piani industriali sono approvati dalla commissione europea…
Sui responsabili sono lontano dal tuo rispettabile e pratico punto di vista. Io istituirei una giornata di lutto cittadino e apporrei una lapide coi nomi dei responsabili in piazza Salimbeni, ad imperitura memoria.
Con l’addossare la responsabilità del disastro ai senesi, non solo lei ha offeso le migliaia di senesi capaci che hanno fatto la banca, ma anche le migliaia di non senesi che, insieme ai primi, avevano reso il Monte una delle Banche migliori in Europa.
Ho conosciuto colleghi non senesi, per che hanno girato l’italia da Nord Sud contribuendo con il loro lavoro a fare grande il Monte e tutti questi, dico tutti, mi hanno raccontato che nelle occasioni in cui venivano a convocati a Siena in sede di direzione generale quando tornavano a casa avevano la sensazione di essere stati quasi in visita in un santuario, tanto erano pieni di rispetto,ammirazione e carichi di entusiamo per l’azienda dava loro lavoro.
In conclusione il suo commento…..si commenta da solo!
Appunto. La realtà è che io , come molti altri senesi e non, con il monte dei paschi ho perso risparmi sudati (mi è rimasta un’azione del valore forse di un euro, la percentuale di perdita sull’home banking del monte è talmente imbarazzante che non la riporto neanche), altri invece continuano a esserne stipendiati (quindi in senso lato, dato che lei è una campionessa del commento populista, siamo noi a pagar loro lo stipendio!).
Mi faccia capire: dato che lei è così oggettiva, così priva di peli sulla lingua, così di ampie vedute, mi vuole far credere che sono io a essermi sognato che per decenni al monte è entata gente dal curriculum non proprio esaltante grazie a sindacati, parentele, amicizie, contrade, partiti di maggioranza o di opposizione, associazioni varie (pubbliche o segrete), padrini, madrine, compagni di scola o d’asilo. Non era così? Quindi entrava solo il meglio del meglio che il mondo accademico potesse sfornare e io sono un pazzo a cui piace offendere i senesi.
Bello scaricare tutte le responsabilità su due, tre capri espiatori, rimuovendo le colpe collettive che ovviamente non esistono. Tutti bravi, non c’era niente che non andasse nella gestione della banca ideale, specchio di una città perfetta. Poi però è arrivato il piddì e ha distrutto tutto. Peccato che lo votavano più del 50% dei perfetti abitanti della città perfetta.
Non so se è più commovente o più falsa con la sua difesa di Siena, dopo che con i suoi commenti è stata lei ad offendere costantemente migliaia di persone che ha sempre definito complici del sistema. Oggi tutto d’un botto sono diventati tutti bravi, tutti preparati, tutti innocenti.
Bona Ugo…
Si, ciao pipì!
I dipendenti della Banca erano circa 25.000 e non tutti senesi e tra questi vi erano certamente, come in tutte le grandi aziende, specie quelle, a suo tempo, pubbliche, anche quelli appartenenti alle “categorie” da lei descritte.
Forse i dipendenti, in specie i senesi, dovevano accorgersi prima di quello che stava succedendo e alzare un po’ la testa e non lasciare da sole le, poche mosche bianche, che, nel loro piccolo, all’interno dell’azienda cercavano aprire gli occhi alle persone. Da qui, però, a dare la responsabilità del disastro ai dipendenti senesi, cercando anche di fare di tutta un erba un fascio, tra quelli capaci e, diciamo così, i “cazzoni”, come insinua lei, ce ne corre.
Le date del disastro e l’intreccio politico che ci sta dietro, di marca prevalentemente piddinina, sono dettate dalla storia e non possono essere cancellate: 121, Antonveneta. I nomi dietro sono noti ed è inutile rifarli.
Per il resto è bene chiudere qui, altrimenti occupiamo noi il blog, lei rimane nelle sue, io nelle mie, onorata di appartenere all’altro 50% di abitanti.
Daria, beata lei che è sempre nell’altro 50%. Io mi sento corresponsabile di tutto quello che accade intorno a me. Poi mi deve dire (non lo farà perché ormai l’ha chiusa qui) dove ho scritto che i dipendenti senesi sono i “responsabili” del disastro del MPS. Ho solo scritto di fare attenzione ad attribuire responsabilità esclusive a tizio, caio o a quel partito rispetto a quell’altro. Se una banca arriva decotta e senza direzione a mangiarsi un polpettone avvelenato pagato come se fosse caviale e da allora non si riprende più nonostante più di 20 miliardi di euro di ricapitalizzazioni (che personalmente nel mio piccolo prima ho pagato come privato e poi come contribuente), il gioco degli scarichi e delle colpe esclusive diventa patetico e auto assolutorio. Che poi la politica orienti le scelte e faccia pressioni è ovvio. Quando il monte era solvibile toccavano a lui acquisizioni e salvataggi, ora che è decotto tocca a UniCredit (con un presidente che è stato ministro dell’economia! Quale manifestazione più eclatante di ingerenza della politica può esistere?) beccarsi il polpettone. È sempre stato così, ma se oggi il monte è diventato un boccone avvelenato potranno chiamarsi fuori quelli che hanno contribuito a ciucciarne linfa vitale in mille modi (e il “lavoro” senza merito, di qualcuno e non certo di tutti, è solo uno tra i tanti)? Per me no.
Resta il fatto, non da poco, che in un paese normale, seppure a sovranità limitata come il nostro, quando fallisce una banca con decine di migliaia di dipendenti, non si chiude regalando gli attivi buoni ad altri istituti privati.
Ah, a proposito di Siena jazz, un colloquio avuto con un addetto ai lavori dell’Istituto sul bagnasciuga della costa maremmana, conferma quello che scrive l’Eretico……tanto è stato fatto negli anni passati, ma si può fare certamente di più!
Buone, meritate, vacanze.
Letta: ‘senesi state sereni’
L’aspetto positivo è che la notizia sia uscita prima delle elezioni. È probabile che parità di genere e cambiamento climatico non saranno gli argomenti al centro del dibattito…
Indipendentemente dall’ampiezza del paracadute sociale che si riuscirà ad ottenere la realtà bussa alle porte della comunità senese e presenta il conto.
Quelli bravi parlano di riscoprire il gusto per il futuro.
Nella sostanza sarà necessario darsi una bella svegliata pena il declino definitivo.
Si può fare.
A proposito del libero sfogo concesso al popolo per le partite degli Europei :
Caro Eretico,
presumo che anche tu ci avrai già pensato.
Forse, alcuni dei “decurioni” odierni credettero che queste festività avrebbero scongiurato il Covid, come i decurioni manzoniani (PS, cap. XXXII), che, sperando in questo modo sconfiggere la peste, chiesero al cardinale Federigo che “si facesse una processione solenne, portando per la città il corpo di san Carlo.”
Come se medesime (o analoghe) cause potessero recare conseguenze diverse… Chissà ?
Caro Lorenzo,
ottimo paragone: nella pestilenza del 1630, si era di fronte ad una società cristianissima, reduce dallo spirito controriformista ancora aleggiante (si pensi alla Historia dell’Arte, pittura in particolare); oggi, il Dio prevalente (non certo l’unico, peraltro) è quello dello sport, del calcio in particolare: eccoti spiegato il senso della ottima comparazione da te fatta. Chapeau.
Condivido ciò che scrive “Il resiliente”, sul fatto che forse ci si occuperà un po’ di più – nella seconda parte dell’estate – dei diritti sociali, che di quelli civili (anche perché tra l’altro i secondi sono ampiamente garantiti, a differenza dei primi).
Ottimo, poi, Gp su Letta ed il suo (futuribile) “Senesi, state sereni”…
Ps Quanto all’intervento di Andrea Lodoli su De Donno, confermo quanto scritto ieri, aggiungendo, a scanso di equivoci (visto che questo non lo avevo scritto), che la terapia con plasma iperimmune, dallo studio pisano, non si è dimostrata così efficace come il povero De Donno sperava. Inoltre, mi segnalano che la famiglia del medico ha scritto una lettera, parlando di problemi privati che evidentemente hanno preso il sopravvento: e qui, i commenti comparativi con qualcun altro sarebbero troppo facili, e li lasciamo stare, che è anche domenica…
L’eretico
Caro Eretico,
Grazie per il tuo benevolissimo giudizio. E’ proprio pensando alla locuzione “panem et circenses” che mi venne l’idea di fare questo paragone, pero’ senza esporlo in modo esplicito, per non suscitare polemiche. Non ho la fibra religiosa, ma non mi pare sia stato del tutto un progresso dell’occidente il rinnegamento dei principi del cristianesimo. E il Dio dello sport (o quello della nuova fede “gender”) mi inquieta molto più del Dio Sole degli Egizi.
ERRATUM
Chiedo scusa.
Non “benevolessimo”, ma “molto benevole”…
Caro Ere,
nel mese di giugno 2018 un neo ministro (dell’Interno) e un aspirante primo cittadino (di Siena) fecero un comizio nella piazza antistante la sede della banca promettendo che – in caso di vittoria alle comunali del proprio schieramento – l’amministratore delegato e due dirigenti della banca, individuati come la causa dei mali dell’istituto oltre che dei mal di pancia di numerosi dipendenti, sarebbero stati immediatamente allontanati.
Due dei tre “malcapitati” sono usciti spontaneamente quando hanno deciso di farlo trovando ottime alternative lavorative mentre il terzo è tuttora ben saldo sul proprio scranno.
In questi giorni la politica ed i politici di ogni schieramento, ordine e grado hanno ricominciato a starnazzare sui rischi e le conseguenze dell’operazione Unicredit-Mps (forse non la migliore ma certamente non la peggiore).
Spero mi sia consentito di chiedere cosa abbiano fatto in questi anni la politica ed i politici di ogni schieramento, ordine e grado per cercare di contribuire al miglioramento della più antica banca del mondo.
Un saluto da Capalbio.
C.F.O.
Penso che a conti fatti la scelta di Morelli sia stata deleteria per il rilancio della banca, non scordiamoci che era stato vicepresidente nella disgraziata era Mussari/Vigni. Ancora peggio
è stato confermarlo dopo il disastroso esito dell’aumento di capitale 2017. Con responsabilità anche di m5s e lega per quando sono stati al governo.
Se l’altro dirigente a cui ti riferisci è la ex responsabile del personale (assunta da Profumo e di cui si vocifera di buonuscita milionaria), vorrei farti notare che CASUALMENTE sia lei che Morelli (ricordi l’opzione put da 1 miliardo?) sono andati a lavorare presso fornitori milionari della banca… così è facile trovare ‘ottime alternative’…
Alcune precisazioni:
Nella prima esperienza al Monte Morelli non era Vicepresidente ma dirigente apicale.
La sua seconda esperienza a Siena è stata fortemente voluta dal Governo allora in carica.
La domanda principale del mio post era: cosa ha fatto la politica negli ultimi anni?
P.S. su YouTube sono ancora disponibili i video del comizio sotto le finestre della banca ……
C.F.O.
Era vicedirettore generale, se lo vedi per Capalbio salutamelo. Se capiti a Catanzaro salutami anche Peppino, tanto i 7 anni che ha preso non penso che li sconterà.
Mi pare che la politica negli ultimi anni abbia continuato a mungere il poco che rimaneva in vari modi (npl svenduti, consulenze, finanziamenti, promozioni ecc…), ma mi pare anche che il PD e la massoneria abbiano fatto ancora la parte del leone. Sinceramente non sempre distinguo la mano dell”approfittatore’, magari a volte penso che ci sia dietro qualcosa ma si tratta solo di dirigenti disonesti o infedeli che approfittano dell’assenza di un padrone.
Caro Eretico, vedo tanti commenti, inaspettati in un fine settimana fra luglio e agosto: MPS tira, il Covid anche (il Caroni meno, ce ne faremo una ragione).
Mi permetto una segnalazione assolutamente a tuo favore, non per piaggeria da ospitato ma per verità dei fatti: che Siena (Sienina) non abbia saputo fare i conti con se stessa, guardarsi dentro individuando i veri responsabili (politici e personali) se non nelle chiacchiere al bar o per il Corso, lo dimostra il tuo caso. Unico “informatore” a scoperchiare i guasti del Sistema Siena (non solo MPS, purtroppo), ora autore di un libro che fa capire alla perfezione cosa sia diventato il Caso Rossi, e neanche uno straccio di Mangia d’oro. Neanche con un Sindaco che conosce nei dettagli le tue battaglie. Questo, senza tanti voli pindarici, spiega tutto.
Sono d’accordo per il Mangia d’Oro all’Eretico, ma talvolta questo premio è collegato stretto ad accordi e compromessi politici. Non sempre, ma è così. Io comunque resto fiducioso perché l’operato del Nostro è da tempo oggetto di stima e quindi in futuro qualche Ente o Contrada, magari la Sua Selvina, farà la proposta per un premio.
non ho letto ancora questo libro…sembrerebbe a sentirvi il chiarificatore di tutta la vicenda…
la prima curiosità che mi verrebbe in mente, senza averlo letto, è di chiedere il motivo dell’orologio fiondato di sotto dopo la caduta…
– il non intervento immediato dei soccorsi ….
– quell’omino che arriva vicino al corpo e non ha nessuna reazione sopra la righe, ..spavento ? rabbia ? dolore ?…
se il libro rispondesse a queste domande…farei una corsa a comprarlo, almeno metterei un punto fermo su questa tristissima vicenda
Caro Leonardo,
allora puoi tranquillamente andare in libreria o edicola: anche camminando, non c’è alcun bisogno di correre (mi dicono che a Sienina faccia un gran caldo).
Per esempio, troverai nome e cognome di colui che tu chiami “omino”, e riuscirai a contestualizzare il perché della sua reazione non scomposta, oltre a venire a sapere che nessun orologio è stato mai lanciato dalla finestra del dramma, nonostante le acrobazie di volenterosi consulenti di parte.
In ogni caso, approfitto del tuo commento per avvertire che il 26 agosto (un mese prima della mia convocazione in Commissione parlamentare), in Fortezza, ci sarà Camilla Conti a presentare il libro “Cronaca di un suicidio (annunciato”. Ne riparleremo ovviamente a suo tempo, ma intanto save the date…
L’eretico, da… (lo scoprirete domani, a Zeus piacendo)
convinto ! vado a prenderlo ! grazie Raffaele
MPS
Meno male che oggi De Mossi ci ha chiarito le idee:
“Tutto questo (Operazione Banca Antonveneta) non è opera di chi vi sta parlando, non è opera di questa maggioranza, è opera di una politica ben precisa che è stata un unità di intenti in cui non si è andati a cercare le scelte tecniche, ma soluzioni politiche – ha tuonato – oggi, come avete visto, la politica sta cedendo davanti alle soluzioni tecniche. Distinguere le cose buone e quelle da buttare, ma bisogna decidersi: se nel momento in cui è la politica a fare delle scelte non mi potrete mai far credere che la scelta di aver acquisito Antonveneta non sia stata il frutto di una decisione squisitamente politica” (da radiosienatv)
Manco il Nicky Vendola dei tempi migliori!!!#demossimachestaiadì…
Strano paragone davvero, molto molto originale.
A pensarci bene, non so perché, ma ho sempre trovato, invece, una certa affinità elettiva tra Ventola e Mussàri.
Sarà per l’appartenenza politica delle rispettive scelte tecniche o forse per i conseguenti guai giudiziari o magari per il loro fluente eloquio …
Solo associazioni di idee per carità.
mi piacerebbe rispondere a Holden Caulfield ma colloquiare con chi non ha il coraggio di firmarsi non rientra tra le mie preferenze.
Non ho potuto staccarmi dalla TV, stanotte .
Ascoltare ancora la vocale baritonale che da anni accompagna i rituali della festa.
Un saluto ad una persona per bene, come pochi ancora.
Concordo al 100% sul ricordo di una brava persona morta troppo presto.
Quante belle cose sono successe in questi giorni: Siena non è stata inserita nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Monte è in attesa dello spezzatino con lo zampino di Orcel protagonista nel passato dell’affare Antonveneta, la Siena Grosseto per motivi burocratici si è bloccata un’altra volta. Una Città che affonda.
Qualcuno ha scritto Draghi ci salverà? E’ la stessa persona che nel 2007 non controllò l’operazione Antonveneta. Il colpevole che deve scoprire e criticare se stesso per la cattiva gestione della detta operazione. Non fu il solo responsabile, ma sia lui che i suoi complici sono stati nel tempo premiati con promozioni ad altri importanti incarichi. Vedo nero. Distinzione tra reddito e rendita, il primo deriva da produzione di ulteriore reddito con il lavoro, il secondo è solo denaro che viene elargito e non produce lavoro. Il futuro di Siena sarà sempre più basato sulla rendita, leggi pensioni, ma col tempo questa finirà e saranno tempi veramente bui. Se non si creeranno posti di lavoro, Siena diventerà una città pensionario, con i giovani senesi destinati a trovare un lavoro lontano dalla propria Città. Spero di sbagliarmi in queste nefaste previsioni e nel futuro prendermi del bischero pessimista.
unicredit ha annunciato, poco più di un anno fa, l’esubero di 6.000 dipendenti, nell’arco di un quadriennio, e la chiusura di 450 filiali.
Giornali finanziari vedono un triste futuro, a breve, per la banca.
Quel poco di buono che resta del MPS potrebbe servire a bloccare questa emorragia di risorse.
O se si provasse a fare l’incontrario !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Se ho ben compreso la fine di MPS come gruppo autonomo è arrivata. Il sindaco, che forse è stato eletto proprio in virtù della gestione scellerata precedente si limita a prendere le distanze dalla gestione scellerata precedente perché più di quello non può fare. Unicredit acquisirà il Monte che però conseverà il marchio (un po’ come Lancia con Fiat)e un quarto circa dei suoi dipendenti se ne torneranno a casa, magari speriamo per loro, con una buonuscita. Il problema rimane il futuro che non è certo roseo per la nostra città, e l’impossibilità reale di contare qualcosa in questo processo in quanto, sebbene ognuno chiaccheri forse per sentire il timbro della propria voce, le forze politiche sono tutte ben allineate sotto l’ombrello del Presidente del Consiglio. Buon pomeriggio a tutti nonostante tutto.