“Cronaca di un suicidio (annunciato)”
I lettori noteranno subito che oggi la rubrica cultural-domenicale salta, per quanto sempre di un libro, comunque, si parli; visto il lancio che l’agenzia Agi del Direttore Sechi ha fatto del nostro imminente libro (uscita prevista per il 9 luglio) sul Caso Rossi – lancio poi ripreso, a livello senese, dalla Gazzetta di Siena – , e viste anche le “amichevoli” attenzioni – ampiamente prevedibili, peraltro – rivolte allo scrivente da Antonella Tognazzi (vedova di David Rossi) e da Ranieri Rossi (uno dei due fratelli del manager MPS), oggi bisogna un pochino sdirazzare, occupandoci proprio del libro in questione. La rubrica la recupereremo alla grande, i lettori stiano tranquilli…
UN LIBRO DA SCRIVERE
Qualche riga, per motivare il perché del libro “Cronaca di un suicidio (annunciato)” (edizioni Cantagalli), anche se i lettori abituali del blog non ne hanno certo bisogno; dopo il 2018, con la nomina, da parte del Sindaco De Mossi, a Presidente della Biblioteca comunale, scrissi che non mi sarei più occupato di faccende locali, per senso istituzionale (poi, giustamente, ci pensano i lettori ad introdurre tematiche polemiche e critiche, come è naturale che sia in un blog pluralista). Scrissi altresì – fortunatamente, l’archivio è controllabile in modo agevole e quotidiano – che il Caso Rossi era faccenda ben diversa, per (almeno) due motivazioni: in primo luogo, perché il fatto in questione era accaduto nel marzo del 2013, vale a dire quando ero attivo, anzi attivissimo, come blogger di denuncia e scrittore di inchiesta; in secondo luogo, giacché il Caso Rossi – per precisa volontà della famiglia e di alcuni giornalisti, sia ben chiaro – era divenuto un evento di portata nazionale, financo con riverberi internazionali.
In tutta franchezza, non so se questo libro alla fine l’avrei scritto davvero, nonostante le paccate di documenti che mi si erano accumulate negli anni sull’argomento, e nonostante non pochi dei 51 Capitoli che alla fine compongono il testo, in pratica, fossero pronti ormai da tempo; certo è che, quando ho visto che la Camera dei deputati della Repubblica italiana ha votato, all’unanimità, nel marzo scorso, l’istituzione di una Commissione monocamerale di inchiesta per fare luce su ciò che era accaduto quel 6 marzo 2013 (in tutta evidenza, senza conoscere una virgola della effettiva documentazione), beh a quel punto ho capito che non si poteva aspettare ancora: il libro sul leopardiano “Zibaldone” (et alia), quello in effetti può attendere. Quello sul Caso Rossi, purtroppo ed evidentemente, non più…
LE REAZIONI (I): RANIERI ROSSI
Ranieri Rossi, fratello di David (con il quale pranzò quel 6 marzo 2013), ha avuto una duplice reazione, a fronte del lancio della notizia dell’uscita del libro: sui social, ci è andato giù piuttosto duro, scrivendo che questo libro è stato scritto solo per soldi; poi, in serata, ha fatto un civile e pacato intervento – cui ho già risposto – in calce al precedente mio pezzo: un Ranieri double face, dunque.
Su quanto scritto a proposito del suo intervento sul mio blog, rimando per l’appunto alla mia risposta; quanto all’accusa sulla motivazione venale – condita dal “pecunia non olet” di ordinanza – io francamente avrei glissato: stia pure tranquillo, Ranieri, che al di là della “giusta mercede” (Leone XIII scripsit), non si andrà. Mi pare un argomento che definire deboluccio sia riduttivo (forse gli altri scrittori e giornalisti che hanno scritto o girato sul Caso Rossi lo hanno fatto gratis, di grazia? Quelli, però, vanno benissimo…). Mi permetto di aggiungere che – come lui dovrebbe ben sapere – il 95% delle cose culturali che gestisco, le organizzo in modo del tutto gratuito (e tempo ce ne vuole tantino): si fa per chiacchierare, eh.
Quanto infine al fatto che – come scritto a caldo – io “non sappia un c.” della documentazione, credo che l’espressione si commenti da sola, ma comunque anche in questa occasione stia tranquillo, Ranieri: lo scrivente, cose di questo genere (cazzate, per capirsi), sugli altri, nel libro non le ha scritte, mentre tutto ciò che troverà – anche su di lui – è rigorosamente documentato. Parola per parola. Verbum de verbo.
LE REAZIONI (II): ANTONELLA TOGNAZZI
“Provare invidia verso una persona anche a seguito della sua morte fa capire molto bene l’infimo spessore, il livello di frustrazione e il senso di fallimento di alcuni soggetti a cui non resta altro che sfogare il proprio disagio personale e l’odio che ne deriva per ottenere visibilità. Non faccio nomi solo ed unicamente per non contribuire al risalto che vanno cercando. Avete veramente una vita più triste della mia, credetemi”.
E giù commenti (il primo, di tal Fausto Tenti, mi dà dell'””essere disumano”, versione appena edulcorata del “subumano”, termine con il quale Hitler definiva i popoli slavi…).
Credo che le parole in questione si commentino da sole, a maggior ragione se vergate dopo non avere letto mezza riga del libro in questione (uscendo il 9, non è colpa sua, in questo senso: bastava aspettare, prima di insultare); a questo punto, visto che, da parte della vedova, si è deciso di usare tali registri, non ci si mette assolutamente al suo livello (né sul blog, né all’interno del libro, se leggerà); alcune cosette, però, vanno pur messe in riga.
In primo luogo, la Tognazzi evita di tirare in ballo la questione pecuniaria come il cognato (e molto bene fa), limitandosi all’accusa basata sulla mia presunta ricerca di “visibilità”, di avere insomma scritto tutto ciò in cerca di “risalto”; curioso, giacché sono esattamente le stesse accuse che mi venivano mosse nell’ormai giurassico 2007, all’indomani dell’uscita de “La Casta di Siena” (poi ripetute per “Le mani sulla città”, dipoi per la biografia non autorizzata su Mussari e via dicendo): precise, precise, precise. Quanto al fatto della ricerca di visibilità, stia pur tranquilla, la Tognazzi: meritato o meno (per lei, di certo no), è da una quindicina di anni che un cantuccio di visibilità me lo sono ritagliato, con varie collaborazioni nazionali di cui vado assai orgoglioso. Io, a differenza di altri, non ho davvero bisogno del Caso Rossi, per farmi conoscere.
Quanto all'”infimo spessore”, al “livello di frustrazione”, al “senso di fallimento”, posso rassicurare la Tognazzi che si sta sbagliando, e di grosso, ma lascerei perdere questi crinali, molto esposti a valutazioni assai personali e soggettive, sullo spessore morale delle persone, nonché sul loro grado di felicità (percepita). Meglio restare il più possibile ancorati ai fatti, alla cruda documentazione, come per l’appunto ho cercato di fare nel mio libro.
Infine, l’accusa sull’odio verso il marito: antipatia, a spanne (del tutto reciproca e scambievole, come lei saprà benissimo), odio davvero mai; e soprattutto: nel libro, la figura di David Rossi è guardata con un sincero senso di pietas, come è sacrosanto che sia verso una persona morta di certo in modo prematuro, nonché dopo una devastante agonia. Non continuiamo dunque ad usare il povero Rossi come scudo: se potrà e vorrà, Antonella Tognazzi – dopo avere letto il libro, magari – provi a spiegare i suoi molteplici cambi di versione – sui fatti, non sulle opinioni -, legati a passaggi cruciali della vicenda concernente il marito.
Lei – diventata ormai un personaggio pubblico -, pretende dagli altri sempre la Verità (la quale peraltro, per la Tognazzi, coincide con ciò che dice lei): e fa benissimo a pretenderla. Chapeau. Da par suo, ci attendiamo che parimenti spieghi i passaggi di cui troverà documentatissima traccia nel libro. Meno insulti, più spiegazioni, insomma: se possibile, si capisce…
Ps Nonostante tutto il bailamme di cui sopra, lo scrivente ovviamente continua a presentare i libri degli altri; a questo proposito, domani (5 luglio), in Fortezza alle 18, c’è la prima presentazione en plein air dell’eccellente ultimo libro di Gabriele Maccianti (“Costruire il regime – Fascismo e tradizione a Siena 1925-1943”); l’8 luglio, alle 17 alle Logge del Papa, lectio magistralis del professor Gabriele Fattorini (il “Montanari senese”, ci piace chiamarlo), dedicata proprio alle Logge di Pio II; infine, il 9 in Fortezza (ore 18), eccoci ad introdurre la raccolta di novelle di Idilio Dell’Era (“Il melagrano cantò”), a cura di Francesco Rossi: un’occasione, davvero unica, per conoscere meglio questa voce – senz’altro originale – del nostro territorio.
Caro Eretico, ti importerà poco della mia solidarietà, ma te la voglio dare in pieno lo stesso.
Ho una certa età, e ho sempre trovato una cosa scandalosa il criticare un libro prima di averne letto almeno buona parte (in questo caso, nonm è neanche uscito), a maggior ragione poi andando così chiaramente sul personale.
Io sono fra le poche in città ad avere sempre nutrito forti dubbi su ciò che da un certo punto in avanti si è iniziato a dire, e ho trovato che il dileggio della magistratura (mai perfetta ovviamente) sia una cosa destabilizzante. Utile se porta a qualcosa, ma, come tu hai scritto nell’anticipazione, dopo 8 anni cosa hanno evidenziato le consulenze di parte? Mi pare che tanti, in questa storia, si siano voluti improvvisare professionisti dell’indagine criminologica, senza averne la preparazione specifica: le Jessica Fletcher o le miss Marple non nascono da tutte le parti…
Come credo molti senesi, ammetto di essere molto disorientato sulla questione, ci vedo argomenti a favore (del suicidio) e a sfavore. In ogni caso trovo incredibile mettersi ad offendere una persona solo per il fatto di essersene occupato, senz’altro, vista la storia dei libri precedenti, in modo serio e documentato (persona che sarebbe anche Presidente di una istituzione comunale, quindi. A me, e non da ora, pare che alcuni esponenti della famiglia (Ranieri nonostante tutto mi pare più riflessivo) abbiano davvero esagerato, come se il dramma che li ha investiti li legittimasse a dire tutto il peggio possibile di magistrati, di ex amici del Rossi non allineati alle tesi dell’omicidio, alla fine anche di scrittori di idee opposte. Questo lo trovo un comportamento non difendibile.
Seguo da tanto tempo certi casi di cronaca, che lambiscono la politica ed il mondo degli affari. Credo che una voce fuori dal coro, rispetto a quella che si è mediaticamente consolidata negli ultimi anni, sia assolutamente da accogliere con favore, poi uno legge, ragiona e magari resta dell’opinione di prima.
L’attacco forsennato, a testa bassa in questa maniera, è solo indice di debolezza e di mancanza di argomenti. Ho come l’impressione che questo sia un libro che farà discutere anche dopo questa fiammata iniziale.
So che il termine è abusato, ma sono letteralmente basita per lo scomposto attacco rivolto ad un intellettuale che ha scritto un libro, su un caso certamente controverso, che viene attaccato in modo così violento e francamente inusitato prima ancora dell’uscita del libro.
So bene, da docente in pensione, che l’Eretico non è un giornalista professionista, ma un professore, però mi chiedo come possa l’Ordine dei giornalisti tollerare uno scempio simile. Se viene attaccato un giornalista che fa il suo mestiere, tutti uniti nella solidarietà, se uno scrive senza avere la tessera invece niente?
Complimenti allegati o e a “birillone” x l’interessante e colta conferenza di ieri.
Da far rivedere, risentire e leggere nelle scuole!
Torno a scrivere, dopo avere letto i due interventi di Ranieri Rossi. Trovo sbalorditivo che qualcuno della famiglia, evidentemente molto a corto di argomenti, tiri fuori che l’Eretico avrebbe scritto il libro per “visibilità”. Il curatore di questo blog è ben conosciuto e letto anche fuori Siena (non solo nella mia Pistoia), non mi risulta che nessuno della famiglia Rossi invece, prima della tragedia, fosse particolarmente noto fuori da casa sua, e io, con lodevolissime eccezioni, guardo sempre con un po’ di diffidenza chi si costruisce una visibilità sulle tragedie familiari.
Solidarietà all’Eretico. Come si può criticare un libro senza averlo letto? Tra l’altro ricordo con orrore che tra le ipotesi della prima ora c’era il ‘suicidio per colpa dei blogger’. Ho letto la seconda sentenza e mi sono convinto del suicidio. Da una parte comprendo le perplessità della famiglia vista la pessima conduzione delle indagini, il punto però è’: cosa ha spinto David ad uccidersi (o,secondo qualcuno, cosa ha spinto qualcuno a farlo)? La risposta probabilmente è comunque in Mps, in quello che David faceva e sapeva. Su questo la famiglia non mi è parsa agguerrita come su altri temi. Mi piacerebbe conoscere l’opinione di Ranieri Rossi o Antonella Tognazzi su Mussari e Vigni ad esempio. Io ritengo genericamente che se questi figuri non avessero acquisito Antonveneta, David Rossi sarebbe ancora vivo.
All’eretico…non allegati…
La famiglia ha sbagliato totalmente la reazione al lancio: criticando senza avere letto mezza pagina, la figuretta è assicurata, con in più un ulteriore lancio pubblicitario garantito. Poi vedo che, parlando per esempio di ricerca di visibilità applicato però agli altri, si lavora davvero sodo sui cosiddetti neuroni a specchio. Infine, vediamo che cosa c’è scritto nel libro, e come è scritto. Certo i fans sfegatati resteranno della loro idea (c’è chi sostiene che la Terra sia piatta, no?), ma credo che, conoscendo i precedenti lavori di inchiesta dell’Eretico, parecchi che come me non sanno bene che cosa pensare, potrebbero convincersi del suicidio. Questo penso terrorizzi la famiglia.
Purtroppo ci stiamo velocemente avviando verso un’epoca di nuova e subdola censura, quella del mainstream (qualunque sia la sua incarnazione), laddove – tra l’altro – la stessa identica cosa, a seconda di chi la dice o la scrive, è una verità oppure una delle tanto deprecate fake news.
E la censura si sa che è preventiva …
Personalmente ho sempre pensato che le commissioni d’inchiesta fossero soltanto una perdita di tempo e di danaro pubblico, perché ineviitabilmente non arrivano mai a nulla di concreto.
Questa volta devo dire, invece, che l’audizione del Dott. Vitello, reperibile su youtube e che consiglio, mi pare che quanto meno possa essere servita a fare un po’ di chiarezza sulle indagini e sulle loro risultanze.
Quanto al tuo libro, non mi preoccuperei troppo.
Quando usci la casta di Siena, mi ricordo che una nota libreria mi disse che non lo teneva … tutto hype che si genera, tutta pubblicità.
Quindi, se boicottassero anche questo e magari te lo metessero pure a testa in giù, rischierebbe di diventare un altro best seller … forza.
Questa è libertà di pensiero.
Copiato e incollato:
“Dopo la “bomba” piazzata sotto la Rinaldo Franci (sfratto dalla sede che mette a rischio la statalizzazione e la vita stessa del conservatorio musicale) arriva la “mina” sotto Siena Jazz: una riforma dello statuto che assegna al sindaco la nomina/revoca del direttore artistico. Con una perdita di autonomia che potrebbe non essere accettata dal Ministero dell’Università comportando il rischio di perdita dell’accreditamento ministeriale di scuola di alta formazione. È la stessa musica già suonata in altri teatri: la presidenza/direzione dell’ASL (Campansi eccetera), il S. Maria della Scala (cacciata del direttore in questo caso mai sostituito) e, prima ancora, il Consorzio tutela del Palio. Il fine? Occupare ogni “postazione” facendo fuori persone non gradite e poco allineate. Costi quello che costi.”
Era proprio questo quello che volevamo?
No,è questo ciò che volevano,che vogliono e fanno, oltretutto male. Il resto praticamente zero assoluto…che delusione.
Quando il pulpito che predica veniva scelto ai musei senesi dal buon F.Ceccuzzi, andava tutto bene, nessun scandalo per l’occupazione politicizzata dei posti!!!
Mi fate ridere.
No Daria, non andava bene per niente! Ed è per questo ha in molti abbiamo creduto ad una nuova fase politica. Invece questa giunta e questa maggioranza si sono rivelate per quello che sono: acchiappapoltrone e inetti ad amministrare . Una vergogna! E non riconoscerlo ci rende peggiori dimchimci ha preceduto.
La delusione è cociente, l’amarezza devastante. Non avrei mai pensato di aver votato “questo “cambiamento! Peggio del peggio…san ogni, dispetti, presunzione…e sul resto zero!
Zero su viabilità e parcheggi
Zero su sicurezza urbana
Zero su decoro e igiene
Zero su cultura( dove è l’assessore????)
Zero su istruzione
Zero su sport
Zero su lavoro
Zerissimo su palio….
E ALCUNI si ostinano a difenderli.
Io mi sono pentito e auspico un civismo vero e responsabile.
Altro non posso scrivere…rischio censura!
Anche io sono deluso sotto molti aspetti, e sono pronto a non rivotarli. Ma poi penso all’alternativa… preferiresti tornare in un ristorante dove ti hanno avvelenato o in uno dove semplicemente si mangia male? È la triste logica del meno peggio che ci porterà comunque all’irreversibile declino innescato dal PD, più precisamente con l’acquisizione Antonveneta
E chi ha parlato di pd?
Mi pare di aver scritto altro.
E comunque, nellaffaire Antonveneta, cera la connivenza di tutti.
Ps.il veleno, mi pare, ci sia adesso…
Si fermi al civismo è meglio…..sostenere nell affaire Antonveneta vi sia stata connivenza di tutti è fuorviante…i nomi dei distruttori sono noti a tutti e anche la casacca da loro indossata.
È bene sempre precisarlo, perché non passi la logica dello scurdammoce o passato
La sua memoria selettiva è poco dignitosa…la invito a rileggere il passato( l’approvazione dei consiglieri di inoranza) e di riflettere se continuare a difendere questo zero assoluto o se cominciare a pensare a un nuovo organismo che sia davvero utile a Siena
Le modalità di nomina del cda Mps e della deputazione della fondazione in quegli anni sono arcinote e non vorrei tediare i lettori ripetendole. Anche su Antonveneta le responsabilità formali sono chiarissime. Si può dire che Mussari, Vigni, Mancini hanno condotto una operazione che ha segnato per sempre il destino di questa città? Chi ce li ha messi?
Ricordiamocelo sempre
Bravo GP!
Le responsabilità ” formali”!!!!
Quelle sostanziali erano condivise!
Quando fu proceduto su Antonveneta cera un governo, un ministro dell’economia e un’opposizione cittadina che acconsentirono a che l’affare andasse in porto.
Sostanzialmente.
Dai Elio… intendo ovviamente che chi ha firmato atti e contratti ne ha la piena responsabilità legale e formale, e che probabilmente non capiva neanche quel che stava facendo ma eseguiva ordini (ricordi ad esempio la tragicomica telefonata di Peppe con Nomura?). Ovviamente se ti garba o hai debiti di riconoscenza continua a votare chi ti pare, e, sostanzialmente, a credere che sia stata colpa del Manganelli o del Piccini che erano all”opposizione cittadina’ in quegli anni.
Oltretutto non hai citato l’unica istituzione che doveva stoppare l’operazione…
purtroppo devo ricordare che il presidente del Gruppo autonomo stampa senese ebbe già modo di criticare Raffaele per La mani sulla città: comunque lui non è mai stato iscritto; io lo fui fino ad allora. Lui non è nell’Ordine dei giornalisti, io sì. Segnalo a Firenze senza speranze, ovviamente.
… checchè se ne dica e qualunque cosa si pensi, di chiaro nella tragedia Rossi c’è solo che non è chiaro nulla ne se si protende verso l’omicidio ne se si protende verso il suicidio; il curatore del Blog può produrre tutti i documenti e le carte che vuole … di certo non serviranno a diradare la nebbia che è calata su questo caso fin dal primo momento
per quanto riguarda la questione Mps-Antonveneta beh è fin troppo comodo appioppare la “colpa” al PD … no, la colpa è di Siena e dei Senesi (se anche al governo della citta c’erano esponenti del PD sono i suoi cittadini che li hanno votati e, non dimentichiamolo, con percentuali “Bulgare”) ma ancora di più la colpa è dello Stato che tramite i suoi organi ha prima imposto e permesso questa operazione (al momento dell’operazione MPS era una delle banche più capitalizzate e poco prima dell’operazione sempre dai piani alti di palazzo Chigi era arrivato lo stop, se non ricordo male all’interessamento per BNL … troppa concentrazione di potere) e poi brigato per nascondere la sua responsabilità … agli addetti ai lavori davvero palese; come dire se sul caso Rossi è calata una fitta nebbia fin dal primo momento, sul caso Antonveneta addirittura una cappa di piombo
Caro Gino,
premesso che tu devi continuare a pensarla come ti pare (figuriamoci se si vuole convincere tutti: è come piacere a tutti, non è pensabile e neanche trattasi di cosa cui aspirare); su una cosa, però, ti devo correggere.
Tu scrivi “non serviranno a diradare la nebbia che è calata su questo caso SIN DAL PRIMO MOMENTO”: questo non è per l’appunto per niente corretto, giacché all’inizio, “dal primo momento”, TUTTI QUANTI propendevano per il suicidio, e gli stessi PM se ne sono ulteriormente convinti proprio partendo dalle dichiarazioni fatte mettere a verbale dai familiari (per te i documenti non contano, per me invece sì, e parecchio).
Chiediti magari perchè, poi, si è iniziata a raccontare tutta un’altra storia, e poi datti una risposta…
L’eretico
Buongiorno Eretico e grazie per la risposta ma permettimi di correggere a mia volta … io non ho detto che i documenti non servono a niente ho detto che non servono certamente a diradare la nebbia che è calata su questo caso …. e ribadisco e confermo anche “dal primo momento” a partire dai buchi nelle riprese delle telecamere, dagli orari delle riprese, ora avanti di 15 minuti ora indietro, dai “gravi luccicanti” che cascano dalla stessa finestra dieci minuti dopo, dagli accessi a telefono e pc o presunti tali dopo l’ora della morte, alla pantomima delle persone che si affacciano nel vicolo, dagli ematomi e segni su corpo e braccia alla dinamica della caduta davvero singolare per uno che si vuole buttare di sotto; pure mi pare assurdo che qualcuno sia entrato nella sede centrale di una banca arrivando fino al suo ufficio per suicidarlo o, peggio ancora che ci abbia pensato un qualche suo collega o sottoposto e da qui la fitta nebbia che almeno a mio parere non è stata ne lo sarà diradata
Caro Gino,
hai messo in sequenza tutta una serie di elementi, ormai entrati nella narrazione comune, che – se mai avrai voglia di leggerlo con attenzione – nel mio libro vengono affrontati, e smontati; uno degli scopi del libro (non l’unico), infatti, è proprio quello di spiegare come siano elementi – tutti, dal primo all’ultimo – che hanno una loro spiegazione.
Mentre resta, drammaticamente insuperabile, il desiderio e la pulsione suicidaria del povero Rossi, pur con tutti gli sforzi della famiglia per negarla…
L’eretico
… e allora non vedo l’ora di acquistarlo (come ho già fatto con i precedenti) e di leggerlo; sperando che serva appunto a diradare la fitta nebbia di cui sopra
Saluti
Caro Gino,
poi fammi sapere: c’è gente che mi ha detto di avere cambiato radicalmente idea sul Caso, dopo averlo letto tutto d’un fiato, ma ti assicuro che non mi offendo se con te – come certamente con altri – ciò non accadrà; di certo, qualcosina in più sulla triste ed amarissima vicenda la verrai a conoscere, questo senz’altro sì…
L’eretico