La domenica del villaggio: soldi, Napoleone, Innominato
Riprende, dopo la pausina del 1 maggio, la rubrica cultural-domenicale del blog, con la consueta veste dei due pezzi forti, più rubrichetta manzoniana (Capitolo XX dei “Promessi sposi”, oggidì), più Ps di varia umanità. Si parte con una riflessione sul rapporto fra Fede religiosa e successo economico, per poi scrivere una bagatella napoleonica, in vista di ben altro.
CREDERE FA GUADAGNARE?
Si può essere credenti senza essere poveri, e ricchi senza necessariamente perdere la Fede? Questo quesito è presente nel finale del denso pezzo che lo storico delle Religioni Marco Ventura dedica alla recensione del libro “La ricchezza delle religioni. L’economia della fede e delle chiese”, di Robert Barro e Rachel Mc Leary (lei docente di Economia ad Harvard, lui – matematico, fisico e macroeconomista – considerato uno dei maggiori economisti viventi: marito e moglie nella vita), pubblicato dalla Bocconi (pagine 244, euro 24), recensito su La Lettura del Corriere della sera (3 maggio, pagina 19).
Arrivando subito alle conclusioni, i due economisti offrono una idea di fondo (che non convince del tutto Ventura), criticabile certo, ma indubbiamente stimolante assai: l’essere religiosi – nel senso di avere una credenza forte, in particolare nell’aldilà, Inferno compreso – tende in linea generale, secondo gli autori, a fare avere più successo nel lavoro, ergo a fare guadagnare di più; essere religiosi nel senso di partecipare in modo attivo alla vita parrocchiale (nel caso cattolico, ovviamente, perché il libro spazia a 360°), invece, farebbe arretrare, da questo punto di vista: “L’appartenenza religiosa che si esprime nelle pratiche rituali e nel tempo dedicato alle comunità, ovvero il capitale sociale…risulta nell’indagine degli autori negativamente correlato con la crescita economica” (Ventura). Chi sta troppo tempo dietro alle cose di Chiesa, insomma, va a guadagnare meno: in effetti, nei Paesi nordici o in Giappone, c’è un alto tasso di spiritualità, ma senza grandi pratiche rituali.
Nel libro, non mancano riflessioni sul classico imperituro sull’argomento, il Weber de “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, tipico caso di libro tanto citato, quanto poco letto.
Fra i tantissimi spunti, vi offriamo questa frase, vergata nel 1760 da John Wesley, figura importantissima della spiritualità protestante (famiglia metodista): “Guadagnate più che potete, risparmiate più che potete, date più che potete”. Se la prima esortazione non ha certo perso peso specifico, nell’era del turbocapitalismo internettiano, e se sulla seconda si potrebbe discutere a lungo (di certo, gli europei risparmiano molto più degli americani), resta dunque la terza: siamo sempre disposti a dare qualcosina agli altri, anche in tempi di Covid sempre imperante, o la filantropia è crollata? Bella domanda, davvero, cui non è affatto facile offrire risposte chiare ed univoche (per ora, non ci risulta siano usciti studi ad hoc): ognuno, quindi, si dia la sua…
NAPOLEONE, QUESTO SCONOSCIUTO
Si poteva forse non scrivere, almeno qualcosina, sul bicentenario della morte di Napoleone, di grazia? No di certo, e dunque – nell’attesa della lectio (sul magistralis, bisognerebbe sempre esprimersi dopo, non vi pare?) che lo scrivente terrà, sotto le Logge del Papa, il prossimo 15 giugno alle ore 18 (save the date!), proviamo a tirare fuori qualche bagatella napoleonica che ci pare sia stata poco toccata, nell’inevitabile – e a volte, peraltro, assai fruttuoso – profluvio di materiale pubblicato in occasione della ricorrenza. A livello locale, già abbiamo assistito ad incontri importanti (in streaming) organizzati dagli Intronati, con Mascilli Migliorini in pole position; ma è giusto dare spazio anche agli amatori locali: sempre documentati, oltre che appassionati. Ci viene in mente Antonio Sanò, peritissimo sugli aspetti militari; ma anche Francesco Tiravelli, ricercatore dei rapporti fra figure della sua Contrada (il Bruco) e le campagne napoleoniche, ed altri ancora che, di certo, popolano l’Archivio di Stato.
Di che discettare, dunque? Beh, per esempio riprendendo in mano qualche letturina stimolante da tempo non frequentata, ecco emergere che nel 1804 – l’anno in cui il corso diventa Imperatore, si ricorderà -, Napoleone si occupa, a livello prettamente legislativo, di creare due Leggi fondamentali, per l’hic et nunc francese e per il futuro dell’Europa tutta: una sui cimiteri (il celebre Editto di Saint Cloud, nel 1806 esteso anche all’Italia: quello dei foscoliani “Sepolcri”, per capirsi subito), che conserva una matrice chiaramente rivoluzionaria (“tutti uguali davanti alla vita, tutti uguali davanti alla morte”), e che è capace di trasferire i cimiteri dai centri storici all’extra moenia; ma Napoleone si occupò anche di introdurre una – per allora – avanzata legislazione sui bordelli, pur misogino come era. Per evitare che i suoi stessi soldati si ammalassero troppo, dalla sifilide in giù (o su?); ma anche, forse, per scacciare quella brutta, eppur persistente, associazione mentale fra Francia e malattie veneree, esistente e radicata sin dai tempi della discesa di Carlo VIII in Italia, in quel funesto 1494 in cui si coniò il termine “mal franzese”. Sesso e Morte, Morte e Sesso: il corso non si esimeva dall’affrontare entrambe con piglio decisamente spavaldo. Cosa che fa parte del monumento a se stesso, che lui fu capace di creare. E del quale, per l’appunto, sarà un piacere parlare ancora, con chi vorrà…
“PROMESSI SPOSI 4.0”, CAPITOLO XX: LA DESCRIZIONE DELL’INNOMINATO
Il Capitolo XX è quello del rapimento di Lucia, da parte degli scagnozzi inviati dall’Innominato (grazie al tradimento di Gertrude, va ricordato: la monaca monzese, infatti, ne fa un’altra delle sue, mossa dal funesto amore verso Egidio; il quale viene fuori essere anch’egli uomo di fiducia dell’Innominato); ma è anche il Capitolo, questo, in cui entra in scena un personaggio grandioso, quale l’Innominato.
Per oggi, limitiamoci a riportarne la descrizione, guarnita da questo stringato commento: quando il Manzoni descrive, magistralmente, le figure maschili, è capace di una concinnitas che, di fronte alle descrizioni dei personaggi femminili (si pensi alla Lucia del Capitolo IX), tende non di rado a venire meno. Tra le altre cose, il Gran lombardo individua nell’Innominato “una forza di corpo e di animo”: un concetto che – potrà sembrar strano – ma è riscontrabile anche nel leopardiano “Zibaldone”, ove non di rado il recanatese abbina la forza del carattere e quella del corpo.
Ma bando alle ciance, e musica, maestro:
“Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli che gli rimanevano; rugosa la faccia; a prima vista, gli si sarebbe dato più dei sessant’anni che aveva; ma il contegno, le mosse, la durezza risentita de’ lineamenti, il lampeggiar sinistro, ma vivo, degli occhi, indicavano una forza di corpo e di animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovine”.
E chi va a spendere soldi nelle scuole di scrittura, più o meno creativa – lo abbiamo già detto, lo diremo ancora – è un autentico debosciato che ha soldi da buttare via (non in beneficienza): basterebbe leggere una descrizione come questa, per imparare a scrivere bene…
Ps 1 Amministrative in Inghilterra, in settimana: trionfo di Boris Johnson, nonostante lo scandalo – davvero imbarazzante – della ristrutturazione “ballerina” della sua residenza, pare con soldi che sarebbero dovuti servire a ben altro; cadono avamposti, autentici baluardi del Labour, ormai (Sheffield). E in Inghilterra, a quanto si sappia, non c’è neanche un Fedez cui aggrapparsi, eh…
Ps 2 Oggi, anniversario del ritrovamento della Renault 4 rossa in Via Caetani con il corpo di Aldo Moro, in quel 1978; ed anche Giornata della Memoria delle vittime del terrorismo, di ogni colore. Importante l’intervista – su Repubblica – del Presidente Mattarella: le sue parole sulle colpe degli intellettuali collusi, non erano affatto scontate.
In fondo si tratta delle ragioni che portarono alla riforma protestante e che oggi rivivono nella differente visione dell’unione europea tra “teutoni” e “latini”.
Con il papa che parla di brevetti come variante del covid (versione aggiornata del denaro sterco del diavolo) e la Merkel che inorridisce.
Frequentare assiduamente le contrade ha arricchito o impoverito la comunità senese?
Non avrai altro dio al di fuori di babbo monte…
Quando i giovani faranno le valigie per inseguire i loro sogni (o il tozzo di pane…) chi resterà a fare capitale sociale?
Un rimando su Fedez per tutti i sinistrorsi e, purtroppo, per i pentastellati sempre più deludenti e divisi. https://www.facebook.com/AlessandroMorelliUfficiale/videos/3491275164306680
Ho “salvato la data”, sarò di certo presente alla conferenza napoleonica dell’Eretico, sono davvero curioso. Nel frattempo, vorrei proporre un off topic: si va verso l’ottavo rinvio della sentenza su Berlusconi, che ieri si è fatto ricoverare di nuovo al San Raffaele e che domani non sarà a Siena. Un Covid con strascichi pesanti e lunghissimi…
Tutti il 15 giugno ore 18 a sentire parlare di Napoleone. Tanto se piove sotto le Logge del Papa siamo al coperto. Appuntamento da non mancare. Speriamo anche che le conferenze sul Bastione di San Domenico dell’estate scorsa si ripetano anche quest’anno. Considerando la pandemia ancora presente, quelle iniziative almeno addolcirebbero un’altra estate anomala ed in emergenza.
Fuori argomento, ma da evidenziare. Mi riferisco alle recenti proteste di molti studenti per le troppe interrogazioni e verifiche in classe da parte degli insegnati dopo il ritorno alla presenza in classe. Eretico, da insegnante, pensi che qualche pargolo ci abbia marciato durante la didattica a distanza, magari con post, libri aperti non visti perché sulle ginocchia? Eh, i furbacchioni ora fanno melina con assenze strategiche mascherate dalla paura del contagio. Il detto dice: in casa dei ladri non si ruba e siccome anch’io da ragazzo ero un po’ birichino e ne ho fatte tante di queste furberie, mi sembra evidente che la malattia di marinare la scuola da giovani non sia mai passata nemmeno ai ragazzotti di adesso. La differenza è che avevo dei genitori buoni, ma molto severi, non accondiscendenti come, purtroppo, ci ne sono ora e quindi l’ho sempre pagata cara. Bello il ritrovarsi tra i compagni di scuola, ma la presenza vuol dire anche studiare e non potere più barare con i docenti. E’ finita la pacchia per qualcuno. Studiare bisogna!
Caro “Vedo nero”,
da attento lettore quale sappiamo che sei, ti ricorderai che, a fronte delle proteste dei ragazzi contro la Dad (in linea di principio, sacrosante), avevo scritto, qualche settimana or sono: “bravi ragazzi, sono con voi; però quando si tornerà sul serio a scuola, guardiamo magari di studiare sul serio!”. E ora c’è chi si lamenta per i troppi compiti, sic…
Non ci voleva molto ad essere profetico, in questo caso: temo che questa generazione sia irredimibile, pur con lodevoli eccezioni…
L’eretico
Leggo oggi che il nostro amico (ma quanto c’ha girato qui intorno negli anni?) Massimo D’Alema avrebbe percepito (indebitamente?) negli anni (dicono 10.000 euro al mese) dalla Fondazione Socialisti Europei oltre 500 euro, attraverso pagamenti non digitalmente tracciabili (quindi cash?), che oggi gli vengono richiesti atddirittura giudizialmente davanti al Tribunale di Bruxelles.
Il tutto a fronte di un lavoro duro, certamente equo, solidale e forse anche sostenibile, per carità.
E poi c’è qualcuno che ancora dubita dell’Europa unita … poveri citrulli sovranisti che non siete altro!
500.000 non vi fossilizzate sugli zeri …
Il bello di questa notizia è che coincide con quella della rinuncia di Mario Draghi allo stipendio da premier. E questi ha deciso cosi’ senza farne la minima propaganda. Un atteggiamento da vero gran Signore.
Da noi, in Francia, per quanto io ricordi, non è mai successo che un dirigente politico rinunci all’intero stipendio.
Nel 2012, il socialista Hollande, a gran chiasso mediatico-populistico, per distinguersi dal suo predecessore Sarkozy (il quale aveva fatto aumentare il suo stipendio da presidente della Repubblica, ma solo per metterlo al medesimo livello di quello del premier, che era più alto, il che costituiva di per sé un’anomalia istituzionale), aveva fatto calare del 30 % non solo il proprio stipendio, ma anche quello del premier et degli altri ministri. Insomma, un provvedimento da meschino, se paragoniamo con Draghi.
Caro Lorenzo,
grazie per la precisazione transalpina, e mi scuso per non averti risposto sulla domanda manzoniana che mi avevi posta: la redazione in questo non radioso maggio è iperindaffarata; abbi comunque fiducia, eh…
L’eretico
Grazie tante, Eretico. Ho fiducia, eccome.
Draghi ha copiato l’Eretico.
La cosa inquietante ma non sorprendente di baffino è che i soldi dalla fondazione li avrebbe presi con metodi di pagamento ‘non digitali’
In effetti, secondo la ricostruzione di Repubblica… “i pagamenti non sarebbero stati effettuati con i canali “digitali”…
Tutto dipende poi dal significato che si debba attribuire all’aggettivo “digitale”. Se riteniamo il primo che compare di solito nei dizionari, cioè : “agg. m. e f. [pl. i] del dito, delle dita — Deriva dal lat. digitus “dito””, magari i canali dei pagamenti non saranno stati “digitali”, pero’ i pagamenti, si’, poiché pare indubbio che il denaro sia andato a finire direttamente nelle mani e, quindi, fra le dita, del fornitore di “prestazioni intellettuali”, il quale d’altronde non lo contesta nemmeno …
Ha detto che era pagato meno del suo valore….povero topo….. Sigh!Sigh!