La domenica del villaggio: Zanardi, Pasolini, camminare
Eccoci al consueto appuntamento domenicale con la rubrica culturale del blog, questa settimana del tutto silente nei giorni feriali, a cagione degli esamini (prima di commentare i quali, faccio passare ancora un po’ di tempo e di deep breathing, per non perdere il posto di lavoro); si sarebbe dovuti partire con una riflessione sul padre della Sociologia, Max Weber, a 100 anni dalla morte, ma il terribile incidente occorso ad Alex Zanardi costringe a cambiare scaletta; poi, in vista dell’appuntamento in Fortezza del 25, un’anticipazione su ciò che diremo in settimana, introducendo l’incontro; infine, una nuova rubrica, con il resoconto di una bella camminata nel cuore della campagna senese, fra San Leonardo al lago e Lecceto.
FORZA ALEX (E DEL GIORNALISMO)…
Per chi scrive, Alex Zanardi (lo Zanardi post trauma in pista, perchè la Formula uno non deve essere intesa come attività sportiva, a parere dello scrivente) rappresenta il meglio che lo sport possa offrire: determinazione di ferro, anzi di acciaio; volontà di sapere tramutare un evento drammatico in un qualcosa di positivo, in una sorta di redenzione laicissima, fatta di sudore e di sorrisi, invece che di lacrime; infine, il darsi agli altri, sapendosi – in modo autorevole e credibile – porre come esempio, capace di trascinare, di fare respirare a più ampi polmoni.
Solo chi lo conosce di persona, o magari ci si è allenato insieme, dunque, è legittimato a fargli auguri più sinceri e genuini dei miei; ciò detto – specie all’interno di una rubrica che ha la pretesa di scrivere anche di giornalismo – crediamo ci sia anche da aggiungere qualcosa d’altro, che concerne proprio la modalità con la quale il drammatico evento di venerdì è stato trattato, anche in queste ore, dai media nazionali.
Abbiamo quindi l’ardire di scrivere che lo stesso Zanardi sarebbe meravigliato e, forse, inquietato dalla sovraesposizione mediatica che il suo incidente ha scatenato; evidentemente, in particolare modo in una temperie come questa, c’è bisogno di una figura positiva, quasi salvifica che ci dia speranza nel futuro: e l’ex pilota di Formula uno rappresenta in tutto e per tutto questa figura; una volta tanto che c’è una figura degna di tale ruolo, teniamocela ben stretta.
Ma la comunicazione e l’informazione pubblica si nutrono – si DEVONO nutrire, se vogliono essere credibili – di priorità, di gerarchie. Ed oggi (ma anche ieri, e ieri l’altro) le priorità per la collettività italiana sono talmente cogenti, da fare pensare che da parte di alcuni, insieme al sincero moto di pietas per Zanardi, ci sia anche il desiderio inconfessabile di scrivere e parlare di altro, per nascondere lo status quo. I media si limitino ad informare, senza bisogno di mandare tre inviati alle Scotte, quando uno sarebbe sufficiente; chi è credente, preghi per questo simbolo vivente all’amore per la Vita; chi non crede, gli dedichi da par suo un pensiero di vicinanza. E speriamo, tutti insieme, nel meglio che possa essere…
“IL ROMANZO DELLE STRAGI”, IL PASOLINI POLITICO
Ecco una anticipazione di ciò che lo scrivente dirà, in apertura dell’incontro – speriamo stimolante e fruttifero come si prospetta – sulla figura di Pier Paolo Pasolini, a 45 anni dalla sua morte (l’appuntamento è per giovedì 25, al bastione San Domenico della medicea Fortezza, insieme a Riccardo Castellana, Francesco Ricci e Marco Bianciardi).
Nell’introdurre Pasolini, parlerò dunque degli “Scritti corsari”, in particolare di un editoriale che fece scalpore, in quella Italia in cui gli intellettuali – non solo Pasolini – facevano ancora opinione, pro o contro (quanto a divisività, Pasolini era senz’altro il primissimus inter pares): “Il romanzo delle stragi”, uscito sul Corriere della sera, con cui il Pasolini di quegli anni collaborava proficuamente, il 14 novembre 1974, ad un anno dalla sua morte.
L’incipit lo conoscono tutti (si fa per dire, ovviamente): “Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato GOLPE (e che in realtà è una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili della stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974”; ovviamente, nel corpo del pezzo, l’intellettuale bolognese-friulan-romano non farà alcun nome, ed è sommamente stimolante capire il perchè, partendo, con rigore filologico, da ciò che scrive lo stesso Pasolini.
Sperando di avere solleticato almeno in minima parte l’appetito dei lettori, l’appuntamento è dunque per giovedì prossimo, alle ore 18 in punto…
LA DOMENICA DEL CAMMINATORE: DA SAN LEONARDO A LECCETO
Terminata la rubrica scolastica (pur con quanto scritto all’inizio), con l’inizio dell’estate facciamo iniziare una nuova rubrica domenicale: “La domenica del camminatore”; ogni settimana, un itinerario differente, percorso pedibus calcantibus nelle terre di Siena. Comuni turistici hanno ingaggiato influencer e blogger vari, per promuovere i luoghi da fare conoscere: io – pensate un pochino – lo faccio spontaneamente…
Oggi scriviamo della passeggiata fra l’eremo agostiniano di San Leonardo al lago (poi ovviamente bonificato) e Lecceto: circa 3 km e mezzo, ben segnalati, all’interno del bosco di lecci, per andare da un luogo di Fede all’altro. Sempre tenendo presente che questi due luoghi rappresentarono, nel Quattrocento e poi nel XVI secolo, due snodi difensivi e militari di primissima importanza per la difesa della Repubblica di Siena (a cotal proposito, si consiglia vivamente il volume “Fortificare con arte – La Fede fortificata Architetture militari in edifici religiosi tra Val di Chiana, Chianti e Maremma”, curato dall’ottimo Ettore Pellegrini: lo dovevamo presentare in Comunale, recupereremo).
Partendo da San Leonardo, la salita iniziale è prolungata ma piuttosto dolce (tutto è relativo), dopodichè la scenografia diventa ancora più suggestiva, se possibile: bisogna solo stare un po’ attenti alle caviglie, perchè le pietruzze della Montagnola sono birbette assai…di leccio in leccio, di ghianda in ghianda (dicono che quelle dei lecci siano più dolci di quelle delle querce: hanno fatto un sondaggio fra cinghiali e suini, di grazia?), si arriva infine a Lecceto; caduto quasi nel dimenticatoio, fu nel 1972 che questo luogo riprese forza e vocazioni: il 1968 ha provocato adesioni e reazioni, evidentemente.
Trovo aperta la cella in cui, secondo la vulgata, Caterina avrebbe incontrato l’anacoreta William Fleet, venuto dall’Inghilterra a stabilirsi in loco: è lui, l’eremita che visse nella celebre grotta adiacente a Lecceto stessa. Stava in beata solitudine – il lockdown gli avrebbe cambiato di ben poco la vita -, e compose anche un “Tractatus de remediis contra tentationes”, oltre ad un “Sermo in reverentia” a favore della futura Santa di Fontebranda.
Beh, che aggiungere, in conclusione? Natura, Storia (anche militare, come scritto), misticismo bassomedievale (nonchè attuale, per chi lo voglia): si può volere di più, per una semplice – ma non certo banale – passeggiata in un bosco?
Ps 1 Giulio Giorello, filosofo della Scienza, allievo di Lodovico Geymonat, ci ha lasciato (per Covid, pare) in settimana; molto intenso il ricordo che ne fa, sul domenicale del Sole 24 ore odierno, Mauro Ceruti (pagina 8); per quanto riguarda lo scrivente, di Giorello ho un ricordo personale minimo, ma significativo: fummo insieme ospiti di Corrado Augias nella puntata di “Enigma” (Raitre), nel lontanissimo 2008, in cui si parlava delle false apparizioni mariane di Medjugorje. Mi accorsi subito che il mio libro, sullo scottante argomento, l’aveva al massimo sbirciato (ad essere generosi), ma mi ricordo con altrettanta nettezza che le cose che disse furono intelligenti e assolutamente non scontate. Tutto sommato, fui contento così…
Ps 2 Abbiamo scritto dell’appuntamento del 25, ma il 23 la kermesse in Fortezza inizia con l’ultima fatica di Danielito Magrini (“è l’algoritmo, bellezza!”, edito da Effigi), alle ore 18, sempre al bastione San Domenico: anche in questo caso, gli assenti hanno sempre torto, sia chiarissimo!
Piste ciclo pedonali, indegno che la provincia di sienina ne sia cosi’ sottodotata, indegno stupido e vano che ci si mobiliti per le” strade bianche” ,o per la ” gran fondo della val di merse” , ma poi non si capisca
quanto turismo serio e “lento” potrebbe attirare nel territorio una rete
di piste che eviti di esporre i cicloturisti, o anche i pedoni, locali e non,al rischio di investimento, quando girano in val d orcia , nel chianti , nel circondario di siena,o sulle metallifere.
Pochi mesi fa’ e’ toccato a un ragazzo di s Rocco ,pagare con la vita l inane imbecillita’ di amministratori locali ,incapaci perfino di cogliere le occasioni date dai finanziamenti europei per sopperire alla carenza di percorsi sicuri per pedoni e ciclisti.
Buon governo di citta’ e territorio, si vai col cazzo.
Una manicata di amministratori beoti ,gelosi delle proprie in/competenze , delle fave lesse brillate ,incapaci di travalicare i loro meschini confini
amministrativi e ideologici in nome , appunto, del buon governo di Citta’ e territorio.
Questo e’ quanto,delle amebe d ogni fede e colore, di citta’ e dei comuni limitrofi.
Branco di accattoni , che mendicano il favore delle scervellate popolazioni locali elargendo interventi di maquillage, che son inutili, ridicoli e leziosi quanto un filo di perle false al collo di una vestita di juta.
Blogger e influencer per promuovere i percorsi?
Quali, dove ? Vai a farti una passeggiata nella zona di Belcaro , vai vai a rischiare di farti schiacciare dietro ogni curva, se ti dice male chiappi un busso da una macchina, se ti dice male male chiappi un busso che t appiccica a uno dei lecci plurisecolari che fiancheggiano quella strada.
Ti va’ meglio se vai verso ponte allo spino, li ti puoi sempre buttare in un fossetto, tranne nei punti dove la strada e’ fiancheggiata dai muretti a secco, se una macchina t intoppa li’, su’ quei muretti ti ci stampa ad altorilievo.
Ps. Vedi di non tirar tardi.
Applause
Non li cerco gli applausi, sarei piu’ contento di saperti incazzato e determinato a portare avanti proposte per una soluzione del problema sopra descritto.
Gli applausi garbano agli attori vani e ai pavoni.
Non appartengo a quelle categorie.
Se hai voglia invece di provare a far qualcosa,per quanto puoi.
In quel caso grazie.
Ps. Scusa la rusticita’.
più che promuovere la pericolosità di fare percorsi in bici, fare polemica sui blog, tenere pulito e cercare di raccattare qualcosa via via camminando, litigare con chi sporca, stare dietro tranquillo in auto quando vedo i ciclisti, non andare a 80 in strade strette e non sorpassare, di più non so che potrei provare a fare
Caro Eretico,
ho gustato passo dopo passo la tua gita all’Eremo, luogo che prediligo quando ho la possibilità di tornare a Siena. Ogni volta resto affascinato nell’immaginare quei luoghi in presenza del lago. A chi non lo conoscesse, suggerisco di inoltrarsi lungo i 2 km all’interno del Canale del Granduca (munirsi di torcia!) che consentì il prosciugamento del lago: un’opera perfetta, che si fa apprezzare a distanza di secoli. Si trovano in rete vari filmati, ma vi propongo quello che ho realizzato io al seguente indirizzo
https://www.youtube.com/watch?v=-aiB6gEjQ7I&feature=youtu.be
Sicche’ caro mio sei reclutato, sappilo.
Fatti vivo tramite il Raffa , o Simone (almuta)
E vediamo di smuovere qualcosa.
Bene i video,ma se ci s aggiungono spiegazioni ,descrizioni , e magari
versioni in inglese, meglio ancora.
Se ti tiri indietro fai caca’.
Ps. I disertori son roba da fucilazione nella schiena.
Saluti
ciao raffaele
per fare il pilota automobilistico ci vuole un’enorme preparazione atletica e mentale. Non è semplicemente guidare come si fa noi. Noi si bivacca, loro sono alieni.
Secondo te quali sono gli sport veri?
Per quanto riguarda l’attenzione mediatica che sta ricevendo Zanardi, non è meno quella ricevuta in passato da altri. Credo ognuno abbia le proprie persone famose, che pur non avendole mai conosciute sono diventate parte della propria vita e per questo motivo istintivamente prova affetto e dona attenzione. Zanardi credo che sia entrato in diverse di queste vite di “non amici personali ” ma compagni di viaggio da osservare e ascoltare. Tu li segui e loro ti rispondono mostrandoti chi sono e questo accade giustamente a Zanardi, sia in tempo di COVID che non.
Caro Leonardo, provo volentieri a risponderti sul perchè NON consideri la Formula 1 uno sport; in primo luogo, perchè è evidente che la qualità della macchina ha un’importanza enorme, che vale molto di più di qualunque altro strumento usato in gara da sportivi che praticano sport (scarpe, o racchette, aut alia); in più, non è certo una attività per tutti, per vari e facilmente intuibili motivi; in terzo luogo, ha un enorme impatto ambientale (anche acustico); infine, a latere, la considero un’attività sommamente antieducativa, perchè sfido a dire che uno che ha visto un Gran premio (da ragazzo li guardavo anche io, sia chiaro), poi non si faccia prendere ulteriormente dall’adrenalina della velocità. Ma questo sarebbe un discorso che ben lontano ci porterebbe…
L’eretico
Senza contare che, da telespettatori, un gran premio e’ una delle cose piu’ noiose del mondo…
che bellezza, hanno riaperto i parchi pubblici cittadini, i bambini sono di nuovo fuori a giocare !
ACQUACALDA compresa, ma la pulizia dell’aree verdi lo sanno che non si può fare in smart working ?
c’è di tutto, speriamo che i turisti in visita alla città tardino ad arrivare altrimenti son figurette ! i cittadini c’hanno ormai fatto il callo.
chi sporca invece sono per la stragrande maggioranza bordelli under20, quindi non sembrerebbero tanto green oriented, speriamo negli under 10 !!!!
mi rispondo felicemente riportando la notizia di quanto accaduto ieri al parco OCHINO Acquacalda
un gruppetto di ragazzetti di 12 anni ha ripulito l’intero parco !
Ne parlavamo oggi in palestra con amici, Zanardi è veramente un icona dello sport, quello fatto della fatica, del sacrificio, del sudore, della forza di volontà di lottare, per migliorarsi. Un grande uomo ed un grande esempio, per chi ovviamente è ricettivo, di diffusione della cultura sportiva……a proposito di cultura sportiva, non so se hai notato che nel periodo post ingabbiamento sembra aumentato il numero delle persone a giro che camminano o che corrono. Se non è solo una reazione momentanea alla clausura ( speriamo!!!), forse anche nel male e nella tragedia si trova qualcosa di positivo.
Purtroppo non potrò assistere all’incontro su Pasolini e mi dispiace perché di intellettuali così liberi ne abbiamo avuti pochi… tra l’altro anche lui, come Montanelli, ha avuto problemi dovuti a rapporti sessuali con minorenni, ma trattandosi di rapporti omosessuali non penso che ci saranno furie iconoclaste.
Devo anche dire, anche se forse è un’osservazione fine a se stessa, al più buona per ispirare un romanzo complottista, che ho sempre visto delle analogie tra Salo di Pasolini ed Eyes wide shut di Kubrik, entrambi usciti postumi ed entrambi denuncianti, in maniera molto diversa ma estremamente esplicita, pratiche violente e depravate in voga presso certi ambienti. Argomenti che evidentemente portano sfortuna a chi li tratta.
Io quest’afflato di denuncia di pratiche depravate non l’ho percepito né in Salò né in Eyes Wide Shut.
Più che denunciare forse mostrare, ma io ce l’ho sempre visto, anche se ovviamente non è il tema centrale di nessuno dei due
Tocca precisare, dire ghianda di quercia e’ indice di poca conoscenza.
Le ghiande piu’ amare ,che i cignali mangian solo per ultime quando non trovan di meglio, sono quelle del Cerro ( quercus cerris) , le ghiande di rovere e roverella ( quercus petrae e quercus pubescens) i cignali le mangiano eccome, idem quelle della quercia vera e propria, ovvero della farnia ( quercus robur), quelle del leccio ( quercus ilex)comunque sembrano tra le piu’ gradite.
Caro Raffa martedi’ era gia’ buio senno’ ti spiegavo la differenza, tra l altro li dove sei venuto, e’ uno dei boschi con maggior frequenza di farnie,che tra le quattro specie comunemente chiamate quercia , e’ la piu’ rara e quando e’ adulta la piu’ bella a vedersi.
L indentificazione si fa’ dalle foglie, diverse per forma grandezza e
ansature, o dalle ghiande diverse per grandezza forma,quelle di cerro poi si riconoscono meglio delle altre, per il cappuccio che non e’ glabro ma pieno di peduncoli riccioluti, a parte il leccio… quello lo riconosce anche un cittadino.
Da noi si dice:
La ghianda di cerro un la mangia nemmeno ‘i cignale.
Nb. Cerro,non quercia.