La domenica del villaggio: Sordi, Montanelli, pipistrelli
Eccoci al consueto appuntamento cultural-domenicale del blog, con un menu particolarmente ricco (al punto da saltare, per questa settimana, la rubrichetta scolastica, in attesa magari di un gran finale della stessa a fine esami); si parte commentando le manifestazioni che, dagli States all’Europa, stanno mostrando una furia iconoclasta di parte della gioventù; poi, i 100 anni dalla nascita di Alberto Sordi; infine, prima dei Ps di ordinanza, una riflessione sull’importanza, nell’ecosistema, dei pipistrelli: non c’è da essere Greta, per difenderli, sic.
UNA ICONOCLASTIA ACEFALA
Inutile girarci tanto intorno: ancora una volta, dagli States abbiamo preso il peggio; questa furia iconoclasta che – sgorgando da un sentimento di rabies più che giustificato, scaturito dalla continua, non nuova, violenza della polizia locale Usa contro gli afroamericani – interessa molte piazze americane (rischiando di fare rivincere Trump, nonostante adesso i sondaggi siano in picchiata: Nixon docet), è arrivata anche in Europa, ed in Italia. Nessuno aveva dubbi, a cotal riguardo.
Italia ove qualcuno ha avuto financo l’improntitudine di chiedere la rimozione della statua che, nel 2006 , nei giardini di Porta Venezia, la città che l’Indro nazionale aveva scelto come sua gli aveva dedicato post mortem; Montanelli, in questa sede, non ha bisogno di facili e scontati peana. Magari, a questi giovanotti bisognerebbe fare sapere, tra le altre cose, che il succitato, il 2 settembre 1977, era stato gambizzato da tre terroristi rossi; “gli spararono nelle gambe convinti di potergli piegare la schiena, spegnendone coraggio e anticonformismo”, ha opportunamente scritto – su Il Giornale da Montanelli stesso fondato – Gian Micalessin ieri (pagina 16). Opportunamente, il Sindaco Sala è intervenuto, dicendo che la statua deve restare dove è (e ci sarebbe mancato anche altro).
Seguendo il principio dei neotalebani statunitensi e nostrali (tacendo di quelli inglesi, che vorrebbero buttare giù Sir Winston, 3,7 metri di bronzo: attenti a non farsi male), in una città come Roma si dovrebbero attivare le ruspe, e in piedi resterebbe molto poco; questa storia, davvero amaramente triste, dimostra purtroppo ciò che si è già detto altre volte: il 90% dei giovani non si interessa di politica e di tematiche affini, vivendo in tal senso in una ignoranza sesquipedale; il restante 10%, che invece si interessa alle cose della politica, oscilla paurosamente fra l’estrema destra, più o meno sovranista, e questa aberrazione del politicamente corretto. Noi adulti-educatori-intellettuali, dobbiamo sentirci in colpa, per tutto ciò? Un pochino sì, perché il fallimento è evidente; poi, però, anche basta: se capre sono – come, in questo giustamente, scrive Sgarbi – capre restano, e non c’è da farsi troppi sensi di colpa. Pensino un po’ loro a studiare, e poi se ne riparla.
L’ALBERTO NAZIONALE, E CORPORATIVO
Esattamente cent’anni or sono domani, il 15 giugno 1920, nella Roma trasteverina (in Via San Cosimato), nasceva Alberto Sordi, uno dei maggiori attori (e non solo) italiani di sempre, capace di offrire il suo volto a decine e decine di personaggi entrati in modo indelebile nella memoria collettiva italiana; tralasciando il suo essere stato irresistibile doppiatore (di Oliver Hardy-Ollio, soprattutto), e brillante presenza nel teatro leggero (“Polvere di stelle” fu una sorta di autobiografia, in tal senso), con puntate memorande in televisione,dunque concentrandoci solo sul Sordi attore cinematografico, l’Albertone nazionale va inquadrato al meglio tenendo presenti due aspetti (almeno) della sua lunghissima carriera: l’italianità (Sordi NON interpretò mai, in nessun film, un ruolo di straniero), ed il suo essere il più “corporativo” fra i grandi attori nostrali, avendo dato la sua faccia ad una serie davvero sterminata di arti e mestieri, dal maestro (di Vigevano), al vigile urbano, al gondoliere, alla guardia privata, all’avvocato, al commissario, al medico della mutua, al tassista (rectius: tassinaro), al militare (“La Grande Guerra” e “Tutti a casa”), financo al giornalista (in “Una vita difficile”, di Dino Risi, uno dei suoi capolavori e nell’episodio – da “I complessi” – “Guglielmo il dentone”). Sicuramente ci siamo dimenticati di tre o quattro mestieri.
Cattolicissimo, amico personale di Giulio Andreotti, ci ha lasciato – nel monicelliano “Il marchese del grillo” – una delle più riuscite e sferzanti satire della Roma papalina, con battute memorande: si pensi cosa risponde Sordi nel film, all’artigiano ebreo che gli chiede di essere pagato per l’opera fornita.
Il prossimo 16 settembre si inaugurerà la mostra “Alberto Sordi 1920-2020”, nella sua villa romana in Piazzale Numa Pompilio ed al teatro dei Dioscuri (sarebbe dovuta iniziare a marzo, indovinate perchè è stata rinviata?); ma è chiaro che per ricordare Sordi, per gustarne la memoria, c’è solo da guardarne i film, in modo rapsodico: non sempre si casca benissimo quanto al regista o agli sceneggiatori, sempre si casca assai bene quanto a lui. E solo di pochissimi, si può dire altrettanto…
W I PIPISTRELLI, PER ZEUS
Alzi la mano chi non ne ha avuto, magari da bambino, un po’ paura (la storia che si attaccherebbero ai capelli, poi…); e soprattutto, a chi potrebbero stare simpatici, in tempi così perigliosi? Eppure, i pipistrelli sono importantissimi, anzi basilari, per l’ecosistema-Terra: come e più delle decantate api, per esempio, le quali godono invece di ottima stampa. Restando alle mani alzate, quanti dei lettori lo sapevano?
Il perché, ce lo spiega l’ottimo Giuseppe Remuzzi, che si dimostra – come e più di altre volte – anche un eccellente divulgatore scientifico (sulla Lettura del Corriere della sera, 7 giugno, pagg. 14-15); i pipistrelli tengono lontani i parassiti dalle piante, poi si pappano tanti insetti (specie le inutili e dannose zanzare maledette), infine disperdono i semi sui terreni. In pratica, scomparsi loro, scomparso l’essere umano.
E per quanto concerne lo spillover, il passaggio del coronavirus da loro agli umani? A parte che avviene tramite animali-ponte (in Cina, pare il pangolino), va detto che il virus ed i pipistrelli insieme stanno proprio bene, quindi semmai bisogna che i virologi e gli infettivologi – tra una comparsata e l’altra in tv – si mettano a studiare queste bestiacce. Anche perché – bene saperlo – l’interesse del coronavirus non è quello di fare schiantare chi lo ospita, ma di farlo vivere, meglio se bene come avviene con i pipistrelli: altrimenti il virus dove va a starsene, senza neanche pagare l’Imu?
Ps 1 Ieri sera, mi sono visto un po’ di Napoli-Inter, semifinale di Coppa Italia di calcio; dopo i goal, esultanza all’inizio trattenuta, poi quasi lingua in bocca. Sui contatti fisici in partita o gli assembramenti a gioco fermo in area, neanche il caso di dilungarci. Però il calcetto, almeno sulla carta, è ancora vietato: qualcuno sa dare una spiegazione vagamente razionale di questa (come di 101 altre), demenziale normativa?
Ps 2 Francesco Guccini è arrivato a quota 80: tanti auguri, dunque! Domenica scorsa – intervistato da Aldo Cazzullo sul Corriere della sera – ha detto una cosa che retrospettivamente colpisce non poco, sebbene già in parte nota: Guccini non è mai stato comunista, semmai socialista. Sorpresa…
Ps 3 Allora, il primo tris di incontri in Fortezza medicea (bastione San Domenico), sono in rampa di lancio; si parte – come già scritto – martedì 23 giugno con la presentazione dell’ultima fatica di Danielito Magrini (“è l’algoritmo, bellezza”, Effigi); poi, il 25 giugno, chiacchierata su Pier Paolo Pasolini, a 45 anni dalla morte (con Riccardo Castellana, Francesco Ricci e Marco Bianciardi); il 1 luglio – anticipando la ricorrenza di 48 ore – un incontro con Riccardo Bardotti e Gabriele Maccianti su quel 3 luglio 1944, che vide la Liberazione di Siena. Lo scrivente introdurrà, e modererà da par suo, tutti gli eventi, con inizio alle 18 in punto. Si può ascoltare, davanti ad una vista davvero notevole (non quella dei relatori, quella alle loro spalle), gustando una birra (prego astenersi dai ruttini, ci si rimarrebbe tutti male)…
Caro eretico, io e te purtroppo abbiamo l’età per ricordarci di quando, dopo la fine del blocco comunista, tiravano giù le statue di Lenin e Stalin nell’Europa orientale o cambiavano i nomi delle città , Leningrado tornava Pietroburgo e Stalingrado diventava Volgograd. Fenomeno isolato? No, anche da noi Latina una volta si chiamava Littoria, in Spagna dopo la dittatura hanno buttato giù le statue di Franco e dopo la prima guerra mondiale in quello che era stato l’Impero Austroungarico si tiravano giù le statue di Francesco Giuseppe.
Si chiama “ Damnatio memoriae” e ben lungi dall’essere “improntitudine” e “furia iconoclasta” è uno dei tanti modi con i quali si crea la Storia; le statue non esistono per aggiungere valore estetico ad un luogo, ma in quanto ricordano i personaggi, i valori e gi ideali in cui si identifica una popolazione in un dato momento storico.
Quando tali valori ed ideali cambiano lo scopo del monumento finisce, anzi diventa una sfida alle nuove idee in cui ora si riconosce la popolazione.
Questa la teoria, poi c’è la pratica, ed il caso americano e quello italiano sono immensamente diversi; là i monumenti sono davvero divisivi, negli stati del sud servono alla comunità bianca per rimarcare che continuano a comadare loro, altre comunità, come quella italiana, si scelgono Colombo come simbolo. Naturale che quando si creano polarizzazioni così forti, come in questo momento storico, le statue diventino bersagli perfetti per chi si oppone a questo status-quo.
In Italia invece abbiamo avuto una storia molto diversa e chi vuole fare casino scimmiottando gli americani non ha grosse opportunità, così capita che il monumento considerato più divisivo sia quello di un giornalista… non credo che a Montanelli importerebbe granchè, il suo monumento vero sono i libri che ci ha lasciato.
Credo però che gli “imbrattatori” di tutto questo capiscano poco; loro, come il celebre Nando Moriconi interpetato da Alberto Sordi, “so’ americani loro, Aoh!” e si limitano a scimmiottare quello che vedono in TV e su internet senza capirne un granchè. Non che discriminazioni e razzismo non esistano in Italia, anzi, e sarebbe indispensabile cominciare ad affrontare questi problemi, ma seriamente, e considerando le enormi differenze storiche e socio-culturali tra noi e gli Stati Uniti, quindi con modalità di “lotta” molto diverse.
Ecco, se invece di indignarsi per una cosa successa lontano da noi gli “imbrattatori” si indignassero per quello che succede alle NOSTRE minoranze, quelle che restano più spesso vittima del NOSTRO razzismo e dei crimini delle NOSTRE forze dell’ordine non sarebbe più utile? Però forse sarebbe un po’ più scomodo e tutto sommato molto difficile, vorrebbe dire andare contro una maggioranza di italiani che questo razzismo lo appoggia eccome, vorrebbe dire fare un lavoro serio, cosa che ai nostri “imbrattatori “ importa poco. L’importante è fare un po’ di casino, finire sui giornali e in Tv in attesa di indignarsi per qualcos’altro. Purchè molto lontano…
Pòri senesi
Davanti a Salamone l’onnisciente,
che pure a volte mi fa una carezza
che io accolgo grato e riverente
lasciandomi tirar per la cavezza
siccome un asinello renitente,
io sento il peso de la mia pochezza.
Pontifica e sdottora da sapiente
e sa di tutto ne la sua grandezza.
Pòri senesi, come siam piccini,
io me ne rendo e non da ora,
a petto dei superbi fiorentini
– e ‘l pensiero davvero m’addolora –
di loro, mangiatori di fagioli,
da sempre leccapiatti e romaioli.
Beppe da retta mangiali i fagioli
L e’ un cibo nutriente e salutare
Ti fanno meglio di quel che t aggoli
A siena che sol ciccia vuol mangiare
Son piene le corsie degl ospedali
Di gente che poi a dieta deve stare
E vi farebban bene a voi paioli
Di que’ legumi che tanto spregiate
Sarcicce e costolecci, quelli soli
Vi garban e di quelli v inghebbiate
E dopo i risultati sono quelli
Pance sformate e trippe smisurate
Credete pure d esse sani e belli
Con l uremia ed i sangue a analizzare
Buzzi rigonfi e gambe da fringuelli
Da voi Perseo non lo potevan fare
Perche’ i modelli un eran all altezza
E i Davidde nemmeno immaginare
Da voi solo le donne c han bellezza
Ma a star con certi doddi imbuzzoniti
Pore creature gni viene la tristezza
Per questo i fiorentin so a lor graditi
I fiorentini hanno la fama di grandi menti, e non sono i soli in Toscana, ma anche quella avere a cuore il finocchio, la carora, il pisello e qualunque cosa a punta larga. Noi avremo la pancia grossa, ma in quel di Fiorenza a sedersi si dice che per sedersi comodi si debba avere almeno due sedie per le chiappe un po’ troppo sviluppate. Insomma con voi le nostre donne stanno tranquille anzi le date qualche consiglio di moda, capelli e simili. Vox Toscana, vox popoli, leggiti, a mo’ d’esempio, il “Vernacoliere” per vedere la vostra fama scherzosamente poco virile (i pisani sono trattati peggio però). Va bene, non generalizziamo avete anche voi qualche eccezione, ma la maggioranza…Suvvia chiudiamola così. Sii più clemente nei giudizi sugli altri, ognuno ha i suoi difetti, quando non ti fai prendere dalla fiorentinite, hai la giornata dritta ed esprimi ottimi e sensati pareri.
Che poi il nostro difetto che riconosco non è nel mangiare, ma l’avere sempre pensato di essere indipendenti dagli altri ed abbiamo perso tanti treni importanti per cancellare il nostro isolamento dalle vie di comunicazione più importanti. Insomma è la boria, la vanità che ci ha inguaiato. Siamo gente vana come disse Qualcuno.
Vero caro orbato ,con me le vostre donne ,stanno dimorto tranquille,
dopo.
Poi visto che n prosa t intrometti tra le rime a sfondo gastronomico fenotipico, sarei curioso di vedetti,
devi ave’ piu’ o meno la mia eta’ e sarai roba da disfattore , nel senso
rottamazione.
Risulta inoltre assai strano che dopo aver innalzato alti lai ,per il basso livello culturale da me espresso, ora tu tiri fori come riferimento il vernacoliere.
Bada, avrei capito il Borzacchini,testo adottato dall accademia della crusca e studiato anche da universita’ straniere ( north carolina university)
Ma te nulla , raso terra come al solito,sei a livello di arvaro il laido.
Quanto ai livornesi(e alle livornesi) caro l mi brodo , fai una cosina,
vai a chiedere tra vada e bibbona vai vai.
Son passato anche di li.
E a sentir loro piu’ becchi di voi, l hanno da stampare.
Sai se uno è becco puo’ sempre ricambiare, ma, è se vera la vostra effemminata fama, trovassi in mezzo a certe situazioni ingombranti (da noi assolutamente sgradite), ma da voi invece sollazzevoli, è molto peggio. Sii più umile, tu devi essere un diretto discendente di quei grulli fiorentini che mandarono il Sommo in esilio.
Caro professore
rileggendo il sonetto appena inserito,mi accorgo che nel secondo verso della prima terzina ho saltato una parola, è “io me ne rendo conto e non da ora”. Ti prego di correggere, grazie
Beppe
Caro Beppe, il gestore NON può correggere i commenti: o censura (horribile dictu), o pubblica; però pubblico anche la tua precisazione, quindi siamo davvero a posto, stai ben tranquillo…
Stimolante il commento di Marco Burroni, ed immagino ne arriveranno altri sull’argomento, sul quale torneremo di certo!
L’eretico
Ps 2: l’ho conosciuto a tempi di Radio Alice e vi posso garantire che non era comunista ma convinto socialista.
Cosa ci si può aspettare in un paese dove si assiste alla commedia della sig.ra Boldrini che si inginocchia …….
Mo,to meglio un ministro dell’interno in mutande al papeete
Da Montelupo si vede Capraia……
La Boldrini che è stata ai vertici di un istituzione dello stato italiano, si vergognasse per tutti gli italiani per cui avrebbe dovuto inginocchiarsi e non lo ha fatto !!
…e ripassare il congiuntivo….
Guarda, saputello, che ha scritto correttamente. Ripassati la grammatica.
Complimenti per il congiuntivo
Io la farei inginocchiare su dei ceci.
E te invece dove pensi di dover stare?
O sai solo giudicare gli altri?
Concordo con Raffaele che la questione negli USA è complessa e che gli afroamericano hanno le loro ben fondate ragioni a protestare. Ho però l’impressione che il vandalismo non sia solo una dimostrazione di ostilità agli schiavisti ma anche un rifiuto tout-court della storia dei bianchi europei trasferitisi colà (che, comunque si giudichi, erano e sono legati anche alla nostra cultura (basta rileggere le meravigliose pagine di Henry James su Siena). Tutto ciò, alla lunga, vista la debolezza politica degli stati europei, potrebbe diventare un problema anche per noi, anche nella vita di tutti i giorni. (Penso al ritiro delle legioni romane dalla Britannia).
Veniamo alle vicende italiane. Nessuno difende o minimizza gli istituti del madamato o delle spose bambine, ci mancherebbe. E si può anche dire che nella storia, molti monumenti hanno anche cambiato sede, quando non è andata loro peggio. Detto questo, se si comincia la rivoluzione culturale dove si finisce? La coerenza assoluta è merce rara (Moro vincitore dei Littoriali della Cultura, tanto per fare qualche esempio); e anche i comportamenti individuali lontani dalla morale corrente (diciamo così) non sono rari (Pasolini, solo per fare un esempio). E allora, in questo slancio di purificazione dovremmo cancellare figure di questa importanza?
Uno sguardo poi va dedicato anche ai agli autori dei gesti che, secondo me, avrebbero dovuto avere almeno il coraggio di metterci la faccia. Non siamo negli anni Trenta quando, per esempio, tagliare gli alberi dedicati alla memoria degli squadristi caduti (quello dedicato a Rino Daus, qui a Siena, fu danneggiato più volte) costituiva un gesto temerario e rischioso. Questo rabbioso atteggiamento che si va diffondendo nella nostra società, di affibbiare le responsabilità agli altri è pericoloso: abbiamo una cattiva coscienza con gli animali? La colpa è del Palio di Siena. L’inquinamento? Solo delle multinazionali, come se i comportamenti individuali, sommati assieme non producessero danni nefasti. Delle tragiche sperequazioni nel pianeta? Di Colombo. E così via. Un grande del passato, San Francesco d’Assisi, proponeva un modello di vita severissimo: ma per primo lo applicava su se stesso. Altrimenti – visto che siamo nei giorni del centenario di Sordi – si fa come la sua famiglia di “Finché c’è guerra c’è speranza”. Ricordate, no?
La storia è – ahimè – spesso, un susseguirsi di prevaricazioni e di crimini, (che ci sono anche in quei passaggi rivelatisi benefici per l’umanità), e temo che sarà così per sempre. Non dimentichiamo che, nonostante tutto, questo è ancora il periodo più florido per la nostra specie da … sempre. Non esiste un mondo puro e incontaminato: tutt’al più si può fare qualche piccolo passo in avanti. Studiamo il passato per capire come trovare una strada per il futuro, che mi sembra gonfio di enormi problemi.
Caro Gabriele,
direi tutto ben scritto; e prendo lo spunto per aggiungere,rivolgendomi ai più coloriti fra i commentatori,che raccomando un tono da gentiluomini del blog, per non farmi diventare il censore che NON vorrei essere: la qualità del blog dipende anche da voi, ricordatelo sempre!
L’eretico
Non te la pigliare
Che i Fiorentini so’ mangiafagioli
io l’ho sentito di’ propio a Firenze
e che solo i senesi, loro soli,
siano malati per le conseguenze
del su’ mangiare un è che mi consoli,
fosse vero però. Queste sentenze
so’ di qualcuno pindarici voli,
direi patetiche incongruenze,
bisogna ave’ pazienza e compati’
se talvolta qualcuno, guarda caso,
per vole’ in tutti i modi contraddi’
va a fini’ che la fa fòri dal vaso.
Ma Salamone, non te la pigliare,
si sa che sbaglia anche ‘l prete all’altare.
Beppe tranquillo non me la son presa
T ha preso te, de’ granchi a tutta stesa
Tempo buttato con te a questionare
Nemmeno intendi quello che tu hai letto
Ndo’ l hai trovato di tra l mio rimare
In mezzo a quello ch abbia scritto o detto
Che noi a firenze spregiam i legumi?
Copriti i capo e mettiti a letto
Se le traveggole o del vino i fumi
T han fatto credere cosa mai scritta
Se di ragione t hai perso i lumi
Tu sei un articol di sanese ditta
Tu non capisci nemmen a chiamarti
Ni capo hai solo dell aria fritta
Sicche l e’ inutile di ravversarti
L incongruenze mie, tu te le inventi
E sempre doddo tu vuoi palesarti
Con vane rime e piu’ vani intenti
Tu dolce fior di cascina
profumata d’estiva zolla
o travestita bambina
che silenziosa ingolla.
Hai già truccato gli occhi
labbra dai mille colori
lesta con mano tocchia
Billi giù in Pian de’Mori
Al citto rimator che prese … prende e prendera’
Ecco che manifesta i suoi bollori
Il citto rimatore spampanato
Ci narra a cosa vanno i suoi favori
Dopo che molti ne deve ave’ pocciato
Tanti da avere poi persin gli sbocchi
Il citto sara’ certo ben saziato
A lui non manca mai chi gniene stiocchi
tanto gli garba quel certo elemento
Sia che lo pigli sotto o che lo lecchi
che se non lo rammenta un’ e’ contento
Qualche final di rima lo padella
Ma a coglier funghi pare sia un portento
prende il gambano dopo la cappella
E ci si fa’ riempire il tegamone
La sua ricetta preferita e’ quella
l’ e’ bongustaio questo boncittone
Si firma come rimator scortese
ma in altra disciplina l’e’ campione
tanti ne piglia pigliera’ e ne prese
Dobbiamo sentirci in colpa come genitori e come nazione anche quando assistiamo a quella gentaglia che ancora oggi imbratta portoni e tombe di cittadini italiani di religione ebraica perchè non siamo stati capaci di estirpare rigurgiti di fascismo e nazismo, che mi pare molto peggio che chiedere di togliere una statua. O no ?
x gabriele Maccianti
un abbraccio
Imbrattamento della statua di Montanelli, di portoni e tombe di cittadini italiani ebrei, proteste pro Floyd, ecc.; tutto serve per fare casino.
Forse sarebbe bene non cedere troppo al bisogno di sempre nuove statue su nuovi piedistalli, come non vedo il bisogno di rinominare le strade, ad esempio quando hanno vecchi nomi evocativi di antichi mestieri e tradizioni,con lo scopo di celebrare eventi e personaggi. Poi capita che la storia renda superati i valori che certe statue hanno rappresentato per le popolazioni in una data epoca.
Io preferisco le statue che strappano una simpatia senza tempo, e che si possono amare incontrandole per le strade. In Irlanda ci si può imbattere in qualche statua di un poeta seduta su una panchina, a Roma c’è il Belli a Piazza Sonnino, che guarda curioso i passanti in posa tutt’altro che solenne, c’è Trilussa sul Lungotevere. Sul Gianicolo mi piace la fiera Anita, di corsa sul suo cavallo (l’hanno messa tra gli alberi, un po’ lontano dal Garibaldi che guarda Roma dall’alto accanto al cannone dello sparo di mezzogiorno).Ma una delle statue che amo di più è quella della libertà nel centro di Riga in Lettonia, una donna altissima (“Milda”), che regge con le braccia verso l’alto tre stelle d’oro, simbolo delle tre regioni storiche del paese. E’lì dal 1935, nel posto dove c’era prima una statua di Pietro il Grande. Intanto è sparita la statua di Lenin che era stata sistemata sull’altro lato della piazza in epoca sovietica.
Mi diverto
Sento che un viene meno l’agguerrita
e accanita battaglia di Firenze
contro Siena, che assiste divertita
a questi assalti senza conseguenze,
sopra dei quali s’è costituita
la penna intrisa di parole intense
di Salamone, feroce e appuntita,
contro di noi vera sparasentenze.
E’ saggio, intelligente ed istruito,
l’ho ridetto, un mi posso confrontà,
a petto a lui lo so che un valgo un dito
e ci ho sempre parecchio da ‘mparà,
ma è uno svago che a me niente mi costa
e mi diverto a fa’ botta e risposta.
P.S. Sento ch’è doveroso ringrazià
l’Eretico per l’ospitaliutà.
Bravo Beppe: ti dico solo questo, e vado a terminare il pezzo domenicale…
L’eretico
Beppe gnitanto alzala la posta
Che se polemizzar tanto ti garba
Ti dico ,l argomento allora sposta
Senno’ nini tu fai crescer la barba
Prova a tirare fuor se ti riesce
Qualcosa che l interesse assorba
Se sempre stesso vino l oste mesce
l’ e’ facile l cliente di stancarlo
E se i livello curturale un cresce
Poi vedo nero nun vorrei annoiallo
Lo sai che lui i livello lo vol alto
e nun e’ facile di contentallo
Che s ha a rima? di merde sull asfalto?
Due errori Rima’ con l accento
e stancallo invece di stancarlo.
Ma bada , la chiusura meglio sarebbe stata.
Propongo, merde di cani sull asfalto
Vai Beppe tema dato, roba seria , di livello alto come significanza , anche se basso come collocazione fisica.
Parti te , a te l onore d avviar si alto e dotto certame, io casomai vedro’
d esse all altezza, ooohhh occhio che se si scende ,ci tocca anda’ pe’ tombini.
Ma volendo anche piu’ giu’,tra fogne e pozzineri , insomma ci toccherebbe parla’
pe’ forza del pdc conte , vedrai e’ stato rallevato li’.
Cloaca maxima romano gesuitica.
Attendiamo lumi dal,prof eretico sull’uso del congiuntivo….
Caro Unberto,
non mi ricordo neanche più quale sia il congiuntivo incriminato (se uno non ha altro da fare, me lo indichi pure, eh), ma ti dirò, in tutta franchezza, che se dovessi correggere, magari censurare, tutti gli errori ortografico-sintattici dei commenti, questo blog non sarebbe di certo il più commentato della città…
L’eretico
Salomonico….o pilatesco…
Potresti correggere solo quando chiamato in causa….
Caro Eretico,
immagino che il tuo non fare menzione di certe posizioni e comportamenti montanelliani, che mal si addicono all’agiografia ufficiale, sia dovuto alla volontà di separare l’essere umano, fallace per definizione, dal professionista tutto d’un pezzo quale ce lo restituisce la vulgata giornalistico-televisiva dominante, alla quale sembri aderire.
Ti chiedo: può, uno che ha millantato conoscenze a proposito della vicenda Pinelli rivelatesi poi vergognosamente false, e che ha negato per tutta la vita l’uso dell’iprite in Africa da parte dell’esercito italiano, salvo poi essere sbugiardato dopo una lunga querelle, può questo personaggio essere considerato uno storico, un giornalista o anche solo una figura attendibile e autorevole?
Quanto alle vicende sentimentali-sessuali con la dodicenne Destà (fra parentesi: da etnologo rabbrividisco di fronte ai Cazzulli qualunque che parlano di “madamato” come fosse pane da loro sempre ben masticato), credo che possa rientrare nella violenta ma ordinaria miseria del razzismo fascista, fenomeno senza dubbio irriducibile al solo Montanelli. Solo che, anche a distanza di decenni, il vostro eroe (mente sopraffina, per carità, e soprattutto onesta…) non sembra essere riuscito ad afferrare cosa ci fosse di esecrabile in quello che lui e i suoi compari fascisti hanno fatto agli africani, e soprattutto alle africane. Mica è obbligo capire, per carità, tutti gli esseri umani hanno dei limiti; penso però che le statue dovrebbero essere dedicate a chi ha lasciato una visione delle cose, del mondo, del sapere, di quel che si vuole, che si è dimostrata valida, positiva, e perciò durevole; non a omuncoli che hanno difeso strenuamente, per tutta la vita, i fortini delle loro miserie. Correttamente, la statua ritrae un uomo assiso, fermo sul suo tempo, non uno che ha saputo indicare una strada da percorrere valida per il futuro. (Ah, dimenticavo: il fatto che le BR gli abbiano sparato non fa di Montanelli un giornalista migliore, più autorevole o più simpatico.) Rimuoverla? La forzatura è stata farla, secondo me, ma se proprio deve rimanere sarebbe un bel gesto affiancarla a un monumento dedicato alle vittime di quel colonialismo razzista le cui conseguenze e implicazioni profonde il grande Montanelli dapprima ha negato e difeso, e dopo forse nemmeno ha compreso.
Ah, un’ultima cosa: basta con gli appelli a studiare e a leggere e a farsi una cultura, perché molti di quelli che la pensano come me studiano e leggono per mestiere.
Caro Filippo,
nessuno vuole aderire a nessuna agiografia (così come ieri per Pasolini, per dire): il buon Indro era il primo a condannarla, e lui – spero almeno su questo anche tu sia d’accordo – aveva una coerenza personale ben superiore alla media dei giornalisti italiani; i suoi errori, ovviamente, li ha fatti, ci mancherebbe: ma io continuo a rimpiangerlo, a maggior ragione vedendo cosa tristemente offre il convento oggi.
A proposito, cosa che non scrivi (o perchè non lo sai proprio, o perchè non la vuoi scrivere, cosa anche peggiore): dopo lunga querelle con Del Boca, Montanelli ammise l’errore – il SUO errore – sul fatto dei gas usati dalle truppe italico-fasciste in Abissinia. Oggi mi pare che, fra politica e giornalismo, l’arte di ammettere i propri errori sia meno diffusa…
L’eretico