La domenica del villaggio: Masaniello, la crisi italiana, Jacovitti (e 5 Ps)
Eccoci dunque giunti all’appuntamento con la rubrica cultural-domenicale del blog, as usual composta da tre argomenti forti, guarniti da cinque Ps di ordinanza; si parte con la figura di Masaniello, per come ce l’ha squadernata uno dei suoi massimi conoscitori (il professore, storico-modernista, Aurelio Musi) alla Comunale in settimana; per poi recensire il gran bel libro di Andrea Capussela – anche questo presentato alla Comunale in settimana -, capace di offrirci un’analisi della crisi – a livello economico e politico, in primo luogo – dell’attuale Italia. Per “L’angolo del prof”, un ricordo – all’insegna del “come eravamo” – dei diari di Jacovitti: ve li ricorderete, se siete ben oltre i primi anta…
Buona lettura a tutti, domenica essendo!
MASANIELLO ED IL MASANIELLISMO
Tommaso Aniello D’Amalfi (patronimico, perché il personaggio era napoletano al 101%): pescatore, pescivendolo, contrabbandiere; violando la privacy, con madre, una sorella e financo moglie dedite, più o meno sistematicamente, al meretricio. Questo giovane uomo (a 27 anni: erano secoli in cui la Storia la facevano i giovani) si mise a capo della nota insurrezione napoletana che sconvolse la città partenopea nel luglio 1647; ma la leadership del contrabbandiere durò pochi giorni, fino a quando venne massacrato e decapitato nella chiesa della Madonna del Carmine. Essenzialmente, la rivolta del 1647-1648 (che per l’appunto continuò poi nelle campagne, e portò alla creazione di una ossimorica Real Repubblica filofrancese ed antispagnola, fino al ritorno delle truppe di Filippo IV Re di Spagna, il 6 aprile 1648) fu una insurrezione antifiscale, contro appaltatori e gabellieri vari; all’inizio – sotto la leadership masanielliana – tutt’altro che antispagnola, giacché il capopopolo era una fan di Carlo V (“Re senza gabelle”) e della monarchia spagnola in quanto tale.
Il modernista Aurelio Musi – nel suo ultimo libro pubblicato per Rubettino – attualizza la figura di Masaniello, dopo averne dato la opportuna ricostruzione storica ed averne sfrondato il mito ed il contro-mito; eccolo parlarci dunque di una tipica creazione ex post: il masaniellismo. A Napoli, da Achille Lauro attraverso Cirino Pomicino e Bassolino fino all’attuale Sindaco, nessuno è rimasto esente dall’essere considerato come tale, ognuno con una punta di ragione (De Magistris se ne fa addirittura un vanto). Quanto alla scena politica nazionale, extranapoletana, chi potrebbe essere il Masaniello odierno?
Domenica essendo, lascio eventualmente ai lettori l’ardua sentenza…
L’ITALIA, E LE ROSE CHE NON COLSE
L’Italia – non c’era bisogno di questo densissimo libro per saperlo – ha enormi potenzialità, in campo economico, pur nella mancanza di importantissime materie prime; eppure, raggiunto l’apice della sua produttività intorno al 1980, da allora è iniziato un declino, inarrestabile, che ci ha portato fino all’amaro trionfo della crescita zero; c’è invece bisogno del gran bel libro dell’economista Andrea Capussela (London school of Economics) per capire almeno alcune della ragioni per cui si è arrivati a ciò: fra le altre, il picco di benefici particolaristici erogati dallo Stato a partire dal 1964 fino al 1992, e poi ripresi dopo poco (tali da creare inclusione selettiva, ma facendo salire il deficit a livelli non decenti, aggiungendo che dal 1980 in avanti questo debito non è più stato acquisito da Bankit come invece prima); il clamoroso ritardo negli investimenti in ricerca ed innovazione, con una china andata a peggiorare negli ultimi anni, facendoci perdere in parte il treno della globalizzazione; la debolezza – mettiamola così – della politica, con i Partiti – purtroppo, tutti quanti, con giudizio esteso fino al Conte 1, perché al Conte 2 diamo ancora qualche settimana – che diventano solo mere “coalizioni distributive”. Continuando invece a mancare la autentica concorrenza interna, ed il sano rispetto delle norme e delle regole: classifica in cui l’Italia svetta, ma in negativo.
Pur squadernando un quadro assai negativo, l’autore di “Declino – Una storia italiana” (Luiss press), vuole essere ottimista, e l’ha ripetuto ai (troppo pochi) presenti alla Comunale venerdì scorso: con la forza delle idee e del dibattito, i cittadini possono ancora cercare di fare meritoria azione di lobbying sui Partiti, per spingerli a cambiare in meglio. E loro stessi – i cittadini – magari possono essere più stimolati a pagare le tasse, per finanziare uno Stato migliore.
Andrea Capussela è dunque cautamente ottimista, lo scrivente invece assolutamente no, notando le ormai troppe buone occasioni buttate al vento, le rose non colte da questa nostra Italia (il Centrosinistra di inizio Sessanta, con l’esaurimento precoce della sua spinta propulsiva a livello di riforme, dopo il più che promettente inizio; il post-Mani pulite, con la sua carica etica andata ben presto scemando, e via dicendo): ma si spera – ci mancherebbe altro – che abbia ragione il bravo studioso milanese, e torto marcio chi scrive.
L’ANGOLO DEL PROF: JACOVITTI, CHE NOSTALGIA…
La scuola è tornata quasi al centro del dibattito politico, con la discutibile – ma a mio modo di vedere non malvagia – idea di tassare a fin di scuola merendine e voli, nazionali ed internazionali: vedremo se il nuovo Governo avrà la forza politica di portare fino in fondo questa proposta (molto americana, nel senso migliore), o se si sarà trattato del tipico colpo di sole di fine estate.
Oggi però, sulla scorta di un bel pezzo di Giuseppe Mazza sul Venerdì di Repubblica del 13 settembre, un tuffo nella memoria scolastica di coloro che più giovincelli non sono: ve lo ricordate il diario disegnato da Jacovitti? Il Diariovitt esce per la prima volta nel 1949, per poi diventare vendutissimo (fino a tre milioni di copie!) nei Sessanta; era scritto da gente come Zavoli e Montanelli, fra gli altri, ma il quid pluris era la matita di Benito (il padre era fascistissimo, e lui era del 1923) Jacovitti, con i suoi stralunati ed irriverenti personaggi (Cocco bill, per esempio), con le sue lische di pesce ed i suoi salami disseminati in ogni dove, con le sue genialate (a proposito del Fascismo: “Eia eia baccalà”, strepitoso). In un’epoca in cui la scuola sapeva incutere se non terrore, almeno un po’ di paura agli studenti, il diario di Jacovitti (chiusosi nel 1980, per la cronaca) in qualche modo rincuorava il ragazzo, proponendogli una alleanza diario-studente che risultava spesso gradita e vincente, per affrontare meglio le turbolenze della quotidianità in classe.
Insomma, per dirla proprio tutta: quando la scuola era una cosa (più) seria, anche i diari stavano al passo, e c’era dunque da godere della loro irriverenza: oggi, con i professori che sono spesso i primi a volere fare gli amici degli studenti, non c’è più spazio per un amico come il buon, vecchio Jacovitti, con i suoi fantasmagorici salami parlanti.
Ps 1 Greta, e i gretini: con tutti i rischi di fanatismi e di settarismo che si voglia, bisogna per forza continuare ad appellare “gretini” (copyright Libero) tutti coloro che chiedono di intervenire sul climate-changing, di grazia? Sono ragazzi, sono giovani che manifestano in modo del tutto pacifico per una causa sacrosanta: sarebbe forse meglio che pensassero solo – come la grande maggioranza dei loro coetanei – al loro guicciardiniano”particulare”, condito da droga e sbornie di ordinanza?
Ps 2 Sta per uscire – fine ottobre, per Rizzoli – il nuovo libro di Roberto Burioni, questa volta non dedicato ai vaccini, ma prendente di petto e di mira l’omeopatia (l’associazione dei produttori di “farmaci” omeopatici sta già tentando di bloccarne l’uscita, all’insegna del dibattito); e noi – che tante volte siamo criticamente tornati su questo spinoso argomento -, in attesa di farlo nostro, ce ne rallegriamo assai, pur sapendo benissimo di fare arrabbiare una quota dei nostri lettori. La nostra posizione sull’omeopatia è riassumibile in questo slogan: “W il placebo, vai: ma che lo si presenti esplicitamente come tale, per Zeus!”. E senza mezzo euro di finanziamento pubblico: mai, ed in nessun luogo all’interno dei 300mila km quadrati di cui l’Italia è composta.
Ps 3 Ieri, terremoto di 5,8 Richter in Albania: per ora, un centinaio di feriti; per terremoti di pari grado, in Italia i morti si contano a decine e decine. Ergo, di fronte ad un terremoto, molto meglio il trovarsi verso Tirana, che verso l’Aquila. Altri commenti, non ci possono e devono essere: la carità di Patria lo impone.
Ps 4 Appuntamenti in Comunale: si parte martedì – con “Il martedì senese” – dedicato ad un libro davvero particolare, la ristampa anastatica di un almanacco del 1838 (curata da Marco Morellini, pubblicato da Effigi); questa pubblicazione ci offre l’esatta situazione – a livello economico e sociale – della Siena del tempo, mestiere per mestiere, via per via, nome e cognome per nome e cognome. Per gli appassionati di cose senesi, un’occasione da non perdere (venerdì, poi, si segnala un interessantissimo incontro su “Il benessere digitale” – libro di Marco Fasoli, per il Mulino -, tematica mi pare di una certa qual attualità, per così dire).
Ps 5 Ho atteso oggidì per puro feticismo della data, ma come non segnalare gli splendidi 70 anni di Bruce Springsteen, di grazia? Che cadono nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Pio da Pietrelcina, sic: indovinate chi ci sta più simpatico?
Il diario di Jacovitti!! Habebamus optime!!! Che libidine, che gioia!!!!! Sull’omeopatia, qui in Gallia il governo ha, poche settimane or sono, tagliato i contributi statali, ma sinceramente le reazioni sono state molto blande.
Ben vengano (se spontanei..) i movimenti giovanili.
Meno chi li cavalca per altri fini.. tipo spingere l’elettrificazione dell’auto per favorire l’industria tedesca quando l’energia deriva quasi tutta da fossili oppure fare la morale ai cattivi brasiliani quando in casa propria il 90% della produzione è nucleare
Quelle giornate piovose a scuola in attesa di un compito o un interrogazione, aprivi il diario jacovitti, leggevi una frase scritta da un ragazzo che ti flirtava, una cazzata scritta da un amico, vedevi un disegno, la data di una festa….e per un po’ sognavi, divagavi.
È vero. Tanta nostalgia !!
Applausi
Jacovitti è sempre un bel ricordo ma il mezzo salame è indimenticabile
Reduce dalla Cena della Vittoria, prima di andare a letto come ogni domenica mi metto a leggere la rubrica culturale: interessante per tanti motivi, con tuffo nella memoria con Jacovitti,che bello.
Complimenti
Riprendo la parola dopo tanto tempo: fatti i complimenti al consueto eccellente pezzo domenicale (bello ricordarsi di Jacovitti ed anche del grandissimo Bruce), vorrei aggiungere sommessamente che anche sabato scorso in città c’era una sfilata di macchine d’epoca, con vigili urbani impegnati a favorirne il regolare scorrimento. Gli equipaggi faranno di certo ottima pubblicità alla città, con il conseguente ritorno di immagine. A me però mette una gran tristezza che una città si debba prostituire, aprendo le sue gambe ai ricconi di turno.
Non c’è nulla di male, è un’ottima pubblicità per Siena. Non dobbiamo essere troppo chiusi, con le dovute cautele ci dobbiamo aprire al mondo il fatto di volere essere rimasti isolati per troppo tempo ora si paga con strade e ferrovie da terzo mondo. Prima c’era Babbo Monte che copriva tante magagne, ora il turismo, con il dovuto rispetto, è rimasto la risorsa più importante per la nostra disastrata Città. Se vedo che tipi come D’Alema, uno dei principali colpevoli della nostra rovina, è ritornato a parlare pubblicamente mi rodo il fegato, basta sto uscendo dall’argomento, chiudo.
PS 1:Greta ed i “gretini” ovvero basta fare festa a scuola. In un servizio televisivo, del febbraio scorso, vennero intervistati vari studenti, che aderendo al “gretinismo” imperante, erano presenti in massa allo sciopero generale per il clima. La maggioranza non sapeva nemmeno cosa fosse il buco dell’ozono ed avevano una bassa conoscenza delle fonti energetiche ed ecologiche in genere; erano comunque tutti forniti di cellulari e sempre pronti per un selfie di gruppo o da soli. Concludo: le intenzioni della Greta Thumberg sembrano in apparenza giustissime, ma ci vedo dietro tanta ipocrisia e falsità. hanno mandato avanti la bimba, ma dietro ci sono tante sponsorizzazioni -a cominciare dal libro scritto da sua madre- e la cosa non mi convince. Tutti d’accordo con la bimba, ma oggi che ha fatto delle accuse precise a diversi Paesi, tra cui la Francia, ha visto Macron subito protestare apertamente, con dietro altri mugugni, alle proposte per la salvezza del pianeta giudicate troppo radicali. Ma dai i giovani sono con lei si faranno una bella passeggiata al tiepido sole autunnale, ma se pensassero che anche i telefonini sono fonte di inquinamento casa farebbero? Certo pensiamo che le varie case produttrici (Apple, Mc Samsung e simili) sfornano continuamente nuovi modelli e sistemi operativi che via, via scalzano quelli vecchi facendoli pezzi da buttare con i relativi problemi di riciclo. Anche quello è inquinamento, ma Gretina non entra nell’argomento.
Chi mi ricorda Masaniello tra i nostri politici? Un po’ di Maio ed un po’ Conte. Anche masaniello rimase affascinato dalla Corte del Vicere spagnolo, questi sono rimasti affascinati dal potere, dalle poltrone per dimenticare i vecchi obiettivi, si sono fatti abbindolare dai volponi del PD. Che tristezza rivedere la faccia di D’Alema a pontificare, la commedia delle parti di Renzi e fregature varie. Dovrà prima o poi arrivare il momento del voto che toglierà questo governo di non eletti. Mi spiace per il M5S perché era partito bene, ma ora è intrappolato da politici incapaci, falsi, ma molto bravi nel vendere fumo. E beviamo tante aranciate e mangiamo tante merendine, verrà il diabete, ma saniamo il deficit italiano. Concludo con Salvini che ha visto giusto in tante cose, ma una grossa bischerata l’ha fatta i primi di agosto. Il potere spesso da troppo alla testa, gli serva di lezione per quando ritornerà al Governo; il popolo è con lui.
Citare prego un governo di “eletti” nella storia della Repubblica italiana.
….e quali sarebbero queste “tante” cose in cui salvini ha visto giusto?
Giusto per una dialettica politica intellettuale!
La Boldrini è tornata al PD con Zingaretti che l’ha accolta a braccia aperte. Ho letto che i primi di ottobre arrivano alla Biblioteca Comunale alcuni esponenti della Crusca; occhio a parlare perché è tornata la “presidenta” Boldrini, quella che vuole riformare la grammatica italiana e potrebbe obiettare al riguardo come quando era “presidenta” alla Camera.
“Presidenta” è il classico appellativo con cui i boccaloni della destra populista appellano la Boldrini, che aveva la legittima e corretta pretesa di essere definita “la presidente della Camera” e non “il presidente della Camera”. Ma i boccaloni che straparlano di “governi non eletti” ci cascano puntualmente.