La domenica del villaggio: “Cuore”, Buscetta, Calvino
Settimana piuttosto intensa per tante cosette cittadine (sia sul caso del locale Cacio e pere, che sul Processo-Bruschelli, nei prossimi giorni, si scriverà: così come delle Europee, ovviamente); oggi, però, domenica essendo, è di Cultura che si discetta, as usual: si parte con il film di Bellocchio su don Masino Buscetta, uscito giovedì, e rimasto a bocca asciuttissima a Cannes; poi, spazio ad una riflessione sul ruolo di scrutatore, vista la odierna giornata elettorale; dopodiché – per “L’angolo del prof” – come non scrivere qualcosina sulla lectio magistralis (ebbene sì, diciamolo) tenuta venerdì dallo scrivente alla Comunale?
“IL TRADITORE”: UN FILM IN MEZZO AL GUADO
Diciamocela proprio tutta: se a Cannes il bellocchiano “Il tradimento” non ha raccattato alcunché, forse qualche motivo c’è (detto senza avere visto alcuna delle pellicole premiate); è un film che resta in mezzo al guado, equidistante tra un film di genere (una buona fiction televisiva) ed un’opera davvero autoriale (tipo “Il divo” di Sorrentino, su quel divo Giulio Andreotti, peraltro molto ben presente anche nel film di cui parliamo). E non tralasciamo il fatto che non è in alcun modo un film di inchiesta, giacchè ciò che è mostrato nel film di Marco Bellocchio è tutto arcinoto (ma su questo torniamo a breve).
Ciò che di notevole, anzi notevolissimo, c’è, è la presenza attoriale – davvero stratosferica – di Pierfrancesco Favino, un Masino Buscetta di straordinaria, impressionante adesione mimetica al pentito mafioso.
Intendiamoci, per finire: come diceva Giovanni Falcone, ogni volta che di Mafia (rectius: Cosa nostra, come Buscetta ha insegnato per primo) si parla pubblicamente, è sempre cosa buona e giusta; e se, per chi scrive, ogni passaggio della diegesi voluta da Bellocchio è cosa per l’appunto arcinota, non ci si meraviglierebbe affatto che molti spettatori, vedendo il film, ci potessero trovare elementi di novità. Nell’Italia della memoria collettiva pari a quella dei pesci rossi (con i quali ci scusiamo subito), può tranquillamente accadere anche questo…
LA GIORNATA DI UNO SCRUTATORE
Come qualche lettore ricorderà, lo scrivente ha appeso da circa 5 anni la matita da scrutatore al chiodo, dopo una 25ennale esperienza, iniziata in un seggio di Costalpino nel maggio del 1990, e terminata nel mitico seggio 35, che è poi quello in cui sono ancora residente-votante (ovviamente anche oggi facente il suo dovere di elettore).
Quanti ricordi, quanti pensieri, ogni volta che entro in quel luogo: aneddoti a iosa, credetemi; grandezze – poche -, frammiste a miserie umane – decisamente più numerose -, senz’altro più che sufficienti per scrivere un libro (non lo faremo, per ora: un giorno – se Zeus ci farà vivere molto a lungo – chissà, forse, magari).
Vi ricordate la calviniana “giornata di uno scrutatore” (scritto autobiografico datato 1963, che però ricorda una domenica di scrutatore del 1953, con Italo Calvino scrutatore al Cottolengo, impegnato a controllare che i degenti non votassero tutti quanti Dc)? Beh, ne raccomandiamo la lettura (in attesa di rileggerlo noi stessi), ed ancora di più, ai giovani tutti soprattutto, si consiglia di farsi scrutatori; sempre tenendo bene a mente che, se uno non fa la Politica, la Politica fa lui: ed ora, tutti a vedere come è andata, in Europa prima (nottetempo), in Italia dopo (scrutinio dalle 14).
L’ANGOLO DEL PROF: UN “CUORE” DA RISCOPRIRE
Perché il libro “Cuore” sarebbe da riscoprire, dunque? Come già scritto altre volte sul blog e motivato venerdì scorso alla Comunale, per almeno tre motivi, tutti e tre degnissimi di nota: in primo luogo, perché è un testo fondativo – piaccia o meno – della cultura popolare italiana, come “I promessi sposi” e il collodiano “Pinocchio”, e trattasi dell’unica opera letteraria che si occupi di scuola – principale motore della Sinistra storica al potere, con la Legge Coppino del 1877 -, almeno per tutto l’Ottocento; in secondo, perché è alla base della scelta socialista di De Amicis (maturata esplicitamente nel 1890, “Cuore” essendo del 1886), e quindi se ne può dare – che piaccia o meno lo stile dell’autore, senz’altro a tratti troppo indulgente al patetico – un’interpretazione di sinistra, che ribalti in larga parte “Cuore” come quintessenza del conservatorismo perbenista (del politicamente corretto, diremmo oggi) di fine Ottocento; infine, perché leggere della scuola di ieri, fa comparativamente comprendere tante, ma davvero tante, cosine su quella odierna: quella del 1886, era anch’essa piena di problemi (classi-pollaio, ben più di oggi; docenti pagati pochissimo, ben peggio di oggi, e con differenze di genere nonché fra maestri “rurali” ed “urbani”, sic), ma aveva almeno l’alibi concreto della novità, essendo comunque un inedito esperimento – riuscito – di autentico interclassismo, il quale esperimento fungeva da ascensore sociale (almeno in potenza), riuscendo davvero ad offrire ai ragazzini del lumpenproletariat ottocentesco gli strumenti culturali per cercare di affrancarsi dalla vita grama che li avrebbe attesi, figli di contadini o operai che fossero: cosa che, oggi, la triste e sconclusionata scuola del donmilanismo fuori tempo massimo ha da tempo, e molto malamente, perduto. E senza attenuanti di sorta.
Ps A 74 anni, ci ha purtroppo lasciato Vittorio Zucconi, giornalista figlio d’arte (Guglielmo), che ha dato il meglio di sé – a nostro immodesto parere – nelle pagine scritte dall’estero (Russia e States); l’assoluta brillantezza della sua penna, sulle cose italiche, lasciava spazio ad un eccesso di partigianeria (non era mica un blogger, eh). Chi scrive, ha iniziato ad appassionarsi morbosamente delle campagne elettorali stars and stripes da quella del 1988 (ci fu anche il caso di Gary Hart, qualcuno ricorderà): compulsando avidamente i pezzi trasmessi d’oltre Atlantico da lui stesso, su Repubblica. Non posso fare dunque altro, avendomi lui arricchito e non poco, che salutarlo, e ringraziarlo.
Molto bello il pezzetto (si può dire così?) sulla vita dello scrutatore, con ottima citazione di Italo Calvino. Sulle elezioni scriverai presto, quindi ti anticipo io. Il responso delle urne va sempre rispettato in modo sacrale, anche perché non mi pare che nessuno sia andato a votare sotto minaccia di olio di ricino. Certo è che Salvini cosa deve fare, per perdere invece che macinare consenso? Si trova in una coalizione che non funziona, ma per gli italiani è colpa solo di Di Maio. Si trova un Partito alle prese con grattacapi giudiziari mica da poco (caso Siri, questione dei 49 milioni, Sindaco di Legnano),che in altri tempi ne avrebbero travolto la leadership, e in più si pensava che i ceti produttivi del Nord avrebbero voluto dare un segnale al Governo dell’assistenzialismo. Eppure, ecco le percentuali di cui sappiamo da stanotte..boh…
Boh ? nini con tre lettere hai messo meglio firma che coi ringraziamenti
ovvero un c hai inteso una sega a saracco.
Poro te , in europa in diversi hanno le palle gonfie degli strozzini della bce,e dei loro tieni bordone .
L hai inteso? favina lessa ,49 milioni son tre soldi in confronto ai
45 miliardi puppati dal protoeuropeista soros nel 92 con l attacco a lira e sterlina,
Sei vuoto come una zucca vacuo lezioso vano circonvoluto ,pleonastico ,risibile , e sodo atque sorbae .
Sfatta e massacrata dal verminaio bancario apolide
l europa voterebbe anche pippo e pluto ,piuttosto che carogne come lo zingaretto ,macron,la turbantata soros fedele bonino ,e altre deiezioni
umane di varia consistenza, dallo stronzolo labronico borazacchinico, alla
caata a schizzo ex radicale.
Ps De amicis? gnamo Raffa basta con l acqua calda
Luigi Bertelli( vamba) altra roba altra categoria
De amicis lo leggono i doddoli come quello a cui ho risposto.
i rinfaviti dalla retorica, che non intendon nemmen a chiamarli
per nome, il commento ne’ e’ prova evidente e conclamata.
A costoro meglio farebbe leggere vamba che lo stracciapalle de amicis.
Serata Vamba nulla?
Vamba dal giornalino all onorevole qualunqui 1898 Barion ed., fino ai sonetti e molto altro ,autore scomodo ,cervello fino ,retorica zero, un
fiorentino , se organizzi vengo e tengo banco.
All autore del post legger vamba farebbe altro che bene.
Come a tutti gli afflitti da boncittismo cronico.
Ho fatto anch’io – ahimè in gioventù – il presidente di seggio, nominato d’imperio per conto della Corte d’Appello …. ovviamente in mancanza di meglio.
Ho smesso irrevocabilmente, secoli fa, dopo il voto disgiunto alle comunali (elezione Piccini I), perché l’ingestibilità pratica dello spoglio (molti nella mia sezione n. 60 in fortezza per es. votarono MSI + Piccini) superava la mia dedizione (i.e. sopportazione) nei riguardi delle Istituzioni e dello Stato.
A ripensarci, però, col senno di poi e depurato il ricordo dalla stanchezza endemica e dai vari, inevitabili problemi contingenti, ci siamo anche divertiti abbastanza …. con scrutatori, rappresentanti di lista e pure addetti alla sicurezza del seggio.
Un anno nel seggio in fondo alla Virtus i poliziotti di guardia al seggio cucinarono magistralmente nella cucina dell’attiguo asilo ed in barba ad ogni norma igienico-sanitaria cenammo nei loro tavolinetti da puffi.
Il giorno dopo con la sirena accesa andammo a recuperare un paio si tagliandi elettorali, non staccati dai miei pur eccellenti scrutatori.
Non scorderò mai le mani in alto e lo sguardo atterrito di quei poveri elettori sfortunati nella luce dei fari dell’Alfetta d’ordinanza….
L’anno scorso (elezioni De Mossi I, sarà un caso?) ho fatto parte, anche stavolta in mancanza di meglio, della Commissione Centrale presso il Tribunale di Siena.
Due giorni di lavoro ininterrotto, bestiale, ma che qualcuno però doveva pur fare.
Troppe inutili liste, troppi improbabili, ridondanti candidati ….
Ma ce l’abbiamo fatta.
Anche lì – alla fine – ci sono stati momenti divertenti.
Ma la sensazione è che il ricordo ripulisca, edulcori sempre la realtà.
La realtà, infatti, è qualcosa che non funziona.
Mi auguro per il futuro (e per quelli che verranno, io ho già dato) che qualcuno che sa di cosa si parla – come sempre del resto – riveda le procedure bizantine che regolano la materia.
Gli italiani hanno – mi pare – in questi tempi bui una grande voglia (necessità) di votare, di esprimersi ed essere conseguentemente ascoltati su temi pratici.
L’esigenza sarebbe sempre quella di scegliere direttamente le persone delegate ad agire per soddisfare gli interessi comuni, piuttosto che delegare a qualcun altro di scegliere (nominare) vecchi arnesi impresentabili, schiuma e scarto di vetuste e non certo limpide politiche spartitorie.
A prescindere dalle pregresse categorie sinistra/destra, per quanto adesso possano valere.
Sono andato un po’ lungo ed un po’ oltre ….
Anch’io ho fatto in diverse occasioni lo scrutatore per tirar su qualche soldino per i vizi, nel 2006 alle Politiche (col Porcellum) rimasi piacevolmente impressionato dalla rapiditá dello spoglio, dato che c’erano le liste bloccate, ciononostante la Presidente di Seggio riuscí a farci capo uguale.
Nello stesso anno per le comunali invece, tra voto disgiunto e mille preferenze, il delirio.
E poi in pieno Mondiale il referendum costituzionale (spoglio veloce che c’era Italia-Australia).
Qua in Spagna é organizzato molto piú easy.
Liste bloccate per tutto, comunali/regionali/politiche/europee.
Poi si puó discutere sui candidati calati dall’alto dalle segreterie dei partiti, peró di sicuro ti levi il cancro dei signori delle preferenze, inoltre dal punto di vista di scrutatori e votanti:
No scheda da timbrare e firmare, no matita copiativa.
Quando arrivi al seggio, prima ancora di entrare nella stanza dove si vota, c’é un tavolo con tante pile di schede (se ci sono varie tornate elettorali, di colori differenti in base all’organo da eleggere), ciascuna recante il simbolo del partito e la lista dei candidati, e un altro tavolo con delle buste indicanti la tornata elettorale e l’organo da votare.
L’elettore puó prendere la lista del partito che vuole votare, la mette nella busta e si mette in coda per registrarsi col documento d’identitá e farsi depennare dal listone della sezione.
Se si tiene particolarmente alla privacy, ci sono le cabine nelle quali effettuare l’operazione al riparo da occhi indiscreti (c’é anche gente che prende 3 o 4 schede e poi non fa vedere quale mette in busta alla fine), ma alla faccia della segretezza del voto, tanta gente lo fa alla luce del sole fregandosene se il vicino vede da quale pila hai pescato la lista.
Addirittura i partiti con piú soldi da spendere in campagna elettorale, mandano a casa la busta con la lista (non dovendo marcare nulla sulla scheda non é necessario un facsimile) e te la puoi portare al seggio giá bella che pronta.
No code per votare perché l’elettore non é obbligato a entrare in cabina e quindi piú di 2 o 3 per volta non si puó votare, orario di voto ridotto 8-20 e spoglio finito entro la mezzanotte.
Caro Raffaele
la tua lezione su “Cuore”, strutturata in contesto e dettaglio successivamente amalgamati in spirale, ha avuto il pregio di solleticarmi un pensiero comparativo.
La scuola come lotta.
I pozzi del dubbio e le spianate della semplificazione alle prese con le nostre trivelle e ruspe interiori.
Ricordo di aver sorriso quando ho scoperto che jihad ha un significato agonistico interiore.
Non hanno avuto l’illuminismo ma la lotta la conoscono.
Fede e ragione. Ragione e fede.
Alla fine l’unica verità della civiltà superiore è questa : non ho nemici perché il mio nemico peggiore sono io.
In altre parole : se la scuola non è jihad, se non è lotta interiore, è perché fa a meno dei maestri.
La scuola senza maestri è un corso di formazione.
Ginnastica mentale senza relazione.
Intendo come maestro colui o colei che ti magnetizza il “Cuore” con il suo amore per la cultura, il pensiero, i sentimenti, i compagni di classe.
Tutti uniti da un faber immancabile : la partitella durante la ricreazione.
Non esiste concerto senza ritmo comune.
E’ maestro anche chi ti insegna una canzone.
Se mi sono spiegato bene (io avevo un maestro così) dopo un tale maestro non sarai mai solo.
Sarai in compagnia di te stesso.
E degli altri.
Certo si può utilizzare anche la ruspa decostruttiva (che non è quell’altra ruspa).
Smontare le retoriche e rimontare i significati.
Tentare, con rispetto, di non sovrapporre il testo all’autore.
E su “Cuore”, con l’elogio di Franti, sono state dette parole insuperabili da Umberto Eco.
Tuttavia hai trivellato in un punto florido.
Ti sei chiesto cosa affidiamo alla scuola.
Qual è la sua missione.
Partendo da l’obiettivo che si era dato proprio De Amicis.
Alfabetizzare, certo.
Educare, certo.
Aggregare pacificamente, certo.
Dare consapevolezza e infondere coraggio, certo.
Creare comunità mediante identità in minimi comuni denominatori (la patria).
La patria per gli italiani…notoriamente anarchici totalitari.
E così dopo aver schierato i cinici e gli scettici, dimenticandoti dei dogmatici, hai schierato De Amicis in solitaria.
Un socialista ottimista che usa la scuola come movimento reale che muta lo stato di cose.
La serietà di una nuova istituzione di massa che aveva il compito di fare gli italiani.
Ti ho chiesto affermandola implicitamente, se la visione di Gramsci potesse non dico sovrapporsi ma almeno affiancarsi a quella di De Amicis.
In chiave necessaria, rigorosa ed edificante.
Tu hai risposto con un cenno di luce negli occhi.
Abbiamo i cinici, abbiamo gli scettici (sempre e per sempre autobiografia ! troppo comoda la parentesi crociana…) e abbiamo infine gli intenzionali indomiti (seppur gravati dal realismo, anzi in lotta proprio con la realtà…interna ed esterna) .
Insomma abbiamo la fiducia in un’idea di scuola (dove si lotta,dove ne vale la pena, dove non tutto è vano).
Ed ecco la domanda che non ti ho fatto subito perché mi sembrava opportuno consentirti una risposta meditata e scritta, che potesse soprattutto essere letta e riletta.
Te la faccio da genitore che ha sempre partecipato agli organismi collegiali della scuola, per entrambe le figlie, collaborando con insegnanti, presidi, professori e personale amministrativo.
Secondo me la scuola ha favorito, per quieto vivere, il suicidio del limite e dei ruoli.
Mi chiedo cosa abbia fatto pensare ai genitori che fosse giusto proteggere i figli e le figlie non dal docente di turno, ma dalla vita.
Mandare i figli non ad imparare quello che c’è da imparare in tutti i sensi, ma mandare i figli a deresponsabilizzarsi perennemente .
L’orgia dell’alibi: la colpa è sempre degli altri.
Infantilismo regressivo.
Cos’è che ha reso i genitori così apprensivi e privi di senso dell’umorismo ?
Si prendono così sul serio da avere paura di tutto.
Sono complici di bambini senza gioco nella mente, incapaci di provarci da soli e quindi di sbagliare da soli.
Ossessionati dal fallimento.
E perciò destinati al fallimento.
Incapaci di divertirsi studiando….con la consapevolezza che non si ottiene niente senza lo studio.
Un inquieto vivere senza passione, senza studio, avrebbe detto Gramsci.
Vedi che le presentazioni a volte si richiamano l’una all’altra…
E’ a questo punto però che devo aggiungere una testimonianza sulla vostra inerzia categoriale. Se ci sono casi clamorosi in cui non si è all’altezza, si deve agire.
Non pretendo che gli insegnanti siano un corpo scelto, spero in una onesta autovalutazione.
Dico solo che la demotivazione è contagiosa e il primo ad accorgersene dovrebbe essere l’insegnante stesso (se è dotato di un’etica minima).
Se non se ne rende conto o peggio se ne rende conto ma ci sguazza ignobilmente, i colleghi dovrebbero battere un colpo.
Altrimenti è favoreggiamento.
Per capirsi : viva gli insegnanti caldi o freddi, abbasso le larve parassitarie che non cercano rogne.
Gli insegnanti come i politici e i cittadini, non sono insostituibili.
Insostituibile è il rigore minimo che si deve avere nel rispetto di se stessi e degli altri.
Ecco la spirale della lotta.
Il ruolo delle regole comuni.
Mi perdonerai per la lunghezza ma casca appuntino proprio una fiaba italiana tratta dal capolavoro curato da Calvino (altra lezione avvenuta nella sala storica).
Ti ricordi la fiaba del devoto di San Giuseppe ?
Il devoto di San Giuseppe ama le scorciatoie del favoritismo senza chiederle.
Fa finta.
La riassumo, in estrema sintesi.
Il devoto prega solo il santo.
Tutta la vita.
Muore.
Arriva davanti a S.Pietro che gli fa notare il fatto di non aver fatto altro che pregare S.Giuseppe.
Nient’altro.
Nessuna buona azione.
Nessuna preghiera per la comunità dei santi…
Non ha fatto altro che pregare per se stesso.
Non puoi entrare gli dice S. Pietro, non sei un giusto.
Posso salutare almeno S.Giuseppe ?
Certo.
Immaginarsi la scena e gli sviluppi.
Va a finire che S.Giuseppe dice spazientito a S. Pietro di essere il marito della sposa, il padre del figlio e che va ad aprire altrove un altro paradiso.
A quel punto S.Pietro cede.
Io ce l’ho, lotto, con quelli che continuano a chiamarsi S. Pietro…
De amicis ,inleggibile, a meno di non esser un doddolo sgodicchiante
nella melensa retorica patriottarda, negli stessi anni Vamba col ” giornalino” pennellava
con tratti da’ macchiaiolo l’ ipocrisia l incongruenza e la doppia morale
degli”adulti” verso i ragazzi.
Mitico Giannino quando mette in difficolta’ il deputato socialista fidanzato con la sorella, dopo averlo preventivamente mezzo accecato con
un piombino
Per non parlare , del ” onorevole qualunqui” libro dove Vamba Bertelli tratteggia gia’ a fine 1800 le caratteristiche rimaste immutate di gran parte dei politici itagliani , se poi del Vamba si vanno a cercare i sonetti ,allora si che se ne leggon delle belle.
Ma ovviamente il melenso manierista de amicis a Sienina capitale del boncittismo trova mooolti ammiratori, stesso stile stessa natura,
Il fiorentinaccio Bertelli vi potrebbe curare dalla cifra manieristica ovvia scontata e retorica vostra e del boncitto de amicis.
La cifra dei sergardi e degli ugurgeri ,la stessa prolissa e circonvoluta
che si legge in molti commenti sul blog.
Ma il manierismo retorico di de amicis ovviamente a sienina trova aedi cantori e vani e prolissi incensatori.
Il mordace vivo acuto ,fiorentinaccio Vamba , col suo stile realistico da’ macchiaiolo , e’ troppo per voi,avete stomaci delicati e denti di latte,
non mi meraviglia, sete come i cittini ….. ,come i boncittini.
Ps non a caso Ghigo Tozzi v ha pennellato bene, ovvero doddume ignorantato, che
ostenta un scorza di machismo bestio vaccino, ma che sotto tale scorza nasconde natura da boncitto impaurito e traumatizzato dal mondo.
Viva Vamba ,e vada affasselo tronca’ ner culo de amicis.