La domenica del villaggio: il ’68 ratzingeriano, Libia, Presidi (e 4 Ps)
Eccoci all’appuntamento cultural-domenicale del blog; questi i 3 argomenti odierni, molto densi: si parte con il clamoroso (fino ad un certo punto) documento del Papa emerito sul rapporto fra pedofilia della Chiesa e 1968; per passare, in seconda battuta, a qualche considerazione sulla Libia, scrivendo di un film certo controverso, ma da conoscere; per la rubrica scolastica, infine, parleremo della questione delle impronte digitali per i Dirigenti scolastici, e, soprattutto, del ruolo dei Presidi nella scuola del XXI secolo.
Per concludere, Ps a iosa, per tutti i gusti…
IL ’68 CAUSA DELLA PEDOFILIA?
In primo luogo, a proposito del documento di Papa Ratzinger uscito in settimana, c’è da dire che è la primissima volta che il Papa emerito rompe, quantomeno in modo significativo, un silenzio che, in questi 5 anni abbondanti, aveva sempre rispettato (religiosamente, verrebbe da chiosare…): già questo, a prescindere dal contenuto, certo poco non è.
La tesi ratzingeriana è che l’allentamento del mos maiorum ecclesiastico dopo l’anno spartiacque 1968 abbia favorito il dilagare dell’attuale immoralità, in molti gangli, all’interno della Chiesa cattolica: tesi ardita, che ci costringe a diventare intellettuali catto-progressisti alla Vito Mancuso (Repubblica di venerdì, pagina 29).
In primo luogo, perché casi di corruzione morale infraecclesiastici erano ben presenti anche prima del 1968 (eventualmente, negli ultimi anni – soprattutto dal caso americano di inizio secolo – sono arrivati al centro del dibattito mediatico), e questo già potrebbe chiudere la questione. Il discorso da fare è che – fatto salvo che la Chiesa non può/deve stare dietro ad ogni stormir di fronda che arrivi dalla società – essa ha perso la sfida posta dal 1968: i cinquant’anni di crociana distanza dall’evento ce lo comunicano, ogni singolo giorno.
Lo spartiacque è stata l’Humanae vitae di Paolo VI, Pontefice per molti altri aspetti stimabile: il volersi arroccare sul mos maiorum come se niente stesse accadendo nella società giovanile – invece che cercare di canalizzare un oggettivo e tumultuoso cambiamento -, questo è stato l’errore di base, non più emendabile. Questo, per quanto concerne il rapporto fra fedeli e Chiesa; per quanto concerne invece il discorso interno, qualche piccola, ma significativa, apertura (ben controllata e canalizzata, specie all’interno dei seminari), avrebbe forse evitato quell’insopportabile tanfo di vizi privati e di pubbliche virtù che da anni (e più colpevolmente dopo il 1968) ammorba la Chiesa cattolica; penalizzando assai, subito dopo le vittime materiali, il quotidiano operato di tanti preti inappuntabili.
LA LIBIA, DA GIOLITTI AD OGGI…
Il nome stesso, glielo abbiamo dato noi italiani, giacché prima che, Giolitti regnante, gli italiani vi entrassero, avevamo di fronte la Tripolitania e la Cirenaica, non la singola Libia: cioè proprio le regioni oggi controllate da Serraj e da Haftar. La Storia che si ripete, e non in forma di farsa. Per capire come si sia arrivati all’oggi, a più di un secolo dalla Guerra italo-turca (era l’Impero ottomano a controllare le due succitate regioni, nel 1911), fra gli altri testi segnaliamo il denso libro del professor Giovanni Buccianti (“Libia: petrolio e indipendenza”, 1999).
Conquistata la neonata Libia manu militari (con l’uso dei primi bombardamenti aerei contro i civili, peraltro), restavano da controllare i territori più lontani da Tripoli e Bengasi: e lì, la resistenza anticoloniale – ergo antiitaliana – degli autoctoni (in particolare dei senussiti), fu davvero durissima. Ne diede conto un film, uscito nel 1981, in cui si rievoca quella temperie, squadernando al grande pubblico la straordinaria figura di Omar Al Mukhtar, ex insegnante e leader assoluto della resistenza anticoloniale, arrestato e impiccato dagli italiani nel 1931. Il film, a regia di Moustafa Akkad, fu subito bloccato, in Italia: Al Mukhtar, interpretato da un ispiratissimo Anthony Quinn, non s’aveva a vedere. Ci fu financo un Processo con capo di imputazione “vilipendio delle Forze armate”. In tv, arrivò solo nel 2009, e grazie a Sky. Sarebbe bello che fosse conosciuto di più, questa pellicola scomoda, a tratti urtante: perché, ancora una volta, la Storia non insegna a vivere, ma, certo, a capire meglio il mondo in cui si vive.
L’ANGOLO DEL PROF: IMPRONTE DIGITALI?
Il cosiddetto “decreto-concretezza”, licenziato dalla Camera ed in approvazione al Senato, prevede l’obbligo delle impronte digitali per i Dirigenti scolastici, per controllare la loro presenza sul luogo di lavoro: ennesima cortina fumogena, di pressoché impossibile attuazione (specie nei casi di chi abbia più Istituti da dirigere), fatto salvo che l’esigenza di un controllo si pone anche per i Presidi, sia ben chiaro.
Parentesi personale: entro qualche settimana, dovrebbe uscire il mio ultimo romanzo, tutto quanto sulla scuola incentrato. Anche del ruolo dei Dirigenti, ovviamente, si scrive: ma in questo caso è fiction, che diamine…
Torniamo all’attualità. Riuniti sabato, i Dirigenti toscani hanno ovviamente ribadito la loro contrarietà (ne dà sin troppo ampio conto il Corriere fiorentino di oggi, con addirittura due intere pagine ad hoc); stimolanti assai le motivazioni, questo sì: la principale delle quali, essendo quella secondo cui il controllo biometrico della presenza è “inutilmente vessatorio” perché i Dirigenti continuano a lavorare anche a casa (esattamente come i docenti, specie quelli con compiti da correggere, no?); il tutto, condito dalla consueta intervista ad una Preside che si autorappresenta come una sorta di martirizzata dal lavoro (Liliana Gilli, Preside del Classico Galileo a Firenze); alla quale Gilli, alla fine di una autodescrizione di giornata da iperattivismo da Stakanov scolastica, la giornalista non può esimersi dal chiedere: “Perché allora la scelta di diventare preside?”.
Questa Gilli risponde così: “Puoi crearti la scuola che vuoi, portare avanti la tua idea di scuola: è molto stimolante”. Wow, verrebbe da dire: e si alza financo alle 6,45, la martire della scuola del XXI secolo. Pensate un pochino.
Mah, noi siamo ancora di vecchio, vecchissimo stampo, dinosauri latori di un’idea di scuola ormai del tutto travolta dai tempi: ci piacerebbe che ci fossero Presidi – vedete, li chiamiamo ancora così – che fanno sic et simpliciter i Presidi come si faceva una volta, essendo meno manager. Modello superato di certo, si dirà: ma sostituito da un modello che – lasciatecelo dire – ha portato e sta portando molti più danni che vantaggi, all’universo scolastico.
Ps 1 Vari rumors danno per imminente la chiusura di Rai Premium e, soprattutto, di Rai Cinema, i due canali tematici per fiction e cinema; vogliamo sperare che si tratti di una boutade giornalistica. Tra l’altro, secondo i dati di Luigi Mascheroni (Il Giornale di ieri, pag. 32), i due canali costano insieme meno di una singola serata festivaliera (circa un milione di euro all’anno), a fronte di una trentina di milioni di introiti pubblicitari. Mah…
Ps 2 Intervista al grande regista russo Sokurov (sempre dal Giornale di ieri, pag. 29, by Eleonora Barbieri); solo un passaggio, fra i vari assai stimolanti: “Il pericolo più grande è nella popolazione, nei nostri connazionali. Moltissimi concittadini passano il tempo a leggere cose stupide, a guardare cinema commerciale, a trascorrere il tempo libero nei centri commerciali. Il popolo sta abbandonando la propria cultura, la sta rinnegando…le persone che passano tempo a contatto con il bello sono sempre meno”. In Russia, come in Italia: e la scuola – tanto per insistere – ha un ruolo basilare, nel non sapere affrontare a fondo questa devastante deriva.
Ps 3 Ieri pomeriggio, trasferta dello scrivente in quel di Santa Fiora (687 metri sul livello del mare), per una conferenza sul carteggio Barzellotti-Pratesi (il “Verga toscano”, secondo alcuni), carteggio del quale si era dato conto sul blog nello scorso gennaio; a margine, visita della pieve di Santa Flora e Lucilla (datata 1142, così per ridere), all’interno della quale si trovano le “robbiane”, le opere di un certo Andrea Della Robbia, le quali rappresentano l’autentico fiore all’occhiello del borgo amiatino, versante grossetano in particolare. Quando siete in zona, cari lettori, vi raccomandiamo di non perdervele in alcun modo!
Ps 4 Due appuntamenti da non mancare, prima della pausa pasquale, alla Comunale; si parte martedì (17,30), con un bel lavoro sul Risorgimento fra Asciano e Siena (anticipato anche ne “Il sabato del villaggio” di ieri su Siena tv, ora su YouTube): “Non c’è cor che non batta per te – Saggio storico sui patrioti risorgimentali di Asciano”, Primamedia editore, curato da Gianni Resti e da Augusto Codogno (lo introduce lo scrivente, insieme agli autori). Dipoi, mercoledì, un romanzo davvero di cogente attualità, scritto da uno sceneggiatore siciliano: “Nero di Siena”, opera di Mario Falcone (che ne parlerà, introdotto e stimolato all’uopo dallo scrivente). Tutti gli ingredienti del thriller senese ci sono, opportunamente dosati (malapolitica, mafia, traffico di droga e massoneria: un “verminaio dentro cui convivono interessi, vizi privati, segreti tenuti nascosti per decenni”): ma almeno, a differenza di qualcun altro che ben conosciamo, in questo caso c’è il pudore di presentare il tutto per ciò che è. Un romanzo, un thriller, per l’appunto…
Sulla questione libica, quando nell’altra mia vita dicevano che fossi un Dottore di ricerca, ho scribacchiato qualcosina sulle attività di repressione coloniale itagliana. Ebbene, si scopre che il colonialismo itagliano fu, oltre che assai straccione, anche parecchio violento, non solo con i picchi in epoca fascista, ma anche dannatamente in età liberale. In ciò sfatando l’ennesimo mito della cacofonica storiografia ufficiale scientifica. Un ultimo rilievo. Chi ha pesantissimamente messo le mani sulla storia del colonialismo itagliano in Libia è stato Angelo Del Boca, che nell’ambiente universitario era visto come un demonio, solo per il fatto di essere un giornalista e non un professorone. E di aver davvero letto i documenti d’archivio, aggiungo io…
Caro Simone, hai fatto davvero benissimo ad intervenire, ricordando Angelo Del Boca, figura di outsider che ha dimostrato – come, ed appunto meglio, di altri – che gli italiani non erano stati sempre “brava gente”, sic: in Libia, e non solo…
L’eretico
Su’ uno dei governatori della tripolitania, e sui “grandi” storici attuali.
Figura poco studiata ( chissa’ perche’)
Giuseppe Volpi
Conte di misurata governatore della tripolitania negli anni 20 , 21/25
Fu’ lui a coordinare le operazioni militari guidate dal colonello Graziani ,che fu poi promosso generale dopo essersi guadagnato il titolo di ” macellaio del fezzan”
Conosciuto ai piu'( anzi ai minus habens) come intestatario della coppa volpi e istitutore della mostra del film di Venezia.
Fondatore della sade ( quella del vajont) tra i fondatori del polo industriale di marghera assieme al conte Vittorio Cini ( anche su questo ci sarebbe da scrivere un bel po’) negoziatore con l impero ottomano della pace seguente alla guerra libica assieme indovinate un po’, a san Bernardino Nogara( fondatore e primo presidente dello IOR).
Legato agli ambienti della finanza italo/tecesca COMIT ,Toepliz/Joel.
Partecipo’ come liquidatore all annosa questione del debito pubblico dell impero ottomano.
Ministro delle finanze per tre anni nel primo governo mussolini ,erede di
Adriano Lemmi alla guida della massoneria itagliota.
nb Mussolini promulga la famosa legge del 25 contro le associazioni segrete
ma elegge il Volpi come ministro delle finanze 1925/28.
nmb: Ho ascoltato una volta la labirintitica esegesi dell ocaiolo cardini
su’ cause e premesse storiche (guerre balcaniche)della 1 guerra mondiale ,senza udire neanche di striscio il nome di Volpi , che degli affari finanziari commerciali e industriali nella penisola balcanica e con l’impero ottomano e’ stato il deus ex machina in quel periodo, ferrovie, commercio ,porti, infrastrutture,miniere, credito ,metteva le manacce dappertutto.
Tornando alla Libia sotto il suo mandato di governatore avvenne la riconquista della tripolitania , che pochi anni dopo la guerra italo/turca
era tornata in mano ai libici,e, presero il via le politiche di sterminio ai danni dei libici, ,per tali belle imprese venne insignito dal mezzasega troiaio Vm3 del titolo di conte di misurata.
E questa e’ storia, la storia che cardini e quelli come lui evitano di raccontare, non a caso VOI senesi cardini l’ avete adottato e battezzato in contrada.
Per poi lagnarvi giusto se su’ qualche video su’ you tube, cazza sulle
descrizioni paliote…….
Sbaglio, caro Al Mutanabbi poeta del deserto?
Ergo, n avete buttato via assai di tempo nelle mefitiche aule scolastiche
a farvi rimbecillire dai tromboni come cardini.
Dalla vanga e’ tutto.
Anzi no , cardini barbero roba da mbecilli ,il secondo e’ diventato un must
per i seguaci della storia versione tolkien o trono di spade.
Sul primo ho gia’scritto.
Sicche’ fate na cosina ,se invece delle cagate medievaleggianti dei due dixie e pixie della storia versione televisiva ,aveste voglia di ributtar
l orecchio sulla storia romana , ite su’ you tube ,ove si trova il montaggio delle trasmissioni radio rai ( rai alle 8) del prof. Brizzi.
solo audio ,sicche l ascoltate senza immagini video,
che tanto sollecitano la corteccia visiva e servon solo a suggestionare senza usa’ il cervello.
E pel medioevo tenetevi l Ascheri padre che cardini e barbero gli fanno una sega.
Manunta, ricordo di aver letto Lepanto di Barbero e non mi pare che il taglio fosse da Hobbit, nani ed elfi. Certo si tratta di un saggio divulgativo, ma come al solito esageri nelle tue invettive. Del resto lo pubblica Laterza, immagino che ci sia un minimo di controllo. Comunque è stata una lettura piacevole, spesso noi imbecilli ci accontentiamo di poco.
Tutto vero, caro Manunta. Volpi era un volpone, uomo dalle cosiddette mani in pasta un po’ dovunque. E comunque, ripeto, le sevizie ai danni dei Libici iniziarono ben prima. Si pensi solo alle deportazioni coatte che iniziano nel 1911, con migliaia di persone prese e tirate via a caso dalle proprie case e mandate a morire (molti) nelle isole del sud. Senza una vera ragione, se non quella di una (logica) opposizione alla occupazione di un governo altro, con l’agguato di Shara Shatt.
Sono stato 4 volte a Parigi e 4 volte sono stato a Notre Dame.
Mi piange il cuore
Caro professore
Sono tempi di vacanza e abbiamo preso magione dal solito oste sulla via Maestra Volterrana e siamo io la mia dolce metà, il grande architetto svizzero, la professoressa francese, ed un grande dell’economia inglese con consorte.
Primo cosa abbiamo fatto portare via i televisori dalle camere. Perchè le cose come stanno le sappiamo da noi, non importa che ci annoini le solite facce.
Tanto per cominciare l’Italia è la nazione meglio messa d’Europa e siamo tutti d’accordo e per Manunta se l’Italiani sono stati cattivi con le colonie , gli altri erano molto peggio. Basta con il pagnisteo dei sinistri, non se ne può più…
Ma lasciamo perdere queste sciocchezze… Oggi la professoressa Francese è voluta tornare a Baratti…. domani ti racconto tutto ora andiamo a cena.
Però! Dai disastri dei governi Renzi-Gentiloni ai migliori in Europa in soli 8 mesi! Cavolo, meno male che ci sei tu che dalla Svizzera ci dai una visione da una prospettiva esterna. Ci dobbiamo preparare ad un nuovo boom economico. Aveva ragione Conte quindi a dire che avremo un 2019 bellissimo (salvo poi dire che era una battuta). Grazie davvero, la tua visione ci rincuora. Abbasso i gufi. Viva Salvini!, viva Di Maio!
A.B. lascia perdere barbero, barbera ok specialmente quello alessandrino
barbero …..maahh
Senti se ti interessa lepanto ,fatti un giro alla chiesa dei cavalieri di s stefano a pisa, visto che fummo noi fiorentini ad abbordare la galea di muezzinzade ali pascia’ ,con la capitana di toscana e la grifona,e, dopo avergli segato il capino e averlo issato( stile provenzan
salvani) sull albero piu’ alto della nave di don giovanni d austria, riportammo a casa come trofeo la bandiera della sua nave ammiraglia ,che ancora si trova li a pisa nella chiesa suddetta.
Venier , doria, marcantonio colonna, don giovanni , si si ,intanto a segare il capo a muezzinzade c andammo noi ,ne veneziani ,ne genovesi, ne spagnoli,o siciliani….. scapato da’ mani fiorentine , atto conclusivo
della battaglia, issata la testa su’ un albero ,i turchi ringambarono
e ripresero la via di casa.
ps. non citare lepanto ,su un un sito senese…… loro nel 1555 coi turchi
ci si volevano alleare ,ma’ dimmi te……
Caro professore
La professoressa Francese è voluta ritornare a Baratti, luogo Etrusco e di ferriere, vi è ancora tanto ferro e cocci dive batte la risacca. Ci eravamo stati perchè da li partiva la via che portava da Populonia a Fiesole,e Spina. (Come ti avevo descritto in precedenti post.)
Ci siamo messi seduto dove finisce la pineta con sguardo al mare. Gli sprazzi del sole con delle nuvole che passavano rendevano il mare a volte smeraldo a volte turchese. E tutti in silenzio ad ascoltare…..
Poi siamo andati a magiare una frittura di pesce. L’economista Inglese in poche parole ha reso chiara la situazione economica attuale. ” L’introduzione della 5 g o comunicazione veloce; finirà con il devastare il ceto medio. O meglio i Bancari, I postali, gli Insegnanti, i Ministeri, la classe impiegatizia privata , i commercianti ecc. Questo produce la fine dei loro redditi e licenziamenti. Una folta manodopera al servizio di questi, dai muratori agli elettricisti, alle colf e badanti e tanti altri compresa la classe operaia dell’ industria che non serve più. Si troveranno senza reddito. Di solito abitano nelle sterminate periferie, delle megalopoli. Quindi non pagheranno ne i servizi essenziali ne le manutenzioni. E già si vede il forte degrado. Più molti quartieri condominiali saranno lasciati liberi dalla scomparsa delle persone anziane. Facendo crollare i prezzi, aumentandone il degrado. Quindi i nuovi arrivati non potranno essere integrali, anzi creeranno disagi maggiori. Le città peggio messe sono alcune città del nord Europa. E questo sta già accadendo. Ma arriverà ovunque, non è se…ma quando. E sarà presto”. Queste parole sono dell’economista Inglese……
Ci siamo alzati da tavola ed abbiamo visitato il parco minerario di Campiglia, bellissimo. Poi la professoressa Francese a voluto visitare Campiglia ed ha individuato il sacro solco del campidoglio Etrusco.
Gli ho domandato come faceva a dire che campiglia era un campidoglio etrusco.
Semplice mi ha risposto” Ho visto una foto di un campo arato dove il trattore aveva tirato fuori un pezzo di collo di giara, con una strana scritta. Ed era alfabeto etrusco che tradotto in alfabeto latino vi era scritto CAMPI DOLLIA. Quindi sia il campus e il dolium non sono parole latine ma Etrusche”..più chiaro di così…
L ho sempre detto i pretani i vino non lo reggono ,economisti o non
la chiappan bella, poi col caldo di sti giorni gni ribolle e attaccano
a delira’ , ervetico codesto poromo tienilo all ombra e misuragli
i bicchieri..
Anzi bada, casomai dopo il fritto misto invitalo a fassi un be’ bagno nel lido etrusco ,aprile acque terse ma’ diaccine ,gni si ferma la digestione e ci si cava di torno.
Resta la solita domanda di sempre, oooh ma n’ do li trovi?
Ma che genti ci porti in tuscia?
O rvetico ,senti ma la proff. francese e’ roba seria? Abbisogna di consolamentum pel funesto incendio parigino?
( Cari senesi a fa’ tetti di chiese e cupolini di legno poi e piglian foco
come successe a voi)
La prof francese vole vede’ una chiesa seria?
Vole vede’ una mirabilia senza troiaiumi d archi rampanti messi
a regge’ le pareti , che senza quelli gli veniva giu’ gnicosa?
Una roba unica e maestosa fatta di sasso e mattoni senza un pezzo di legno ,a parte le panche e i crocifisso?
Un ogiva svettante inalterata da500 anni ,che solo cervelli e mani fiorentine potevan concepire e tira’ su’?
In caso sai dove portalla .
Ma datosi che mi sa che’ e’ vecchia e grinzosa , tientela coll oracolo arcolico inghilese,casomai portala a vetulonia e spiegagli che la scavo’ un medico condotto di campiglia marittima ,e che l accademici dell epoca come al solito un c avevan capito una sega di nulla.
Isidoro Falchi , caro rvetico.