La domenica del villaggio: Solzenicyn, Catullo, Olmi (e 5 Ps)
Consueto ricchissimo menù, per l’abituale appuntamento domenical-culturale del blog; si parte con l’anniversario dei cento anni dalla nascita di Alexandr Solzenicyn, intellettuale-dissidente russo di straordinaria complessità; poi, la recensione di un datato film di Ermanno Olmi (da Buzzati), da riscoprire; per la rubrica scolastica, una recensione di un libro di grande, anzi enorme, valore culturale, “Le poesie” di Catullo, introdotte e tradotte dal docente dell’ateneo senese Alessandro Fo.
Buona lettura a tutti, domenica essendo, dunque!
SOLZENICYN, L’ANTICOMUNISTA CHE SI FECE ANTICAPITALISTA
Sono passati esattamente cento anni dalla nascita di Alexandr Solzenicyn, nonché dieci giusti dalla morte, sopravvenuta il 3 agosto del 2008; Premio Nobel per la Letteratura nel 1970, lo scrittore ed intellettuale russo è passato, più che legittimamente, alla Storia della Letteratura per i suoi due capolavori sull’universo concentrazionario sovietico (“Una giornata di Ivan Denisovich”, uscito in Italia nel 1963, e “Arcipelago Gulag” – poi divenuta espressione antonomasica -, pubblicato da Mondadori nel 1974). Proprio quel 1974 che vide l’espulsione dall’URSS brezneviana dello scrittore, espulsione – pur fra contorsionismi vari – approvata financo da un tale Giorgio Napolitano sulle colonne de L’Unità (2o febbraio 1974). Dei gulag siberiani in cui era stato rinchiuso, lo scrittore russo ebbe a scrivere che lì “per fare le camere a gas, mancava il gas”.
Il suo primo capolavoro, invece, era stato approvato dal Segretario del Pcus regnante di allora, Nikita Chruscev, per utilizzarlo come arma letteraria nella sua opera di destalinizzazione: senza capire che, invece, avrebbe contribuito a rendere palese l’impossibile convivenza fra Socialismo reale e libertà tout court, e non solo a causa di Stalin (Sartre, ad onor del vero, fu uno dei pochissimi a capirlo subito).
Ma c’è anche un secondo tempo, nella vita di Solzenicyn, che ce lo trasfigura da campione, autentico e coraggioso, della critica della dittatura sovietico-staliniana, a cantore di quella “Russia eterna”, fondata sulla Chiesa ortodossa e su di un patriottismo portato alle estreme conseguenze, cosa che lo rende meno digeribile per i palati occidentali (come dimostrò anche – dopo il suo ritorno nel 1994 in una Russia non più comunista – l’ascendente che su di lui, almeno in parte, seppe avere Putin con la sua idea di – sia consentito il traslato – “Make Russia great again”).
Tornando agli anni americani, e di piena Guerra fredda, nel celebre discorso ad Harvard del giugno del 1978, davanti ad un pubblico che si aspettava che Solzenicyn si limitasse ad una durissima reprimenda antisovietica (che ci fu, peraltro), lo scrittore lasciò invece tutti a bocca aperta; iniziò infatti, in modo durissimo ed implacabile, a criticare l’American way of life, il consumismo dilagante di coloro che, in fin dei conti, lo ospitavano: compreso un attacco veemente alla cultura pop-rock di allora. Arrivò a giudicarla una “musica insopportabile”: chissà cosa direbbe della musica imperante oggidì…
“IL SEGRETO DEL BOSCO VECCHIO”, UN OLMI CHE NON SI DIMENTICA
Non avevo mai visto quel gioiellino di Ermanno Olmi intitolato “Il segreto del bosco vecchio”, uscito giusto 25 anni or sono, e tornato suo malgrado di straordinaria attualità in questo 2018 (riproposto nella limonaia di Via del romitorio, ormai attrezzata a cineforum), giacché i luoghi in cui fu girato – con cura documentaristica – sono purtroppo quelli che, il 29 ottobre scorso, sono stati drammaticamente danneggiati dalla tromba d’aria che si è abbattuta in loco (Auronzo di Cadore, ma anche il Passo delle Tre croci e zone contermini); tratto da un omonimo romanzo giovanile di Dino Buzzati (1935), è un autentico bildungsroman, cioé un romanzo di formazione in cui il burbero e cinico colonnello protagonista (un Paolo Villaggio ormai sdoganato, tre anni prima, da Fellini per i ruoli drammatici) arriva, da pensionato, a fare il curatore, per conto del nipotino che lo chiama “signor zio”, di una grande villa di montagna, con ettari ed ettari di bosco annesso.
Della trama, non mette conto altro aggiungere: è soprattutto l’incanto di come il bosco venga presentato – come habitat interdipendente, fra umani, fauna, flora e, soprattutto, alberi – a riuscire mirabile ed indimenticabile, anche per chi – quorum ego – abbia di solito parecchio in uggia l’elemento fiabesco.
Con due chicche, fra le tante: oltre all’interpretazione dolente di Paolo Villaggio e di Giulio Brogi, la voce fuori campo di Omero Antonutti, magistrale come sempre; e poi, una notazione vagamente leopardiana: quali sono, nel film, gli animali più pericolosi, quelli che fanno più danno, per i grandi alberi del “bosco vecchio”? Quelli che a prima vista più gli umani rallegrano, no? Le gioiose, svolazzanti farfalline…
L’ANGOLO DEL PROF: CATULLO; LESBIA E NON SOLO…
C’era una Sala storica della Comunale davvero strapiena, in modo quasi imbarazzante ( ci dispiace per i tanti rimasti in piedi), per ascoltare la presentazione dell’ultima fatica del professor Alessandro Fo, cioè la sua traduzione delle poesie catulliane (con testo latino a fronte), precedute da una densa introduzione dello stesso autore, nonché seguite da 86 pagine di bibliografia, con circa mille e cento opere citate. Tutto il libro, infatti, arriva a toccare la monumentale quota di pagine 1324; è un libro di ricerca filologica, un’opera destinata a restare, a non esaurirsi nello spazio di un mattino o di metà pomeriggio.
Tanti dei tantissimi presenti erano giovani: studenti universitari, ma anche liceali, e non pochi i docenti; segno di una rinascita di attenzione e di interesse verso il Latino, ma anche verso un autore che appartiene sì al I secolo a.C., ma indubbiamente è stato il primo a parlare dell’amor latino (diverso dal bene velle) con certe sfumature psicologiche, e con chiaroscuri per noi scontati. Da questo, in buona sostanza, l’attualità della sua opera, e dell’attenzione verso la stessa.
La complessità catulliana non è solo nella straordinaria varietas dei versi usati, e non è neanche solo nella altalenante storia sentimental-erotica (adulterina, per altro) con Clodia/Lesbia; oltre a probabilissimi rapporti mercenari con altre donne, quando si parla della vita personale del poeta (è lui stesso a dircelo, autoinfrangendo la sua stessa privacy: anche in questo è modernissimo, no?) dobbiamo ricordare anche la figura del giovanotto Giovenzio. Per mera completezza di informazione, ecco…
Chapeau dunque al professor Fo, tornato a darci una opera monumentale dopo la sua traduzione dell'”Eneide” del 2012; e doppio chapeau, visto che – mercoledì scorso, durante la presentazione – ha detto con pacatezza che i suoi studenti si devono sentire liberissimi di comprarla o meno, quest’ultima fatica del loro professore. Di docenti che obbligano i propri ragazzi a comprare i libri scritti dai loro professori, francamente, abbiamo piene le scatole…
Ps 1 Venerdì sera, in Tartuca, fine pomeriggio molto ben riuscito, dedicato alla Grande Guerra; oltre a chi vi scrive e all’inossidabile Gabriele Maccianti, nonché al collage dell’archivio fotografico Gigli-Cecchini, c’è stata la interessante e sentita rievocazione, da parte di Giovanni Mazzini, dei 13 caduti tartuchini, nonché dei ricordi dal fronte dell’omonimo nonno. Ancora una volta e come sempre, la dimostrazione che in Contrada si può fare Cultura, essendoci le strutture logistiche e la partecipazione: basta solo volerlo, dunque.
Ps 2 Dopo l’allarme lanciato dal tandem Laura Vigni-augusto padre, continua il mistero della Pinacoteca: è pressoché certo che chiuderà a breve, ma non si sa esattamente quando, e per quanto tempo. Una situazione che dire incresciosa sarebbe riduttivo; va da sé che ne riparleremo.
Ps 3 Siamo molto lieti che – secondo La Stampa libri del sabato – il romanzo di Marco Malvaldi “La misura dell’uomo”, Giunti editore (presentato alla Comunale lo scorso 12 novembre), sia al quarto posto nazionale dei libri più venduti: non (solo) perché è stato quasi battezzato a Siena, ma perché lo merita.
Ps 4 Settimana densissima anche la prossima, alla Comunale (poi ci si ferma per il Sol invictus, è chiaro); si parte mercoledì, con il libro del nostro affezionato lettore-commentatore, avvocato Paolo Panzieri, intitolato “A causa mia” (oltre allo scrivente, ne parlerà il dottor Luciano Costantini, Presidente del Tribunale di Siena); il giorno dopo, giovedì, è il turno dell’ultimo libro di Vinicio Serino (Betti editore), e poi venerdì gran finale con l’evento dedicato all’Imperatore Giuliano l’Apostata (un nostro eroe, si capirà), con un happening curato dallo scrittore Stefano Conti (inizio alle ore 17, in questo caso).
Ps 5 Domani, lunedì 10 dicembre, alle 21 consueto appuntamento su Siena Tv con “Il lunedì del villaggio”; discetteremo di Catullo (come esimersi, per Zeus?), di Laura Morante nella duplice veste di scrittrice (“Brividi immorali”, La nave di Teseo) e di attrice, e poi continueremo ad addentrarci nei meandri della Comunale; accanto a noi, as usual, Gabriello Lorenzini, che prenderà in prestito un libro (quale sarà mai?), e ci delizierà parlandoci del suo rapporto con il cellulare e con la posta elettronica…
Flavio Claudio Giuliano, non essendo probabilmente mai stato cristiano, neppure tanto Apostata, si può realmente considerare un eroe romantico.
La sua pretesa – forse antistorica – di restaurare l’impero, i suoi antichi valori e quindi la sua religione originaria, è stata fermata da una morte prematura durante la campagna intrapresa contro i Sasanidi.
Un sogno infranto, quindi.
Di lui, però, nonostante la storiografia ufficiale influenzata dalla Chiesa, restano i grandi successi sul campo contro i Franchi, i Germani e soprattutto la straordinaria vittoria sugli Alemanni presso Argentoratum (Strasburgo) del 357. Probabilmente l’ultima grande affermazione degli eserciti imperiali sui barbari.
E pensare che si trattava di un intellettuale educato allo studio ed all’amore dei classici, della filosofia neo platonica, che L’imperatore Costanzo II, suo cugino, aveva probabilmente inviato in Gallia perché fosse eliminato dai barbari stessi.
E poi dicono che il liceo classico non serve …
Riscoperto da Edward Gibbon nel ‘700, più di altri merita una rilettura da parte degli storici moderni, al netto di tutta la cattiva stampa sedimentata nei secoli successivi.
Quindi ben venga l’occasione di parlarne.
La vita appassionata dell’imperatore “apostata” non ha semplicemente obiettivi di potere, è la difesa disperata di una cultura al tramonto. Ne ha fatto un quadro drammatico Gore Vidal nel suo “Giuliano”.
Giuliano (nipote di costanzo cloro ,e figlio di Giulio costanzo,avuto da costanzo cloro dalla seconda moglie teodora)dissimulo’ abilmente il suo neoplatonismo ,fino al momento della sua proclamazione ad imperatore da parte delle legioni in gallia,in un epoca nella quale stante la bieca opera di costantino ,e del suo degno erede costanzo II (pluriomicida di fratelli,figli e cugini )erano in realta’ i pagani ad essere perseguitati dai cristiani.
Come scrive l’ avvocato Panzieri , CostanzoII ,lo invio’ in gallia per liberarsene, arrivando in seguito ad invitare il re degli alemanni vidomaro a passare il limes del reno per attaccare la gallia, dove Giuliano era stato inviato anni prima alla guida di poche centinaia di soldati (cristiani) , e dove era riuscito nonostante la gioventu’ e l inesperienza ,a battere ripetutamente i franchi e gli alemanni ,e a riorganizzare amministrativamente la provincia.
Precedentemente era stato detenuto a milano in attesa di giudizio accusato di complotto ai danni di Costanzo II , il quale ,un incapace totale, ignorante,paranoico ,sanguinario dedito ai lussi e alle gozzoviglie, fu’ un vero ed autentico cristiano ,da degno erede di Costantino indisse vari concili, rimini, costantinopoli , per formattare un unico culto cristiano valido per tutto l impero.
L’ europa ,il suo declino e’ segnato dalla cristianizzazione dell impero, ad opera dei figli e nipoti della prostituta britannica figlia di un taverniere, elena, prima moglie di costanzo cloro e futura santa , proclamata tale da l’ altra prostituta assisa sui sette colli(a puttaneggiar coi regi) ,meglio conosciuta come chiesa romana.
Tra’ puttane si sa’ c’ e’ sempre intesa.
La storia ( almeno le versioni cristianofile)ci narra di un Giuliano persecutore dei cristiani, non fu’ cosi, Giuliano fu’ tollerante nei confronti dei cristiani( o galilei come preferiva chiamarli) pur criticandoli aspramente per la loro ignoranza,illogicita’,ed ipocrisia.
L unica discriminazione nei loro confronti ,fu’ quella di impedirgli l’ insegnamento della retorica nelle scuole.
Chi da’ storico ,si ostina (come un certo oriundo ocaiolo )
a parlare delle “radici cristiane” dell europa ,spara una cazzata cosmica.
L europa come luogo di cultura comune ,nasce da roma, e dalla diffusione in europa ,sotto roma ,della cultura classica greco romana .
L adozione del cristianesimo,segna l inizio di una fase di crassa ignoranza, cristiano barbarica,alla quale pose parziale rimedio solo la riscoperta e la diffusione della cultura classica dieci secoli dopo Giuliano.
Giuliano si batte’ in gallia contro franchi e alemanni, gli stessi franchi che ,un secolo e mezzo dopo si convertirono al cristianesimo ,alla vigilia
della battaglia di tolbiac, proprio contro gli alemanni.
Gli stessi franchi responsabili secoli dopo del riconoscimento del potere temporale della chiesa.
I germani, dai goti che furono i primi ebeti ignoranti creduloni a tradurre la bibbia( ulfila)in una lingua volgare, ai longobardi di liutprando ( che promulgo’ la pragmatica sanzione), fino ai franchi dell analfabeta carlomagno , da sempre sono stati le stampelle dei papi, con loro l’ europa passo’ dal diritto romano al guidrigildo, con loro i re (cristiani)cominciarono ad ostentare il diritto divino a regnare.
Sarebbero loro alle radici dell identita’ e della comune cultura europea?
L ultimo che riusci’ a tenerli fuori dal limes ,fu’ Giuliano.
Bravo il Raffa a riproporne e cercare di farne conoscere la figura.
Cardini partecipa alla serata?
nooo? ma’ va’ , peccato.
A noi Giuliano piace e parecchio si è capito ….
Tra parentesi per combinazione sto proprio rileggendo (in italiano eh) a tempo perso Ammiano Marcellino, che ne fu il cronista in presa diretta.
Non è ricco come Procopio al seguito di Belisario, ma si difende molto bene e lo consiglio davvero..
Un plauso a Manunta, anche a nome di Edward Gibbon, che da anglicano penso concorderebbe volentieri con te su santa madre chiesa ed il suo ruolo in questi fatti ed oltre.
Un’unica precisazione: fin dal tempo di Teodosio gli eserciti “romani” in occidente erano praticamente quasi tutti, compresi i ranghi degli ufficiali, composti da germani o simili.
Gli scontri sul limes e quindi erano una specie di derby …. tra barbari selvatici e barbari un po’ addomesticati ….
I cristiani erano – si sa – i primi obiettori di coscienza, ma anche i pagani non scherzavano mica …
C’era chi tagliava i pollici ai figli per non farli partire militari.
Inevitabile il crollo dell’impero.
Leggerò il libro che segnala Silvia, anche se leggo pochissimi romanzi storici, perché mi intriga, ma a mio parere quel senso di decadenza lo aggiungiamo sempre noi, che sappiamo come è andata purtroppo a finire …. ma non era mica detto! Chissà …
Fammi capire Manunta, quindi secondo le tue dotte elucubrazioni la manifesta scristianizzazione che caratterizza l’europa di oggi in realtà rappresenta una speranza di rinascita dopo 18 secoli bui (all’incirca metà dell’età storica realmente documentata). È incredibile, in qualsiasi campo riesci talmente tanto a buttarla in caciara da risultare incredibilmente credibile ad interlocutori che dovrebbero essere guidati da competenza ed equilibrio. I tuoi punti di vista più che essere anticonvenzionali sono surreali. Meno male che ci hai fatto capire quanto è incompetente Cardini e quanto danno ha fatto il Cristianesimo al mondo occidentale. Due millenni di storia banalizzati da quattro battute da osteria su puttane e radici cristiane. L’alternativa? Boh…ma intanto beviamoci due fiaschi di vino buono, leggiamoci qualche cazzata su internet, travisiamo qualche chilata di libri alternativi e spariamo qualche opinione petardo che suscita l’ammirazione dei tuoi appassionati fan che ormai invocano la tua presenza agli eventi culturali senesi. Roba da rimpiangere l’inquisizione.
Quindi come al solito io son responsabile di cio’che scrivo e non del cazzo che capisci(parola grossa nel tuo caso specifico) o desumi tu .
Io ho scritto di dieci secoli di ignoranza a partire dalla cristianizzazione dell impero romano per arrivare quindi a Dante dieci secoli dopo e all accademia neoplatonica undici esatti .
La tua viscida e pretestuosa scorrettezza ,abbinata a fregole biasciostianti ti ha fatto scrivere altrimenti,ovvero, 18 secoli, dove cazzo l hai letto?
Forse nel tuo immaginifico risentimento da cattoplagiato verso chi fa’ notare che, storicamente, da costantino in poi per mille anni(ufficialmente fino a copernico) tanto per fare un esempio ,le conoscenze astronomico geografiche(ammesse dalla chiesa) erano passate da aristarco di samo e la teoria eliocentrica ,da eratostene di cirene che calcolo’il diametro dello sferoide terrestre, al piatto terrestre ,ammesso da s. chiesa, con tartaro e baldacchino celeste.
Per non parlare del tuo s. cirillo e di Ipazia.
E visto che parli, mi sembra con fare preoccupato, dell attuale europa scristianizzata,ti faccio notare che oggi, in molti casi ,son proprio altri dementi cristianoscurati ad avere rispolverato le teorie terrapiattiste.
Rileggi .
Io ho scritto dieci secoli ,non 18 come hai scioccamente e scorrettamente
desunto e scritto.
Sei ridicolo come e piu’ del roboante cazzaro ocaiolo.
Dal quale ,peraltro risibilmente ,hai mutuato lo stile e la tendenza alla falsificazione .
Sei un esempio dei molti pomposi e astiosi ignoranti laureati che ogni tanto chiappan gli epiteti che ben si meritano.
Da’ i brividi il pensare che sei un medico.
Povero strullo, torna a cammellarti le statue dei santuzzi per le strade del paesello nel tacco dello stivale.
Tocca insistere , caro ab ,teodora e marozia e le vicende del papato nel IX, X sec. le conosci?
In caso tu le ignori,son ben descritte dal vescovo Liutprando da cremona.
Pornocrazia ,puttane al potere che per mezzo secolo e piu’ fecero eleggere come papi i loro amanti, figli e nipoti.
Due puttane al timone di un puttanaio e se credi che sian chiacchere da osteria, sei un povero ignorante “incardinato” alle versioni risibili offerte dal consulente del serial” i medici’, noto disquisitore di
santi e santuzze, il quale mai ha scritto libri su’ quell edificante periodo della storia della chiesa, ne’ su’ altri simili.
Ps. liutprando vescovo,omonimo di quel re Liutprando che due secoli prima nel 728 con la donazione di sutri, e poi nel 742 con quella di bomarzo narni blera e amelia ,dette inizio al puttanaio romano.
ps2 se son chiacchere da osteria,meglio da osteria che da seminario religioso, dove il tempo e le serate pare che le passino in altre e piu’ edificanti maniere
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/chierichetto-dove-te-metto-ndash-si-sta-chiudere-rsquo-inchiesta-190369.htm
In quella che il Bonarroti defini’ “tana di volpi pronte a vendere il sangue di cristo a giumellate”
niente e’ cambiato, pedofili , ladri , usurai, puttanieri,e venditori d indulgenze, tali erano e tali son rimasti .
in seculae seculorum.
Ti saluto invitando te e il tuo storico di riferimento a darvi all ippica.
Manunta hai scritto “parziale rimedio”, dal buio alla penombra quindi. I secoli raddoppiano. Sinceramente a me non me ne può fregare di meno dei tuoi sfoggi di erudizione, piuttosto trovo irritante la faciloneria con cui fai sembrare oro colato tutto ciò che scrivi. Passi dagli improperi contro i massoni a quelli contro le lobby ebraiche che hanno distrutto l’europa. Quindi allegramente ci dici che in realtà l’europa si trovava già in una decadenza millenaria a causa dei cristiani che avevano distrutto l’impero romano, senza contare le colpe dei musulmani, dei buddisti e dei taoisti. E più sfoggi erudizione su Ippazie e Apostati, più ti affanni a linkare dagospie e siti complottisti, più mi sembri un cazzaro vagamente patetico. L’ho pensato e l’ho scritto, esattamente come scrivi tu i tuoi giudizi su di me e sulla mia professione. A proposito Manunta, ma tu che lavoro fai? Quale mestiere ti ha permesso di vivere con tutto il tempo libero che ti ha fatto elevare a così alte vette di enciclopedica erudizione onnisciente? Dimmelo dai, così imitandoti potrei smettere di farti rabbrividire, lo scrivo con invidia dato che anno dopo anno a forza di lavorare mi sento sempre più ignorante. Spesso succede così alla gente che lavora per vivere.
Vedi caro ab ,stavolta toccami precisare che ,il tuo ulteriormente inesatto
tentativo di attribuirmi fobie contro quelle che tu chiami lobby ebraiche,
e’ un altra tua fantasiosa ( e laidamente scorretta)invenzione.
Elite’ finanziarie globaliste( espressione questa si che uso spesso),si traduce con lobby ebraiche,solo nel tuo delirante e risibile tentativo
di ricondurre il pensiero altrui ai tuoi, schematicamente plagiati, scenari
mentali.
Continui col tuo chiagnefuttesco piagnucolio politically correct, dai patenti ed etichette ,visto che solo quello sai fare, senza esser capace di esprimere tue personali idee ( tua caratteristica da sempre)
Fedele,acefalo e ignorante seguace di visioni storiche offerte chiavi in mano da chi delira sulle “radici cristiane dell europa”.
Essendo incapace di pensiero tuo proprio , ti affidi ai titolati maestri accademici.
Non solo manchi di conoscenze storiche, ma’ di qualsiasi capacita’ logica di legarle in una tua interpretazione.
Se usi questa prassi anche nella tua professione……..confermo,
mi vengono i brividi a pensarlo.
Ciao ciao
Molto elegante l’espressione “elite finanziarie globaliste”, peccato che poi quando le vai a tradurre diventano Rothschild o Soros. Dai Manunta, non ciurlare nel manico. Per il resto hai ragione, formo le mie modestissime opinioni storiche derivandole da esperti. Sono un pò strano io, mi affido agli avvocati per problemi legali, ai commercialisti per la dichiarazione dei redditi, agli idraulici per riparare i sifoni ed ai giardinieri per potare gli alberi. Ti dirò di più, anche nella mia professione sono incredibilmente solito curare non affidandomi solo alla mia esperienza, ma anche e soprattutto a quelle di titolati maestri. Pensa un pò che facevano così anche nel periodo d’oro della cultura classica greco-romana, prima del disastroso avvento di quel mostro di Gesù di Nazareth.
Manunta vai, continua a cercare di legare tutti gli eventi della nostra storia, eventi che solo tu e pochi altri eletti conoscete così nel dettaglio, e per farlo mi raccomando, usa come al solito la camicia di forza, legata stretta stretta.
Vedi caro ab ,cominci ad esplicitare la tua natura, dichiari di affidarti ad altri , tranne pare che nel tuo settore professionale.
Quindi su qualsiasi argomento estraneo al tuo specifico e settoriale percorso di studi, ti affidi.
Bravo citto sei la sintesi dell incontro tra il fideismo acefalo cristiano e la settorializzazione e specializzazione culturale .
Il contrario di cio’ che tu rivendichi come saggio atteggiamento esistenziale, pare si chiami cultura umanistica
Caro ab .aggiungo.
Vedo che insisti ad attribuirmi un antisemitismo da me mai espresso, usando una tua(come al solito subdolamente scorretta )interpretazione traduttiva,della mia espressione in italiano( elite’ finanziarie mondialiste) che non necessita traduzione alcuna.
Caro sciocchino sicofante e mestatore, a me poco interessa
se e a quale o quali religioni dichiarino di rifarsi ,le suddette elite’.
Mi interessa casomai come operano ,i vantaggi che traggono
dal controllo della finanza internazionale e la miseria
che seminano e spandono.
Ciao viscido.
Manunta, fammi capire dove ti avrei tacciato di antisemitismo, mi pare che tu sia il primo a questo ounto a travisare le altrui parole. A ben pensarci però il tuo essere “anti” qualsiasi cosa potrebbe indurmi a non escludere la cosa. Ciao pazzoide.
Caro viscido ab cio’ che hai scritto alle 19 25 del 15/12 ,e’ un evidente
tentativo di attribuirmi idee antisemite.
Lo hai scritto tu, o una delle
tue personalita multiple che io mi diletterei in :
” improperi contro le lobby ebraiche responsabili di aver distrutto l europa”
Ciao dissociato e/o viscido sicofante
a tua scelta tertium non datur , carta canta.
Manunta, “improperi contro le lobby ebraiche” e antisemitismo, a casa mia sono due cose parecchio diverse. Hai attaccato in passato i Rothschild o no? Hai sputacchiato su Soros o no? Hai adombrato complotti pluto-massonico-giudaici ogni tre per due o no? Poi sinceramente non penso proprio tu sia antisemita, ma sicuramente sei un gran rompicoglioni. Viscidi e dissociati saluti!
Il segreto del bosco vecchio lo vidi nel 1993 a Venezia, dove fu presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema. Quando iniziò la proiezione eravamo in tanti; la sala conteneva circa 500 persone ed era piena per metà. Ai titoli di coda non credo si arrivasse a venti… il film scivolò via su una serie di lamentele più o meno esternate e molto prima della metà erano già iniziati gli esodi.
Eppure il valore è innegabile, per i motivi che hai citato te et alia. Eppure, tra l’altro, il pubblico di Venezia dovrebbe essere anche piuttosto “selezionato”. Chissà, forse anche certi comportamenti nel loro piccolo iniziavano a tratteggiare l’Italia caciarona e cialtrona che di lì a poco avrebbe preso il sopravvento, tesa al divertimento e all’intrattenimento senza pensieri, abituandosi, gradualmente ma non troppo, a voltarsi dall’altra parte.
Questo degrado lento ma inesorabile, peraltro, è magistralmente raccontato in un altro gioiello cinematografico uscito pochi anni prima, di un altro grande maestro, che curiosamente vede tra i protagonisti lo stesso Paolo Villaggio: La voce della luna di Federico Fellini, film all’epoca bistrattato, che a rivederlo oggi mette i brividi e proprio per questo andrebbe proiettato nelle scuole (superiori, eh; sennò si esagera).
Caro Roberto, grazie davvero della tua testimonianza personale, molto interessante; su “La voce della luna”: a me non piacque molto, ma come si fa a non darti ragione, sulla tua riflessione?
Al buon Manunta, su Giuliano l’apostata: tranquillo, Cardini non credo proprio che verrà, dopodomani; piuttosto, se hai finito i benemeriti lavori dalle parti di Belcaro, è te che aspettiamo, venerdì…
L’eretico
Da liceale dovetti tradurre il passo di Ammiano Marcellino, che riporta le ultime parole di Giuliano morente: “Steti fundatus, turbines calcare fortuitorum adsuefactus”.
Due anni fa ho ritrovato Giuliano in Iran, a Taq Bustan, in un rilievo rupestre di epoca sassanide,che lo raffigura a terra, calpestato dal suo vincitore Shapur.
La Storia sa dare, se non lezioni, almeno emozioni.
È deceduto Fazio Fabbrini,il Sindaco comunista del blocco alle auto per il Corso e sul blog neppure una parola,come mai?il suo fu un gesto che meriterebbe,alla luce di come è ridotta Siena anche a causa di quel gesto,una riflessione meno trionfalistica.Quando un centro storico si spopola ci sarà pure un perché o no?
Caro Giaguaro, devi cercare di capire che lavorando e presentando tre libri in una settimana, con annessi e connessi, spesso manca sic et simpliciter il tempo di scrivere; ovviamente, e non solo per il tuo intervento, domenica in qualche modo, si cercherà di recuperare…
Grazie infine alla Preside Pirri per la sua testimonianza su Giuliano l’Apostata: la aspettiamo stasera alla Comunale!
L’eretico
il mio intervento non voleva essere un “rimprovero”per nessuno,tanto meno per te,caro Eretico,che sei in molte faccende affaccendato,soltanto mi è sembrato strano il silenzio di tanti bloggheristi (si dice così?) sulla chiusura alle auto del Corso,operazione che non è stat senza conseguenze per Siena.Il gesto del sindaco Fabbrini fu coraggioso e gli procurò molta popolarità anche fuori Siena ma forse dietro ci fu anche molta ideologia (all’epoca si parlò anche di astio verso chi poteva permettersi un’auto,il boom economico cominciava a dare i suoi frutti e come spesso succede molti ci tenevano a farlo vedere specialmente nelle ore serali proprio per il Corso)comunque quello che è mancato è stato il LUNGO E STRARICCO dopo-Fabbrini, cioè non aver compreso che non era sufficiente “gettare più in là”, in cerchi sempre più larghi, ciò che disturbava “i residenti”e lasciare al loro destino i residenti subito fuori porta,come se fossero cittadini di serie B.Il caos attuale intorno alle mura è ciò che resta del coraggio di Fabbrini e della inettitudine di chi è venuto dopo.Occorrevano e occorrono scelte urbanistiche coraggiose che vanno oltre i parcheggi a raso e/o scambiatori innestati su una viabilità vecchia e per molti versi inadatta perché strutturata al tempo deile carrozze.
Concordo. Uno dei problemi da affrontare e risolvere dalla nuova amministrazione. Anche con interventi tranchant.
Aspettiamo, almeno da parte mia, fiduciosi. Ai posteri……
Caro Raffaele
le lezioni di stile si riconoscono quando sono afone.
Esplicitamente esemplari.
Molti ti hanno rimproverato per un’ eccessiva distruzione ; in alcuni casi ravvisato una foga parziale. I più benevoli si sono limitati al narcisismo del carattere (felicitandosi per il carattere).
Tuttavia è rimasto unanime il riconoscimento su quanto fosse e sia difficile, per chiunque, annientare l’ipocrisia: quella per intenderci ammutolente, presente in dosi tossiche.
Vizio permanente.
Tu hai praticato invece un’altra indole : ci si rispetta soltanto nella verità (ed è così).
Adesso poi c’è anche una parte costruttiva (che ti espone al giudizio) e se posso osare una definizione preliminare questi incontri in biblioteca sono come un’oasi fisica.
I corpi finalmente.
E’ bello sentire la voce che modula il pensiero ed è fondamentale osservare il linguaggio non verbale.
Le persone reagiscono all’ascolto, prima ancora che alle domande.
Lo dico perchè voglio bene a tutti quelli che si azzuffano amabilmente : io imparo da tutti.
Figurarsi de visu.
Mi interessa soprattutto quello che mi frammenta, quello che mi rende molteplice.
Una convinzione priva di dubbi comunque fa comodo.
Almeno una, di metodo.
Qualcosa che faccia perno, qualcosa che non abbia bisogno di conferme ma sia la conferma : qualcosa cioè su cui adagiarsi per restare svegli nel divenire storico.
Progettare una comunità del dialogo dove parlano i fatti (insieme alle intenzioni).
Constato -ecco la convinzione- che la tua è una gestione aperta, innamorata del pensiero, antidogmatica.
Una gestione che non si rifugia nella vibrazione calda e rassicurante del settarismo ma preferisce la nudità del metodo : sono qui per essere superato, non per essere consolato.
Le menti sensuali ringraziano per il freddo secco, tonificante.
Un caso eloquente : eravamo lì immobili per Catullo, senza calca, eppure era pieno.
Ognuno attento a non invadere ma ad essere invaso.
La poesia come una tenda, leggera e nomade, oppure radicata sopra le stelle, universo mobile, luogo e sguardo di fertile concentrazione.
Spesso mi chiedo cosa sia più bello: se leggere o scrivere.
Se leggo la meraviglia è qui (dentro, totalmente).
Se scrivo c’è solo il sentiero (e pure il piacere di perdersi).
La lettura mi sublima le distanze (anche con chi è morto).
La lettura mi rende magica pure la realtà.
Ma ogni tanto desidero viaggiare nell’analisi.
Grazie quindi (umanamente) e buone feste : cioè, riposati.