Eretico di SienaLa domenica del villaggio: libri, "Suburra", terremoto a Siena (e 3 Ps) - Eretico di Siena

La domenica del villaggio: libri, “Suburra”, terremoto a Siena (e 3 Ps)

Torna, dopo l’inevitabile parentesi paliesca della scorsa domenica, la consueta rubrica culturale del blog; inevitabilmente, avendolo presentato alla stampa giusto ieri mattina, si parte con il programma novembrino della biblioteca degli Intronati, all’insegna del “Meno Facebook, più libri”, che sarà il mantra della presidenza.

Per il resto, qualche riflessione sul film “Suburra”, proposto in settimana in tv, e soprattutto su Roma; per quanto concerne “L’angolo del prof”, parliamo un pochino di terremoti…dopodiché, spazio as usual ai Ps, che allieteranno la parte conclusiva del tutto.

Buona lettura, domenica essendo, a tutti, dunque!

IL PROGRAMMA NOVEMBRINO DELLA COMUNALE

Premesso che, via via che si avvicina ogni singolo incontro, daremo maggiori ragguagli sui singoli libri e sui relatori degli incontri, per intanto ecco i titoli dei volumi che verranno presentati alla biblioteca degli Intronati nel mese di novembre e all’inizio di dicembre (il programma definitivo dell’ultimo mese dell’anno verrà comunicato più avanti), dopo il riuscito incontro del 10 ottobre sulla Grande Guerra, con Gabriele Maccianti e Massimo Bianchi insieme al Presidente a discettare sull'”inutile strage” (che se, però, avessero vinto gli Imperi centrali, qualche problemino per la cinquantenne Italia l’avrebbero pur creato, no?); tutti gli incontri iniziano alle ore 17,30, per terminare alle ore 19, ovviamente nella stupenda Sala storica della biblioteca, circondati da libri di inestimabile valore (“a egregie cose il forte animo accendono, I LIBRI dei forti”, potremmo parafrasare il Foscolo):

1)lunedì 5 novembre, si presenta il libro di Laura Perrini “Per mano a Federigo Tozzi. Sei itinerari senesi” (Betti): sei tappe senesi del percorso letterario-esistenziale tozziano, da effettuare pedibus calcantibus, magari fermandosi ad abbinare le citazioni ai luoghi;

2) lunedì 12 novembre, Marco Malvaldi – uno dei più letti giallisti nazionali, demiurgo del Barlume e non solo – presenta il nuovissimo (esce il 6 novembre) “La misura dell’uomo” (Giunti), dialogando con il Presidente;

3) giovedì 15 novembre, Raffaella Zelia Ruscitto ed il padre Mario presentano il loro “Le quattro vite di Caterina” (Pascal), un romanzo che segna l’esordio della giornalista del Cittadino on line (la Caterina del titolo – lo diciamo per chiarezza – NON è la Santa di Fontebranda);

4) giovedì 22 novembre, si presenta “Col ferro nel pugno e l’ira nel cuor. Gli anarchici a Siena 1872-1900” (Betti), di Paolo Leoncini;

5) in occasione dei 25 anni dalla morte di Federico Fellini (31 ottobre 1993, per la precisione), alle 17,30 del 23 novembre inizia uno stimolante “pomeriggio felliniano” con Marco Bianciardi e Vincenzo Coli: un momento per ripercorrere i passaggi cruciali del cinema felliniano, ed anche della storia del costume italiano;

6) lunedì 26 novembre, presentazione del libro di Luca Luchini “Siena 1968. Fu vero Sessantotto?” (Betti); tema di grande attualità, in occasione della fine del cinquantesimo anniversario della succitata temperie (noi, dell’anno in questione – come già accennato – scriveremo e parleremo anche in incontri pubblici, di cui a breve forniremo le generalità specifiche);

7) martedì 27 novembre, si conclude il discorso sulla Grande Guerra, presentando – con Gabriele Maccianti – un bilancio finale di tutti i tanti libri (32!) pubblicati in terra di Siena in occasione del centenario della Grande Guerra;

8) venerdì 30 novembre, si presenta il libro “Gramsci per la scuola. Conoscere è vivere” (Asino d’oro), di Donatella Coccoli e Giuseppe Benedetti, per partire con la sinergia tra scuola e biblioteca;

9) mercoledì 5 dicembre, irrompe alla grande il mondo della classicità, con l’atteso “Catullo” (Einaudi), del latinista Alessandro Fo;

10) per finire, il 12 dicembre ci sarà una presentazione di un libro di un aficionado lettore-commentatore del blog: l’avvocato Paolo Panzieri presenterà il suo “A causa mia”.

Ai dieci eventi, se ne aggiungano un paio in collaborazione con il policlinico delle Scotte, di cui daremo pubblicizzazione; come vedete, c’è davvero molto: mancano per ora l’Arte e la Scienza (non quella medica, peraltro), ma – come si dice – ci stiamo opportunamente attrezzando per plurimi appuntamenti.

Tutte quante le presentazioni, dalla prima all’ultima, saranno coordinate (ed i libri introdotti/relazionati) dal Presidente: more barzantiano, no?

UNA ROMA SENZA REDENZIONE: “SUBURRA”

La quintessenza del film di genere, “Suburra” di Stefano Sollima (2015): di due generi diversi e complementari, però. Poliziesco, sebbene le forze dell’ordine ed in parte la Magistratura brillino per latitanza; ma anche film di forte denuncia, perché – basato sulla non fiction novel del giornalista di Repubblica Carlo Bonini e del magistrato Giancarlo De Cataldo – mette allo scoperto i gangli della malavita e della corruzione politico-affaristica incistata da decenni a Roma.  Per i cinefili: a tratti, la pellicola ricorda il “Non essere cattivo” del compianto Caligari.

Autentica “caput mundi del malaffare”, potremmo definire la Capitale: mica facile trovare – tutti insieme allegramente – il clan dei Casamonica, quello degli Spada, ciò che resta della Magliana, nonché quell’odorino di ‘ndrangheta che non manca mai (non solo a Roma, si capisce).

Il film non si discosta da tutti i loci communes del film di genere (dei due generi, per l’appunto), ma la regia è davvero a tratti ipnotica, comunque sempre suggestiva: una Roma ed una Ostia cupe, livide, costantemente bagnate da una fitta pioggia – che però non spazza via il Male, manzonianamente, anzi -, in preda all’immoralità ed alla più feroce violenza.

E tutta questa cloaca, morale e concreta, è anche il luogo del Vaticano, in cui un Papa (chiaramente Ratzinger) inizia a pensare alle dimissioni, tra lo sconcerto dei suoi collaboratori: siamo, nel film, nel novembre 2011; il Governo Berlusconi (l’ultimo) sta cedendo sotto i colpi implacabili dello spread, e – secondo Sollima – il Pontefice è prossimo a fare come solo Celestino V aveva fatto (per la cronaca e la Storia, il tutto avverrà nel marzo del 2013).

In tutto questo, Roma – “l’unica città orientale senza un quartiere europeo”, Augias dixit – si staglia, eterna monade del peccato, ormai forse irredimibile, nonostante (o forse, almeno in parte, anche in virtù di?) quello che dovrebbe essere il centro della morale cristiana.

“L’ANGOLO DEL PROF”: SIENA, TERRA DI TERREMOTI…

Il rischio sismico della città è medio-basso, come ampiamente risaputo; i terremoti molto seri, purtroppo, non sono mancati (1467 e soprattutto l'”orribil scossa” del 26 maggio 1798), dunque i geologi – i sacerdoti dell’indifferenza della Natura nei confronti del genere umano – ci avvertono che non c’è da dormire sonni tranquilli.

In settimana, nella mia scuola è stata effettuata una prova di evacuazione (cui lo scrivente, per meri motivi di orario, non era fisicamente presente): cosa buona, anzi buonissima, a farsi. Da implementare ulteriormente, migliorando sempre di più la qualità del tutto.

Ai colleghi docenti di Geografia e di Scienze, per cercare di sensibilizzare gli studenti sul rischio sismico e sul valore della prevenzione, avremmo sommessamente da dare un suggerimento, che è, poi, una domanda-cult dello scrivente, proposta fino allo sfinimento a decine e decine di studenti, negli anni: perché, a parità di scala Richter, a seconda che il terremoto si concretizzi in Italia o in Giappone, varia, e non di poco, la scala Mercalli? Spiegato e capito (dagli studenti) questo, tutto il resto non è noia, ma quasi…

E per farsi aiutare da un testo, uno quasi introvabile (ma qualcuno in casa ce l’avrà, no?): “Siena città di terremoti?”, pubblicato nel 1986, del mai abbastanza compianto padre Vittorio Benucci (con introduzione di Robertino Barzanti), dominus dell’Osservatorio di Poggio al vento (luogo tozziano per antonomasia, tra l’altro).

Ps 1 Come ricordato dal buon Manunta, oggi è l’anniversario della Marcia su Roma (28 ottobre del 1922, inizio della “era fascista”, come nelle lapidi del ventennio); ci ha fatto piacere che il Presidente Mattarella – in occasione della ricorrenza del 28 ottobre 1940, allorquando Mussolini scelleratamente decise di “spezzare le reni alla Grecia” – sia andato in loco, in segno di Pace: un bel gesto, da condividere e da fare conoscere.

Ps 2 Clamoroso in Danimarca (non al Cibali, eh): nel 2019, verrà costruito un muro al confine con la Germania (in cui oggi c’è stato l’importantissimo test elettorale in Assia, tra l’altro) contro i cinghiali teutonici, pare malati (peste suina): che, oltre ai cinghiali, si pensi anche a qualche umano che, dalla Germania, potrebbe arrivare più a nord, di grazia?

Ps 3 Il prossimo 31 ottobre, giornata che ricorda quelle 95 tesi luterane di Wittenberg, a Torre Pellice – luogo dal fascino immenso, immerso nelle valli piemontesi, che abbiamo avuto modo di visitare e nel quale ci proponiamo di quanto prima tornare – si inaugura il Nuovo museo di Storia valdese: l’attuale era sobriamente essenziale (dunque molto valdese, no?), questo si preannuncia evidentemente ancora più ricco.

39 Commenti su La domenica del villaggio: libri, “Suburra”, terremoto a Siena (e 3 Ps)

  1. Mandrake scrive:

    Programma eccellente, complimenti all’Eretico: se ci sarà continuità in tal senso, la Comunale diventerà ciò che solo in parte è stata finora, un luogo di totale apertura culturale e quindi mentale. Vedo tematiche molto sinistrorse (non solo il 1968, anche l’Anarchia e Gramsci): sarà bello sentirne discutere senza sbrodolamenti e comunque in modo critico. Continua così, Eretico!

  2. anonimo scrive:

    Buongiorno Professore
    Sono rientrato da Basilea per il ponte dei Santi. Una visita agli antenati va sempre fatta. Ho preso magione sulla via maestra Volterrana dal solito oste. Ho con me la mia dolce metà, e ci sta raggiungendo la professoressa Francese che ci ha aiutato
    a ricercare li vie antiche .È venuta perché secondo lei è il posto più poetico che abbia mai visto. Chiaramente ho fatto portare via il televisore perche non vogliamo essere disturbati da giornalisti che dicono cose inutili. La faccenda è semplice come ha ripetuto il Tedesco, durante l’ ultima partita a scacchi. La Banca centrale deve
    diventare prestatore di ultima istanza, e garantire il sistema Bancario, con un
    controllo ferreo. In maniera che i mercati diventino nulla. O altromenti l’europa
    finisce. L’Italia può fare da se, l’europa no.

    Ma veniamo alla biblioteca e di quando la carta è arrivata in Italia. Secondo la professoressa è arrivata dalla Spagna, tramite la via Volterrana. Da Saragozza. Ma non aveva molta consistenza I frati Vallombrosani aggiunsero della colla animale nel 13 secolo. Tanto è che i frati Vallombrosani della Badia a Coneo con la cartiera di Onci servirono la Repubblica fiorentina, con la più bella carta del mondo. I medici ne furono grati e protettori.
    Se si affaccia il nostro manunta, come promesso, gli racconterò, come i frati di badia a Coneo avevano il libro DE MATERIA MEDICA tradotto in latino

  3. manunta scrive:

    M affaccio, tanto in oliveta ,con sto’ tempo ,c e da’ fa’poco, turbine alle tre e mezza di notte sul crinale costa fabbri belcaro, tribbiatura fine, lecci stiantati, cipressi spianati,olivi sradicati, tegole traventate , strade chiuse.
    Scirocco , mai visto cosi cattivo.
    Allora , a siena dioscoride, (nato al confine tra cilicia e armenia e attivo nella roma di nerone)
    e i 5 volumi del de materia medica, fan pensare al gia’ piu’ volte da me rammentato ,P.A. Mattioli ,medico botanico e autore 1568 della piu’ diffusa traduzione in volgare dell opera di dioscoride,alla quale aggiunse notazioni e commenti ad integrazione.
    L opera,in greco era stata raccolta e compilata a bisanzio nel. 500 dc.
    Potrei presumere che ai tempi del concilio di basilea ferrara firenze, 1431/39 bessarione(come dioscoride armeno di nascita) e gemisto pletone che facevano parte della delegazione bizantina, ne possano avere tratto con loro, copia, poi passata alla biblioteca classico umanistica dei medici.
    Azzardo , sicche’ dimmi te’.
    ps. la bca europea e’ di proprieta’ di bche private internazionali, che speculano sul mercato dei titoli di stato onde provocare ulteriore immiserimento degli stati sovrani, per poi predarli a prezzo di saldo di b.che locali, ricchezze, e nel caso italiano ,del maggior risparmio privato
    esistente in europa.
    Che decida sua sponte di trasformarsi in prestatore di ultima istanzq,
    sara’ ma’ ci credo poco.
    Saluti.

    • x manunta scrive:

      Il Discoride era scritto in greco ma anche in arabo. Quello che riporti è più che vero. Comunque i frati Vallombrosani, avevano da tempo portato nei loro conventi il libro in greco, dato che esercitavano anche la funzione di dottori in medicina. Ma non tutti sapevano il Greco e nei loro sriptorium avevano anche delle parti tradotte in latino, per facilitare i frati dottori che non conoscevano il greco.
      Ma veniamo alla nostro racconto:
      Siamo al 15 di agosto del 1428 ed i frati di Badia a Coneo celebrarono la festa dell’Assunta. Tutti il popolo circostante veniva alla festa e venivano portate anche le giovani donne per trovare un partito. Venne anche Fiammetta Cigna di Campiglia, accompagnata con il cavallo e carrozzino dal padre. Il padre scese ed il cavallo si imbizzarì ed il carrozzino finì in bilico sul ciglione, davanti alla chiesa. Era presente anche Tonone Scala il mugnaio di Onci. Era un uomo robusto e dirigeva il mulino e la cartiera dei frati alle vene dell’Elsa.
      Con i suoi manoni forti, prese il carrozzino e Fiammetta e li rimise sulla strada. Fiammetta era bella, esile, e di nobile lignaggio. Però il cuore non si comanda e convolò a nozze con Tonone. Li sposò padre Celeste da Fabriano nella chiesetta di Campiglia… Siamo nella primavera del 1430, Fiammetta era a casa del babbo e diede alla luce un bambino. Il bambino non stava e bene. La levatrice corse alla mansione dei frati dove prestava servizio ai pellegrini fra Celeste.
      “Padre Fiammetta ha avuto un figlio e non sta bene.” Il frate prese il suo armamentario da medico e corse per le cure, fece quello che doveva fare. Poi lo portò nella mansione e lo battezzò visto che le condizioni erano pessime. E siccome la chiesa di Campiglia era intitolata a San Bartolommeo. Lo chiamò Brtolommeo.
      Il bambino sopravvisse ma era gracile non era adatto a fare la carta come il padre Tonone. Allora padre Celeste che oltre ad essere medico, era cultore anche del greco e del latino, lo tenne con se alla Badia fin da piccolo.
      Il piccolo dimostrò fin da subito una capacità incredibile. Ed a 16 anni aveva rimesso insieme il disoride dai pezzi posseduti dalla Badia in latino integrandolo con la traduzione dal greco. La cosa arrivò a Firenze da Cosimo, insieme ad una partita di carta che aveva comperato dai frati, per la Banca.
      Nell’anno 1446 Piero partì all’alba con due cavalli. Usci da porta romana, giunse a Poggibonsi, passando da San Lorenzo in Pian dei Campi( lasciando lauta elemosina in onore di Francesco) giunse Badia a Coneo. Si accordò con il padre e la madre e portò Bartolommeo Scala a Firenze, dove rimase al servizio della repubblica come storico , letterato, ed ebbe anche numerose cariche pubbliche. Nel 1476 passando dal convento Johannes de Medemblick stampò il suo lavoro “De materia medica” in latino che vide la luce 1478 e fu il primo libro di medicina a stampa nel mondo….

      Ma veniamo al prestatore di ultima istanza la banca centrale. Visto che si sta presentando un oceano di deflazione, quella europea deve cambiare pelle e subito.
      E dato che hanno sbagliato i conti, questi guru’ del nulla vanno licenziati .
      Comunque vedrai che cambierà entro breve tempo o l’europa sarà un puro ricordo.
      In particolare dovranno dividere le banche commerciali ovvero quelle degli esseri comuni, da quelle di investimento piene di prodotti astrusi, senza ne capo e ne coda. Se la politica non risponde, perchè soggetta alla finanza. Sarà il popolo che rimetterà a posto le cose. Mi ha detto il Tedesco che la vittoria dei verdi in Germania non conta nulla, sono solo il 20 per cento. Sono gli altri che sono 80 per cento.

      • fradiavolo scrive:

        Ma quale hanno sbagliato i conti tutto previsto ed ampliamente programmato: “mettere al sicuro le decisioni di politica economica dal processo democratico”
        Perché come ti ha detto manunta si adoperano per la colonizzazione e il depauperamento di intere nazioni periferiche servendosi degli ascari locali.
        Il problema per il tuo amico scacchista tedesco non sono né i verdi né i bruni piuttosto che tutto questo comincia ad essere anti economico per il resto del mondo e in primis per usa, dunque come sempre accecati dalla loro ideologia moralista si sfracelleranno contro il muro della storia.
        Amen

      • manunta scrive:

        Per il dotto elvetico.

        Mi correggo ,Mattioli dette a stampa la traduzione in italiano del “de materia medica” nel 1544, non nel 1568 .
        Visto che andres laguna (bibliotecario di giulio III) consulto’ la versione del mattioli ,per la sua traduzione dal latino allo spagnolo (anterwep 1555)dell opera di dioscoride gia’ tradotta nel 1518 a toledo da nebrija ,in latino dall arabo.
        La versione araba dal greco pare risalga al 900 dc. circa ,eseguita in spagna sotto abdelrahman 3 califfo di cordova.

        Precisando, sulla divisione tra b.che d affari e investimeno, e ist. di credito.

        Il glass steagall act del 1933 ,post crisi del 29 ,fu’ pensato per evitare che le banche dedite alla raccolta dei risparmi e all erogazione del credito , potessero operare in borsa rischiando fallimenti dovuti a bolle speculative, e per evitare che i risparmiatori venissero depredati.
        Tale divisione ,tra bche d affari e investimento, ed istituti di credito, venne seguita in tutta europa.
        Questo fino agli anni 90 , poi,” wild billo” clinton, e da noi ,l abate amato col suo testo unico sul sistema bancario, decisero di abolire la suddetta divisione.
        Dotarono cosi’ il sistema bancario dell “ordigno fine de mondo” per vaporizzare i risparmi dei correntisti e dissestare i bilanci delle b.che locali, a favore dei grandi speculatori finanziari, e dei grandi istituti bancari internazionali.
        Gli stessi speculatori che ora controllano(controllando le maggiori bche private d europa) i pacchetti azionari delle b.che
        nazionali dei paesi europei ,e di conseguenza della bce.
        Le stesse merde che ora spediscono i loro lacche’ (monti macron juncker la garde ecc. ecc.) a dirigere le politiche finanziarie /monetarie di bce , ue, fmi, bri, ed addirittura a capo di governicchi imbelli ormai privati
        di ogni potere.
        Ergo ,l europa esce dal merdaio solo se:
        1) Abolisce la commissione europea
        organo non elettivo, (pieno zeppo di ex dipendenti delle grandi b.che internazionali),ma’che in pratica legifera, limitando il ruolo del parlamento elettivo europeo a quello di passacarte .
        2) Se i paesi che compongono la ue recuperano il controllo delle bche nazionali, e con quelle, di conseguenza della bce.
        3) Ripristina il glass steagall act.
        4) Limita i trasferimenti di capitali tra’ paesi europei e paradisi fiscali.
        5) I tedeschi sono comunque un problema, come popolo stato e nazione, se
        continuano ad insistere con le loro malnascoste smanie di dominio,
        dovrebbero essere sfanculati, e mandati per la loro strada.
        La storia ha mostrato ben chiaro, qual popolo di scervellati essi siano, afflitti da’ un perenne e ben motivato sentimento di inferiorita’
        che esorcizzano con la teorizzazione( esplicita o malnascosta ) del loro diritto a dominare l europa.
        Eccellono ,i tedeschi, guarda caso nelle piu’ bestiali tra le attivita’ umane/disumane
        guerre ,stermini,predazioni, programmazione sociale, plagio, creduloneria pecoronesca.
        Duri come le sorbe, incapaci di fronteggiare eventi non progettati o previsti con anticipo.
        Sistematizzatori anonimi ,massa amorfa plasmabile dalle piu’ bacate teorie.
        La piu’ bacata delle quali, ancora continua a ronzargli nel cervello.
        Credono d avere il diritto ,per meriti socio/antropologici, a dirigere l europa.
        Popolo di tarati mentali , sono loro da sempre il problema per il resto
        d europa.

        • Roberto scrive:

          Solo una piccola notazione riguardo le banche italiane: non credi che la situazione di crisi delle banche italiane sia dovuta in massima parte alla cattiva gestione del credito, più che alle cattive operazioni finanziarie (senza contare il malaffare)? Le operazioni finanziarie andate male hanno colpito soprattutto le banche anglosassoni, quelle spagnole, ma quelle italiane hanno subito danni assorbibili senza grandi interventi di salvataggio. Per fare un esempio a noi vicino, MPS è morta non per le perdite dovute alla finanza, che seppure ingenti, erano assolutamente assorbibili dal patrimonio, ma perché prima il patrimonio è stato scialacquato con la folle acquisizione di antonveneta e poi distrutto dalla gestione allegra del credito.

          • Con l’acquisto in sovrapprezzo di Antonveneta sono stati bruciati 14 mld. (17 pagati -3 che valeva) mentre in NPL oltre 48.
            Gli amici ringraziano in entrambi i casi.
            p.s. il 6, il 13 ed il 19 udienze in proposito del #ProcessoMPS a Milano.
            Gita?!

          • manunta scrive:

            Ti sei risposto da solo, mps e’ stato drenato da acquisizioni fatte a
            prezzo doppio ,da quello di mercato.
            I crediti inesigibili hanno parte molto minore nel tracollo di bilancio.
            Casomai l erogazione sconsiderata del credito e’ stata uno dei motivi della crisi subprime in usa ,non in italia.
            Ma anche negli usa la cartolarizzazione dei crediti subprime inesigibili ,
            e la creazione delle obbligazioni garantite dai suddetti crediti, sono servite a saccheggiare i risparmiatori ai quali le banche ,avevano venduto tali prodotti.
            Lehamn bro e golden sachs ,prima danno crediti, a soggetti insolventi,poi creano prodotti finanziari (obbligazioni) cartolarizzando tali crediti inesigibili, vendono ai risparmiatori tale spazzatura, che vaporizza i loro risparmi,infine lanciano sos ,e lo stato (usa) sgancia miliardi di dollari per sostenerle.

        • anonimo scrive:

          Caro manunta e fradiavolo
          Abolendo: la glass steagall act,e aprendo le frontiere alle merci e alle persone senza controllo. E mettendo una tassazione asfissiante sugli immobili,si è avuto un effetto deflazionistico devastante. Si è sterminato la classe media. Quella che sosteneva, le costituzioni democratiche. Europee e degli Utati Uniti. Il liberismo è figlio del Trotskymo ed è difeso dalle sinistre mondiali. Vogliono l’eguaglianza per forza e contro natura. In pratica se in Esquimese porta le pelliccia, la deve mettere anche un Congolese all’equatore. E chi tenta di impedirlo è un razzista, magari anche fascista. Stalin aveva capito bene e mandò via Trotsky. Poi si è aggiunto l’informatizazione che ha tolto molti lavori.
          Ecco contro la deflazione il sistema occidentale non è attrezzato e non si può alleviare nemmeno con la guerra, anzi peggiora. L’unica via sarebbe rimettere tutte le paratie. Ci prova il Truppa ma come si vede è attaccato da tutti i media. Ci provano anche Salvini e Di Maio dalle nostre parti. Ma hanno tutti contro. I Media come demoni tentano di dividere, il consiglio d’Europa è contro. Penso proprio che sia finita e presto comanderanno altri. E non con il diritto ma con la spada.

        • A.B. scrive:

          Per Manunta (ma anche fradiavolo):
          1 e 2: senza proposte alternative significherebbe semplicemente rinunciare all’ Unione Europea. Cosa suggeriresti invece per un’unione libera, forte e democratica, unico baluardo a mio parere contro i venti di guerra nazionalisti che con questo andazzo finiranno per soffiare impetuosi in pochi anni?
          3: il ripristino unilaterale in europa del glass steagall act è semplicemente impossibile, dovrebbe quanto meno essere proposto dagli Usa con adeguamento del resto del mondo
          4: stesso discorso, oggi le soluzioni dovrebbero essere globali, altrimenti i soldi basta farli girare un pó e poi sempre lì finiscono
          5: niente male questo sproloquio contro i tedeschi (secoli di pensiero filosofico, di progresso scientifico e di innovazioni tecnologiche sommersi da un veloce ruttino). E non dimentichiamo che i francesi sono superbi, gli inglesi perfidi, i polacchi devoti, i belgi stupidi e gli spagnoli paraculi. Poi guardiamo anche un pó in casa, i liguri tirchi, i lombardi bauscia, gli abruzzesi hanno il gozzo, i napoletani puzzano, i terroni non hanno voglia di lavorare. Dai Manunta, anche l’Italia è un’invenzione romantica, mai esistita. Se si tornasse al Granducato di Toscana potrebbe andare? I maledetti toscani uniti? O anche quella è un’unione artificiosa? Meglio i comuni e le valli?

          • fradiavolo scrive:

            La UE libera, forte e democratica quale baluardo per i venti di guerra nazionalisti…
            Ecco ci risiamo il solito luogo comune ora io dico siccome tutto si può dire della UE tranne che sia mai stata libera forte e democratica allora potremmo affermare con sicurezza anche il contrario e cioè 70 anni di pace relativa in europa, relativa perché esempi di conflitti non sono di certo mancati, nonostante il fallimento su tutti i fronti della Unione europea.
            Del resto un esempio di paese libero forte democratico e pacifista in Europa esiste e si chiama Svizzera, stranamente non ha aderito alla UE né tanto meno alla carnevalata UEM, figurarsi.
            Ancora con argomenti retorici del tipo la globalizzazione e l’ armonizzazione delle politiche fiscali ed economiche, ti faccio presente che il simpatico commissario europeo junker ha guidato per una quindicina di anni un paesino europeo del menga che ha fatto del dumping fiscale la chiave del proprio successo economico.
            Basta con la tesi controfattuale e fallimentare del siccome c’è la globalizzazione e la Cina dobbiamo unirci perché dobbiamo essere grandi e per questo dobbiamo cedere sovranità in tutti i campi.

          • fradiavolo scrive:

            Ecco l’esempio di Europa più forte e soprattutto democratica unico baluardo contro i venti di guerra nazionalisti:
            “Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca né proteste né rivolte, perché la maggioranza della gente non capisce niente di quello che abbiamo deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno”.
            Jean Claude junker, ex premier Lussemburgo, allora presidente eurogruppo e attuale presidente commissione europea.
            Auguri.

          • Chi parla oggi della Glass Steagal ha da parte mia la stessa considerazione di chi vuole convincermi che la Terra è piatta.
            Alla ripresa delle trasmissioni de “il martedì dell’Eretico” facciamo una clip ogni settimana di nozioni di base di finanza?

          • Eretico scrive:

            Caro Maurizio, a breve riprenderò il lavoro con Siena Tv, ma saranno cose di valenza culturale, da Intronati; certo che ciò non esclude a priori che di Finanza in generale (Glass Steagal Act, for instance) si possa parlare…

            Fanculo Halloween, ad ogni buon conto, l’eretico

  4. Gianni Bianciardi scrive:

    Buon pomeriggio.

    Quando ho insegnato scienze alla Cecco a me non ha rivolto questa domanda (Giappone – terremoti).
    Io ai miei alunni racconto sempre del disastroso terremoto che colpì Tokio nel 1923 stimato di magnitudo 7.9, della durata, secondo le testimonianze, tra i 4 ed i 9 minuti. Il terremoto devastò Tokyo, il porto di Yokohama, e le prefetture circostanti di Chiba, Kanagawa, e Shizuoka, e tutta la regione del Kantō. Le morti causate dal sisma sono stimate fra 100.000 e 142.000 (fonte: wikipedia).
    La città si era da poco dotata di una delle meraviglie di fine 800: il gas, per l’illuminazione e le case. Le abitazioni tradizionali giapponesi, dovendo da sempre sopportare simili energie sismiche, erano interamente in legno, le condutture del gas non ressero la scossa e si ruppero. Questo provocò numerose fughe di gas, seguite da esplosioni e devastanti incendi che rasero al suolo la città, e provocarono la maggior parte delle vittime (in questo caso le fonti sono i miei insegnanti M. Seri e A. Ciampoli). L’Imperial Hotel, realizzato da Frank Lloyd Wright, rimase in piedi grazie a una struttura che presentava caratteristiche antisismiche.
    Grazie a questo esempio ed alla imprescindibile necessità di ricosruire la città, furono per la prima volta applicate tecniche di progettazione e costruzione antisismica.
    Per inciso: il terremoto di Messina del 1908 fu di magnitudo 7,1 quasi cento volte meno l’energia di quello di Tokio. Nessun centro storico italiano potrebbe reggere scosse di tale intensità senza ridursi in polvere.
    L’energia limitata dei terremoti italiani è quella che ha reso tale la nostra architettura, e che fa la differenza con paesi come il Giappone od il Cile, dove l’energia del sisma ha ben altra entità.

    Saluti

    • Eretico scrive:

      Caro Gianni, grazie per la tua interessante apertura sul fronte nipponico, con la questione del gas, che, per eterogenesi dei fini, fu evidentemente una tragedia nella tragedia. Davvero nessun dubbio sulla questione Messina: ma insomma, a parità di Richter, meglio essere comunque a Tokio che sull’Appennino, converrai…

      Per intanto, lo scirocco evocato anche da Manunta non si è certo vergognato, perfino a Sienina nostra: già da molte parti si segnalano danni, con la scuola Saffi particolarmente colpita.

      L’eretico

      • Gianni Bianciardi scrive:

        Rimaniamo sul tema nipponico. Per rispondere alla tua domanda: a parità di energia del sisma, dipende dall’edificio in cui mi trovo. Negli ultimi anni anche noi in Italia abbiamo costruito buoni edifici antisismici, in alcune tecniche siamo all’avanguardia e le esportiamo anche nel paese del sol levante. Quindi a parità di “Richter” ed edificio, sceglierei i nostri appennini, anche perché in Giappone avrei buone probabilità di trovarmi vicino alla costa e quindi a rischio Tsunami.
        Purtroppo però la maggioranza degli edifici nel nostro appennino (ed in tutti i centri storici) non sono antisismici. E questo è un problema culturale, tanto per cambiare.
        Ogni abitante di Tokio, di Kyoto, o di un paesino dell’interno del Giappone sà che nel corso della propria vita dovrà affrontare uno o più terremoti devastanti. Lo preparano a questo i racconti familiari, l’arte la pittura il cinema di quel paese, basta pensare alla grande onda di Kanagawa, o ad un più prosaico Godzilla.
        Le conseguenze sono visibili dal punto di vista delle scelte da sempre compiute dal punto di vista urbanistico: da una parte edifici progettati per resistere ai terremoti e non fare troppi danni se crollano, facilmente ricostruibili. Da noi gli edifici sono costruiti per durare generazioni, se crollano nel tempo il ricordo delle cause, sisma, frana, infiltrazioni, cedimento dei muri, si mescolano e si perdono, credendo in una improbabile invulnerabilità. Pensiamo al simbolo del potere delle famiglie, stato e chiesa qui da noi: torri e campanili. Quanto di meno antisismico si possa immaginare.

        Mi saluti il buon Alessandro Perinti

    • Poro Mario scrive:

      Tra 7,9 e 7,1 di Richter non c’è un fattore 100 di energia, ma circa 8.
      È una scala logaritmica, quindi ad ogni raddoppio corrispondono circa 0,3 gradi.

      • Gianni Bianciardi scrive:

        Errore mio! Chiedo venia

        • manunta scrive:

          Terremoti, non si puo’ parlarne senza citare alfred wegener, la teoria della tettonica a placche e della deriva dei continenti ,fu’ una sua intuizione ,che proposta nel 1910 fu’ ridicolizzata dai soliti ambienti accademici fino agli anni 50,quando le prospezioni sottomarine ,scoprirono l esistenza delle dorsali oceaniche, responsabili della creazione di nuova crosta ,e della spinta che ne deriva, e che coi fenomeni di subduzione, contatto e piegamento tra’ le placche continentali origina i terremoti.
          Wegener comincio’ come meteorologo e astronomo, per poi allargare il suo campo di studi alla geofisica alla paleontologia,e alla geologia, ora il suo sarebbe definito un percorso di studi olistico, i settorializzati ambienti accademici( dell epoca, come gli attuali) , nani e minus habens ,incapaci di andare oltre il ristretto steccato delle loro competenze settoriali, per 40 anni considerarono wegener un fastidioso parvenu’.
          Wegener inizio’ a ipotizzare la sua teoria(gia’ proposta dal cartografo orthelius , da von humbodt ,mantovani ,pellegrini, ed altri) semplicemente osservando il combaciante profilo dei continenti divisi dagli oceani, poi cerco’ e trovo’ conferme nelle uguali strutture geologiche, e nei fossili di piante e animali che testimoniavano come in passato continenti ora divisi da oceani , fossero parte di un continente comune (pangea).
          Ripeto i baron cazzari accademici lo irrisero, per poi dopo vent anni dalla sua morte ,accettarne in toto le teorie.
          Lo studio delle fotte accademiche partorite dal baronume incapace di pensare altro che non derivi dai loro calcificati e settoriali assiomi imparati a pappagallo e venduti come dogmi eterni ed inscalfibili, dovrebbe essere materia insegnata nelle scuole.
          Senza fastidiosi innovatori l accademici spesso servono solo a tassodermizzare le conoscenze.
          Ora ,per restare in geologia, gli stessi ambienti accademici ,rifiutano la possibilita’ di relazione tra sbalzi nell attivita’ solare( buchi coronali, cme, solar flares, lunghi periodi privi di macchie solari, interrotti da improvvisa attivita’) , e conseguentemente in quella geomagnetica, e l innesco di reazioni a livello
          profondo( sismi con ipocentro tra crosta e mantello) che poi si trasmettono lungo i margini di contatto tra’ le placche,
          alle strutture crostali con incremento della magnitudo.
          Oppure rifiutano la possibilita’ di poter, monitorando le variazioni di radionuclidi nei gas radon emessi dalle faglie attive , prevedere quando tali faglie possano essere sul punto di rilasciare l energia accumulata sotto forma di deformazione ,causando terremoti.
          Tra qualche decennio probabilmente(come con wegener) morti i parvenu’ disturbatori dell ordine accademico , tali ipotesi verranno prese sul serio,se non addirittura accettate e insegnate.

  5. rocco scrive:

    molto pacatamente, e sperando di non urtare le sensibilità culturali che albergano sul blog, mi permetto – sommessamente – di osservare come il programma sia sicuramente di livello ed altrettanto sicuramente non adatto allo scopo “Meno Facebook, più libri”. Se vogliamo esser sinceri. Questo se non mi son sbagliato ad intendere il citato motto come il desiderio di avvicinare alla lettura chi la trascura, se non ignora. Sicuramente sarebbe un bellissimo programma al termine di un percorso “riabilitativo”, ma come “invito” ad avvicinarsi, temo che sia come offrire la bagna cauda ad un vampiro.

    • Eretico scrive:

      Caro Rocco, non credo proprio che tu urti alcuno, scrivendo ciò; per capirsi, comunque: intendi tu che per ottenere il “Meno Fb più libri”, si debba abbassare la qualità dei libri proposti? E se del caso, che titoli proporresti (tenendo conto che, in massima parte, devono essere di autori indigeni, non per ristrettezze culturali, quanto per motivazioni logistiche)?
      In attesa di una tua risposta, ti invio i saluti ereticali.

      L’eretico

      • rocco scrive:

        Caro Rocco, non credo proprio che tu urti alcuno, scrivendo ciò; per capirsi, comunque: intendi tu che per ottenere il “Meno Fb più libri”, si debba abbassare la qualità dei libri proposti? E se del caso, che titoli proporresti (tenendo conto che, in massima parte, devono essere di autori indigeni, non per ristrettezze culturali, quanto per motivazioni logistiche)?
        In attesa di una tua risposta, ti invio i saluti ereticali.

        No, no…non intendevo il dover sacrificare la qualità dei libri. La premessa è il “Meno Fb più libri”. Se davvero quello è (anche) uno degli obiettivi, l’analisi prevede che tu abbia quantomeno tratteggiato la personalità dell’utente medio di Fb. Le sue caratteristiche sono: immediatezza, ma non spontaneità – ci studiano sui post – condivisione e, pigrizia, visto che privilegia il contatto virtuale all’impegno della cura dei contatti “umani”. Non demonizzo Fb, io stesso lo uso ed è comunque un testimone attendibile dell’evoluzione delle dinamiche sociali. La lettura e l’oggi, hanno un elemento in comune, il tempo, ma declinato l’una all’apposto dell’altro. La lettura vuole tempo, per riflessioni, ricerca ma anche solo per il suo naturale espletarsi. L’oggi invece è velocissimo. I giovani consumano esperienze alla velocità della luce, in una gara a fare di più e possibilmente altro rispetto a qualcuno che quella cosa l’ha già fatta (e condivisa). Ecco, la mera condivisione virtuale diventa – quasi – esperienza già fatta, e quindi “passiamo ad altro”. Il “già visto” vale quasi un “già fatto”. Questa cosa della velocità ha preso un poco tutto. Il turismo, ad esempio, è un mordi e fuggi dove, a momenti, diventa maggiore il tempo perso a fare e disfare trolley volanti, che osservare e visitare. Sembra che quello che conta è il numero di cose fatte, più che la qualità e l’approfondimento con cui sono fatte. Io ho 5 nipoti adolescenti, 4 femmine ed 1 maschio. 2 sono lettrici accanite, 3… giusto i libri di scuola e qualche romanzo da libreria (condivido quello che ha detto Manunta), preferibilmente preceduto dal film o da cui sarà fatto un film ed una vita social che viaggia a velocità ultrasonica. Tutti vanno benissimo a scuola. Le “lettrici” invidiano le seconde ed aspirano alla loro “vita” “perché fanno un sacco di cose”, commettendo anche loro l’errore di considerare “vissuta” un’esperienza al massimo “raccontata”, e nemmeno, perché spessissimo c’è la mediazione di video e foto, mancando totalmente il racconto filtrato dal proprio bagaglio di conoscenza e personalità, l’esperienza, appunto. È sicuramente un campione che ha molti bias, naturalmente. La lettura toglie tempo… In realtà te ne regala, appunto arricchendoti di esperienze, e conoscenze, che ci vorrebbero 1.000 vite per poter fare. Se l’obiettivo è intercettare questi potenziali lettori, auguri, l’obiettivo è molto ambizioso ma lo preferisco, piuttosto che ritrovarsi con il solito circoletto degli “eletti” che fanno a gara a chi ha letto il libro più assurdo e nascosto come fosse la caccia al sacro Graal. Cosa farei io, proprio non saprei. Da statistico, provo a calarmi asetticamente nella condizione. Cosa leggo? Cosa mi porterebbe a frequentare la biblioteca per ascoltare e discutere di libri? Ovviamente le tematiche trattate, prima ancora dell’autore. Io leggo per un buon 70% libri di giardinaggio e botanica, perché il mio hobby è quello ed il mio lavoro mi chiede molto tempo per l’aggiornamento e lo studio. Non sono comunque solo libri tecnici, sono anche racconti di vita di persone e luoghi.. E poi? Cosa compro quando entro in libreria? Boh…sono un onnivoro, e mi piace tanto la contemporaneità quanto la storia. Il passato mi interessa, ma più raccontato da chi lo ha vissuto, che da chi lo ha ricostruito – anche puntualmente – con ricerche e ricostruzioni. Preferisco sempre la testimonianza, meglio se ti offre il punto di vista che non avevi considerato. Ad esempio: la Grande Guerra. Così restiamo sul pezzo. L’ho studiata a scuola, ne ho letto. Francamente le storie dal fronte non mi smuovono più molta curiosità. Ognuna avrà la sua particolarità, ma il fronte quello è stato. E però, quest’estate, durante un soggiorno sulle Dolomiti, a Sappada, ascolto il racconto di alcune anziane donne, figlie delle “portatrici carniche” che testimoniavano del ruolo delle donne durante la Guerra, in un borgo montanaro al confine. Il racconto era di esperienze genuinamente quotidiane, niente elevazioni di valori, niente esaltazioni patriottiche, anzi… la fatica di dover considerare nemici qualcuno con cui fino al giorno prima si erano condivisi i pascoli e spesso il sacco del cibo. E come il ruolo della donna avesse conosciuto un’emancipazione che nessuna legge e nessuna morale di uguaglianza sociale ha mai più neanche lontanamente avvicinato. Ecco, dopo quell’incontro, corsi a cercare qualche libro dove approfondire quelle storie. Avrei probabilmente nuovamente riletto comunque esperienze del fronte, ma non più dal punto di vista del “soldato” e tanto bastava ad accendere la curiosità. Ho provato a fare un esempio, non so se son riuscito a spiegarmi. C’è anche un’altra cosa: la lettura “isola”. Ci sei tu, ed il libro. Richiede un certo isolamento, proprio fisico. In tempi in cui si sente la necessità di condividere cosa si mangia, con cosa ci si veste, cosa si sta guardando, per non dire dei selfie dagli specchi della palestra (quando non dal bagno) e gli immancabili gattini che ormai ammorbano. Capisci che prima ancora della scelta dell’argomento, qui si tratta di dover proprio educare ad un comportamento! Comunque, divago… Io credo che il programma che hai presentato sia bellissimo, ma elevato. Proponi un menù da ristorante stellato a chi ha i “mezzi” al massimo per la paninoteca. Quei titoli (non tutti, parlo generalizzando), per esser goduti, richiedono molti altri titoli già acquisiti. Consigli non sono davvero in grado di darne. Io, tornando a me, e limitandosi agli autori indigeni, ho comprato ultimamente “Calendario” di Alfredo Cattabani; “L’Italia è un bosco” di Tiziano Fratus; “La storia del Chianti” di Righi Parenti; “Deccio” di Enrico Linaria; “Dettagli Inutili “ di Alberto Fragomeni; “Parigi è un sogno” di Andrea Inglese e “Grande secolo d’oro e di dolore” di Vincenzo Pardini. C’è un libro che mi capita di riprendere spesso e che vorrei fosse più conosciuto, “Lo scandalo delle Officine Meccaniche Calabresi” di Salvatore Futia. Penso che andrebbe davvero divulgato, per spiegare come le piccole miserie fatte di invidie, risentimenti, ed interessi economici, possono straordinariamente sovvertire la storia di un territorio e di un popolo. Il Sud avrebbe potuto essere il Nord, letteralmente. Una lettura devastante.

        • rocco scrive:

          Mi sa che ho inteso il tuo riferimento ad autori “indigeni” in senso fin troppo largo… Nel caso, mi scuso e però sottoscrivo quanto detto da Manunta: proverei ad andare anche oltre le mura. Altrimenti davvero il rischio è che vi potrete chiamare per nome.

  6. manunta scrive:

    Senti Raffa, il dubbio espresso da Rocco non e’ infondato
    La biblioteca vuoi che serva ad attrarre pubblico nuovo verso la cultura ?
    O a dare un ambito di incontro ai soliti scialbi monopolisti del culturame?
    Il rischio di trovarsi con un pubblico di carambane ammuffite esiste, e se non vivacizzi temi, proposte e modalita’ espositive, …….
    Aggiungo, le librerie per evidenti ragioni promuovono solo nuove uscite, le biblioteche dovrebbero e potrebbero fare altro che non sia la esclusiva promozione del nuovo,nuovo che spesso a parte l odore di stampa fresca…..
    Le biblioteche custodiscono e conservano , a pro’ dei posteri testimonianze
    del passato ,utili per comprendere il presente e come si sia arrivati al presente.
    Le biblioteche sono le banche dove si conservano conoscenze e testimonianze storiche,letterarie,scientifiche, dove poi ognuno, scegliendo da solo autori e titoli, decide cosa prelevare.
    L’ interesse esclusivo per le novita’ librarie mi pare piu’ ambito da libreria.
    L ahi letto l ultimo di…? Frase canonica del carambanaio intellettual
    autoreferenziale, che a me fa’ prudere le mani.
    Invece di pensare solo agli autori senesi contemporanei, allarga le proposte a storia e cultura senese e non e ad autori senesi e non del passato, serate vivaci e senza imbranati impacciati coi foglini in mano.
    In termini di libri e cultura ,il passato offre di meglio e molto di piu’ rispetto alle cagatine del presente.
    Un autore vivente che presenta l ultima sua cagata , non e’ un valore aggiunto , anzi le cagate fresche puzzano anche di piu’.
    Senno’ caro mio , temo che di facce nuove ne vedrai pochine.
    Rischia Raffa, tanto sei un outcast sicche’ inutile rifarsi ai canoni della
    casta culturaiola.
    Canoni che in italia son solo serviti ad allontanare il popolo dalla cultura.
    Rischia , sul blog l hai gia fatto abbondantemente, non cambiare stile.

    • A.B. scrive:

      Il popolo e la cultura in Italia non sono mai stati vicini e un grande conoscitore di passato, presente e futuro quale sei tu, Manunta, dovrebbe saperlo bene.
      Per quanto riguarda il programma del prossimo mese della biblioteca, penso che giudicare solo sui primi due mesi sia sbagliato. Comunque fino a due mesi fa la biblioteca degli intronati non se la filava nessuno, ora tutti a metter bocca (me compreso). All’eretico chiederei soltanto perché tutti gli incontri alle 17.30, per me è un orario impossibile, qualche after dinner o aperipresentazione (così a Manunta gli viene l’orticaria) non potrebbe essere organizzato?

      • Eretico scrive:

        Caro A.B., problemi di personale: alle 19,15 iniziano le operazioni di chiusura; se sarà possibile, vedremo di accontentare chi ha siffatti, giustificati, problemi.

        L’eretico

      • manunta scrive:

        Carissimo ab ,le mie perplessita’ riguardano i teini e le tisane,da Raffa evocate.
        Niente orticaria per le eventuali aperipresentazioni.
        Comunque, chiedo , il problema degli orari dei dipendenti,potrebbe essere
        superato usando personale volontario?
        Mi sembra che la precedente gestione avesse indetto un bando a tal scopo.
        I volontari ,appunto ,potrebbero essere molto utili per consentire alla biblioteca,(quantomeno alla storica sala) un orario di attivita’ spostato verso il dopo cena, che credo consentirebbe un maggior afflusso di chi per
        orari lavorativi non puo’ esser libero nel pomeriggio.
        Volontariato popolare, si puo’?

        • Eretico scrive:

          Caro Manunta, volontari in effetti ce ne sono già, e – mi dicono – preparati e di buonissima volontà; vediamo cosa si può fare, l’idea in effetti avrebbe una sua ratio…
          Tu preparati, perché a breve ti farò sapere una cosa che ti intrigherà non poco, dai retta al Tato…

          L’eretico

  7. Gianni, senza Pinotto scrive:

    Manunta ovviamente vuole mettere bocca su tutto, si stava in pensiero. Certo, se si metteva in programma un libro della Ferragni o cose simili, hai voglia quante facce nuove, alla Comunale…

    • manunta scrive:

      Vai gianni, vaneggi a billo scioccolo ,manifestando di non aver capito una sega di cio’ che ho precedentemente scritto , la ferragni
      non mi risulta sia una scrittrice del passato, capisco che e’ responsabile dei tuoi calli alle mani, fulgido esponente il bon gianni dei segaiol mentali e manuali buon divertimento in entrambi i campi.

  8. Simone Poli scrive:

    Caro Raffaele
    forse la chiave per aprire tutte le occasioni della vita rimane il pluralismo.
    Offrire quindi l’occasione.
    La domanda c’è (finché ci sarà la goduria del pensiero).

    Se ci pensi alcune iniziative nascono in modalità nicchia per poi diventare valanga. Avevo scritto nascondo, guarda te il refuso…
    Nascondo in sordina, senza pretese – quasi nascoste – per poi fiorire, espandere radici.

    Non sarà questo il caso, ma non si può escludere.
    L’entusiasmo può essere contagioso, talmente virale (si direbbe oggi) da stabilizzarsi in incontro permanente, ciclico.

    L’idea è semplice : presentare i classici.
    Un classico venerdì (a Siena).
    Qualcuno potrebbe venire prenotando la notte e rimanere anche il sabato.

    Pensa, in fondo (com’è stato suggerito autore-volmente) ci sono delle opere che ti tolgono il fiato (in ogni materia).

    Se indovini la formula sui classici puoi creare un appuntamento fisso (il classico venerdì a Siena , per l’appunto).
    Una rete a strascico esponenziale che ti pesca (in ascolto e in parola) : chi li ha letti, chi li vuole rileggere, chi li vuole scoprire, chi li vuole riscoprire, chi li ritrova, chi li trova cambiati, chi li trova sempre giovani, chi li stima senza riserve, chi non li potrà dimenticare, chi rimane sorpreso dalle infinite profondità e dalle amicizie che possono nascere intorno.

    Ma soprattutto ognuno ha il suo classico , o meglio, ha i suoi classici : intesi come libri senza tempo.
    Amori per la conoscenza.

    Un classico delle neuroscienze, un classico dell’economia, un classico del diritto, il classico imbarazzo della scelta…

  9. fradiavolo scrive:

    Gentile Maurizio, restando in trepidante attesa per le nozioni base di finanza,
    vorrei farti notare che nel 2008, appena nove anni dopo il superamento delle norme sulla separazione tra banche commerciali e banche d’investimento e assicurazioni avvenuta in usa nel 1999, avveniva l’esplosione della più grande bolla speculativa finanziaria della storia, probabilmente sarà stato un caso, anche se piuttosto gravoso, chiamiamolo pure un cigno nero, indipendente dalla legislazione bancaria vigente; anzi visto che nel 2009 l’indice Sep500 termino’la sua discesa intraday fino alla fatidica soglia di 666 punti, in questo caso oltre che alla terra piatta direi che bisogna credere anche allo zampino di Belzebù.
    Stai bene Maurizio e facci sapere per le lezioncine.

  10. anonimo scrive:

    Caro professore
    Tanto per rivitalizzare la biblioteca, dovresti attrezzare una piccola officina per la stampa antica. Sai i libri contengono stampe di autore, potrebbero essere riprodotte in quantità limitate e vendute al pubblico. Chiaramente si dovrebbe attivare una piccola gualchiera ad Onci e rifare la carta antica con la colla animale. Ho detto Onci, perchè, (leggo dagli appunti della professoressa francese), nasce un’acqua particolarmente dura che sfibra i tessiti talmente che una volta asciutta diviene la carta più bella del mondo. Con questa riprodurre acqueforti, litografie, rami incisi a mano, anche i legni o xilografie se si trovano artisti. Ecco che fra giro di artisti e vendita si potrebbe finaziare la biblioteca. E una piccola idea non ti sembra manunta. Almeno da non ricorre sempre ai soldi di tutti.

  11. manunta scrive:

    Caro ab , scrivendo che popolo e cultura in italia mai son stati ,furono o saranno vicini, confermi di non appartenere al popolo , e dal basso delle tue lauree confermi la tradizione del culturame borbonico, per il quale la parola popolo fa’ scattare l assioma popolo = lazzari cafoni incolti.
    Evidentemente la troppo prolungata lettura dei tuoi tanto amati filosofi
    tedeschi , t ha portato a pensare che verso gli untermensch del popolo ogni
    tentativo di suscitare interesse per la cultura sia cosa vana.
    Mai, mefitica flautulenza, fu’ espressa, con maggior sicumera.

    Leggo che rocco e il poli ,sembrano avere idee e proposte a mio parere
    piu’ costruttive , rivolte a suscitare interesse per la cultura.
    La cosa e’ incoraggiante.
    Ad esempio, l anonimo elvetico e la storia della riscoperta dell opera di dioscoride,mattioli,scala(autori locali….del passato), medicina, botanica, un classico riscoperto, il territorio senese. Storia,scienza,territorio.
    Ci sarebbe(Raffa volendolo) di che svilupparne piu’ di una serata, legando il tutto,e proponendolo alla biblioteca.

    ps. per rocco,visti l interessi dichiarati,
    ” la vita segreta delle piante” tompinks e bird 1973 bur se ricordo bene, ma forse gia’ lo hai letto.
    Molto interessante , con tra l altro la storia , di burbank e g.w. carver
    due autodidatti innovatori in campo botanico, osteggiati dagli accademici
    del tempo, burbank come richiama il nome creo’ molte delle varieta’ di piante da frutto piu’ diffuse.

    pps. saluti a tutti i postanti sul tema biblioteca , bene, si rischia di raggiungere il numero dei commenti sui temi palieschi, la cosa credo faccia solo piacere al bon Raffa.

    • A.B. scrive:

      Manunta, io appartengo al popolo esattamente come te e quanto a cultura, non mi avvicino neanche lontanamente alla tua, sconfinata e discretamente insana . Rimane il fatto che poco più del 10% degli italiani legge più di un libro al mese, mentre il 60% non ne legge neanche uno. E non mi dire che è cultura anche altro, puoi girarla come vuoi, ma in occidente di illetterati come noi ce ne sono pochini. E non leggere, non informarsi, non condividere e confrontarsi (cosa della quale rendo merito all’Eretico ed al suo blog, dove le persone magari si insultano, ma nel farlo comunque interagiscono e hanno modo di riflettere) porta alla deriva incivile di questi anni.

  12. manunta scrive:

    Caro ab , se, anzi , dato che il popolo italiano si tiene lontano dalla cultura,e dai libri secondo te, dipende:
    da inclinazioni genetiche?
    da condizionamento sociale?
    o dalla modalita’ pallosa e trombonesca con la quale gli intellettuali italioti , si gingillano nei loro circoli ristretti, rendendo non edibili ai palati popolari , gran parte delle proposte culturali?
    Ricordi ad esempio il tentativo del teatro popolare italiano di gassman?
    Praticamente unico o quasi .

    E sui libri, se non educhi alla lettura, e se a scuola non riesci a far capire agli alunni , a cosa serve leggere ……,( e non parlo solo dei testi previsti dal programma di studi) agli alunni finisci il piu’ delle volte solo per spaccargli il cazzo, con la costrizione a sorbirsi libri dei quali non riescono a capire l utilita’ ,o nei quali non vedono
    il nesso con le loro vicende personali.
    Starebbe ai docenti fargli capire entrambi le cose.

    Ergo, i docenti italici, si mettano una manina sulla coscienza.

    Comunque caro ab , parli degli italiani come fossero i paria d europa.
    Caro mio , ricordati uno dei popoli piu’ (presuntamente) acculturati d europa cosa ha prodotto a livello sociale ,nonostante la da te tanto sventolata filosofia tedesca, nonostante i da te tanto sventolati secoli di (presunta) cultura tedesca.
    Se fossero(come tu sembri ritenere) cosi evoluti intellettualmente rispetto ai cafoni italiani, forse avremmo visto altri frutti dall albero teutonico.
    Continua pure con la lagna intellettual borbonica sui lazzari italici ignoranti irrecuperabili, fa’ parte delle tue tradizioni sociali.
    Non delle mie.

    • A.B. scrive:

      Manunta, l’epopea del teatro popolare di Gassman non l’ho vissuta per problemi di anagrafe, ma l’ho letta nella bellissima autobiografia “un grande avvenire dietro le spalle”. Se anche nel discutere a volte riusciamo a parlare un linguaggio comune è anche grazie alle poche letture mie ed alle molte tue. Io penso che effettivamente siamo i paria d’europa per una cronica carenza di civismo. Quello che manca agli italiani è l’educazione ed il senso civico. Abbiamo una insopprimibile tendenza all’individualismo, secoli di atavica propensione a sopravvivere (ai danni del prossimo) e non a vivere (insieme al prossimo). La cultura dovrebbe servire a sovvertire questo andazzo, ed altrettanto dovrebbero fare la scuola e la politica, ma so che nel 2018 il vento soffia in direzione opposta e controvento non si va da nessuna parte. Il vento mi soffia in faccia caro Manunta, tu invece lo hai alle spalle. Vedremo dove vi porterà.

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