Adieu, Lallo Galardi (e 3 Ps)
Oggi avremmo molto altro di cui scrivere, giacché questa “Paliata del Sindaco” (a breve, il decimo fantino – forse fantina -, da parte di Liberi e uguali) non smette mai di stupire (qualcosa mettiamo nel Ps d’ordinanza, comunque); lasciateci, però, salutare con la dovuta calma una persona cara che ci ha lasciato sabato scorso, andandosene proprio come avrebbe voluto: Giancarlo Galardi.
ADIEU, LALLO
Classe 1935, fisico da autentico gaudente della buona tavola, quattro sono gli aggettivi (tutti inizianti con la “i”) più adatti per descrivere il carattere del selvaiolissimo Giancarlo Galardi: irruente, irascibile, irrefrenabile, istrionico.
A lungo dipendente dell’Usl; Presidente di Circoscrizione, illo tempore, agli albori delle stesse; era stato uno dei fondatori del Comitato Amici del Palio; infine, Vicario vittorioso, a cavallo fra un millennio e l’altro – dopo essere stato apprezzato alfiere di Piazza – della Selva. Soprattutto, Lallo Galardi, per i tanti che lo hanno conosciuto più o meno bene, è stato un autentico, genuino, incrollabile anfitrione: considerando – lui, consustanziale di Via Franciosa – la Selvina come casa sua a tutti gli effetti, non stava nella pelle nel mostrare agli ospiti, ai neo-selvaioli, magari ai figliol prodighi che facevano ritorno all’ovile dopo anni di assenza, i tesori della Contrada: magari, qua e là, spiattellava qualche anacronismo artistico, o enfatizzava qualcosa che non era così da enfatizzare. Ma la genuinità e la simpatia del suo sapere accogliere, il piacere del mostrare, erano financo contagiosi: suo, per esempio, il gemellaggio – ancora oggi sentito – fra la Contrada della Selva ed il Quartiere Travaglio di Montalcino. Lallo, ovviamente, era stato l’artefice, il demiurgo di questo gemellaggio senese-ilcinese.
E poi, il mistero: perché Giancarlo Galardi era tifoso – che ricordi lo scrivente, anzi, tifosissimo! – della Sampdoria? Il Superpriore Stefano Marini, interrogato sul punto, ci fornisce un’ulteriore notizia: lo era – diceva di esserlo – sin dal lontanissimo 1946. Perché? Boh, chissà: di certo, l’homo ludens che era in lui, qualcosa ci deve essere entrato…
Ci dicono, in famiglia, che fosse assai provato per la recente morte di Emilio Ravel, cui era molto legato da antica amicizia corroborata nei decenni: non esitiamo a crederlo. Ci sono funerali cui si va, in qualche modo anticipando il proprio.
In ogni caso, ci ha lasciato come avrebbe voluto: dopo avere ben mangiato, senza essere di peso ad alcuno, in primo luogo a se stesso; è morto fra Via Franciosa e Piazza del Campo: poteva esserci forse uno scenario, un palcoscenico migliore?
Adieu, Lallò…
Ps 1 Praticamente in simultanea, ci ha lasciato anche l’ex Capitano plurivittorioso dell’Oca Algero Bani (tandem di vittorie 1984-1985); è retorica pensare/ dire/scrivere che, quello in cui furoreggiavano Lallo ed Algero Bani, era un Palio ben diverso da quello odierno? Ebbene sì, lo è; però c’è anche da aggiungere che la cosa è del tutto veritiera, dunque non si può non segnalarla, ancora una volta. Con un’altra aggiunta, non da laudatio temporis acti: trent’anni fa, ci si divertiva parecchio di più. Scusate se è poco…
Ps 2 Dopo l’outing pro-Piccini del Paonazzo del Nicchio (Maurizio Cenni: non contento di avere fatto perdere Eugenio Neri cinque anni or sono, adesso ritenta l’avventura), oggi è arrivato l’endorsement pro Piccini- davvero clamoroso, per quanto non del tutto inaspettato – di Ferdinando Minucci: tutta allegramente insieme al Piccini Pierluigi, la meglio classe dirigente, dunque; tra chiacchierate con le Iene (estorte, a suo dire), recupero di autentico modernariato politico-sportivo senesota, che altre sorprese può riservarci, la imminente parte più calda della campagna elettorale dell’ex Sindaco (e non per due mesi), ex leader dell’opposizione (nel 2006), nonché attuale candidato? Certo è che, dopo siffatte dichiarazioni di voto, davvero tutto è possibile: ancora qualcuno della meglio classe dirigente del passato manca, restiamo in attesa: come sempre, trepidante…
Ps 3 Aggiornamento del 18 aprile (data storicamente stimolante assai, eh): in primo luogo, stamattina sul Fatto intervista della Lucarelli ad Antonino Monteleone; non piacendoci sparare sulla Croce rossa, non andremo ad infierire sul giornalista delle Iene, ma l’intervista – è proprio il caso di dire – si commenta davvero da sola ( tra le altre cose, due su tutte: fino in fondo, Monteleone ammette di non credere né al suicidio, né alle sue stesse fonti…).
In secondo luogo, sul Ps 2, che pare abbia alzato un discreto polverone sui social: ebbene, confermiamo ovviamente tutto, per quanto concerne il riposizionamento di Maurizio Cenni sul fronte picciniano. Se comunque colui che sposò Azzurra Caltagirone e Pierferdy Casini davanti al Buon Governo ha da eccepire qualcosa (visto che è divenuto anche blogger di fresco), questo blog gli offrirà ben volentieri tutto lo spazio che vuole, anzi di più…
Ps 2 un mio collega ( limitrofo al groviglio). a me scandalizzata sul fatto che Piccini, cessato l incarico di sindaco, invece di tornare a fare il lavoro che aveva lasciato, fosse mandato a Parigi come Dirigente del Monte, disse “….che vuoi che un ex sindaco torni a fare l impiegato di Banca?”
Questa è una mia curiosità personale sul candidato Picccini. Altre ne avrei, specie sull’aspetto caratteriale, per averlo frequentato durante l’ ultima campagna elettorale del 2013, ma preferisco tacere, perché trattasi di valutazioni soggettive. Certamente io non lo voterò perché rappresenta il vecchio e perché “ genitore “ di personaggi che, anche tradendolo, hanno distrutto la città. insomma, per me Piccini ha già dato. Grazie
sta avendo successo nel mio FB il tuo ps 2
Ci lascia una bella persona, con le sue sfumature magari gravi x chi gli era vicino, polemico con gli inallineati al suo pensiero, ma sicuramente un signore, che ha sempre anteposto l’interesse collettivo al suo personale.
Il mio personale ricordo di Giancarlo è nel modo in cui sapeva coinvolgere e considerare i bambini, che di generazione in generazione, gli hanno sempre voluto bene. A cominciare da quello che intravisto in lontananza, cambiò strada “solo” per salutarlo tanto cordialmente per quanto rapidamente e poi ritornare a riprendere il suo cammino.
Se un qualche Edward Gibbon locale dovesse mai avere l’ardire di scrivere la storia della decadenza e della caduta della città e del Comune di Siena, probabilmente metterebbe uno spartiacque al mandato del Mazzoni della Stella.
Una stagione, attenzione, con già in nuce tutti i sintomi, i prodromi ed i protagonisti della decadenza, ma con ancora una luce, seppur fioca, della grandezza del passato.
Poi soltanto rovinosa caduta.
Una caduta ovviamente non in verticale come un tuffo a candela e non secondo un angolo ad incidenza costante, ma comunque sempre e soltanto caduta…..
Quello che stupisce, però, è che i protagonisti di questa stagione nefasta, con la quale in pochi anni si è bruciato tutto il prestigio e la ricchezza di questa città accumulati in secoli di specchiata gestione, siano ancora tutti là a pontificare.
Come se la banca non l’avessero privatizzata ed occupata loro.
Come se la fondazione non l’avessero fatta dissanguare inutilmente loro per ripianare i guasti delle disastrose operazioni di acquisizione da costoro volute o comunque avallate.
Come se il Mussari, cui viene immeritatamente scaricata ormai ogni colpa (oltre le sue s’intende), non l’avessero creato, voluto e nominato proprio loro.
La domanda delle cento pistole, quindi, in questo caso potrebbe essere questa: perché non godersi le loro dorate pensioni, che sinceramente stridono col disastro che hanno lasciato, magari dedicandosi come Orazio o Virgilio alla contemplazione della pace dei campi e delle messi, invece di occuparsi ad esempio degli ormai tristemente famosi festini?
Perché non godersi un meritato riposo, cercando di farsi – per quanto possibile – dimenticare?
Ho visto e abbracciato Galardi venerdì sera alla cena degli Amici del Palio nella Lupa. Era tranquillo e sereno, soddisfatto perché la risposta a certi esami che aveva fatto era stata rassicurante. Credo sia andato via con grande serenità e questa è una fortuna che evidentemente ha meritato. Un altro personaggio vero, con i suoi pregi e difetti, che lascia Siena che avrebbe tanto bisogno, al di là del Palio, di gente che le vuole bene in maniera disinteressata. Razza, purtroppo, in via di estinzione.
Dicono di un imminente, se non già avvenuto, cambio della guardia a capo del più diffuso quotidiano locale. Via l’attuale capo, poco allineato, e dato in arrivo un giornalista già in servizio permanente effettivo ai tempi delle liste massoniche (ah, che tempi!)e del groviglio armonioso imperante. Che c’azzecca , direbbe il più celebre compaesano della ribevuta giornalistica in arrivo, con il Ps2? .C’entra, c’entra, vedrete che c’entra ..
Francesco Meucci è andato a lavorare dalle sue parti – così mi ha detto lui stesso – volendosi avvicinare a casa; il ritorno – già effettuato – è quello di Pino Di Blasio: cui auguriamo un buon lavoro, e che ovviamente criticheremo (o loderemo!) se e quando sarà, a nostro vedere, il momento di farlo.
Del pezzo della Lucarelli, e soprattutto di altro relativamente al Caso-Rossi, scriveremo invece venerdì: molto, molto, molto volentieri…
L’eretico
davvero una risposta misurata, direi quasi indifferente soprattutto rispetto al ruolo della stampa (meglio quel che ne rimane in termini di copie) in questa città. Tanto indifferente da dimenticare i trascorsi di taluni personaggi, i loro rapporti interpersonali, le loro dipendenze. Non basta dire : vedrò, valuterò e semmai poi… perché quel poi potrebbe arrivare a buoi fuggiti. Caro Eretico sento puzza di establishment, spulizzito magari, con volti nuovi o rifatti, che fa conto sulla memoria corta dei senesi, condizione perfetta per chi vuole cambiare pelle senza darlo a vedere. Temo che quest’onda di ritorno rischi di lambire l’animatore di questo blog
ps: joint venture in vista tra una tv a te cara e carta stampata cittadina. solo rumors?
k
Mi chiedo come Valentini e Piccini abbiano la voglia di ripresentarsi candidati a sindaco nelle prossime elezioni. Certo, non c’è limite al peggio.