La domenica del villaggio: le Foibe, “The post”, il “Mein Kampf” (e 3 Ps)
Si torna oggi alla consueta formula dei 3 argomenti (più Ps), per la rubrica cultural-domenicale del blog, dopo la puntata monografica della settimana scorsa dedicata alla trasferta romana-vaticana; si parte dunque con la Giornata della Memoria (10 febbraio, ieri) dedicata alla tragedia delle Foibe e degli esuli dalmati, nel 1945; si prosegue con la recensione del film “The post”, ovviamente non perdibile per lo scrivente; si conclude, infine, con una riflessione (non inedita, certo), però fortemente riproposta dall’attualità (fatti di Macerata di sabato scorso), sull’hitleriano “Mein Kampf”.
Buona lettura a tutti, dunque!
LE FOIBE: ONORE, MA SOLO ALLE VITTIME
Che dire – ancora una volta, ma con più forza e veemenza di altre -, della incapacità italiana di fare sedimentare nel modo corretto la Storia?
Il rispetto, nel drammatico caso degli infoibati, va solo, solamente e soltanto alle vittime: a chi fu scaraventato nelle cavità carsiche, magari ancora vivo, per risparmiare preziose pallottole, con un modus operandi che ha eguali, forse, solo nella ferocia delle SS in terra di Russia; ai tantissimi (circa 350mila) italiani che dovettero abbandonare – come fossero stati ladri in casa propria – le loro terre, negli anni Quaranta.
Per il resto, non c’è davvero da rallegrarsi: la Destra – senza l’attivismo della quale NON si sarebbe mai addivenuti alla proclamazione della meritoria Giornata della Memoria del 10 febbraio nel 2004, certo – che continua a brandire questa autentica tragedia come una bandiera identitaria dell’italianità (ergo: gli infoibati sono vittime innocenti – eccome se lo sono! -, mentre, per dire, i soldati italiani mandati a morte garantita per compiacere Hitler da Mussolini cosa erano, di grazia? Su questo, meglio glissare…).
Dall’altra parte, la Sinistra – quel che ne rimane – che continua a balbettare sull’argomento, senza avere il coraggio pieno dell’assunzione di responsabilità di dire che non solo titini slavi, erano i rossi che infoibavano a volontà. E pur con responsabilità assai minori, dalla ecatombe delle Foibe esce male, malissimo anche la parte moderata (illo tempore democristiana), con l’indecente scambio, avallato in pieno da De Gasperi, tra il silenzio sui macellai titini, in cambio di quello sui crimini di guerra italiani (perpetrati dal Fascismo) in Slovenia e Croazia durante la Second world war. Sopire, troncare. Vecchia Dc, classico.
Una tristezza infinita, un’incapacità – ormai cronicizzata – di guardare ai fatti, senza avere in testa ideologie annebbianti la umana Ragione: una sconfitta, dunque. Davvero per tutti…
“THE POST”: THAT’S THE PRESS, BABY
Giugno 1971, il New York Times – già allora un colosso dell’editoria statunitense – pubblica una primissima parte dei Pentagon papers, fatti scrivere da Mc Namara (il falco dell’escalation militare in Vietnam, poi divenuto apprezzato banchiere); Nixon – che aveva con la stampa un rapporto del tutto similare a quello odierno di Trump – riesce a bloccare l’ulteriore pubblicazione del clamoroso scoop. I colleghi del Washington Post – poco più che un foglio locale, all’inizio dei Settanta – riescono a loro volta ad intercettare quella montagna esplosiva di documenti (che allora avevano una fisicità cartacea, e che infatti vengono trasportati, in aereo, pagando due biglietti: uno per il giornalista, ed uno per lo scatolone che li contiene…).
Fra mille dubbi e minacce, alla fine la proprietaria della testata (interpretata da Meryl Streep) darà l’imprimatur d’obbligo: si pubblichi, dunque! Anche la battaglia legale verrà vinta, e si apriranno le porte all’imminente Watergate, con il cui annuncio, non certo a caso, si conclude il bel film di Spielberg.
Pellicola – lo diciamo per onestà intellettuale – che capiamo come alcuni possano avere interpretato come piuttosto piatta, a tratti financo noiosa: magari – per restare ai grandi film sul rapporto tra stampa e politica – “Tutti gli uomini del Presidente” (1976, con la regia di A. Pakula e con i due indimenticabili Robert Redford e Dustin Hoffman) poteva avere più ritmo e coinvolgimento, sia pure; in parte, anche il recente “Il caso Spotlight”.
Va da sé che non siamo neutrali, o asettici: un film che metta insieme Storia (del conflitto in Vietnam, in questo caso) e Storia del giornalismo, a chi scrive provoca pulsioni particolari. In ogni caso, pur in parte calligrafico, il film è da non perdere, e magari da fare vedere ai giovani interessati al giornalismo: per insegnare loro ciò che la maggior parte dei loro genitori non ha saputo/voluto fare. Cioè creare problemi seri al Potere, come i Padri fondatori americani hanno insegnato: in questo caso, al mondo intero.
“That’s the press, baby. The press. And there’s nothing you can do about it. Nothing”, come ci ammoniva il buon vecchio Humprey Bogart…
L’ANGOLO DEL PROF: IL “MEIN KAMPF”
Ho già scritto plurime volte sul “Mein Kampf”, anche perché – con malcelato orgoglio – credo di essere uno dei pochissimi in giro che, illo tempore, l’ha letto tutto, dall’inizio alla fine; ne torno a scrivere oggidì, dopo i fatti di Macerata di sabato scorso, avendo notato che lo sciagurato ragazzotto maceratese – fortunatamente dotato di pessima mira – aveva in casa sua una copia del testo hitleriano, del tutto identica ad una delle due che possiedo anche io.
Non quella pregevole – dotata di note di contestualizzazione -, a cura di Giorgio Galli, edita dalla benemerita Kaos di Milano; bensì quella – con svastica nera al centro, in una copertina rossa – edita da una sconosciuta casa editrice (La lucciola di Varese), uscita nel 1991: senza note, senza introduzione, senza alcunché di storicamente probante come corredo. Questa copia, la comprai a Trieste il 20 aprile (compleanno di Hitler) del 2007, durante una gita scolastica per vedere il locale campo di concentramento (e non solo), e la foiba di Basovizza (par condicio totale, mi si dia atto).
Scrivo questo, per un semplice, ma non banale, motivo: il testo base dell’ideologia hitleriana va proposto, ai ragazzi, soprattutto a quelli delle superiori; magari anche leggendo dei passi, perché no? Ovviamente contestualizzando, guidandoli, prendendoli per mano, facendo capire loro che si tratta di materiale incandescente (oggi più che nel 2007, non c’è dubbio alcuno): ma guai – e dico guai! – a censurarlo.
Oltre che perdente in partenza (su Internet immagino ci sia il testo completo, mi stupirei del contrario), la censura alimenta la curiositas morbosa di ogni giovane, spingendolo a leggere il tutto, senza quella guida che indubbiamente è necessaria. Censura magistra vitae, dunque: in senso assai negativo, però…
Ps 1 Premesso che ognuno spende i propri soldini come meglio crede (soprattutto se onestamente guadagnati); premesso che l’effetto placebo non è mai, in sé, da demonizzare a priori, leggo sempre con attenzione certe pubblicità; per esempio, mi è capitato fra le mani un opuscoletto che pubblicizza l’ALOTERAPIA in un centro olistico. Si entra – a lauto pagamento – in una “grotta di sale”, allo scopo di “simulare il microclima di una grotta naturale di sale”. Farebbe bene ad una marea di cose (tosse, raffreddore, asma, sinusiti, bronchiti, e chi più ne ha, ne metta), purché magari non ci si metta ad ingurgitare il sale stesso, si immagina.
La parte più irresistibile su questa aloterapia, però, è la seguente: “ed è QUASI scientificamente assodato anche per la cura di lievi forme depressive”. Ricorda da vicino quella vecchia storia, sì proprio quella della donna che era QUASI incinta…
Ps 2 A proposito di scuola, segnaliamo molto volentieri una iniziativa del Sarrocchi: “C’era una volta il Novecento”, con contributi di vari docenti di humanities, concernenti il “secolo breve” (ma denso assai!). Ne segnaleremo anche altri, ma per questa settimana iniziamo con il professor Mario Ceroti, esperto di Montale, che disserta su “Riviere. Una vexata quastio montaliana tra tradizione ermeneutica e nuove proposte di lettura”. Il tutto – aperto a chiunque voglia seguire – nei locali della scuola, giovedì 15 febbraio, dalle ore 15.
Ps 3 Per la parte culturale de “Il martedì dell’eretico” (Siena tv ore 20 dopodomani, as usual), ampio spazio alla pregevole mostra sulle guide dedicate a Siena fra Settecento ed Ottocento (dal Pecci in avanti, per capirsi), ancora visitabile – in modo gratuito – in biblioteca comunale. Un’occasione davvero unica per vedere e capire come si rappresentava la città in quei secoli, in cui il turismo di fatto non esisteva. Da non perdere, dunque: sia in tv, che dal vivo.
Scusa, Eretico, ma non mi hai commentato nel post precedente dove parlavo di grillini dal comunicato con boom finale da fake colossale. Sei in imbarazzo? Come per Demossi che ha esordito in tv con grande elogio di Fratelli d’Italia? Ma come si fa? Non è scelta di campo pesante? Come può pensare di vincere a Siena con compagni di viaggio del genere? Un po’ di rosso bisogna darselo.
Ma ti riprendo i grillini che sono in imbarazzo fortissimo per il Franci candidato contro Padoan e Borghi. C’è da chiedersi: lo voteranno i grillini stessi? Spero proprio di no. Rimarcherebbero un minimo di autonomia dal potere centrale, cioè ormai Di Maio o sbaglio? Ma non è finita qui. Hai visto in tv il Michele Pinassi che difendeva il candidato Franci? I suoi trascrsi leghisti sono cambiamenti di opinione. Chi può rimproverarlo se diventa buono con i grillini? Il guaio è che Pinassi deve avere la coda di paglia. Qualcuno ricorda che si candidò con Di Pietro nel 2011. In più era perciò alleato con Ceccuzzi sindaco! Cioè quello contro cui loro da soli avrebbero fatto lotte immemorabili. Pinassi mi sembra che trascini il cosiddetto movimento nel fango. Ma posso sbagliare. Non mi ricordo neppure in quale tv l’ho sentito. Faccio zapping selvaggio, ma gente attenta come Luca Furiozzi deve saperlo. E gente come l’Aurigi cosa pensa? Non parlano per amore di partito come quando erano nel Pci? Tutto è tristissimo. L’Italia non cambia. Perciò forse non parli di elezioni. Ne sei convinto anche te. Vero?
Caro “vicino di casa”,
premesso che ciò di cui scrivi non c’entra alcunché con gli argomenti della rubrica domenicale, ti dico molto volentieri che qualcosa sui vari argomenti da te proposti la dirò domani sera a “Il martedì dell’eretico”, trasmissione cui ti rimando, inevitabilmente.
Buona settimana a te, ed a tutti i lettori, l’eretico
Caro abitante di San Marco, la sua memoria è fallace: nel 2011 Pinassi era candidato sindaco per il M5S contro Ceccuzzi, per un soffio non riuscì ad entrare in consiglio e reagì di scompostamente con i propri compagni del movimento, nonostante una campagna elettorale che sarebbe eufemistico definire improvvisata. Lo stesso Pinassi si candidò con Di Pietro nel 2009, quando ancora il M5S non esisteva come “partito”. D’altra parte il partito di Di Pietro è stato praticamente inglobato dal M5S.
per equità nei confronti dei grillini devo consigliare la lettura dell’articolo di Mancuso su MPS in http://www.ilcittadinoonline.it/uncategorized/mancuso-leu-padoan-banca-mps/
Ma non è il Mancuso che era a MPS Leasing ai tempi di Mussari? Non è il marito di una signora difensore civico nei Comuni rossi e in Fondazione MPS negli anni d’oro del disastro? Come si fa ad avere queste facce toste? Ma il suo partito non gli ha consigliato un po’ di riserbo, o il partito di D’Alema ecc. non esiste? Incredibile che ora facciano le bucce al PD: prima dove erano?
Ho paura che confondi Mancuso con De Gortes o qualcun altro, mai stato Mancuso al MPS Leasing e Factoring. A parte questo, sono d’accordo con te nella prima parte del tuo intervento. Tra le file del M5S, molto probabile trionfatore dell’elezioni prossime, ci sono troppi voltagiubbe, ex PCI, con diversi scheletri nell’armadio. Ancora impera l’italico pessimo costume di salire sempre sul carro del vincitore dimenticando la precedente fede politica.
Gentile Agnostico Mi sa che invece ha ragione quello di San Marco http://www.comune.siena.it/content/download/32311/466146/file/MANCUSO%20CV_20150123094724.pdf
Come già scritto in un lungo post sulla mia pagina fb, di Traini ce ne saranno molti assai. Molto semplicemente quello che si fa si riceve. Questo vale per tutti i settori della vita. Scuola, politica, rispetto civico ecc. Quindi poco scandalizzarsi epermettetemi, anche un po’ ipocrita da parte di tutte le aree politiche per ciò che sta accadendo e accadrà ancora a breve. Se per cambiare occorrono mezzi che apparentemente sono scorretti, ben vengano. Scrivo apparentemente, perché quando le istituzioni che contano non contano, non rimane che la mera violenza. Studiare con attenzionela riforma sulle intercettazioni varata un paio di mesi fa dal governo. E’ una vergogna! poi ci si lamenta se qualcuno prende armi vere e spara per davvero. Su via, a pancia piena si parla bene, ma giusto per parlare…Buona settimana a tutti.
Scusi ma non l’ho capita. Non capisco dove voglia andare a parare.
Il giustificazionismo peró no, non è accettabile.
“Quello che si fa si riceve”, anche questo non lo capisco. Forse si riferisce alle sei persone ferite? Avevano fatto qualcosa a qualcuno?
Nel 2018 ormai giustifichiamo anche il razzismo e lo nascondiamo dietro alla incapacità dei politici, alla legge vergognosa od a qualsiasi alto pretesto.
Mi pare che tutto questo abbia parecchio a che fare col Mein Kampf…
Lasciamo perdere il libro di Hitler, ce ne sarebbe molto da dire. Lasciamo stare il giustificazionismo, tanto quando non si vuol capire o non si capisce, inutile diventa il parlare. Ripeto, a pancia piena si parla e straparla bene. Non ho giustificato nessuno e niente. Ho soltanto scritto che di traini ce ne saranno altri. Questo non vuol dire che giustifico, dico soltanto quello che ci attende. Analizzi la storia in maniera un po’ più profonda rispetto a come la si insegna nelle scuole. Poi ne parliamo seriamente. Va bene? Cordiali saluti e approfondimento! niente chiacchiere! questi sono fatti che mi limito ad analizzare.
Continuo a non capire. Non capisco il tono generale, non capisco “quello che si fa si riceve”, non capisco la pancia piena, non capisco cosa dovrei studiare per poter comprendere quanto afferma. Capisco però l’italiano, e a casa mia una frase come “quando le istituzioni che contano non contano, non rimane che la mera violenza”, più che giustificare la violenza mi pare la invochi. Ecco, effettivamente ho sbagliato, lei non giustifica Traini, ma lo approva. Roba da nuclei armati rivoluzionari. Se poi ritiene di esser stato frainteso si spieghi in maniera chiara.
Per il fare e ricevere, parlare a pancia piena, preferisco tralasciare, per ovvi motivi. Solo un breve inciso dove forse non mi sono spiegato bene. Quando scrivo le istituzioni che contano non contano, intendo dire che le istituzioni ufficiali, quelle ammesse e riconosciute, (ci siamo fino a qui?) non funzionano, è normale che prima o poi avviene una saturazione, (le palle scoppiano) e avvengono i traini. Badi bene a ciò che legge, io non ho né invocato né giustificato ok?Ho fatto una analisi semplicissima di ciò che avverrà sempre più di frequente. (adesso almeno questo passaggio è più chiaro?) vorrei a tal proposito, sempre se le va, avere un suo giudizio giusto sulle istituzioni nostrane in genere. Funzionano secondo lei o no? Mediamente un cittadino che pensa e non lascia che gli altri pensino per lui, può ritenersi soddisfatto? Se vorrà darmi un suo parere ne sarei curioso. Qui mi fermo e chiudo il discorso, anche per non annoiare gli altri. Cordialmente
Signor Mario, questa domanda più che farla a me dovrebbe farla alla maggioranza degli italiani che il 4 dicembre del 2016 hanno deciso a larga maggioranza che le istituzioni italiane non andavano toccate e che di conseguenza una legge elettorale nella quale era possibile votare prima per il proprio preferito e poi per il meno peggio venisse cassata. Hanno votato no gli stessi movimenti politici nelle cui pance poi crescono i pazzoidi dal grilletto facile. E non si metta anche lei a spiegare in punta di diritto costituzionale in cosa la riforma fosse imperfetta, guardi il quadro attuale è mi dica se le piace (direi che lo ha già fatto). E magari anche lei ha votato no. Lo schifo di oggi è diretta conseguenza della grande competenza costituzionale del popolo italiano di ieri l’altro.
Tanti commenti, anche interessanti, ma che non c’entrano una benemerita s… con il bel pezzo ereticale. Stando al pezzo, e in c… gli off topic: concordo con la tesi dell’Eretico sul Mein Kampf. Io non l’ho letto proprio tutto, ma è un libro che, oltre che essere scritto con i piedi, fa capire tante cose: Hitler scrisse il libro giusto al momento giusto, per questo divenne un best seller ben prima che il caporale austriaco andasse al potere. Chissà se uscirà un nuovo Hitler, almeno a livello libresco…si sa come si ripeta la Storia…..
In una biografia su Hitler ho letto che quando scrisse il suo pseudo capolavoro era pieno di errori di ortografia e solo dopo le correzioni del suo amico Hess potè essere pubblicato. Oltre ad essere un pazzo criminale era anche ignorante.
Anche a me viene tristezza in questi giorni, caro Eretico, ma la mia tristezza viene dall’uso distorto e strumentale della storia, le stragi delle foibe vengono infatti presentate come un evento isolato mentre sono solo uno degli eventi del secolare scontro tra italiani e slavi nelle Venezie-Giulie.
Questa brutta storia infatti inizia alla metà dell’800 con i nascenti, opposti nazionalismi che stritolarono l’impero Austro-Ungarico, continua con la prima guerra mondiale, quando centinaia di migliaia di persone dovettero abbandonare – spesso forzatamente – quello che era diventato un campo di battaglia e raggiunge il suo culmine con il ventennio fascista: non è un bel periodo per gli slavi, vengono smanellate le loro organizzazioni politiche ( con annesse uccisioni di militanti) vengono chiuse scuole e giornali , viene impedito l’uso delle lingue slave e viene imposta anche l’italianizzazione dei nomi. Il fascismo distrugge così qualsiasi possibilità di convivenza pacifica. La pressione su di loro è tale che complessivamente 105.000 sloveni e croati lasciano il paese.
E arriviamo al climax di questa storia, la seconda guerra mondiale: l’Italia insieme alla Germania invade la Jugoslavia ed occupa Slovenia, Dalmazia e Montenegro, appoggiando il regime fascista del croato Ante Pavelic.
L’occupazione italiana è durissima, il nostro esercito si comporta come le peggiori SS. In Slovenia vengono uccise 13.000 persone, il 4% della popolazione, in tutti i territori occupati i morti sono circa 45.000. La repressione italiana, guidata dal generale Robotti, individua nei civili dei nemici da uccidere, esasperando i sentimenti di rivalsa delle genti slave. Lo stesso generale biasima i suoi sottoposti scrivendo loro “si ammazza troppo poco”.
Ma non si ammazza solo in loco, 25.000 civili vengono deportati in campi di concentramento per “alloctoni”: il più famoso è quello di Arbe/Rab ( in cui muoioni di fame 1.735 internati…) ma ce ne sono decine sparsi in tutta la panisola.
É così strano che giunti alla fine della guerra ci sia stata una resa dei conti? Poi tu dici che i morti erano innocenti, ma ne sei proprio sicuro? Tra quelle migliaia di morti ci sono molti collaboratori del regime, podestà, giudici, militari, carabinieri e civili accusati di essere spie o collaborazionisti: e le vittime non sono tutte italiani, perchè nelle foibe finiscono anche slavi che avevano collaborato con il regime fascista.
Quindi se dobbiamo ricordare questa storia ricordiamola tutta, smettiamola con questa mentalità vittimista e autoassolutoria di un paese che non riesce a fare i conti con questa storia, e accanto alle migliaia di morti italiani ricordiamo anche i 45.000 slavi uccisi dagli italiani.
Concordo in pieno: “l’uso distorto e strumentale della storia” è proprio quello che ci frega: sempre ed in ogni occasione.
Per questo proprio non riusciamo ad essere una nazione o un popolo che dir si voglia.
E finché non ci avremo fatto i conti per bene in tutti i sensi, dichiarando che qualunque ideologia o religione presupponga e giustifichi la soppressione anche di una sola vita umana in funzione alternativamente del sol dell’avvenire, del reich del millennio, di un improbabile paradiso o di qualsiasi altra minchiata ci vogliano propinare, è criminale e basta, non ne verremo mai fuori.
Concordo con quanto scrive Il Signor Paolo e Marco Burroni. Vede signor Paolo. Io credo, che quando lei scrive: fino a quando il nostro paese non farà i conti a 360 gradi, non se ne esce. Più o meno mi pare sia questo il suo pensiero. Lei ha perfettamente ragione. Ma temo, che il rpoblema sia proprio questo. L’Italia non ha mai saputo o voluto fare i conti con niente. Noi siamo pieni di intellettualoidi, e badi bene, scrivo intelletualoidi e non intellettuali. Con queste persone, ci troviamo nella cacca più totale, non funziona niente e non accetto l’accusa di essere disfattista. Non funziona niente in enssun settore nostrano. Un po’ l’Europa l’ho girata, e le cose non vanno così. Il paradiso non esiste da nessuna parte, ogni nazione fa i suoiinteressi, ma qui si passa la parte. Poi un problema ormai secolare, è il RICAMBIO! fin quando i tromboni sfiatati non muoiono, e intendo in senso letterale, nessuno toglie il culo dalla poltrona, sia essa da parlamentare, docente, ci metta quel che vuole. Non c’è ricambio, i giovani non hanno possibilità, ma come averne se tutti i posti sono occupati da baroni vecchi,arretrati, insomma, credo abbia ben compreso ciò che penso. Un caro saluto.
Fuori argomento, ma penso importante. Oggi è mancato il regista, autore, pioniere della TV italiana, Emilio Ravel. Un altro Grande Senese che ha amato ed onorato con la Sua bravura la nostra Siena. Un altro pezzo di Storia che se ne va.
Eretico, tra l’altro Ravel era anche della Selva, la tua Contrada.