Chi non saluterà il 2018…
Arrivati davvero alla fine del calendario, è naturaliter tempo anche di amari rimpianti per chi ci ha lasciato nell’anno ormai declinante (sperando di non dovere aggiungere alcuno, per Zeus).
“Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna”, scriveva uno che se ne intendeva assai: crediamo che ciò che vergò il Foscolo, possa valere anche per questi concittadini, di ogni estrazione sociale, politica, professionale, culturale. E scusandoci sin da subito per i (tanti) non citati: o perché troppo poco conosciuti, o per mancanza di spazio, o per mera dimenticanza. Della quale ci scusiamo, lasciando il campo ai lettori, per le opportune integrazioni del caso.
Buona – seppur amara – lettura a tutti, dunque!
FABRIZIO SCARPELLINI
Montepaschino incazzoso, grande esperto di calcio dilettantistico, allenatore a sua volta (Casolese in primo luogo), frequentatore assiduo del Campo scuola, dragaiolo: questa la ipersintesi di Fabrizio Izio Scarpellini; scena cult, di qualche anno fa: lui al telefono, facendo la cyclette davanti alla palestrina del Campo scuola, sotto un gradevole solicino, a dettare i pezzi su qualche partita di dilettanti.
“Izio, ma come fai a vedere tutte queste partite di cui scrivi?”.
Risposta, laconica e sardonica ad un tempo: “Stai tranquillo, bisogna sapere fare le cronache anche delle partite non viste”.
Detto questo, detto tutto…
VITTORIO MEONI
Gli abbiamo dedicato un ricordo ad personam, dunque sintesi sia: classe 1922, colligiano di origine, Vittorio Meoni fu l’unico sopravvissuto della strage di Montemaggio; ma – come appunto scritto a caldo – sarebbe bene che non si scrivesse solo dell’esperienza resistenziale (durata un paio di anni), ma che si riscoprisse il Meoni politico (comunista, ma meno settario di altri coevi), l’amministratore cittadino a Siena (stava per diventare Sindaco), il ruolo nella Sanità pubblica, magari anche il docente, perché no.
Per saperne di più, si raccomanda “Alla macchia, sempre – Dialoghi su una vita fra fascismo e democrazia” (Betti, 2016).
MAURO BARNI
Anche di lui, come di Vittorio Meoni, abbiamo scritto al momento della dipartita; ed anche con lui, vorremmo che si andasse oltre al facile e prevedibile incapsulamento d’ordinanza (Meoni, epopea resistenziale; Barni, ruolo nell’amministrazione della città: Università, Comune et alia), compresi gli errori senili (appoggio al Pd ceccuzziano, nel fatal 2011).
Mauro Barni era un medico legale, era un appassionato di cinema e di conferenze sullo scibile umano in quanto tale (con intervento d’ordinanza quasi obbligatorio, sempre stimolante); era, infine, un fior di laico (vedasi il Comitato nazionale di Bioetica). Possedeva un gusto che le giovani generazioni coltivano molto poco, e sempre meno: la passione per la Conoscenza, nel senso in cui Dante la riferisce ad Odisseo, nel meraviglioso XXVI dell’Inferno.
ANTONELLA BUSCALFERRI
Ci ha lasciato da pochi giorni, Antonella Buscalferri: anestesista, fautrice del ruolo della Sanità pubblica – e laica – nel senso migliore del termine (quello, cioè, che antepone gli interessi della comunità a quelli di bottega o di parte); amica di Laura Vigni e donna di Sinistra come lei, ha rappresentato un bell’esempio di come si possa fare politica (pur con gli umani errori, ci mancherebbe: forse l’essersi tuffata nell’avventura della Fondazione Mps, per esempio, autentico campo minato) in senso alto e nobile. Senza tanti brindisini o selfie d’ordinanza, ma cercando di badare alla sostanza.
MARIO MONTIGIANI
Muratore d’altri tempi, è morto a 78 anni, continuando a lavorare come se ne avesse avuti 20 o 30 o 40 di meno; continuava a lavorare essenzialmente per il piacere ed il gusto di farlo, più che per altro. A calpestare Via San Marco la mattina verso le 7 e poco più, spesso trovavo solo lui, ed il buongiorno era reciproco e sincero, direi zavattiniano.
Come un attore di teatro che muore su uno dei tanti palcoscenici calcati in una lunga, lunghissima carriera, Mario Montigiani è morto dunque così: al lavoro, su un’impalcatura.
RINO ZANELLI
Nicchiaiolo, ma storico residente selvaiolo, elettricista di professione e trombetto quanto a genuina e ruspante passione, anche lui ci ha lasciato nei giorni scorsi, a 73 anni; amava così tanto la tromba, al punto da identificarsi – nel soprannome – con lo strumento che tante soddisfazioni gli aveva dato: il suo nickname – parola che gli avrebbe fatto strabuzzare gli occhi, peraltro – era infatti “Il tromba”, autentica metonimia (altro termine che l’avrebbe fatto sobbalzare dalla sedia, mandando direttamente a quel paese chi l’avesse pronunciato).
La voglia di ridere ed anche di dissacrare gli era, in qualche modo, costitutiva: poteva forse non stare simpatico allo scrivente, di grazia?
Ps Il blog si ferma qualche giorno, per il meritatissimo (ce lo diciamo da soli) riposo; le pubblicazioni riprenderanno il 2 gennaio dell’anno prossimo. Nel frattempo, invito chi può ad andare a donare il sangue (o le piastrine): stamattina chi mi stava sistemando l’ago mi ha detto, che – pur andando meglio che in passato – spesso le Scotte devono chiedere plasma ad altre città della Toscana. Proviamo ad essere autarchici, dai, per Zeus…
Io il sangue lo detti nel 1976 quando facevo il militare geniere nella zona del terremoto del Friuli. Vedevo partire i miei compagni pe andare a soccorrere i poveri terremotati, io venni destinato d’istanza a Treviso al collegamento telex delle varie zone colpite dal terremoto. Mi venne in mente il motto che mi ripeteva mio padre, iscritto alla Pubblica Assistenza “Non meritò di nascere chi visse sol per sé” e sapendo di avere il gruppo “0”, donatore universale presi una decisione. Ero sicuro perché mi portavo sempre dietro il certificato attestante per aiutare gli eventuali soccorritori nel caso che avessi avuto un incidente stradale. Mi misi a rapporto dai superiori e chiesi di donare il sangue, così per dare una mano concreta a chi stava soffrendo. Mi venne accordata la donazione e dopo pochi giorni venni convocato all’ospedale cittadino, era la prima volta ed avevo un po’ di fifa, ma ero deciso lo stesso a fare la donazione. Non fu nemmeno dolorosa la puntura, per niente, fu un po’ più lunga di quando si fa l’esame del sangue. Ebbi i complimenti dei miei superiori e compagni. Ho fatto successivamente altre donazioni da volontario dell’Avis; purtroppo però dopo, essendo diventato diabetico, non lo potuto più fare, comunque per chi ha la possibilità, è un’esperienza estremamente positiva che consiglio a tutti. E poi, dai, per quello che ho sentito dai diretti interessati, la puntura è molto meno dolorosa di tanti inutili piercing, tatuaggi o varii superflui ritocchi estetici.
Raffaele,
non sapevo della scomparsa della signora Buscalferri. L’avevo conosciuta nella primavera del 2013. Passammo una lunga mattinata a parlare della sua esperienza in Fondazione e la signora non si nascose dietro un dito per non guardare la luna. Mi dette l’impressione di una con la schiena dritta che certamente non ha solcato Palazzo Sansedoni per inventarsi una carriera o un lavoro.
Sit tibi terra levis.
Molto bello, sincero e toccante questo pezzo, caro Eretico: un bel modo di salutare questo anno di me..a che se ne va. Ma Leopardi ci insegna (spero di non sbagliare) che si vorrebbe sempre un anno nuovo, a patto che non fosse come quelli vissuti in precedenza..
Izio Scarpellini: l’aggettivo “incazzoso” è davvero quello giusto, era incazzoso come tanti senesi, più da bercio al bar che da altro, ma almeno lui qualche reattività, appunto da incazzoso, la dimostrava. A me mancherà molto, per quel poco che lo conoscevo. Grazie di averlo ricordato.
Nemmeno tanto OFF-TOPIC: sempre gente che (forse) se n’è andata …
Stamani il telegiornale ha parlato di oltre 105 terroristi islamici e foreign fighters espulsi dal nostro paese in questo 2017 con tutta l’enfasi da istituto luce, che tuttora ci viene riservata anche in questa specie di postdemocrazia.
L’ultimo, un kosovaro, pare fosse soprannominato, chissà a qual cagione, “il macellaio”.
Visto che – mi pare – non ci sia rimasto proprio nessuno a dire che questo è un mondo di pazzi, ci provo io.
Ma come, catturi gente così pericolosa ed invece di assicurarsi che non possa fare altro male, gli paghi l’aereo per tornare a casa?
Eppoi, con le nostre frontiere che sono un vero colabrodo, se domani decidesse di tornare, pensate sarebbe un problema?
E se invece di tornare in Italia facesse un attentato altrove, non pensate che sarebbe anche e soprattutto nostra responsabilità averlo rilasciato libero?
Certo che se tutti gli stati facessero così altro che lotta al terrorismo!
Vabbè meno male che almeno c’è l’alto (?) rappresentante europeo Federica Mogherini pronta a spendere dopo ogni attentato inutili parole di cordoglio o di indignazione per conto di tutti noi ….
Non so voi, ma a me verrebbe di dire che se invece potesse salvare anche una sola vita, evitando anche un solo attentato: una, cento, mille Guantanamo per questa gente, altro che espulsione.
Scusate lo sfogo politically scorrect e buon 2018 a tutti!
Concordo al cento per cento.
Non sono d’accordo: queste persone espulse non banno commesso reati quindi possiamo solo, in maniera lungimirante, accompagnarle fuori dai coglioni. Ed il metodo pare funzionare.
Lungimirante mi pare la parola giusta!
Un foreign fighter soprannominato “il macellaio” qualcosa avrà fatto anche se non Italia, credo….
Bisogna ragionare in termini sovranazionali: siamo nella globalizzazione, mi pare.
E soprattutto pensare che in Italia entra e rientra chiunque ogni giorno.
Quindi non ho proprio capito questo metodo per cosa sembra funzionare.
Forse per tentare di recuperare due voti con un po’ di fumo negli occhi?
Secondo te in questi 15 anni a NESSUN cane, sciolto o legato, è mai venuto in mente di fare anche in Italia un attentato tipo Parigi, Bruxelles, Madrid, Barcellona,Londra etc? E perchè allora non ci sono riusciti?
Ci sono stati riconoscenti perché consentiamo loro l’accesso in Europa ed in vece di arrestarli li rimettiamo in libertà nel loro paese?
Vuoi dire questo, anonimo?
Bella roba davvero …. c’è da andarne davvero fieri.
Panzieri non mi mettere in bocca le parole che non ho scritto. Ho scritto che il sistema delle espulsioni funziona e che i fatti lo dimostrano. Punto.
Grazie alle espulsioni non abbiamo attentati?
Così vanno a farli altrove!
Cinico ma geniale ….
(spero traspaia l’ironia del commento)
L’auspicio è che in parecchi riescano a trarre spunto dalla “normalità” con la quale questi personaggi hanno dato il loro contributo nella comunità senese.
Che il 2018 sia un anno nel quale porre le basi per qualcosa di nuovo: più che della ricchezza del monte la comunità ha bisogno di riacquistare quella dignità che l’aveva sempre contraddistinta.
Speriamo che stavolta non sia come la storia del “venditore di calendari” del Leopardi, ma il prossimo anno porti qualche buona novità. La speranza è sempre l’ultima a morire. O no?
Comunque vada l’anno nuovo una cosa inconfutabilmente buona la porta sempre cioè che siamo sempre vivi. Filosofo da strapazzo? Ebbene si. Meglio ridere qualche volta per non piangere.
Eretico forse non hai avuto modo di conoscerlo ma due gg avanti natale è morto l’avv. Manrico Pelosi, persona squisita sotto tutti i punti di vista, della Nobile Contrada del Bruco. Lo voglio ricordare con tanto affetto. Grazie
tutti equilibrati, bravo!
io ho invece fatto un articolino pubblicato integralmente solo dl cittadinoonline per auspici 2018 in campo elettorale…non mi aspetto applausi, anche perché scioccamente ho detto di essermi accorto solo ora (e non è l’età) che in 25 anni di civismo antipartito accanito non siamo riusciti a costruire nulla di durevole e seriamente partecipato: tamquam non esset, diresti tu. Come bloggers anche voi però dovreste forse fare una riunione di autocoscienza, no?
Ma prima brindate, a fondo, x Capodanno!
Ho letto l’articolo sul Cittadinoonline, un distillato di buon senso. I blog ho idea che siano mezzi più adatti a distruggere che a costruire, utilissimi per le diagnosi ma senza alcun effetto terapeutico. Con un blog si puó facilmente dividere una comunità, i risultati peró sono questi, una miriade di piccoli pezzi, nessuno in grado di rimetterli insieme e cosa ancor più grave nessuno disposto a rinunciare ad alcune delle proprie convizioni e delle proprie microscopiche rendite di posizione a favore del bene comune.
Tra quelli che non saluteranno il 2018 in provincia di Siena vorrei ricordare assolutamente don Zelio Vagaggini. Da ateo mezzo anarchico devo riconoscere la grande personalità del soggetto. Piancastagnaio, in particolare, deve tanto a Don Zelio. Una cosa che a tanti è sfuggita, nei vari coccodrilli, più meno sinceri, che sono stati scritti , è che don Zelio era figlio di un minatore morto sul lavoro, in miniera.
Riposa in pace! Che la terra ti sia leggera.
Stasera tutti al Cenone nel garage di casa Ferretti!
2018:R-E-P-U-L-I-S-T-I !
Auguri Eretico per un 2018 ricco di soddisfazioni. E come diceva il nonno: “Che la morte ci trovi vivi e combattivi!”
Di uno dei defunti da te citati, un suo ex “capo diretto” me lo descriveva come un gran fancazzista, il classico rubastipendi sempre in tutt’altre faccende affaccendato che sicuramente il datore di lavoro (che ne aveva parecchi di questa specie) non rimpiangerà.