La domenica del villaggio: Achille, un film, “I promessi sposi”
Eccoci al consueto appuntamento cultural-domenicale del blog, prima della pausa cagionata dalle festività per il Sol invictus (una puntata sulla ricorrenza ci sarà, comunque); in calendario: Achille, l’eroe preferito da Giacomo Leopardi, in un saggio di Gilberto Lonardi; un film australiano, un thriller-revenge movie, di grande impatto, da vedere; infine, per “L’angolo del prof”, una proposta didattica per “I promessi sposi”, messa in pratica di fresco dallo scrivente. Senza dimenticare i 4 Ps, eh.
Buona lettura a tutti, dunque!
ACHILLE, L’EROE INVIDIATO DA LEOPARDI
In attesa di divorarlo durante le vacanze, abbiamo letto, sul domenicale del Sole del 10 dicembre, la recensione di Andrea Cortellessa sull’ultimo saggio di Gilberto Lonardi (“L’Achille dei “Canti”. Leopardi, “L’infinito”, il poema del ritorno a casa”, edizioni Le lettere). Come dagli esperti già risaputo, Leopardi aveva un rapporto complesso (non è forse la quintessenza della complessità, il recanatese?) nei confronti dell’eroe omerico: di certo, lo ammirava in modo forte, potente, perché gli rappresentava la Natura fatta uomo-eroe, senza mediazioni. Achille è la forza fisica e guerresca smisurata, ma è anche colui che non filtra i suoi sentimenti, di gioia come di atroce dolore (dopo la morte dell’amatissimo Patroclo, si mette ad ululare come una fiera, vedasi “La sera del dì di festa”); al contempo – e ci fa piacere che oggi qualcuno osi scriverlo – c’è anche, in Leopardi, una genuina invidia per quello che Achille, ebbro di potenza fisica, può, a differenza sua.
Mentre per Foscolo (poeta-soldato) Achille è puro “specchio, anche fisico” della propria vigoria di combattente ed amante, per Leopardi l’eroe greco rappresenta anche quella “forza della natura” dalla quale il recanatese è sempre stato alieno, se non negli anni della prima gioventù.
Mentre freme comunque per Achille, Leopardi è più freddo, quasi polemico, verso Ulisse: “completamente amabile” il primo (Achille), criticabile il “viaggiatore-mercante” (Ulisse). E su questo giudizio, per una volta non concordiamo per nulla con il genio recanatese: non per questo, di meno amandolo…
UN THRILLER AUSTRALIANO, TRA SCIMMIE E SCACCHI…
Passato in settimana in tv (Rai tre), in prima visione televisiva in chiaro, “Son of a gun” è un thriller australiano di buonissimo livello: perché il regista Julius Avery – all’interno di una diegesi classica, che passa dall’ambientazione carceraria, molto realistica, a quella del tradimento fra criminali, con vendetta finale -, sa piazzare almeno un paio di autentiche chicche che, da sole, basterebbero ad innalzare di non poco la qualità del film, rispetto al thriller-poliziesco medio. Oltre agli sterminati paesaggi australiani, che sono sempre suggestivi (e stranianti?), in re ipsa.
Ci sono infatti gli scacchi, con tanto di citazione di una mossa famosa del celebre agone del 1972 fra Fisher e Spasskij (la mossa detta “son of sorrow”, per la precisione); ma soprattutto, il protagonista maturo (un Ewan Mc Gregor in grande spolvero), ad un certo punto, tira fuori dal cilindro una inaspettata considerazione: quella cioè – corroborata dagli scienziati di Harvard – che gli uomini si dividono fra “discendenti” degli scimpanzé e dei bonobo. Per i primi, la competizione offre testosterone a volontà, dunque aggressività da vendere (sono gli arrampicatori sociali); per coloro che si comportano come i bonobo, la competizione scatena invece il cortisolo, l’ormone dello stress: dunque, i bonobo sono più sociali e tolleranti, perché la competizione sfrenata la vedono come uno stress da evitare, almeno per quanto possibile.
Fra il maturo scimpanzé ed il giovane bonobo, chi la spunterà, alla fine del film? E voi, vi sentite più scimpanzé o bonobo?
L’ANGOLO DEL PROF: “PROMESSI SPOSI” SU YOUTUBE!
Sosteneva Umberto Eco che “I promessi sposi” dovessero essere vietati, all’interno delle scuole, perché la cogenza didattica impediva di cogliere la piacevolezza e la bellezza della lettura: era una provocazione, intelligente ma ovviamente tale (senza la scuola, i giovani di oggi al 90% mai prenderebbero in mano il capolavoro manzoniano, sic et simpliciter).
Da parte nostra, non solo lo facciamo leggere: lettura integrale, di tutti i 38 Capitoli, dal primo all’ultimo. Niente libro di Narrativa, o simili: Manzoni, Manzoni, Manzoni.
Per cercare di rinnovare l’approccio didattico, dalla settimana scorsa si è iniziato a sperimentare una assoluta novità (per chi scrive, si intende): di ogni Capitolo, fare una clip (magari per you tube), con commento sul testo del docente-scrivente, inframezzato da tre brani, del Capitolo stesso, letti da tre ragazzi diversi, in rigoroso ordine alfabetico. I registi sono tre ragazzi, a loro volta; per ora, registrati i primi due Capitoli; in settimana vedremo il risultato, prima di eventualmente tuffarci nel mare magnum di you tube. Speriamo bene…
Ps 1 Figuratevi quanto in generale piacciano i presepi allo scrivente, eppure quello che si trova all’interno della Stazione ferroviaria di Siena (dal lontano 1995, con aggiunte anno dopo anno) è davvero rimarchevole: un autentico, straordinario, presepe in movimento, con 270 statuette, una più curata dell’altra. Aperto tutti i giorni fino alle 19 (con pausa pranzo), merita davvero una visita.
Ps 2 Presentato nei giorni scorsa l’ultima fatica – con Michele Pieri – dell’attivissimo Gabriele Maccianti: “La lunga ritirata del sergente Bocci” (Betti edizioni); contadino di Buonconvento, reduce da Caporetto, nel 1969, poco prima di morire, Antonio Bocci scrisse i suoi ricordi: oggi, grazie ai due autori ed alla nipote Loriana Bocci, i ricordi di questo soldato-contadino fra i tanti sono nero su bianco. Una anabasi che merita di essere conosciuta.
Ps 3 A proposito, grande querelle sul rientro delle salme sabaude (Vittorio Emanuele III, in particolare); in attesa di vedere come si sviluppino gli eventi, guardate che c’è un problema preliminare, testato di persona stamattina in luogo pubblico: molti (non dementi digitali), non sanno/ricordano più perché non siano sepolti in Italia, i Savoia. Non dare alcunché per scontato, please.
Ps 4 Martedì, gran finale de “Il martedì dell’eretico”: si parlerà di Coop (eh sì, quando ci vuole, ci vuole), di Mps (robetta stimolante assai, ed inedita), e di altro ancora (anche degli orsi di peluche, un pochino); per la parte culturale, in attesa di terminare La guerra di Siena in gennaio, ci sarà la recensione del bel libro di Roberto Cresti e di Maura Martellucci sul Risorgimento senese (“La Patria in strada – Lo stradario di Siena dal Risorgimento al Medioevo”, Betti editore).
Bonobo o scimpanzé, questo è il dilemma: forse bisogna essere un po’ di entrambi, avere testosterone ma anche un po’ di inevitabile cortisolo in corpo…
Sui Savoia, stendo un velo pietoso: come diceva Montanelli, sono come le patate. Il meglio lo si trova sottoterra!
Comunque ancora una volta un pezzo domenicale molto godibile e stimolante: non si potrebbe raddoppiare la cadenza della rubrica, se non si chiede troppo?
Leopardi lo si puo’ disquisire su’ cio’ che non poteva fisicamente fare,e forse agognava e traslava a livello di simpatie per i personaggi mitici.
Esercizio per me di poco costrutto, atto ai rimiratori d ombelichi, propri e altrui.
oppure …… dallo zibaldone traggo dalle pag 865/66 1821 ma’…. attualissimo
Lodo che si distornino gl italiani dal cieco amore e imitazione delle cose straniere,e molto piu si richiamino e s invittino a servirsi e considerare le proprie .
Lodo che si procuri di ridestare in loro quello spirito nazionale senza cui non vi e’ stata mai grandezza a questo mondo,non dico nazionale ma appena grandezza individuale. passim
Commemorare le nostre glorie passate e’ stimolo alla virtu’,ma mentire e fingere le presenti,e’ conforto all ignavia e argomento di ritenersi contenti in questa vilissima condizione
Leopardi sovranista?
ps 4 , dopo lo stradario massonico di siena del bisi ,un altro stradario? avete perso l orientamento ?
ps 3 due dei savoia ,caro prof, non i savoia ma due di loro VEIII e umberto II , sciaboletta fu’ quello che rifiuto’ di firmare lo stato d assedio in occasione della marcia su roma, per poi fuggire vergognosamente sul baionetta a brindisi l’ 8/9/43 lasciando l esercito allo sbando e senza ordini . una carogna ,pavido assetato di quattrini ,opportunista. un perfetto massone. detto questo ,facciamola poco lunga , degno esemplare e rappresentante dell italia del ventennio, farne ora una questione , serve a nulla , la storia lo ha battezzato, se i suoi nipotini lo voglion riportare a casa ,faccian loro e a loro spese.
ps 2 il bocci era per caso nel 47 rgt. brigata ferrara? datosi che reclutava toscani, e che il 47 btg. fanteria salento dove ho fatto il car ne eredito’ la bandiera sarei curioso, tra l’ altro , il 47 regt, fu’ uno dei pochi a non sbandare dopo caporetto e a tentare per due volte presso gorizia prima e sul tagliamento poi di contenere l avanzata austro tedesca,fu’ schierato per due anni sull isonzo,monte s michele e di rincalzo al 48 riusci’ a tamponare l unico sfondamento nell offensiva austriaca del solstizio 18 sul basso piave , ebbe in totale 2900 morti nel corso della guerra.2900 per un reggimento, roba seria.
Antonio Bocci faceva parte del 279° rgt., brigata Vicenza, che non era in linea al momento dell’attacco (era stata impiegata a fondo – ci siamo capiti – sulla Bainsizza e si stava riorganizzando nelle retrovie). Fu immediatamente inviata a tamponare l’offensiva e poi si ritirò mantenendo un minimo di ordine (per quel che era possibile).
Riguardo Achille a me era più simpatico Ettore, eroe coraggioso e sfortunato. Achille mi sembra più un iroso e pronto alla battaglia. Poi lui andava sempre sul sicuro perché, tranne il famoso tallone, era invincibile; troppo comodo. Riguardo il bellissimo “I promessi sposi” è una bella iniziativa messa in opera, speriamo che siano tanti i frutti, a seminare conoscenza qualcosa sempre si raccoglie. Riguardo vittorio emanuele terzo (non merita le maiuscole) c’è da dire che stiamo perdendo la memoria storica. E’ stato una pessima persona, favorì l’ascesa del fascismo, non impedì la promulgazione delle leggi razziali e poi si comportò da codardo dopo l’armistizio dell’8 settembre lasciando nella totale confusione e disorientamento l’Esercito Italiano, cosa che causò dolori e morti di tanti italiani in totale balia dei nazisti. In aggiunta è stato anche indirettamente causa di molti morti in più anche nella Prima Guerra Mondiale poiché, avendo una statura di nano, molti italiani -bassi come lui e fino allora scartati alla leva- vennero invece arruolati perché si doveva adeguare tutto l’esercito italiano alla bassezza del re “nanetto”. Io l’avrei lasciato dove era. Come già detto, devo constatare invece che stiamo perdendo la memoria storica. Brutti tempi per tutti. Per Manunta: stai a pensare sempre al dualismo tra Firenze e Siena e annessa sconfitta/vittoria di Monteaperti, ormai è tutta acqua passata, queste sono le vere sconfitte che bruciano. I poteri forti ci stanno fregando tutti.
poi mi spieghi dove lo hai visto ,stavolta l acenno a montaperti ,transfert?
non e’ che a montaperti , ancora ci pensare voi? vedi grottesche baracconate commemorative ?
Terapia anti tranfert: sangioveto e spezzatino di daino.
mangiare in bianco ,t inacidisce?
Caro Manunta prima i complimenti per il tuo intervento su Leopardi e ps annessi, è venuto fuori che non sei il ruspante che vorresti apparire nelle tue satire poetesche, dimostri di avere una certa cultura e dialettica. Riguardo Monteaperti ci sento sempre una nota acrimoniosa che collego all’antica battaglia. Mi sbaglierò forse. Comunque le tue, purtroppo fondate, frecciatine per la dabbenaggine di noi senesi le capisco e le rispetto, ma se Siena piange a Firenze non si ride perché anche voi avete diversi casini da risolvere. La parte politica dominante in Toscana, spero per poco, ha fatto danni ovunque anche a Firenze.C’è da dire che qui da noi si comincia a voler cambiare qualcosa, la fame toglie il lupo dal bosco, anche se c’è sempre quello col “topino in bocca” o ha da pensare al suo orticello e quindi vuol lasciare le cose come stanno. Il problema è anche nazionale i sinistrorsi attuali, indegni eredi della Sinistra storica e antifascista, devono andare a casa. Ultimo tassello del loro vergognoso atteggiamento è, per fare un esempio, il ritorno di re savoia ” codardo, spadetta e nano”, in Italia; a cominciare dalla sinistrorsa presidentessa del Parlamento, sempre pronta a protestare per cause più di facciata che di sostanza, nonché rivoluzionare la grammatica italiana, non ha fatto parola su questo triste fatto. Mandiamoli quindi tutti a casa. Via da Siena e via da Firenze e più possibile da tutti i posti di potere italiani.
E i discorsi a bischero sull’unto, finocchiona e vari sono più per celia che convinzione. In Toscana un tempo si contrastava la tristezza mettendo tutto in celia.
Ma come si fa a non preferire Ulisse?
Uomo dai molti inganni (πολυμήτις), quindi molto ingegnoso (πολυμήχανος), ma anche assi tenace (πολύτλας) e soprattutto continuamente in viaggio (πολύτροπος).
Per Penelope, secondo i Led Zeppelin in All My Love, semplicemente: a feather in the wind.
Quella piuma nel vento siamo noi.
Prof. questa volta non condivido, da ex studente di Istituto tecnico (e magari la colpa è proprio di questo) tutta questa importanza che viene data al Manzoni nel programma di Italiano. E’ sempre stata per me una faticaccia tremenda e quando finalmente siamo svoltati sul Foscolo mi sono sentito rinascere, con il Leopardi poi sono iniziati i processi di immedesimazione (complice l’adolescenza credo) ma con il Manzoni insomma una noia mortale. Però sono incuriosito da questi video che spero siano pubblici. Comunque buon lavoro.
Il Foscolo senza dubbi è da preferire ai tre, ma anche Leopardi e Manzoni non sono certamente da meno. Ce ne fossero dei “Grandi” come loro in questi tempi sempre più barbari.